Brexit: prove tecniche di rinvio. May e Corbyn verso il sì

brexitQualche giorno fa, Jeremy Corbyn aveva acceso le speranze dei sostenitori di un nuovo referendum sulla Brexit. Ieri è stato affiancato dalla May, alle prese con la rivolta dei suoi ministri, tre dei quali avevano minacciato di dimettersi in caso la Premier non fosse riuscita ad ottenere il famoso deal.

La proposta della May

Arriva così la proposta della May, che vorrebbe lasciar decidere al Parlamento se affrontare un no deal o chiedere un rinvio della Brexit, sfruttando la sentenza della Corte di Giustizia europea. Ora la palla passa alla Camera, che dovrà decidere il 12, 13 e 14 marzo, votando una serie di emendamenti che (forse) faranno luce sul futuro.

Un “pasticciaccio brutto”, questo della Brexit, con la Gran Bretagna che sembra essere arrivata impreparata su tutti i fronti, alla fatidica data del 29 marzo. Da una rigidità incomprensibile (visto la strettissima vittoria dell’exit) ad una paura strisciante anche da parte degli “stay”.

Il paese si trova di fronte ad un caos politico in cui finora è stato detto di tutto, mentre la parte economica del paese ha già deciso da che parte stare. Uscire sarebbe un disastro, secondo le aziende, soprattutto senza un no-deal.

La rigidità e lìottusità di molte componenti politiche hanno fatto perdere di vista la real politik della situazione britannica, a cui bastava un ripensamento delle frontiere per limitare la forte immigrazione. Invece si è voluto portare lo scontro a livello ideologico.