Libertà di stampa, appello Repubblica a 260mila firme

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L’appello di Repubblica, di cui abbiamo già parlato, arriva a 260mila firme. Roberto Saviano argomenta:

Nessun cittadino, sia esso conservatore, liberale, progressista, può considerare ingiuste delle domande. In tutto il mondo democratico i governi sono chiamati a dare risposte: è la garanzia che non nascondono ciò che fanno e ne rendono conto all’opinione pubblica. Spero che tutti gli elettori, anche coloro che hanno votato Berlusconi, abbiano il desidero e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con un’azione giudiziaria. E’ proprio attraverso le domande che si può arrivare a costruire una società in grado di dare risposte

L’iniziativa lanciata dai giuristi Franco Cordero, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky dopo la decisione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di denunciare Repubblica per le ormai celeberrime dieci domande che il quotidiano da mesi gli pone ma alle quali lui non ha ancora dato alcuna risposta. Ecco alcuni nomi eccellenti che hanno aderito.

Vengono dal mondo della cultura, della politica e dello spettacolo.

Messaggio di solidarietà dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, e del presidente dell’Unione dei giovani avvocati, Gaetano Romano. All’appello ha aderito anche l’Arci nazionale.

Firmano Alessandro Baricco, Oliviero Toscani, Nanni Moretti (e fin qui nulla di strano). John Turturro, attore, regista e sceneggiatore statunitense di origine italoamericana. L’attrice premio Oscar Tilda Swinton – la Strega Bianca delle Cronache di Narnia, tanto per citare un suo film. Giuliano Montaldo, Luca Guadagnino, Nicola Piovani, Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Umberto Eco. Massimo L. Salvadori, professore emerito.

L’attacco condotto da Berlusconi e dai suoi uomini alla Repubblica e alla libertà di stampa costituisca un capitolo di una linea politica complessiva che tende a svuotare e svilire le istituzioni democratiche del nostro paese

Giorgio Ruffolo, Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Nino Rizzo Nervo, consigliere di amministrazione Rai. Helen Mirren, premio Oscar per l’interpretazione della Regina Elisabetta in The Queen.

Gli architetti Renzo Piano e Gae Aulenti. Ulrich Beck, sociologo e scrittore tedesco, tra i massimi esperti sulla globalizzazione: insegna presso la Ludwig Maximilians Universität di Monaco di Baviera e la London School of economics. Il sociologo britannico Anthony Giddens. John Lloyd, giornalista del Financial Times. Bernard Guetta, editorialista de L’Express e France Inter. Edwy Plenel, ex vicedirettore di Le Monde e presidente del sito Mediapart. Jean Daniel, giornalista, scrittore, già direttore de Le Nouvel Observateur.

Dario Fo e Franca Rame, Andrea Camilleri, Roberto Saviano, Vincenzo Consolo, Bernardo Bertolucci, Luis Sepulveda, Paolo Giordano, il critico cinematografico del Corriere della Sera Maurizio Porro, il trio Aldo, Giovanni e Giacomo, Daniele Silvestri, Elio e le Storie tese, Beppe Fiorello, Samuele Bersani.

Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, Mario Monicelli, Paolo Villaggio, Andrea Occhipinti, Liliana Cavani, Francesca Archibugi, Stefania Sandrelli, Isabella Ferrari, Laura Morante, Paola Cortellesi, Todd Solondz. Alessandro e Giuseppe Laterza, Lella Costa, Sandra Petrignani e Clara Sereni, Tullio Pericoli, Stefano Disegni e Massimo Caviglia.

Jovanotti, Corrado Guzzanti, Paolo Hendel, Shel Shapiro, Arnoldo Foà, Giuseppe Piccioni, Riccardo Milani, Silvio Soldini, Andrea Vianello, Giovanni Floris, Corrado Augias, Maurizio Mannoni, Paolo Ruffini, Ludina Barzini, Fiorella Mannoia, Sergio Staino, Pippo Baudo, Niccolò Ammanniti, Claudio Bisio e Sandra Bonzi, Mariangela Melato, Antonio Albanese, Salvatore Settis, Caterina Murino, Filippo Timi, Asia Argento, Enzo D’Alò, Arnoldo Foà.

Adriano Celentano e sua moglie Claudia Mori. Il velista Giovanni Soldini, Gino Strada, Luigi Spaventa, Franca Rame, Carlo Verdone, Elda Ferri, Victoria Cabello, Fabrizio Gifuni, Francesca Comencini, Gabriele Salvatores, Giulio Scarpati, Pierfrancesco Favino, Ascanio Celestini, i produttori cinematografici Angelo Barbagallo e Domenico Procacci, Marco Risi, Davide Ferrario, Sandro Veronesi, Carlo Lucarelli, Antonio Scurati, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Enrico Deaglio, Francesco Rosi, Carla Fracci e Beppe Menegatti, Ornella Vanoni, Miranda Martino, Angela Finocchiaro, Michele Placido e Renato De Maria.

E ancora, Guido Rossi, Franco Battiato, Carlo Ginzburg, Rosario Villari, Tullio Gregory, Corrado Stajano, Giovanni De Luna, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Ottavia Piccolo, Licia Maglietta, Carlo Freccero, Enrico Bertolino, Dori Ghezzi, Monica Guerritore, Ferzan Ozpetek, Milva, Marco Bellocchio, Teresa De Sio, Maurizio Nichetti, David Riondino, Saverio Costanzo, Carlo Degli Esposti, Massimo Ghini, Ettore Scola, Furio Colombo, Giacomo Marramao, Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Valerio Mastandrea, Alessandro Gassman, Stefano Accorsi, Paolo Sorrentino, Maurizio Crozza. Un gruppo di psicoterapeuti, psicologi e medici.

14 commenti su “Libertà di stampa, appello Repubblica a 260mila firme”

  1. Che si debba sottoscrivere un appello per la libertà di stampa nel 2009, in un paese con costituzione democratica, appartenente al G7 e alla NATO “esportatrice di democrazia”, costituisce già di per sé il commento definitivo. Piuttosto, affiancherei la pagina dell’appello con un’altra, intitolata “LA VOCE DEL PADRONE” (esiste già un bel logo di memoria musicale) nel quale inserire da un lato le “promesse” e i proclami e sull’altro i fatti veri. Penso sia garantita una rubrica pemanente.

  2. Già dai fatti di Genova (incursione alla Diaz) avevo capito che lo Stato di Diritto era stato oltrepassato. Non la morte di Giuliani…di morti in piazza ne ho avisto e sono andata a tanti funerali…ma quell’incursione in un luogo legittimmente occupato da persone dormienti…quello è stato il grido di Borrelli, ricordate? Ed ora siamo qui! Da me previsto!
    Sto in attesa che si organizzino pulman, treni…qualcosa. La libertà non è cosa che riguarda i giornalisti! Riguarda tutti noi

  3. Alla redazione di “la Repubblica” tutta la mia solidarietà per i reiterati attacchi alla libertà di stampa. Grazie per essere rimasto uno dei pochi baluardi a difesa della nostra democrazia.
    Guido Coppola

  4. Gentile Direttore,
    Penso che il PD, le associazioni di categoria, i sindacati dovrebbero organizzare un sit-in permanente davanti alla sede RAI 3 fino a quando non saranno riconfermate le trasmissioni “Anno zero” e “Report”. Chiedere inoltre le dimissioni dei responsabili delle modifiche dei palinsesti.
    Guido Coppola

  5. desidero aderire all’appello per la libertà di stampa.
    sono un sociologo (università di Torino)
    faccio parte anche della redazione di “Nuvole”, che ha inviato un messaggio
    “non mollare”

  6. abbiamo il dovere di tutelare la libertà di opinione per salvaguardare la nostra dignità. abbiamo il dovere di salvaguardare la dignità per poter trasmettere veri valori alle future generazioni. E’ UN LORO DIRITTO!!!!

  7. Ho appena firmato l’appello dopo aver ascoltato una giornalista dire che non andrà alla manifestazione perché non c’è un problema di libertà di stampa nel nostro paese . A questo punto io che insegno letteratura italiana all’università e che spesso leggo ai miei studenti Dante o Ariosto o Leopardi mi chiedo se non esiste oggi, più di ieri senza dubbio, perché i signori appena nominati i modi per “dissentire” li hanno trovati e sono il nostro vanto, un problema di auto-censura. Non c’è cosa peggiore che essere cortigiani negando che esiste una corte.
    Floriana Calitti

  8. Catania, 06/10/09
    Sono un pensionato di anni…. (molti, concessi dal Signore Iddio) e sono qui a vergognarmi di questo disastro morale in cui siamo caduti: i valori sono quasi tutti spariti e i comportamenti dei politici nostrani, in particolare siciliani, sono tutti di sudditanza al potere della politica e non più al servizio dei cittadini che li hanno eletti.
    Non si può minacciare la libertà di stampa che la Costituzione della Repubblica ci ha dato, perché sarebbe allora come aprire una porta alla dittatura!
    E’ il momento che il popolo rinsavisca ed esca da uno stato di ipnosi e ubriacatura. Anche i sindacati italiani non hanno più la forza di rappresentarci e prendere la difesa dei diritti di lavoratori e pensionati.
    E’ verosimile che il nostro Presidente del Consiglio segua un percorso: prima cita in giudizio i giornali liberi e poi li riduce al silenzio.
    La barbarie avanza e nega i valori di giustizia e libertà: siamo ridotti a sudditi!
    E, soprattutto, dobbiamo liberarci della volgarità e reagire agli insulti, e tutti dobbiamo difendere la libertà di stampa per la salvezza della democrazia italiana.

    Salvatore Catania

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