Bus atei, parla l’UAAR. E si toglie un po’ di sassolini…

La faccenda dei bus atei mi ha colpita, devo dire. Tant’è vero che sono andata a intervistare, per Roma Today, il referente di Roma dell’UAAR, Francesco S. Paoletti. Data la tipologia della pubblicazione, interessava in quella sede capire l’eventualità di uno sbarco capitolino della campagna pubblicitaria degli atei. Sbarco che non c’è stato, non ci sarà per un po’, probabilmente, e che è stato bloccato anche a Genova. Basta dare un occhio a Google News.

Paoletti, oltre a spiegare che vorrebbero portare la campagna a Roma, ma che la pubblicità stra-costa ed è proibitiva (“E non avendo noi i fondi della Chiesa Cattolica, né il 25% degli immobili della capitale, né l’8 per mille…), ha chiaccherato amabilmente anche di altri “guai” incontrati dall’associazione quotidianamente a contatto con le istituzioni.

Detto per inciso, poi, se la campagna pubblicitaria è stata ritirata da Genova dalla Igp Decaux, concessionaria degli spazi pubblicitari della società di trasporti del capoluogo ligure per “incompatibilità con lo statuto” (“lo facciamo per la pornografia, lo abbiamo fatto anche in questo caso”, hanno spiegato “intelligentemente i vertici della suddetta), nessun problema a esprimersi ha avuto la risposta dei Cristiano-Riformisti all’idea dell’UAAR. Il loro messaggio pubblicitario (“Una buona notizia: Dio esiste e anche gli atei lo sanno”) tempesta di luce divina tutte le città d’Italia.

Ecco la parte dell’intervista a Paoletti inedita:

Prima della campagna, com’erano i vostri rapporti con l’Amministrazione capitolina?

Già in passato ci hanno negato, per ‘quisquilie’, il permesso per mettere dei gazebo su una piazza. E’ successo, ad esempio, a fine novembre, quando ci hanno negato la possibilità di fare una manifestazione in difesa dei diritti umani a piazza Santa Maria in Trastevere per banali motivi burocratici”.

L’iniziativa arriva in Italia, dopo che i bus atei sono apparsi per la prima volta in questi mesi a Londra, in Spagna e negli Usa.

In realtà le iniziative non sono state concordate. Però le associazioni atee nel mondo si parlano attraverso organismi internazionali e, in Europa, attraverso la Federazione Umanista Europea. L’iniziativa è piaciuta, e si è replicata. Non si tratta – e me lo hanno confermato anche i discorsi fatti in questi giorni con persone credenti – di un attacco alla libertà religiosa. Quando si va qui a Roma a via di Torre Vecchia, ad esempio, si vedono dappertutto manifesti su quant’è bello andare in Chiesa e quant’altro. Perché allora noi non potremmo dare il nostro messaggio? Tra l’altro è anche una pubblicità che comunica ottimismo…”

Portare la vostra campagna pubblicitaria nel capoluogo ligure è stata anche una provocazione?
Sì, ma non più di tanto. Certo, Genova è la città di residenza di Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo metropolita di Genova, ndr.). Ma, per il resto, quando si scrive “Dio” non si intende certo solo il Dio Cattolico“.

In Italia non è così scontato, però…

“Ma questo non è un problema nostro: è un problema dei cittadini italiani. Lo stesso teologo Marco Doldi, che da Genova ha commentato l’iniziativa, ha scritto che forse noi organizzatori non avevamo tenuto conto del fatto che il messaggio riguardasse tutti: ebrei, cattolici, musulmani. In realtà, ne abbiamo tenuto conto benissimo. Le religioni censite al mondo sono 684: non tutte monoteiste, ma comunque negare l’esistenza di un’entità superiore è un messaggio dato a 360 gradi. E’ chiaro che qui in Italia chi detiene il monopolio della divinità si sente colpito in prima persona…”.

E quale sarebbero le reazioni, secondo lei, se questa campagna pubblicitaria sbarcasse a Roma?
Le prime reazioni, in questo campo, vengono in genere non dalle ‘corti pretoriane’ dei vertici confessionali, ma dagli ‘ascari’. Sono quelli che reagiscono prepotentemente e violentemente a qualsiasi forma di esternazione non tanto anti-religiosa o anti-clericale, ma proprio laica – “laicista”, come dicono loro. Su Roma, quest’anno, l’obiettivo (che l’anno scorso abbiamo mancato per ragioni economiche) è far nascere il concerto del XX Settembre, per ripristinare, finalmente, quella festività che era stata abolita dal Fascismo. E poi: quello che è molto facile fare in altre città, è molto difficile fare a Roma. E viceversa“.

Quando il Sindaco era Walter Veltroni, com’erano i rapporti dell’UAAR con l’amministrazione?
Trovavamo più ostacoli. Tra l’altro è stata l’Amministrazione precedente a sfrattarci: l’associazione aveva una sede non ufficiale a Viale Trastevere. E il Comune ha pensato bene di sfrattarci tutti – compresa Pax Christi e le altre associazioni con cui dividevamo l’edificio. Da un giorno all’altro, e scordandosi tranquillamente della base elettorale. Il Pd, con noi – anche durante la campagna sulle unioni di fatto – è stato “gesuitico”. E’ stato molto più coerente Alemanno, che ha inseguito posizioni identitarie e non ci ha messo i bastoni tra le ruote. Certo, per ottenere i permessi per il concerto del 20 settembre abbiamo faticato, anche perché in Comune ci sono personaggi, come il Vice Sindaco, Mauro Cutrufo, che sono più realisti del re. Ma, trattandosi della giornata per celebrare ‘Roma Capitale’, l’elemento identitario ha trovato il plauso di Alemanno. Walter Veltroni, invece, doveva far vedere di non essere comunista..”.

Qual è l’identità delle persone che aderiscono alla vostra associazione?
Pensi, ci sono molti credenti, ad esempio, perché ne condividono le finalità. Franco Barbero (ex parroco di Pinerolo, dimesso dallo stato clericale dalle autorità vaticane nel 2003 a causa delle sue posizioni di dissenso e di critica strutturale alla Chiesa come istituzione, ndr.) è un amico. Spesso scendiamo insieme per strada a manifestare. Non esistono, nell’associazione, motivi di dissenso verso il credente. Certo, essendo io non credente, comunque metto in discussione i principi di una fede religiosa. Ma mai mi permetterei di negare i principi fondamentali dell’uomo. Il rispetto della persona umana è fondamentale, anche perché la nostra associazione si ispira alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Abbiamo, al nostro interno, una compagine molto variegata, a livello politico: ci sono persone di tutti gli orientamenti politici. Ma l’associazione, di per sé, non prende posizioni politiche. Il principio di base è il rispetto dei diritti umani“.

3 commenti su “Bus atei, parla l’UAAR. E si toglie un po’ di sassolini…”

  1. Lodevole iniziativa è stata la vostra,in tempi di risorgente fondamentalismo religioso di qualsiasi natura.Il punto centrale,per me, è provare e riprovare a togliere a qualsiasi confessione l’arrogante pretesa di parlare in nome di un qualsiasi dio;di conseguenza anche di scannarsi in nome di quel tale.La storia non insegna mai nulla se non ai pochi che hanno la voglia di tuffarcisi dentro alla ricerca della verità,non per altri motivi.L’uomo non ha bisogno del loro dio sanguinario e ipocrita.Bisognerebbe arrivare al punto in cui i preti non possano più dire ad esempio che l’italia è un paese cattolico. Qua entra in gioco il tema del battesimo in età adulta e non alla nascita.Questo è fondamentale per il loro sistema di potere che fà leva sulle ineliminabili paure umane.

  2. Mi hanno mandato queso comunicato ieri:

    MANIFESTI ABUSIVI A ROMA? L’UAAR NE CHIEDE CONTO AL COMUNE

    A seguito della comparsa, in gran parte della città, di manifesti a firma del movimento politico dei “Cristiano-Riformisti” caratterizzati dalla scritta “DIO ESISTE… e anche gli atei lo sanno”, l’Uaar ha scritto oggi all’Ufficio per il decoro urbano del Comune di Roma per sollecitare la verifica sulla liceità di tali affissioni e ripristinare, eventualmente, la legalità.

    I manifesti, infatti, sembrerebbero affissi abusivamente sia perché collocati su spazi non autorizzati, sia perché si presentano privi del timbro del Comune di Roma.

    L’Uaar ha raccolto una documentazione fotografica comprovante le affissioni in sei punti della capitale (piazza dei Giuochi Delfici, piazza Maresciallo Giardino, stadio Olimpico, via Calzecchi Onesti, via Tagliamento 19 e 29) e l’ha allegata alla lettera indirizzata all’Ufficio per il decoro urbano chiedendo riscontro della segnalazione e delle sanzioni eventualmente applicate.

    Non si vorrebbe arrivare all’assurdo che, mentre una pubblicità ufficiale contenente il messaggio “Dio non esiste” viene respinta (come successo nei giorni scorsi a Genova), una abusiva contenente il messaggio opposto, “Dio esiste”, campeggi indisturbata sui muri della capitale.

  3. “Ma l’associazione, di per sé, non prende posizioni politiche. Il principio di base è il rispetto dei diritti umani“.

    Si, proprio per tutti quanti tranne che per… i cristiani (cattolici sopratutto) !

    I nipotini di Stalin (fautori dell’ “ateismo di stato”) perdono il pelo ma non il vizio

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