La pena di morte in Iran

Foto: Ap/LaPresse

La pena di morte in Iran non placa la sua forza distruttrice. Dall’inizio dell’anno, infatti, si è registrato un notevole aumento delle pene capitali.

La denuncia arriva direttamente da l’alto commissario Onu per i diritti umani Navy Pillay, secondo cui le esecuzioni nella Repubblica Islamica si sono triplicate rispetto allo stesso arco temporale del 2010: “Nel solo mese di gennaio 2011 sono state giustiziate 66 persone mentre le impiccagioni effettuate in tutto il 2010 sono state circa 300. Abbiamo più volte chiesto all’Iran di fermare le esecuzioni. Sono molto scoraggiata per il fatto che le autorità iraniane invece di prestare attenzione alle nostre richieste abbiano incrementato l’uso della pena di morte”.

Iran – Sakineh, lapidazione sospesa

Tam tam, manifestazioni, appelli, proclami, richieste ufficiali e – soprattutto – l’incessante presenza di una società civile unita, compatta, determinata. Sposare un obiettivo – quello di salvare la vita di Sakineh Ashtiani (43 anni e madre di due figli), condannata a morte con la formula della lapidazione dal Governo dell’Iran per il reato di adulterio – in nome di un riferimento imprescindibile e universale – quello dei diritti umani. Capita spesso (l’ultimo caso che viene in mente è quello del Presidente della camera, Gianfranco Fini) di fare ricorso all’espressione “tanto rumore per nulla” al fine di indicare la staticità di un evento. Che non evolve.

Invece stavolta tanto clamore (ci eravamo lasciati alla punizione di 99 frustate che sarebbe stata eseguita qualche giorno fa) pare sia servito per un piccolo (o grandissimo, diranno gli sviluppi) passo in avanti: l’annuncio odierno, per bocca di un portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, è che la lapidazione nei confronti di Sakineh è stata sospesa. “Il verdetto riguardo la vicenda di tradimento extraconiugale è stato bloccato ed è stato sottoposto a revisione”.

Iran, 99 frustate a Sakineh. Il figlio: “Mi appello a Papa Benedetto XVI”

Salvate mia madre“. L’appello di Sajjad Ghaderzadeh, 22enne figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla pena capitale per adulterio, somiglia a un grido di disperazione nonostante il ragazzo cerchi di fare tesoro di ogni barlume di lucidità.

La vita della madre è aggrappata a un filo di speranza rappresentato dall’incessante azione della società civile e delle Istituzioni del resto del mondo ma, stando alle ultime novità raccontate proprio da Sajjad, il Governo dell’Iran sembra continuare a essere sordo nei confronti di qualunque richiesta.

La nuova condanna a 99 frustate è già stata eseguita. Dopo la pubblicazione sul Times di Londra della foto di una donna senza velo erroneamente attribuita a lei, mia madre è stata condannata da un giudice speciale di Tabriz, città dov’è detenuta, a 99 frustate. Secondo le nostre fonti, la sentenza è stata eseguita, mia madre è stata frustata pochi giorni fa“: sembra di leggere classici del Medioevo, in realtà è l’atroce stato delle cose.

Il racconto di Sajjad, intanto, viene confermato dall’avvocato di Sakineh, Javid Houtan Kian: “Secondo la testimonianza di due detenute scarcerate venerdì dalla prigione di Tabriz, Sakineh ha subito in carcere un processo per direttissima in cui è stata riconosciuta colpevole di corruzione morale per aver autorizzato la pubblicazione di una sua foto senza velo: per questo, è stata frustata per 99 volte“.

Roma per Sakineh: VIDEO – GALLERY

La conta spiccia dice che a Roma, davanti all’ambasciata iraniana – erano più di un centinaio i presenti per protestare nei confronti della sanzione capitale con cui lo Stato ha di fatto accorciato l’esistenza di Sakineh Mohammadi Shtiani, 43 anni, colpevole di adulterio. La realtà è che, idealmente, attraverso le forme che a ciascuno competono e gli strumenti a disposizione, nella Capitale ci stavamo tutti.

Di fianco a esponenti privi di bandiere ma presenti in nome dei diritti universali dell’uomo si sono registrate le presenze politiche trasversali di Verdi, Pd, Sinistra e libertà, il Presidente della comunità ebraica romana (Riccardo Pacifici), Giovani Socialisti, Italia dei Valori, Prc/Federazione della sinistra, Sottosegretari (nello specifico, quello all’Attuazione del programma di governo, Daniela Santanché: “E’ un impegno bipartisan. L’Iran è un regime che non mette in campo i diritti umani, quindi è doveroso impegnarsi tutti insieme“), rappresentanti dell’opposizione iraniana e della Resistenza dei Mujaheddin del popolo.

Tra le frasi incise su carta per esternare l’obiettivo e palesare l’intento, ne spiccano un paio: “Ecco la democrazia in Iran: pietre, prigioni, censura“, “Salviamo Sakineh, fermiamo le pietre“. L’esecuzione della donna dovrebbe avvenire attraverso lapidazione: motivo per il quale dirimpetto all’edificio che accoglie l’Ambasciata è stato collocato un pupazzo raffigurante una donna interrata a cui hanno fatto da cornice pietre dipinte di rosso e mescolate a pallottole di carta.

Tutti contro l’Iran: no alla pena di morte per Sakineh Mohammadi Ashtiani

Sakineh Mohammadi Ashtiani, condanna alla pena di morte per adulterio: è il volto di un Iran a cui nessuno vuole abituarsi. Nè la società civile e neppure la politica occidentale che si sta mobilitando in ogni modo per fermare la manoi del boia e salvare la vita alla donna. La Francia, per esempio, ha invitato la Ue, attraverso il ministro degli esteri Bernard Kouchner che ha inoltrato un messaggio all’Alto rappresentante dell’Unione Europea Catherine Ashton, a prevedere sanzioni contro lo Stato nel caso in cui si dovesse materializzare la morte di Sakineh.

Nell’appello, si fa riferimento a “Una lettera comune di tutti gli Stati membri dell’Unione europea alle autorità iraniane è diventata necessaria, ne sono convinto, se vogliamo salvare questa donna. Bisogna che l’Unione si impegni in nuove iniziative per ricordare alle autorità iraniane che, come sul dossier nucleare, la loro attitudine di isolamento e di chiusura ha un costo, di cui si potranno liberare nel momento in cui sceglieranno comportamenti più conformi ai loro impegni internazionali in materia di diritti dell’uomo“.

Pena di morte, Iran: 5° persona uccisa in 7 giorni

patiboloPena di morte in Iran. 4 condanne a morte in una settimana e 264 nel 2009. Almeno fino a ieri, perché questa mattina è stata resa nota la quinta. Un uomo, di cui non si conosce l’identità, è stato impiccato a Bojnord, una città nel nordoccidentale dell’Iran, in quanto è stato ritenuto colpevole di “atti incompatibili con la castità”. L’uccisione, secondo il sito web “Iran Human Rights”, un’organizzazione iraniana che si batte contro la pena di morte, che cita la magistratura della Repubblica islamica, sarebbe avvenuta lunedì scorso.

Il siero della morte colpisce ancora

Ci spostiamo, come spesso accade quando mi metto a scrivere a voi lettori di Politicalive, negli Stati Uniti, ma questa volta anziché parlare delle naturali evoluzioni che le presidenziali stanno prendendo con un Obama sempre più vincente e pronto a sedersi alla White House, parleremo di una delle usanze che, nonostante le Nazioni Unite stiano cercando di fare passi avanti verso i diritti della vita umana, non ha intenzione di sospendere: La Pena di Morte.

La morte perfetta. Ciak, si gira. In Florida

La morte perfetta. L’esecuzione perfetta. E’ tornata, in Florida. L’ultima volta, nel 2006, Angel Diaz ci aveva messo più di 30 minuti, a morire. Contro i 12 previsti dall’iniezione fatta a regola d’arte. I medici avevano dichiarato che Diaz non solo ci aveva messo più del dovuto, ma aveva patito

patimenti estremi

Patimenti estremi. Tanto che due prigionieri avevano un attimo fatto appeello alla Corte Suprema, invitandola a pronunciarsi, a capire se la pena capitale fosse contro la Costituzione. 30 minuti tra atroci dolori, infatti, potevano essere visti come un mezzo crudele e inusuale.
La Corte Suprema ha sancit la costituzionalità dell’iniezione letale. Nessun problema con l’ottavo emendamento. Si proceda pure.

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì (ma prima di Bush)

Arriva Giorgio Passeggiatore Bush, quindi. Ma come sta vivendo l’Italia l’ultimo viaggio da Presidente e da uomo più potente del mondo (per quanto, attualmente, probabilmente anche il più impopolare) di George W. Bush?
I Tg nazionali sono pro o contro il suddetto? Posto che non dovrebbero essere nè l’uno nè l’altro. Posto che dovrebbero riportare i fatti e non altro, e aiutare l’utente, anzi, il telespettatore, che rispetto all’utente web è per alcuni versi meno smaliziato, a comprendere le storie.
Cominciamo con l’odierna edizione del Tg1. Ecco i titoli.