Immobili Inps: il buco da 380 milioni e la rabbia dei cittadini

Stop a pensioni oltre i mille euro in contanti. L'INPS scrive a 450mila pensionati

Un rosso in bilancio del valore di 380 milioni. Questo il rendimento della gestione del dimissionario Mastrapasqua dal 2008 al 2012, che ha reso difficilissima la situazione finanziaria dell’Inps dal punto di vista immobiliare e mandato in crisi migliaia di famiglie che dal 1996 aspettano di acquistare l’abitazione in cui risiedono.

Una gestione immobiliare in negativo, che porta danni e beffe. Gli affitti non coprono mai le spese, complice l’Imu, e gli ex dipendenti (anziani e famiglie) non vedono ancora la fine della lunga odissea iniziata 18 anni fa all’alba dell’iter di dismissione.

Il mattone crea molti problemi all’ente, e la ‘testa’ di Mastrapasqua non basterà a risolverli.

Tutto gira intorno alla malsana gestione del processo di dismissione immobiliare. Un nodo non semplice da sbrogliare, dal momento che gran parte del patrimonio deriva dalle vecchie e mal riuscite cartolarizzazioni Scip1 e Scip2.

Ceduti gli immobili di lusso, l’Inps ha dovuto fare i conti con quelli invenduti e ‘tornati indietro’ dalle mancate cartolarizzazioni.

La beffa? I cittadini vivono in case che hanno chiesto di acquistare (come da copione) già entro il 31 ottobre 2001. Ma da 13 anni, come dimostrano le cifre, la situazione è solo peggiorata. ‘Colpa’ della decisione (non supportata dal Governo) di creare un fondo privato (in cui venivano accorpati anche gli altri immobili appartenenti all’Inail e agli altri enti previdenziali).

Adesso la domanda del movimento degli inquilini è: quanto ancora ci vorrà prima che le case vengano messe in vendita? A ciò si aggiunge un secondo quesito: saranno messe in vendita con i valori del 2001 o con quelli di mercato odierni?

La partita è ancora ‘apertissima’.