Scontri in Siria, almeno 20 morti. Tensione anche in Yemen e Giordania

Le proteste e le manifestazioni spesso anche violente che hanno interessato il Nordafrica, in particolare Egitto, Tunisia e Libia, sembra si stiano estendendo verso il Medio Oriente, interessando in particolare la Siria, dove ci sarebbero state alcune decine di morti, ma anche lo Yemen e la Giordania.
In Siria, in particolare, il bilancio degli scontri di oggi sarebbe di oltre trenta morti, con manifestazioni contro il governo in più di dieci città: almeno 20 persone sarebbero state uccise solo a Samnin, mentre si conterebbero due morti a Daraa, e nella capitale Damasco la polizia avrebbe arrestato una decina di manifestanti e ucciso tre persone nel sobborgo Mauadamieh.
Proprio ieri, il presidente siriano Bashar al Assad aveva annunciato una serie di riforme sociali, come l’ aumento dei salari dei dipendenti pubblici e la lotta alla corruzione, ma sopratutto, la revoca dello stato di emergenza in vigore dal 1963, e la Francia, oggi, si è appellata alle autorità siriane affinchè tali riforme vengano attuate in modo “effettivo e rapido”.
A Daraa, poi, i giornalisti, sia siriani che stranieri, sono stati respinti da posti di blocco dell’ esercito siriano e di agenti di sicurezza in abiti civili, che hanno anche sequestrato loro l’ attrezzatura e gli oggetti personali.
Per le strade della capitale Damasco, stando a quanto riportato dalla tv siriana, avrebbero oggi sfilato anche i lealisti, a sostegno del presidente Bashar al Assad, e del Baath, che è il partito unico da quasi mezzo secolo.
Altre manifestazioni sarebbero scoppiate a Qamishli, città nel Nord-est della Siria, al confine con Turchia e Iraq e abitata per lo più da curdi, dove la polizia avrebbe sparato contro i manifestanti, mentre circa tremile giovani si sarebbero radunati nella piazza centrale di Duma, sobborgo a nord di Damasco.


In Giordania, invece, ci sarebbe la prima vittima degli scontri, ad Addam, tra sostenitori e oppositori del regime, oltre a un centinaio di feriti.  Ci sarebbero stati attriti, in particolare, fra circa duecento sostenitori del regime e i “giovani del 24 marzo”, un gruppo che comprende vari orientamenti, anche islamisti. Alcuni dimostranti, stando a quanto riferito da Al Jazeera, sarebbero stati attaccati da gruppi di “picchiatori” mandati dal governo.
Il segretario della Difesa Usa, Roberts Gates, è oggi atteso in visita in Giordania, e dovrebbe incontrare anche il re Abdallah. Gli Stati Uniti sarebbero infatti preoccupati per le tensioni che si stanno verificando da gennaio nel paese. Il re aveva nominato un nuovo premier, Marouf Bakhift, ma questi non sembra disposto ad ascoltare la richiesta di una monarchia costituzionale.
Nello Yemen, invece, l’ esercito ha sparato in aria per tenere distanti sostenitori e oppositori del presidente Ali Abdallah Saleh, che manifestavano in due differenti piazze. Non si sarebbe infatti giunti ad un accordo tra il presidente e il generale Ali Mohlsen, passato con i rivoltosi insieme ad una parte consistente dell’ esercito.

Lascia un commento