L’onorevole Carlucci e la sua portaborse Celestina


La notizia ha già fatto il giro della Rete, perché gustosa. Avrà fatto sorridere i più, gongolare molti, indignare altrettanti, gridare alla congiura alcuni. Anche perché tutti ricordiamo il video di cui sopra. E oggi Gabriella Carlucci viene battuta in tribunale, dove vince la sua ex portaborse. Portaborse che non sarà certo molto amata. E che o ha avuto coraggio, o ha avuto appoggio.

Gabriella Carlucci, onorevole parlamentare del Pdl, dovrà dare alla sua ex portaborse 10170,39. Già, perché Celestina – i giornali, oggi, la chiamano così, col suo nome di battesimo – ex collaboratrice della nota conduttrice (nonché parlamentare) ha denunciato il proprio datore di lavoro (la suddetta parlamentare) per aver lavorato in nero (in nero, sì, come tanti di noi, tanti che leggono, tanti, troppi in Italia) dal luglio del 2004 al giugno del 2006.

Berlusconi “corresponsabile della vicenda corruttiva”

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Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi è ritenuto, nelle motivazioni della sentenza per il Lodo Mondadori, come “corresponsabile della vicenda corruttiva”.

Il giudice Raimondo Mesiano precisa nelle motivazioni: “È da ritenere, “incidenter tantum” e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede“.

In sostanza, per i giudici, Silvio Berlusconi sapeva. La sentenza condanna la holding della famiglia Berlusconi al pagamento di 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti. non poteva non sapere, sapeva tutto, ha agito affinchè ciò accadesse. La Fininvest, ora, presenterà ricorso.

E domani la Corte Costituzionale si pronuncia sul Lodo Alfano.

Scuola e religione: le motivazioni del TAR e la risposta dei vescovi

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Il Tar del Lazio accogliendo con la sentenza n. 7076 i ricorsi presentati a partire dal 2007 da alcuni studenti stabilisce che frequentare l’ora di religione non può portare crediti aggiuntivi agli studenti che si presentano agli esami di maturità oltre al fatto che gli insegnanti di religione non possono più partecipare a pieno titolo agli scrutini. Dura la risposta della Chiesa che con le dichiarazioni di monsignor Diego Coletti prende una dura posizione di critica nei confronti della sentenza emessa dai giudici del Tar.

Parmalat, Tanzi & aggiotaggio

Una condanna pesante, quella che vede protagonista Calisto Tanzi. Lui e alcuni revisori sono gli unici responsabili delle false comunicazioni al mercato nel crack della Parmalat secondo la sentenza del Tribunale di Milano.
Dieci anni di reclusione, quindi, all’ex patron della Parmalat: il reato è aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza.
Ma cos’è l’aggiotaggio?
E’ l’articolo 501 del Codice Penale, intitolato Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio, a definirlo.
Qui, una ricostruzione impietosa della vicenda Parmalat. In fondo, la Casta e l’aggiotaggio dicono non siano due mondi sconosciuti.

Thyssenkrupp, l’accusa è di omicidio volontario

L’accusa è di omicidio volontario. Siamo sicuri che sia la strada giusta?
I sei imputati per il rogo alla ThyssenKrupp di Torino sono stati tutti rinviati a giudizio. E va bene. Perchè il 6 dicembre del 2007 furono in sette a morire. Sette operai, arsi vivi.
L’amministratore delegato, Harald Espenhahn, dovrà rispondere, per il Giudice dell’Udienza Preliminare, Francesco Gianfrotta, di omicidio volontario con dolo eventuale. Il gup ha accolto tutte le tesi sostenute dall’accusa, rappresentata dai pm Raffaele Guariniello, Laura Longo e Francesca Traverso.

Diaz, Giustizia all’italiana

Assolti i vertici della polizia, insomma. Vorrei aver avuto l’idea geniale di Spinoza. Diaz Irae. Ma ancora meglio del titolo, la finta pubblicità stile GoogleAds, che recita:

Dimostrazioni Pacifiche

Chiamaci e organizzeremo per te una bella manifestazione pacifica. Gratis e subito! Dovrai solo marciare e gridare gli slogan che preferisci. A portare spranghe e molotov ci pensiamo noi! Siamo in via Francesco K. numero P2. www.digos.it

Genova-Eluana 1 a 1? Non si sa che dire. Stato di diritto sì, Stato di diritto no.

Molotov alla Diaz. Oggi la sentenza

In una ricostruzione della Bbc si vede un uomo che introduce nella scuola le bottiglie incendiarie.
Oggi, il Presidente del Tribunale Gabrio Barone, dopo la camera di consiglio, dovrà leggere la sentenza per il processo per l’irruzione alla scuola Diaz. Torniamo con la mente e con l’anima a quella notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001 a Genova. Torniamo al G8.
200 udienze. Ci sono state più di 200 udienze.

Stampa clandestina

La notizia è di pochi giorni fa, ma naturalmente il mainstreaming l’ha ignorata.
Una condanna per “stampa clandestina” ha colpito un sito fatto alla luce del sole.

Un paradosso che nasce dall’incontro di una regola fascista con le nuove tecnologie del terzo millennio

scrive la Redazione di Voci Libere.

Carlo Ruta è un clandestino. Il suo sito, antimafia, sia detto, www.accadeinsicilia.net è stato condannato dal tribunale di Modica per non aver registrato le sue pagine web come testata giornalistica. Stampa clandestina, insomma.

Dal Molin? No grazie (sentenza inside)

Il Tar emette la sospensiva sul progetto Dal Molin, accogliendo il ricorso di Codacons e Coordinamento Comitati e decretando di fatto lo stop ai lavori e mettendo fine all’arroganza di chi avrebbe voluto imporre la nuova base Usa a Vicenza senza democrazia e senza una valutazione dell’impatto ambientale.
Ecco chi ha commesso le illegalità: gli statunitensi, il cui bando di gara per l’assegnazione dell’appalto è irregolare; Governo italiano, il cui consenso è definito dal tribunale amministrativo “extra ordinem”; Regione Veneto, sulla cui Vinca (Valutazione d’impatto ambientale) i giudici hanno quantomeno delle perplessità.

8 anni per scrivere le motivazioni di una sentenza. Troppo lento

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Ansa – Roma 16 giugno 2008 – Non può più fare il magistrato Edi Pinatto, il giudice che ha impiegato otto anni per scrivere le motivazioni della sentenza con la quale il tribunale di Gela aveva condannato sette componenti del clan Madonia a complessivi 90 anni di carcere, così determinando la loro scarcerazione. La sezione disciplinare del Csm con un provvedimento che ha pochi precedenti lo ha rimosso dall’ordine giudiziario. La decisione è stata presa dopo un’ora di camera di consiglio. La sezione disciplinare ha così accolto la richiesta del rappresentante dell’accusa Eduardo Scardaccione. La sentenza non è immediatamente operativa: ora dovrà essere depositata entro 30 giorni e ci saranno altri 90 giorni di tempo per impugnarla davanti alle sezioni unite civili della Cassazione.
Se la Cassazione dovesse dare ragione al Csm dunque, al giudice Pinatto non resterà che appendere la toga al chiodo.
Eppure solo due mesi fa un’altra notizia aveva rinfocolato la polemica sulla magistratura ed in particolare sulle scelte conservative dell’organo disciplinare delle toghe.

Not in my pocket

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La prossima settimana al Senato sarà affrontata la discussione sul cosiddetto emendamento ammazza Europa 7: ci auguriamo che il Governo, anche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che fa proprie le conclusioni della Corte Europea di Giustizia, voglia assumere tutti i provvedimenti necessari per consentire ad Europa 7 di poter immediatamente illuminare l’intero territorio nazionale.
Parole di speranza quelle di Beppe Giulietti, che a nome di Articolo 21 ha presentato una raccolta firme contro la paventata decisione dell’esecutivo di andare incontro alla multa inflitta dall’Unione europea pur di non mandare Rete 4 sul satellite. L’iniziativa, Not in my pocket, ammonisce chiaramente fin dal nome sulle sue finalità. Ovvero impedire che siano i cittadini a dover pagare una tassa per tutelare gli interessi imprenditoriali del presidente del consiglio.
Sarebbe grave, anzi gravissimo – prosegue l’appello di Articolo 21 – se il Governo del conflitto di interessi dovesse decidere di perdere tempo e di puntare tutte le sue carte sull’indennizzo che, in caso di mancata risposta , dovrebbe essere erogato a ‘Europa 7′ a spese dei contribuenti. Analogo indennizzo sara’ probabilmente pagato anche per il mancato recepimento delle procedure di infrazione avviate dalla Commissione Europea. I cittadini – si ribadisce – non possono essere chiamati a pagare una tassa solo e soltanto per tutelare gli interessi del presidente del Consiglio.
O forse sì.

Chi tifa per Europa 7?

A me vien molto da ridere. Tocca ora al governo decidere sull’istanza di Centro Europa7 per l’assegnazione delle frequenze televisive nazionali analogiche.
A parlare è il Consiglio di Stato. Ha respinto il ricorso in appello proposto da Rti Spa – leggi: Mediaset – contro l’emittente, con il quale si chiedeva l’annullamento della sentenza del Tar del Lazio del settembre 2004.