Germania: Guttenberg rassegna le dimissioni

Mi dimetto dai miei incarichi politici. Questa è la decisione più dolorosa della mia vita“. Parole del ministro della Difesa tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg, che questa mattina ha rassegnato le dimissioni, che sono state già consegnate alla cancelliera Angela Merkel.

Rinuncio temporaneamente e sottolineo temporaneamente al mio dottorato“, ha affermato Guttenberg, che ha aggiunto di non voler “ricevere trattamenti diversi da quelli di chiunque altro” e per questo collaborerà “attivamente“all’indagine dell’Università di Bayreuth.

Libia, l’ Unione Europea approva le sanzioni. Per Gheddafi ipotesi esilio

L‘ Unione Europea ha adottato oggi, con una decisione all’ unanimità del Consiglio, le sanzioni contro il governo libico di Gheddafi, che vanno ad aggiungersi a quelle già prese dall’ ONU: tra tali misure l’ embargo sulle armi e il divieto di viaggio nei paesi dell’ Unione sia per il Colonnello che per il suo entourage, e il congelamento dei  beni di questi ultimi. Il tribunale penale dell’ Aja, invece, ha cominciato a raccogliere materiale sulle violenze degli ultimi giorni, e potrebbe incriminare Gheddafi per crimini contro l’ umanità. La NATO starebbe invece pensando di creare una “no fly zone“, per la quale però servirebbe il consenso del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU.
Per il Colonnello, in particolare, gli Stati Uniti starebbero formulando varie ipotesi, tra le quali quella dell’ esilio, come ha spiegato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, affermando: “Tutte le opzioni  restano sul tavolo, compreso l’ esilio”. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si è espresso duramente nei confronti del leader libico, il quale starebbe usando “mercenari e teppisti” contro i civili, e pertanto, secondo la Clinton, “Per la gente in Libia è ormai chiaro: è tempo che Gheddafi vada via.
L’ Alto Commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres, si è invece detto preoccupato per i rifugiati e i cittadini stranieri ancora presenti in Libia, poichè, ha spiegato, “Non ci sono le navi e gli aerei necessarie per evacuare le persone provenienti da paesi poveri o devastati dai conflitti”. Le organizzazioni umanitarie, invece, temono per la sorte di migliaia di africani subsahariani presenti in Libia, che sarebbero nel mirino dei ribelli in quanto sospettati di essere mercenari al soldo di Gheddafi.

Per il sito “Debka”, vicino ai servizi segreti israeliani, nella regione libica della Cirenaica sarebbero già presenti consiglieri militari americani ed europei per aiutare i ribelli, mentre, secondo Al Jazeera, Gheddafi avrebbe incaricato un ex capo dell’ intelligence di trattare con i capi della rivolta. Il rais ha comunque rilasciato un’ intervista all’ ABC, nella quale ha dichiarato: “Tutto il popolo mi ama, sarebbe disposto a morire per proteggermi”.
Sul fronte militare, invece, i ribelli, la notte scorsa, sarebbero riusciti a prendere il controllo di buona parte della base aerea di Misurata, ed ora punterebbero verso Tripoli, anche se appare difficile da conquistare anche Sirte, città natale di Gheddafi, controllata dai miliziani a lui fedeli. L’ aeronautica militare libica fedele al rais avrebbe invece colpito dei depositi di munizioni nella parte orientale del paese, controllata dai ribellii.
L’ Arabia Saudita si sarebbe invece impegnata a garantire la stabilità del mercato del petrolio; gli oppositori di Gheddafi avrebbero comunque fatto sapere oggi stesso che il traffico di greggio con i paesi occidentali sarebbe ripreso.

Libia, i ribelli si dirigono verso Tripoli. Gheddafi: “Sono sostenuti da Al Qaeda”.

La situazione in Libia, sconvolta dalla rivolta contro il regime del colonnello Gheddafi, si fa sempre più critica dal punto di vista umanitario: si parla, infatti, di un numero di vittime molto elevato, addirittura diecimila, mentre alcuni testimoni, oggi, avrebbero riferito di un bombardamento aereo contro la città Zawia, a circa-30-40 chilometri dalla capitale Tripoli, che sarebbe durato cinque ore e avrebbe causato 100 morti e 400 feriti. Il paese sarebbe praticamente diviso in due, con la parte orientale ormai controllata dai ribelli, che adesso punterebbo a spingersi verso Tripoli, che invece è ancora saldamente in mano ai sostenitori di Gheddafi. Il colonnello, infatti, sarebbe asseragliato nella capitale, nel bunker di Bab-al Aziya, e le truppe a lui fedeli avrebbero isolato la città con un cordone di mezzi e truppe in sua difesa. I suoi oppositori, invece, starebbero organizzando per venerdì una manifestazione di protesta a Tripoli. Secondo quanto ha riferito una fonte medica, addirittura, alcuni mercenari dei “comitati rivoluzionari” che sostengono Gheddafi avrebbero fatto irruzione negli ospedali della capitale, uccidendo i feriti che avevano manifestato contro il regime.
I fedelissimi del rais avrebbero anche attaccato i rivoltosi nella città di Misurata, provocando diverse vittime, mentre, secondo quanto hanno riferito alcuni libici fuggiti in Tunisia, i ribelli sarebbero riusciti a conquistare questa città, nella parte nord-ovest del paese, e la parte orientale, attorno a Bengasi.

Scontri a Teheran, anche l’ Iran in rivolta

Le proteste che stanno infiammando da giorni l’ Egitto e la Tunisia sembrano aver “contagiato” anche l’ Iran: pesanti scontri si sarebbero infatti verificati oggi nella capitale, Teheran, durante una marcia di protesta organizzata dall’ opposizione in sostegno alle altre rivolte in corso nei paesi arabi. Secondo fonti locali, la polizia avrebbe fatto uso di lacrimogeni, sparando anche vernice sulla folla per disperderla e per poi identificare i manifestanti. I siti di opposizione parlano di un manifestante morto, diversi feriti e 250 persone arrestate nella capitale. Gli scontri più violenti, con gli spari della polizia, si sarebbero verificati tra piazza Engelab e piazza Tohi, mentre il corteo, inizialmente pacifico e silenzioso, si sarebbe riunito dapprima nei pressi di piazza Azad, sempre a Teheran.
In seguito, però, alcuni oppositori avrebbero cominciato ad incendiare bidoni della spazzatura, innegiando slogan contro il governo.
Anche un producer della BBC inglese ha parlato di “pesanti scontri e caos totale”.

La protesta nella capitale iraniana è la prima dopo la manifestazione del dicembre dello scorso anno, nel corso della quale furono uccise otto persone. La manifestazione di oggi era stata convocata dall’ opposizione “verde” al governo di Ahmanidejad, in segno di solidarietà alle rivolte divampate in Egitto e in Tunisia, ma il governo l’ aveva vietata. Ci sono state proteste anche in altre città iraniane, e Isfahan sono stati arrestati numerosi manifestanti.

Proteste Egitto, Mubarak: svuotati conti in Svizzera

Foto: Ap/LaPresse

Durante le proteste in Egitto che hanno portato alle dimissioni di Hosni Mubarak, l’ex presidente ha prelevato i soldi dai suoi conti correnti in Svizzera, prevedendo che le autorità elvetiche avrebbero congelato i suoi beni.

Lo scrive oggi il giornale arabo “al-Quds al-Arabi”, secondo cui il raìs, mentre nel paese impazzava la rivolta popolare, ha spostato il suo denaro “svizzero” in conti aperti in Bahrein e in Arabia Saudita. Sempre secondo il quotidiano i risparmi della famiglia Mubarak ammontano a circa un miliardo di dollari.

Proteste Egitto: El Baradei respinge richiesta del premier

Foto: Ap/LaPresse

Proteste Egitto. El Baradei e i Fratelli musulmani hanno rimandato al mittente l’incontro proposto oggi dal premier Ahmed Shafik e dal vicepresidente Omar Suleiman: “Prima deve andarsene Hosni Mubarak”.

Secondo alcuni media locali avrebbero accettato l’offerta i liberali e il partito nazionalista Wadf. L’esercito, intanto, secondo un giornalista della Reuters sul posto, sta allontanando i manifestanti in favore di Mubarak dal gruppo contro il regime.

Guerra civile in Egitto, FOTO: esercito in strada, almeno 20 morti

Foto: AP/LaPresse

Continua a divampare in Egitto la protesta contro il presidente Mubarak, e, nonostante l’ intervento dell’ esercito, i dimostranti continuano ad occupare strade e piazze delle principali città, e, secondo quanto avrebbe riferito la tv di stato, avrebbero assaltato il ministero degli Esteri. La stessa tv di stato ha annunciato l’ inizio del coprifuoco, che sarà in vigore fino alle 8 di domani mattina, ed è stato esteso a tutto il Paese. Ci sarebbero inoltre almeno una ventina di vittime, mentre i feriti sarebbero oltre mille, e 400 persone sarebbero state tratte in arresto.

Foto: AP/LaPresse

Il presidente Husni Mubarak dovrebbe tenere un discorso alla nazione. I manifestanti, comunque, sembrano per ora ignorare il coprifuoco, sia al Cairo, dove hanno assaltato anche la sede della televisione nazionale,sia a Suez, dove alcuni sarebbero saliti sui blindati dell’ esercito, e questi avrebbero risposto aprendo il fuoco. L’ opposizione ha ribattezzato le manifestazioni di oggi “il venerdì della collera“, e un corrispondente della tivù di stato ha riportato che “la manifestazione non è guidata da alcun esponente politico e animata in maggioranza da giovani fra i diciotto e i trent’ anni”.

Mosca, attentato all’ aeroporto: 35 morti, 130 feriti

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E’ di almeno 35 morti e circa 130 feriti il primo bilancio dell’ attentato verificatosi all’ aereoporto di Mosca oggi, alle 16.32 locali (le 14. 32 italiane). L’ esplosione sarebbe avvenuta, secondo fontì della polizia locale, nella zona dove vengono consegnati i bagagli, e sarebbe opera di un kamikaze, che si sarebbe fatto esplodere con addosso fra i cinque e i sette chili di tritolo, nell’ area delle salette vip, in una zona accessibile al pubblico e priva di metal detector. Il kamikaze sarebbe quindi arrivato dall’ esterno, non dall’ aereoporto, per poi giungere nell’ area d’ attesa degli arrivi, e quindi, secondo quanto spiegato da una fonte, “la bomba non è arrivata a Mosca con un aereo, ma è stata introdotta dall’ esterno”.

Secondo alcuni testimoni, le esplosioni sarebbero state addirittura due. La Procura di Mosca ha già aperto un’ inchiesta per terrorismo, e ci sarebbero già tre ricercati, tre uomini che vivrebbero da qualche tempo nei dintorni della capitale, e che sarebbero stati ripresi dalle telecamere mentre entravano nel settore arrivi.

L’ agenzia Itar-Tass ha riferito, citando fonti investigative, che la polizia avrebbe trovato i resti di un corpo che potrebbe essere il presunto terrorista, e che sarebbe un uomo tra i 30 e i 35 anni, dall’ aspetto “arabo”.Sarebbe stato necessario l’ intervento sul posto di una ventina di ambulanze per soccorrere i feriti, poi trasportati in cinque diversi ospedali. Alcuni testimoni oculari avrebbero visto, dopo l’ esplosione, molte persone che giravano per l’ aereoporto insanguinate, alcune mutilate, e fumo ovunque.

FOTO: Guerriglia a Tirana, tre morti per l’ assalto al palazzo del Governo

Foto: AP/LaPresse

Guerriglia urbana oggi nella capitale albanese, Tirana, dove i manifestanti hanno assaltato il palazzo del Governo,  e gli agenti hanno risposto caricando con idranti e lacrimogeni. Stando a diverse testimonianze, ci sarebbero stati degli spari negli scontri, e ci sarebbero tre morti tra i manifestanti, oltre a una ventina di feriti fra i civili e 17 fra i poliziotti. La manifestazione era stata indetta dall’ opposizione socialista per chiedere le dimissioni del premier Berisha e nuove elezioni.
Il leader socialista e sindaco di Tirana, Edi Rama, aveva espresso il “rifiuto di ogni forma di violenza“, spiegando:  “il nostro obiettivo non è prendere il potere con la forza e senza elezioni”, ma è stato ripreso mentre osservava immobile gli scontri, e pure la presenza di armi fra i militanti dell’ opposizione fa supporre che ci si aspettasse lo scontro con le forze dell’ ordine.

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Durante gli scontri, la folla ha superato il cordone di agenti attorno al palazzo del governo, e i manifestanti, oltrepassata la cancellata, sono confluiti nel giardino del palazzo, incendiando diversi alberi, mentre la polizia cercava di blindare l’ edificio per difendere il premier e gli altri componenti del governo, usando gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per fermare l’ avanzata dei rivoltosi. In serata, comunque, la polizia avrebbe ripreso il controllo della piazza di fronte alla sede governativa, e non vi sarebbero più persone che manifestano.

Liberi i tre di Emergency

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Sono liberi. Lo comunica una nota ufficiale del ministero degli Esteri e di Franco Frattini. Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti, spiega l’ong sul suo sito, fino a oggi detenuti in una struttura dei servizi di sicurezza afgani, sono stati liberati, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti. Per Gino Strada un grande sollievo.

Google, Cina e Usa: La battaglia è aperta

googleCrisi diplomatica sfiorata fra Usa e Cina. Il ministero degli Esteri cinese definisce “dannoso” per i rapporti con gli Stati Uniti il discorso di ieri di Hillary Clinton, che ha accusato la Cina di limitare il libero accesso a Internet come la Tunisia, Uzbekistan, Arabia Saudita e Vietnam. In una nota pubblicata sul suo sito web il ministro degli Esteri afferma che gli attacchi americani “negano la realtà e danneggiano le relazioni tra i due paesi“. “Internet in Cina è aperta e la Cina è il paese più attivo nello sviluppo di Internet” continua la nota, in cui viene rimarcarta che “alla fine dell’ anno scorso i netiziens cinesi hanno raggiunto la cifra di 384 milioni e ci sono 3,68 milioni di website, 180 milioni di blog“.

La Cina ha la sua situazione nazionale e le sue tradizioni culturali e gestisce Internet in accordo con le sue leggi e con le pratiche internazionali“, prosegue il ministro, che chiosa la nota, esprimendo la “speranza” che gli Usa “rispettino gli impegni presi dai leader dei due paesi” per migliorare le relazioni diplomatiche fra i due paesi. Pechino rimanda al mittente le critiche, ma nonostante le divergenze, si dice disponibile al proseguo del dialogo con il governo Obama. La Clinton ha chiesto alla Cina di avviare un’inchiesta “minuziosa” e “trasparente” riguardo gli ultimi casi di pirateria nel paese asiatico, in particolare contro Google, che sta pensando di andarsene anche a causa della censura.

Haiti, caos inevitabile

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Haiti nel caos. L’isola, dopo il disastroso terremoto di una settimana fa, fa i conti oggi con le violenze, il pericolo (estremamente concreto) di epidemie. Cadaveri da seppellire, mentre è presumibilmente ormai troppo tardi per salvare altre persone. Gli occhi di tutto il mondo sono puntati su Port-au-Prince, la capitale di questo che è, oggi più di ieri, tra i paesi più poveri del mondo. Gli occhi, e le telecamere di tutto il mondo non stanno – al di là di alcune incursioni – al di là dei confini (pure molto pericolosi) di quella capitale.

Ed ecco che si immagina, si sa, si scrive, ma poco si può fare, per le tragedie del resto del paese. Cento bambini sepolti sotto una scuola, a pochi passi dall’epicentro del terremoto. Un’immagine agghiacciante, un’immagine che dalla nostra lontananza occidentale comoda e accomodata, O storie di miseria, morte e speriamo ancora vita ordinarie in questi giorni di straordinario orrore.

Iran, Shirin Ebadi: “L’arresto di mia sorella è illegale”

iranIran è sull’orlo di una guerra civile. Ieri si è scritta un’altra pagina di una storia che sta prendendo contorni sempre più preoccupanti. La sorella di Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, è stata arrestata dall’intelligence iraniana. Tre uomini e una donna hanno prima perquisito l’appartamento di Nushin Ebadi e poi l’hanno prelevata. “Ieri sera mia sorella, docente presso la facoltà di Medicina dell’Università Azad di Teheran, è stata arrestata nella sua abitazione da agenti dell’intelligence e portata in un luogo sconosciuto”. Lo rivela sul sito Rahesabz la stessa Shirin Ebadi che alla Cnn dice: “L’hanno arrestata per costringermi a mettere fine al mio lavoro”. La Premio Nobel aggiunge:

L’arresto di mia sorella  è un atto illegale. Il Paese ha bisogno ora di calma più che in qualsiasi altro momento e questo può essere ottenuto solo rispettando la legge. Ogni atto illegale avrà conseguenze negative. Non ha fatto nulla di male, non è coinvolta nelle mie attività per i diritti umani e non ha mai partecipato ad alcuna protesta.