Nobel a Obama, quasi 10 mila manifestanti contro le armi nucleari

ObamaBarack Obama ha vinto il premio Nobel per la pace. Il riconoscimento al presidente Usa, però, non ha mancato di suscitare polemiche. L’organizzazione non-governativa, “Norwegian Peace Initiative”, infatti, ha portato in piazza quasi 10 mila persone a manifestare per le strade di Oslo contro le armi nucleari. Coloro che hanno sfilato sotto a Grand Hotel, albergo che ospita Obama e la moglie, hanno chiesto la fine del conflitto in Afghanistan e la fine degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi.

M.O., Barghouthi: “Abu Mazen ha sbagliato a fidarsi di Usa e Israele”

palestinesiIl leader di al-Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghouthi, nel corso di un’intervista rilasciata al giornale saudita “al-Watan” tramite il suo legale ha affermato: “L’errore di Abu Mazen è stato quello di fidarsi delle promesse degli americani e degli israeliani”. “Abu Mazen ha sbagliato a basarsi unicamente sulla politica delle trattative con Israele – ha continuato Barghouthi – e ha sbagliato anche quando ha perso il potere nella Striscia di Gaza. Nonostante tutto ha ottenuto buoni risultati nel processo di riforma democratica dell’Anp e nel porre fine all’anarchia in Cisgiordania”. Secondo il leader di al-Fatah, “per il futuro l’unica cosa da fare è attivarsi subito per porre fine alla divisione tra i palestinesi realizzando il processo di riconciliazione nazionale”. “Bisogna poi ottenere dall’Onu – ha aggiunto – il riconoscimento dello stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est capitale entro i confini del 1967”. Per Barghouthi, “il fallimento sta nel fatto che l’Autorità palestinese era solo un mezzo e non un fine per noi”. “Doveva, infatti, esistere – ha spiegato – per un periodo limitato di cinque anni in attesa di avere lo stato palestinese. Invece andiamo avanti da 15 anni e non abbiamo autorità su niente, nemmeno sulla Muqata. Questo perché gli israeliani non fanno la loro parte nel processo di pace”. Barghouthi non risparmia neanche il presidente americano Barack Obama. “Quando è stato eletto e ha tenuto il suo discorso al Cairo c’era grosso ottimismo nel mondo – ha chiosato – ora invece, a un anno dalla sua elezione, abbiamo visto che non ha fatto nulla, ma al contrario ha fatto marcia indietro su molti punti. Tuttavia, è ancora possibile imporre a Israele la nascita di uno stato palestinese indipendente”.

Barack Obama, premio Nobel per la pace 2009

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E’ Barack Obama il premio Nobel per la pace 2009. Un Nobel assegnato all’unanimità, dicono dalla Commissione di Oslo.

Raramente qualcuno ha dato come lui speranza per un futuro migliore

Speranza della quale si direbbe esserci un incredibile bisogno in tutto il mondo. Per alcuni (sono già tanti i primi commenti a caldo della Rete, dalla blogosfera a Facebook), il Nobel è stato dato a Obama “un po’ sulla fiducia”. Ma è unanime la valutazione: la scelta è condivisibile. Qui, comunque, potete leggere le motivazioni.

Un’inquietante domanda aleggia a questo punto su tutti noi italici: siete d’accordo? Non siete d’accordo? Ma soprattutto: preferivate piuttosto che la scelta cadesse sul Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi?

11 settembre, l’America ricorda

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11 settembre 2001 – 11 settembre 2009. E’ la prima volta di Obama. Il presidente affronta per la prima volta nella sua carica quanto accaduto otto anni fa: gli attentati che hanno cambiato la storia degli Stati Uniti e del mondo. Quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qa’ida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d’America. 19 terroristi dirottarono quattro voli civili commerciali sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York, contro il Pentagono, mentre il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania)

2974 vittime come conseguenza immediata degli attacchi, mentre i dispersi furono 24. La gran parte delle vittime erano civili, appartenenti a 90 diverse nazionalità.

E per un presidente 2.0, anche i ricordi si fanno 2.0. In un’America che oggi dice di non aver paura.

A Kennedy Tribute

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L’America saluta l’ultimo Kennedy, Ted. Il più grande legislatore dei nostri tempi, dice Barack Obama oggi. Un uomo che è riuscito, prosegue il presidente Usa, a far approvare molte importanti leggi di spessore sociale. Ted sarà sepolto accanto ai suoi fratelli assassinati, John e Bob. Il Leone passeggiava spesso in quel cimitero, per trovare i fratelli.

Il saluto di oggi è passato attraverso la voce di Placido Domingo e la musica di Yo Yo Mama. La bandiera americana sul feretro, e lacrime discrete da parte della famiglia e dei presenti. Così l’America ha detto addio al senatore Edward Ted Kennedy, morto martedì a 77 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro al cervello.

Foto di apertura Wikipedia. Dopo il salto, una gallery del NYT del Kennedy Tribute di oggi.

Michelle, i pantaloncini “informali”

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Lei è la First Lady, la Signora della First Family. E la moglie dell’uomo più potente della Terra: Barack Obama, il primo presidente degli Stati Uniti d’America afroamericano.

E scende dall’Air Force One, dopo un’escursione al Gran Canyon in shorts. Il fatto che Michelle Obama abbia dismesso abiti formali per un paio di informali pantaloncini, i primi che salgono sull’Air Force One presidenziale, sta facendo il giro del mondo. Bah. Ci si preoccuperebbe se non fosse il contrario, o no?

Foto|Repubblica

Honduras, si tenta la via del dialogo

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Honduras, ovvero: al via il dialogo? Il Costarica potrebbe essere la sede di un “incontro” tra i golpisti e il presidente deposto, Manuel Zelaya. Il grande mediatore sarà il presidente del Costarica, Oscar Arias. Riportiamo alcune parole che raccontano la situazione in Honduras in questi giorni.

La situazione laggiù sta diventando frenetica e il sentimento nazionalista e patriottico (in opposizione al Venezuela, Nicaragua e Salvador che li minacciano militarmente) è sempre più forte: sono pronti a tutto per difendere il loro paese

Honduras, sfida alla comunità internazionale

Honduras: non si è trattato di un colpo di Stato. Questo è il messaggio che continua a pervenire, e che prova a bucare e a squarciare il velo dell’informazione internazionale. A portarlo avanti, nuovi documenti che circolano in Honduras e sulla rete. Come il video che vedete, ad esempio. Un documento nel quale il destituito Manuel Zelaya viene definito “l’antitesi della democrazia” e l’operato e le condanne della comunità internazionale – e in particolar modo degli Stati Uniti e del Presidente Barack Obama – non vengono assolutamente comprese.

La popolazione onduregna è rivoltata dal comportamento di Obama. Non lo comprende, è sconvolta

E ancora:

… rimangono poche ore per informare il mondo… se Zelaya torna in Honduras sarà un bagno di sangue…

Honduras, colpo di Stato. O no?

hondurasColpo di Stato in Honduras. Spinoza scrive, con la consueta lungimiranza

Colpo di stato in Honduras. Fortunelli. Honduras, l’Onu si riunisce. Per cercarlo sulla cartina.

Già, ma la situazione non è lineare o netta come appare oggi alla stampa internazionale. Secondo le ricontruzioni prese per buone dal mainstreaming e amplificate monotonamente anche in Italia, il presidente Manuel Zelaya è stato destituito in seguito ad un intervento dell’esercito, e trasferito con la forza in Costa Rica (“mi hanno prelevato in pigiama. Un vero e proprio sequestro”, dice). Otto membri del governo sarebbero stati arrestati, e le forze parlamentari hanno dichiarato legittimo il golpe portato avanti dalla Corte Suprema. E Roberto Micheletti – sìsì, è di origini assolutamente italiane – è stato nominato nuovo presidente. C’è, però, chi non ricostruisce i fatti esattamente in questo modo. Guardate qui.

Berlusconi, visita ufficiale da Obama

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Ricordate? Sì, certo. Del nuovo presidente degli Stati Uniti aveva detto che è bello, giovane e abbronzato. E poiché ormai lo stile del Premier, Silvio Berlusconi, è anticipare le battute e farne anzi per primo, anticipando le sue eventuali gaffe, ecco oggi il Presidente del Consiglio ai cronisti:

Vado da Obama bello e abbronzato. E’ Silvio Berlusconi a dirlo, uscendo dalla Villa a Portofino, andando verso l’aeroporto di Genova per partire in direzione di Washington. E’ arrivato il momento del primo incontro ufficiale con il presidente Usa.

[Photo| Flickr]

Abruzzo, nuova scossa

La terra trema ancora. Terremoto Abruzzo. Il bilancio ufficiale, ad ora, è di 230 persone. Cinquanta i dispersi, oltre 150 le persone salvate. Il numero dei feriti supera di poco le 1000 persone, delle quali 500 già ospedalizzati. Silvio Berlusconi ha parlato oggi di 100 di loro in condizioni difficili. Per altre 48 ore si continuerà a scavare e ad estrarre corpi, sperando di trovare ancora vivi i dispersi. E io, a Roma, mi giro ogni cinque minuti a guardare il lampadario, dopo la scossa delle 19.47.

20 tendopoli dotate di 16 cucine da campo sono state allestite o sono in corso di allestimento. Una delle notizie di queste ore riguarda la grande solidarietà giunta da ogni parte del ondo. Silvio Berlusconi ringrazia sentitamente. Prima assicura: l’Italia farà da sè. Salvo poi aprirsi alla telefonata dell’abbronzato Obama.

Report, Poveri noi

Poveri noi. Stasera Report parlerà di qualcosa divenuto (tristemente?) famoso negli ultimi tempi in Italia: la Social Card – o Carta Acquisti che dir si voglia. Sapete di che si tratta?

Nata nell’ultimo mese del 2008, consiste in una sorta di carta di credito del circuito Mastercard con a disposizione 40 euro al mese. Viene ricaricata dallo Stato ogni due mesi e può essere utilizzata per fare acquisti ad esempio nei supermercati e in farmacia, nonché (80 euro a bimestre, eh) per pagarci bollette di luce e gas.

Crisi, Berlusconi bacchetta (?) Obama al G20

Silvio Berlusconi oggi al G20:

Ho detto a Obama che si deve tirare su le maniche per far uscire il mondo dalla crisi visto che arriva proprio dall’America. Lui mi ha risposto che ho ragione e che l’importante è restare tutti insieme per risolvere i problemi

Si potrebbe commentare in molti modi tutto questo. Si potrebbe, invero.

Londra contro il G20

Il mondo si sta svegliando. Anzi: il mondo si sta svegliando? 8.000 manifestanti hanno occupato la City londinese. Assedio agli istituti di credito. Manager e impiegati sotto ciave. E non solo in Inghilterra. Avete seguito tutti la vicenda dei quattro manager della Caterpillar, sequestrati per protesta e nutriti la mattina con croissant a colazione. Il G20 aprirà i battenti tra meno di 24 ore. E come sovente accade in questi casi, la città che ospita il summit, Londra, è una vera e propria fortezza sotto assedio.

E leggendo queste notizie mi viene in mente: uno spettro si aggira per Europa.