Quarta notte di scontri a Londra, morto un ragazzo

A Londra è iniziata la quarta notte consecutiva di scontri, iniziati sabato sera, nel quartiere di Totthenham, dopo l’uccisione di un pregiudicato di colore da parte della polizia. Le violenze si sono poi estese ad altre città inglesi, facendo registrare centinaia di arresti.
C’è anche una prima vittima, un ragazzo di 26 anni ferito ieri sera a Croydon, un sobborgo londinese, e deceduto oggi in ospedale. Degli scontri nella capitale inglese ha parlato oggi anche il premier David Cameron, tornato a Londra dalla Toscana, dove si trovava in vacanza con la moglie: “Faremo tutto il possibile per riportare Londra e il Regno Unito alla normalità. Chi è abbastanza grande da esser punito, sarà punito. E i rivoltosi sentiranno la dura forza della legge” ha affermato Cameron, annunciando che, da stanotte, saranno schierati sedicimila poliìziotti a difesa della città.
Intanto, si contano ben ventunomila chiamate d’emergenza in una sola notte, contro le normali cinquemila, decine di agenti feriti, di cui uno in maniera grave, centinaia di automobili incendiate e di negozi presi d’assalto, tra i quali quelli del marchio Footlocher, e gli sportelli della banca Barclays. 

Scontri Londra, altra notte di fuoco

 

Altra notte di scontri a Londra. Dopo la protesta dello scorso Sabato notte a Tottenham, anche ieri ci sono stati nuovi scontri tra polizia e manifestanti. Circa 100 persone arrestate e 35 agenti feriti. Scotland Yard ha arrestato tutte le persone sorprese a rubare nei negozio dopo aver distrutto le vetrine con pietre e altro.

Brixton è stato il luogo più caldo ieri. Una centinaio di persone ha saccheggiato un grande magazzino lanciando pietre contro gli agenti giunti per fermarli. Questi scontri sarebbero stati organizzati principalmente su Internet grazie ai social network, il tutto sarebbe nato da una protesta nella notte fra sabato e domenica nel quartiere di Tottenham, durante una manifestazione per protestare contro la morte di Mark Duggan, un pregiudicato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia.

No-tav, 2 ore di guerriglia. 6 feriti tra la polizia

Foto: Ap/LaPresse

Nella notte tra il 28 ed il 29 luglio, si sono tenuti nuovi scontri al cantiere della TAV a Chiomonte. Circa 200 manifestanti, si sono scontrati con le forze dell’ordine che erano a presidiare il cantiere. Il bilancio è di 6 feriti fra le forze dell’ordine. I feriti, sono tre agenti della polizia, un dirigente sempre della polizia, un maresciallo dei carabinieri e un agente della guardia di finanza colpito ad un piede da una bomba carta.

I manifestanti erano tutti a volto coperto, e secondo la questura, fanno parte della matrice autonoma anarchica. Si sono scontrati con la polizia, lanciando pietre, biglie metalliche, bulloni, petardi e bombe carta. Non sono mancati alcuni fumogeni e dei fuochi d’artificio. La Polizia ha risposto con getti d’acqua e lancio di lacrimogeni.

No-Tav, continuano le proteste ma riparte il cantiere

Foto: Ap/LaPresse

Nonostante gli scontri di ieri, nella mattinata di oggi, si sono riaperti i lavori al cantiere per la linea TAV Torino-Lione. Negli scontri di ieri, sono rimaste ferite circa 400 persone, alcune medicate sul posto, altre condotte direttamente in ospedale per accertamenti più approfonditi. La riapertura dei lavori non sta vedendo intralci da parte dei comitati No-Tav.

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Attualmente, sul posto e nelle zone limitrofe, sono presenti guardie armate della polizia e dei Carabinieri a presidiare tutta l’area dei lavori. La situazione al momento è serena, sono pochi i manifestanti presenti alla baita vicina al viadotto dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia.

Venerdì della collera in Siria, ancora vittime

Foto: Ap/LaPresse

Sarebbe di trentacinque persone uccise, di cui due bambini, più numerose altre ferite, stando a quanto riportato da attivisti dei diritti umani, il bilancio della giornata di scontri oggi a Daraa, città del sud della Siria, dove le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco contro i manifestanti.
In migliaia si erano riversati in strada per il “venerdì della collera”, nonostante il governo avesse avvertito di non partecipare alle manifestazioni contro il regime di Bashar al Assad, proteste che durano ormai da settimane. I manifestanti sono scesi in piazza nella capitale Damasco, nella città di Banias, e nelle regioni curde dell’est; sarebbe stata, appunto, la città di Daraa a registrare il prezzo più alto, con 35 morti e 38 feriti. Secondo fonti di un’organizzazione umanitaria, in questa città, negli ultimi quattro giorni, ci sarebbero stati oltre cento morti, fra i quali anche donne e bambini. Un abitante di Daraa avrebbe raccontato: “Si sentono sempre spari in città, la gente viene uccisa dai cecchini appena esce di casa”.
Sempre a Daraa, sarebbero stati uccisi quattro soldati, come ha spiegato un portavoce dell’esercito, che ha dichiarato: “Un gruppo terroristico armato ha attaccato una postazione militare all’alba”, provocando “l’uccisione di quattro soldati e il rapimento di altri due”. Stando ad alcuni testimoni, però, i soldati “sono stati uccisi perchè volevano difendere la popolazione”.

Scontri in Siria, almeno 20 morti. Tensione anche in Yemen e Giordania

Le proteste e le manifestazioni spesso anche violente che hanno interessato il Nordafrica, in particolare Egitto, Tunisia e Libia, sembra si stiano estendendo verso il Medio Oriente, interessando in particolare la Siria, dove ci sarebbero state alcune decine di morti, ma anche lo Yemen e la Giordania.
In Siria, in particolare, il bilancio degli scontri di oggi sarebbe di oltre trenta morti, con manifestazioni contro il governo in più di dieci città: almeno 20 persone sarebbero state uccise solo a Samnin, mentre si conterebbero due morti a Daraa, e nella capitale Damasco la polizia avrebbe arrestato una decina di manifestanti e ucciso tre persone nel sobborgo Mauadamieh.
Proprio ieri, il presidente siriano Bashar al Assad aveva annunciato una serie di riforme sociali, come l’ aumento dei salari dei dipendenti pubblici e la lotta alla corruzione, ma sopratutto, la revoca dello stato di emergenza in vigore dal 1963, e la Francia, oggi, si è appellata alle autorità siriane affinchè tali riforme vengano attuate in modo “effettivo e rapido”.
A Daraa, poi, i giornalisti, sia siriani che stranieri, sono stati respinti da posti di blocco dell’ esercito siriano e di agenti di sicurezza in abiti civili, che hanno anche sequestrato loro l’ attrezzatura e gli oggetti personali.
Per le strade della capitale Damasco, stando a quanto riportato dalla tv siriana, avrebbero oggi sfilato anche i lealisti, a sostegno del presidente Bashar al Assad, e del Baath, che è il partito unico da quasi mezzo secolo.
Altre manifestazioni sarebbero scoppiate a Qamishli, città nel Nord-est della Siria, al confine con Turchia e Iraq e abitata per lo più da curdi, dove la polizia avrebbe sparato contro i manifestanti, mentre circa tremile giovani si sarebbero radunati nella piazza centrale di Duma, sobborgo a nord di Damasco.

Scontri a Teheran, anche l’ Iran in rivolta

Le proteste che stanno infiammando da giorni l’ Egitto e la Tunisia sembrano aver “contagiato” anche l’ Iran: pesanti scontri si sarebbero infatti verificati oggi nella capitale, Teheran, durante una marcia di protesta organizzata dall’ opposizione in sostegno alle altre rivolte in corso nei paesi arabi. Secondo fonti locali, la polizia avrebbe fatto uso di lacrimogeni, sparando anche vernice sulla folla per disperderla e per poi identificare i manifestanti. I siti di opposizione parlano di un manifestante morto, diversi feriti e 250 persone arrestate nella capitale. Gli scontri più violenti, con gli spari della polizia, si sarebbero verificati tra piazza Engelab e piazza Tohi, mentre il corteo, inizialmente pacifico e silenzioso, si sarebbe riunito dapprima nei pressi di piazza Azad, sempre a Teheran.
In seguito, però, alcuni oppositori avrebbero cominciato ad incendiare bidoni della spazzatura, innegiando slogan contro il governo.
Anche un producer della BBC inglese ha parlato di “pesanti scontri e caos totale”.

La protesta nella capitale iraniana è la prima dopo la manifestazione del dicembre dello scorso anno, nel corso della quale furono uccise otto persone. La manifestazione di oggi era stata convocata dall’ opposizione “verde” al governo di Ahmanidejad, in segno di solidarietà alle rivolte divampate in Egitto e in Tunisia, ma il governo l’ aveva vietata. Ci sono state proteste anche in altre città iraniane, e Isfahan sono stati arrestati numerosi manifestanti.

G20, un morto

Carlo Giuliani è morto a Genova, il 20 luglio 2001. Ucciso da un colpo di pistola esploso dal Carabiniere Mario Placanica durante gli scontri di piazza tra forze dell’ordine e dimostranti che protestavano contro il G8. Che c’entra?

Scontri a Londra per il G20. E la polizia ha appena rivelato la morte di uno dei manifestanti, il cui cordpo è stato ritrovato vicino alla Banca d’Inghilterra. Sarebbe morto per un collasso cardiaco. Silvio Berlusconi è giunto a Londra.

E’ la parte negativa di questi vertici che sono comunque indispensabili

Questo l’emotivo commento alla notizia.

Bergamo, manganellate sui manifestanti

Manganellate e piedi in testa. A Bergamo, pochi giorni fa. Nel video le immagini diffuse da www.youreporter.it, girate durante l’inaugurazione di una sede di Forza nuova. Una telecamera sfasciata da una manganellata. Sono immagini forti quelle che arrivano da Bergamo sugli scontri tra polizia e i manifestanti scesi in piazza contro l’apertura della nuova sede. E ci va di mezzo anche la stampa, tanto che l’Ordine dei Giornalisti insorge:

Un agente di polizia ha deliberatamente più volte manganellato il collega videoreporter del Tg di Canale Italia che stava documentando i fatti. Questo nonostante fosse evidente quale lavoro stesse facendo e si fosse più volte qualificato. A farne le spese fortunatamente solo la telecamera e la possibilità di poter svolgere correttamente il mestiere di informare. Credo che una seria e serena spiegazione da parte del questore di Bergamo e una costruttiva presa di posizione da parte dell’Ordine dei Giornalisti possa essere utile a circoscrivere questo grave episodio a un caso singolo e non ad una tendenza generale. Nella delicata gestione dell’ordine pubblico la stampa deve essere tutelata almeno quanto chi ha diritto a manifestare
Ad affermarlo è il direttore del Tg di Canale Italia, Angelo Cimarosti.

L’unità della classe politica è impossibile?

È durata poco l’unità politica di dichiarazioni e intenti. A generare questa “anomalia” della politica italiana è stato, purtroppo, il drammatico crollo del soffitto della scuola di Rivoli dove un giovane studente ha perso la vita. Possibile che la classe politica italiana riesca ad andare d’accordo solo per poche ore dopo che avvengono “fatalità di questo genere”? Lo scontro politico, lo so, è alla base della democrazia e permette ad un paese di crescere: anche una politica unita sui temi importanti, con osservazioni costruttive da entrambi gli schieramenti anziché accuse, aiuta lo sviluppo di un paese. Quante assurdità di questo genere dovranno ancora accadere prima che la classe dirigente italiana capisca che l’unità di intenti è spesso sinonimo di una polica costruttiva? Ora invece largo alle accuse, ai reportage e diamo pure la colpa di anni e anni di menefreghismo agli ultimi due Ministri. So che ora vi aspettate un paradosso, una battuta simpatica oppure anche una acida: oggi preferisco il silenzio.

Di calcio, scontri e rinvii a giudizio

Da un lato Calciopoli.
Luciano Moggi e altri 23 imputati sono stati rinviati a giudizio dalla giustizia ordinaria. Franco Carraro e Francesco Ghirelli, rispettivamente ex presidente ed ex segretario della Figc, sono invece stati prosciolti.
Appuntamento allora al 20 gennaio (2009, sì), data di inizio del processo davanti alla nona sezione del Tribunale, collegio A. Le accuse portano anche il nome di associazione per delinquere e frode per competizioni sportive.
La storia infinita, insomma. Repubblica, per gli appassionati, ha messo su tutto un dossier. Dai vertici inguaiati, alle basi. Perché la base calcistica è la vera, drammatica, ignorante valvola di sfogo della violenza di un paese altrimenti borghese. Scelta da chi follemente la attua, e strumentalizzata da chi governa. Dall’altro lato, quindi, il pensiero corre a quella che chiamarono La bufala campana.

Bangkok e la solita storia

Quando si leggono un certo genere di notizie, che spesso e volentieri arrivano dai paesi asiatici oppure dai paesi africani, mi verrebbe voglia di preparare un bel documento sempre uguale dove cambiare solamente il nome dello stato, quello della conseguente capitale e quindi il nome del reggente. La motivazione quella no, perchè quando si parla di nuovi governi la motivazione dei problemi può essere una soltanto: broglio elettorale.

Olimpiadi 2008… ma quali?

Pechino sta vedendo avvicinarsi la data che segnerà ufficialmente l’inizio dell’evento mondiale più importante dell’anno sia a livello sportivo sia a livello politico-diplomatico.

Un’attesa che lentamente sta diventando sempre meno tesa, anche grazie al fatto che le proteste manifestate dal Tibet nei confronti della Cina, sono state via via ignorate dalla maggior parte degli atleti.

Un comportamento più che comprensibile quello degli atleti, eppure sembra che per i tibetani le proteste non siano scemate, anzi si stanno manifestando in maniera veramente molto originale.

Raciti, un anno dopo

scontri
E’ passato già un anno. Sembra ieri. Un anno fa il derby di calcio Catania-Palermo uccideva, causa scontri triviali, l’ispettore capo Filippo Raciti. Cerimonia oggi in suo onore. La sua città riunita nel dolore e nella rabbia, in un abbraccio di calore alla vedova, Marisa Grasso. Catania.
Un’occasione struggente allo stadio Angelo Massimino. A celebrare il ricordo il capo della polizia Antonio Manganelli, la vedova Marisa Grasso, il presidente della Figc, Giancarlo Abete e il questore etneo Michele Capomacchia.
Filippo Raciti è morto un anno fa per la stessa selvaggia violenza di cui era attore. Ucciso dalla violenza di questi tempi. Un anno fa è morto Filippo Raciti, ucciso da mano criminale che ha dato sfogo a una furia assassina e una violenza inaudita: queste le parole di Manganelli.