Buon riposo cara Eluana

Fino a qualche giorno fa pensavo che avresti dovuto vivere, anche solo per il fatto di dimostrare al mondo che la vita vince la morte. Ora la penso diversamente e un po’ me ne vergogno: è giusto che tu continui questo sonno infinito in cui sei entrata inconsapevolmente. Se mai ti svegliassi, infatti, scopriresti quanto è ingiusto il mondo che ti circonda, dove, sempre più spesso, si pensa alla salvaguardia delle balene (anche loro infatti hanno giustamente diritto alla vita) piuttosto che alla salvaguardia della vita umana in tutte le sue declinazioni. Buon riposo cara Eluana e non smettere mai di sognare un mondo migliore di quello che ti circonda. Per tua fortuna, ancora per poco.

5 commenti su “Buon riposo cara Eluana”

  1. Non capisco il paragone con le balene: le balene sguazzano nei mari e vivono la loro vita insieme ai loro piccoli. Poi arriva l’uomo che le attira a riva per massacrarle, e quelle che non sono adatte ad essere macellate vengono ributtate in mare per morire, mica vengono attaccate a delle macchine per prolungare la loro agonia.

    La Englaro, a differenza delle balene, non vive la sua vita e l’uomo non l’ha ridotta in quello stato a picconate, arpionate o bastonate, bensì è rimasta vittima di un incidente, non di un atto deliberato da parte di esseri umani. Il paragone non regge neanche un po’.

    Se proprio si vuole contestare la decisione della Cassazione e dire che il mondo fa schifo, si potrebbero usare argomenti più pertinenti. Anche se credo che speculare in proposito sia un’indelicatezza.

  2. @ Tooby:
    Grazie per aver risposto.
    Il discorso sulle balene voleva essere un esempio di come a volte si parli più volentieri della salvaguardia della specie animale (e ben venga!) “piuttosto che alla salvaguardia della vita umana in tutte le sue declinazioni”.

    Questo piccolo post (nuova piccola rubrica di PoliticaLive), come i futuri, vuole essere un piccolo spazio di riflessione sui temi dell’attualità. Pensieri di “qualsiasi parte e di qualsiasi colore” come nello stile di PoliticaLive con lo scopo di fermarsi un attimo a pensare in un mondo tanto veloce in cui tutto scorre senza che quasi ce ne accorgiamo.

    Spero di leggerti presto e grazie ancora per la tua opinione: è questo il bello di PoliticaLive 😉

  3. A me piace leggere qualunque punto di vista, proprio perché sono un tipo che divora di tutto per farsi una propria idea. Per questo il paragone fra balene e persone nella situazione della Englaro (ho letto da qualche parte che sono 2 500 circa) non mi riesce a convincere: un esempio maggiormente calzante potrebbe essere quello dei cavalli che si rompono una gamba e vengono abbattuti, ma anche questa mi sembra una caduta di sensibilità. La contrapposizione è fra esseri in grado di esprimere una propria volontà (come la Englaro prima dell’incidente) e esseri che invece non ne sono in grado in nessun caso (o meglio, che non vengono ascoltati).

    La differenza secondo me principale fra le balene e la Englaro sta nel fatto che da un lato la vita viene tolta senza alcun rimorso, in modo feroce, animalesco (immagino tu abbia visto il mare diventato rosso per il sangue della mattanza) e oltretutto fuori dalle regole (la caccia alle balene è vietata a livello internazionale); dall’altro lato, invece, si tratta di un percorso travagliato, costruito in base al diritto, ragionato e sicuramente non percorso in modo facile e senza rimorsi come infilare un piccone nella spina dorsale di un piccolo di balena (basta leggere le sentenze per notare che anche per i giudici applicare la legge, in questo caso, non è stato facile, e le varie sentenze che si sono susseguite hanno tentato in tutti i modi di salvaguardare la vita – credo che tu sappia che il tribunale ha tolto al padre ogni diritto di decisione, per passarli ad una curatrice indipendente nominata dal tribunale stesso, che alla fine ha deciso di schierarsi dalla parte del padre). Insomma, da un lato l’insensatezza, la ferocia, dall’altro il ragionamento e la ricostruzione della volontà dell’essere vivente, che il sistema giudiziario ha dapprima ignorato cercando in ogni modo di salvaguardare la vita, poi ricostruendola oltre ogni ragionevole dubbio. Per questo credo che la difesa della vita umana possa utilizzare ben altri argomenti ben più pertinenti: due decenni di vicende e di dibattiti forniscono intere enciclopedie di argomenti, senza essere costretti a tirare in ballo il lato oscuro degli uomini quando sterminano insensatamente gli animali, visto che in questo caso, possa piacere o meno, a vincere è stata la Ragione, che si è manifestata attraverso gli strumenti del Diritto (va detto che la conclusione sarebbe stata diversa se il Diritto, e quindi il Legislatore, fosse intervenuto concretamente invece di dibattere senza mai arrivare a qualcosa, ma in ogni caso si sarebbe giunti a un risultato ragionato e non dettato da sentimenti).

    Da quanto ho detto potrà sembrare che io sia senza cuore, una fredda macchina che ragiona ma non prova sentimenti, ma non è così: io sono dell’avviso che si tratti di una questione personalissima, della quale non dovremmo parlare, anche perché non se ne uscirebbe mai e poi mai: l’unica questione su cui si può e forse si deve dibattere è il lato del diritto, ovvero del caso generale, ovvero pensare a tutti gli esseri umani che sono o saranno nella situazione della Englaro. Si può e si deve ragionare sulla sentenza, che stabilisce che una persona ha il diritto di lasciarsi morire (è forse il gesto estremo dell’autodeterminazione e della libertà dell’individuo), e soprattutto serve a ricordare che la politica non può, come ha fatto negli ultimi vent’anni, dimenticare che essa esiste per risolvere i problemi della gente comune, e non per varare leggi Alfano varie. Dopo oltre vent’anni, forse è il caso di arrivare a una conclusione almeno sul testamento biologico, e spero concorderai. Sulla questione “è giusto o non è giusto” la valutazione deve essere personale, perché è la vita del singolo ad essere in gioco e non un interesse generale (come ha deciso la Cassazione). Insomma è la persona a dover decidere se porre fine alle proprie sofferenze, e deve essere in grado di farlo prima che sia troppo tardi, per non creare situazioni di odiosa speculazione come il caso Englaro, diventato, secondo me, un vero e proprio schifo, poiché si parla tanto, si ci indigna tanto, ma poi non si fa niente (non vorrei apparire qualunquista, ma fra quei politici che si lamentano della sentenza credo non ci sia nessuno che abbia detto: “è colpa nostra che non abbiamo varato leggi per regolamentare la cosa”).

    In conclusione, va dimenticato il caso particolare, e va risolto il caso generale, perché già oggi ci sono migliaia di persone (e altrettante famiglie attorno) nella stessa situazione, e altre migliaia di persone, te e me compresi, domani potrebbero trovarsi purtroppo nel medesimo stato. Scusa se mi sono dilungato, ma sono convinto che non si possa liquidare la questione in poche parole (è giusto o non è giusto, è un diritto o è un omicidio, povera Eluana che viene uccisa dallo Stato, povera Eluana che è morta quindici anni fa). Quando sento commenti del genere, che sono poco più che casuali, la mia indignazione per una tale indelicatezza si accende.

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