Fausto Bertinotti contro Nanni Moretti, “Non feci cadere io Prodi”

Tutto inizia con un intervista a Nanni Moretti con la firma di un giornalista di La Repubblica. In quell’occasione il regista, addita l’ex senatore Fausto Bertinotti come il politico che fece cadere il primo governo Prodi e che quindi “costrinse il paese a perde 10 anni”. A questa affermazione di Moretti, però, Fausto Bertinotti vuole rispondere e sempre tramite Repubblica da la sua versione dei fatti. Nanni Moretti, nella sua intervista dichiara che il governo dell’Ulivo era “un governo che era popolare nel Paese e che invece fu costretto a dimettersi perché da sinistra gli tolsero i voti”.

Secondo quanto dichiara il regista, Bertinotti si mosse perché “in nome dei lavoratori che diceva di rappresentare tolse la fiducia a Prodi e, secondo me, di fatto fece perdere 10 anni a questo Paese”. Secondo Bertinotti però, la ricostruzione del regista è totalmente sbagliati, “Qualche generoso cronista dovrebbe informare il molto saccente Nanni Moretti che la rottura tra Rifondazione comunista e il governo Prodi è del 1998”. Bertinotti, infatti, ricorda che dopo la rottura tra Prc e il Governo Prodi, ci sono stati altri governi prima di quello di Berlusconi, pertanto la colpa non può essere data a lui.

Roma, Il Manifesto contro i tagli all’editoria: redazione a Montecitorio

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Anticipata dalla prima pagina del quotidiano in edicola – un uomo a una donna in maniera quasi allusiva: “Lo facciamo in piazza?” – la riunione di redazione de Il Manifesto si è tenuta all’aria aperta, a due passi dal Parlamento, sole a palla a Montecitorio. Alla base, l’evidente voglia di manifestare ancora contro i tagli per l’editoria previsti dalla manovra Finanziaria in discussione nell’emiciclo. La voce di Norma Rangeri – in veste di Direttore – deve salire di un’ottava per annunciare l’apertura dell’anomala riunione di redazione del manifesto: ad ascoltarla, nomi noti e meno noti del giornalismo italiano, esponenti politici (facile pensare al rimando politico, essendo Il Manifesto un quotidiano di chiara ispirazione a valori e ideali di sinistra). Tra i presenti si segnalano: Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa; Fulvio Fammoni, della segreteria nazionale della Cgil; Claudio Fava e Alfonso Gianni, di Sinisitra ecologia e libertà; Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista; Fausto Bertinotti; Ignazio Marino, Giovanna Melandri e Vincenzo Vita (Pd); Giuseppe Giulietti (Aticolo21); Luigi De Magistris (Idv); i vertici di Mediacoop, Mario Salani e Lelio Grassucci; Corradino Mineo; Valentino Parlato, Giuliana Sgrena e Vauro. Il messaggio lanciato dalla Rangeri è lampante: “Berlusconi con questi tagli vuole togliersi dai piedi una serie di giornali di destra e di sinistra. La stampa è l’ultima spina nel fianco del regime mediatico berlusconiano e il premier inizia a eliminarla cominciando dai piccoli, ma noi venderemo cara la pelle. Se si andrà avanti con il voto alla Finanziaria siamo pronti a salire su un tetto, questa è solo la prima tappa“.

Fini e Bertinotti a Porta a Porta

bertinotti fini porta a portaAnche stasera il salotto di Porta a Porta delizierà gli italiani nottambuli sulla prima rete. Oggi ospiti di tutto rispetto e spessore: Gianfranco Fini e Fausto Bertinotti. C’era un tempo in cui i suddetti venivano definiti, quasi all’unanimità e a prescindere dalle appartenenze di colore, gli ultimi politici di razza del Belpaese.

E per entrambi, a un certo punto – e con durata variabile – è arrivato il momento della presidenza della Camera dei deputati. Entrambi hanno recentemente scritto un libro.

Titolo della puntata di oggi di Porta a Porta: Che Italia sarà. Bella domanda.

Politica, questione di stile

Eravamo adolescenti, in una città nè troppo piccola, nè troppo grande. Una città del sud, pulita a tratti, arricchita per alcuni, povera allo stesso modo per molti. Andavamo in giro su motorini Sì bordò, verdi, blu. O su una Sfera Piaggio dal colore improbabile. A scoprire e a non riuscire a osservare veramente parti di quella città.

Una città divisa tra fazioni, fazioni non di spessore, ma di stile. O appartenevi ad uno stile, oppure ad un altro. Si sceglieva per vocazione, simpatia, fato o discendenza famigliare. Solo in un caso abbiamo assistito allo sviluppo di una persona che di fasi le ha passate tutte. Stile anarchico, stile salopette, stile femme fatale, stile vita da banca. Gli altri hanno conservato (purtroppo, forse) la loro monotonia della scelta iniziale. Forse oggi qualcuno, insospettabilmente, ha trovato passioni (ma sempre e solo di stile e immagine) in stili e immagini che fino ad allora aveva denigrato. Ma non c’è nulla di reale. Men che mai ci sono personalità.

Volevamo parlare di politica. Leggevamo libri, ascoltavamo canzoni. Ci perdevamo in elucubrazioni mentali. C’era chi osservava, e chi agiva. Chi osservava lo faceva con un misto di orgoglio, timidezza, interesse, scarsa fiducia in sé.

Pd: qualcuno disse Yes, we can

Yes, we can, dicevano. E si presentavano come i paladini del cambiamento. Da lì, l’idea delle Primarie, che era così bella, e che, per i più ingenui, ha portato con sé una ventata di aria fresca. Un cambio di facce sulle poltrone del potere.
Certo, pure Berlinguer, co stà questione morale…

Torna il Pentapartito. E la Sinistra è extraparlamentare

Pentapartito è l’espressione usata per definire la coalizione di governo in Italia dal 1980 fino al 1992: il governo si sosteneva mediante l’appoggio di cinque partiti politici: la DC, il PSI, il PSDI, il PRI e il PLI. L’attuale quadro delle forze politiche, uscito dallo spoglio impetoso delle schede di Camera e Senato, un parallelismo con quei tempi lontani ce l’ha.
Le cinque forze si chiamano Forza Italia-Alleanza Nazionale (ormai le differenze sfumano), Lega Nord, Pd, Italia dei Valori e Udc. Fausto Bertinotti sembrava disperato, poi ha assunto un aspetto più dignitoso. Ma la realtà è una e una sola. La Sinistra L’Arcobaleno è fuori. Il quadro, Lega a parte – ma la Lega parla alla pancia, non ad altro. Alla pancia del Nord – è quello di un grande, enorme centro. Il voto utile, quel che l’è, ha stravinto. Un po’, in fondo, è strano.

Ho telefonato al leader del Pdl, Silvio Berlusconi, e gli ho fatto gli auguri, come usa nelle democrazie occidentali

Mai caduto in contraddizione nel non nominarlo – orticaria spontanea, chissà – ora non può che saltare agli occhi, anzi, alle orecchie: lo evoca, nome e cognome, per la prima volta. Perchè, con una coerenza intoccata, per tutta la campagna elettorale, deliberatamente, quel nome non l’ha pronunciato.

La terza giovinezza di Re Silvio

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Già dagli exit poll del primissimo pomeriggio – poi rivelatisi a dir poco generosi nei confronti del neonato piddì – due erano i dati che poi, confermati dallo spoglio effettivo dei voti, davano la dimensione del cataclisma elettorale abbattutosi sul paese.
E non mi riferisco al SI’ – pur chiaro – espresso dagli elettori nei confronti del Cavaliere. Non mi riferisco, ancora, all’incredibile exploit della Lega lombarda, che ha dimostrato di avercelo ancora durissimo nonostante l’età e gli acciacchi. Penso ai comunisti.

[Candidati Politiche 2008]: Fausto Bertinotti

Terza puntata per la nostra rubrica che ci accompagna tra i candidati alle prossime elezioni politiche. Questa settimana, dopo aver analizzato insieme le schede dei due “big”, è arrivato il momento degli out-sider. Primo Out-sider è Fausto Bertinotti, sostenuto dalla lista “La Sinistra – L’Arcobaleno”.

In qualità di redattore di questa rubrica non posso che ringraziare tutti coloro che stanno partecipando attivamente alla compilazione delle schede, implementandole con i loro commenti, sempre importanti per la buona riuscita di un blog di politica. Mi raccomando, continuate così, su politicalive ogni vostro libero pensiero verrà condiviso, analizzato e perchè no, anche criticato (positivamente o negativamente). Perchè la politica è anche questo.

E ora è tempo di La Sinistra – L’Arcobaleno, spazio alla scheda!

10 candidati per noi… posson bastare

Lucio Battisti
Ce ne è per tutti i gusti, per tutte le certezze, i dubbi, le angosce, le verità, le falsità. Non due tra i quali scegliere, al massimo tre, perchè no, quattro, ancora sembrerebbe una scelta numericamente già vista, nella norma. No. L’Italia, paese fortunato, paese dell’abbondanza, paese della democrazia, si troverà a dover operare la scelta tra ben dieci candidati premier.
Fuori i nomi che sono stati depositati al Ministero dell’Interno. Il Viminale si è allora visto stilare la seguente lista:
Silvio Berlusconi, Pdl-Lega-Mpa
Walter Veltroni, Pd
Fausto Bertinotti, Sinistra Arcobaleno
Enrico Boselli, Partito Socialista
Pier Ferdinando Casini, Udc-Rosa Bianca
Daniela Santanchè, La Destra-Fiamma Tricolore
Marco Ferrando, Partito comunista dei lavoratori
Flavia D’Angeli, Sinistra critica
Roberto Fiore, Forza Nuova
Bruno De Vita, Unione democratica per i consumatori

Quel tesoro di tesoretto Redux

sindacato
Sul tesoretto si avvelenano i sindacati. Un po’ evidentemente risentiti con Padoa Schioppa e compari. Sindacati e Bertinotti. Che per torna a sentire velleità di contrattazione collettiva.
Ad aprire le danze è il dimissionario Presidente della Camera. Non si possono opporre vincoli di bilancio a chi guadagna appena mille euro e fa fatica da arrivare alla fine del mese. Semplice considerazione di Fausto Bertinotti, che ha dato il via alle polemiche, in verità serrata e con scarso spiraglio si composizione, di ieri da parte delle forze sociali – i sindacati in prima linea – con l’a sua volta dimissionario Ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa.
Il suddetto Ministro, solo ieri, aveva laconicamente avvisato un’Italia che, in fondo, ci sperava, che il tesoretto non esiste. Non c’è nessun pozzo dal quale attingere per provare a risanare qualcosa. Ma i sindacati non ci stanno.

Napolitano e la grossa gatta da pelare

Gatta
Napolitano ci prova, ma la gatta è grossa e ardua a pelarsi. Avesse ancora un numero idoneo di capelli, le mani sarebbero lì. Le consultazioni al Quirinale, in corso da ieri, proseguono, per trovare una soluzione alla crisi di governo.
Il Presidente della Repubblica ha cominciato in modo soft, se vogliamo: ha incontrato tutti i piccoli partiti di maggioranza e opposizione. La sua è una strada in salita. Difficile.
Al termine delle consultazioni di oggi ha affermato, serafico stanco e probabilmente con il buio più totale sul da farsi – che avrebbe chiunque, al suo posto: Per ora è impossibile fare anticipazioni.