Caso Aldrovandi, la Corte d’Appello conferma le condanne per i poliziotti

Foto: Ap/LaPresse

La Corte d’Appello di Bologna ha confermato oggi le condanne in primo grado a tre anni e sei mesi di reclusione per i quattro agenti di polizia-Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri-accusati di omicidio colposo per la morte di Federico Aldrovandi. Il ragazzo, diciottenne, morì all’alba del 25 settembre 2005 a Ferrara dopo essere stato fermato da una pattuglia della polizia, mentre tornava a casa dopo aver passato la notte con alcuni amici a Bologna. La pena, però, verrà scontata di tre anni per effetto dell’indulto, quindi sarà di soli sei mesi.
Sulla vicenda, in realtà, non si è mai riusciti ad avere chiarezza: secondo i poliziotti, Federico dava in escandescenze, e avrebbe aggredito gli agenti, che avrebbero cercato di fermarlo, ammanettandolo, quando questi sarebbe svenuto e deceduto. Si era parlato anche di una presunta tossicodipendenza del ragazzo, nonostante gli esami tossicologici avessero rinvenuto livelli esigui di sostanze psicotrope, e il presidente della Corte aveva accolto la richiesta della difesa di acquisire un articolo di una rivista scientifica americana sugli effetti della ketamina. La tesi dell’accusa, invece, acccolta in primo grado e confermata oggi in appello, è invece che il ragazzo sia morto per i colpi inferti dagli agenti.

Nell’aula della Corte d’Appello di Bologna, oggi, erano presenti i genitori del ragazzo, Lino e Patrizia, il fratello minore Stefano e lo zio Franco, che dovette effettuare il riconoscimento del corpo di Federico e che commentò subito dopo: “Credevo che gli fosse passato sopra un camion”. C’erano i suoi amici, che hanno fondato l’associazione “Verità per Aldro”. E c’erano anche Ilaria Cucchi e Lucia Uva, le sorelle, rispettivamente, di Stefano, il ragazzo di 31 anni morto in carcere a Roma nell’ottobre del 2009, e di Giuseppe, 43 anni, morto a Varese il 14 giugno 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri e portato in caserma. Due casi, quindi, in qualche modo simili, di persone morte mentre si trovavano nelle mani dello Stato, forse proprio per la condotta a dir poco deplorevole di chi, invece, lo Stato dovrebbe rappresentarlo.
E proprio Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, ha ringraziato la madre di Federico, affermando anche: “Se non fosse stato per Patrizia non avrei mai avuto la forza di intraprendere la battaglia per mio fratello”. La mamma del ragazzo ritiene quella di oggi “Una sentenza giusta“, anche se poi lancia un’accusa: “Durante tutti questi anni sembra che i processi si facciano alle vittime quando i colpevoli sono componenti delle forze dell’ordine. Questo non è possibile nè ammissibile.” Il padre Lino, invece, ha ringraziato “le stesse istituzioni”, perchè, ha detto, “anche se si sono messe vicino a noi dopo un pò di tempo, però lo hanno fatto”.

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