Berlusconi a Bersani: “Solita politica politicante, il Governo non cade”

Ancora querelle politica, anche se stavolta la nuova sensazione è che le elezioni anticipate sembrano scongiurate. L’accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, infatti, è quello di non andare al voto ma proseguire con l’attuale maggioranza (non c’è spazio per l’UdC) e nella condivisione sottoscritta dei cinque fatidici punti attorno ai quali il PdL e Futuro e Libertà sembrano voler convergere. Nel contempo, il rilancio di Pier Luigi Bersani, segretario Pd, è quello di ricreare l’esperienza dell’allora Ulivo per mandare a casa il Premier.

Assist che Berlusconi ha immediatamente colto per rimarcare la gozzoviglia di idee e partiti nei quali il centro-sinistra ha perso la propria identità: “Estate di vecchia politica, l’opposizione vuole solo ammucchiate“: è la frecciata rivolta all’opposizione nel corso di un messaggio inoltrato ai Promotori della Libertà, nel quale il Cavaliere conferma la tenuta – stabile – del Governo.

Il PdL a Futuro e Libertà: “Accordo in cinque punti, altrimenti si vota entro dicembre”

Vertice a Palazzo Grazioli con i principali referenti del Popolo del Libertà per definire la strategia da intraprendere per far uscire allo scoperto i finiani di Futuro e Libertà: Silvio Berlusconi e tutta la pattuglia hanno stilato e redatto un documento di dieci pagine nelle quali sono contenuti i punti programmatici da sottoporre a Gianfranco Fini e compagnia: in caso di assonanza, percorso ancora congiunto da qui alla fine del mandato (o, almeno, fino a che durerà); in caso di divergenze, elezioni entro dicembre.

Oltre sei ore di conciliabolo per evidenziare nuovamente i cinque cardini su cui non si prescinde: federalismo fiscale, fisco, Sud, giustizia e sicurezza. Ovvero, Tutti punti non trattabili, sui quali i capigruppo Pdl di Camera e Senato elaboreranno una mozione di fiducia da sottoporre alle Camere a settembre. Un comunicato a fine vertice e le parole del Presidente del Consiglio, determinato nel sostenere che Noi non dobbiamo conquistare nessuno, nemmeno i finiani. Sono rimasti nel Pdl e io personalmente, ma credo nessuno dei dirigenti del partito, non ho fatto nessuna telefonata. Inoltre, ribadisco che sul Presidente della Camera non ho mai incentivato alcuna campagna giornalistica“.

Berlusconi apre a Fli: bluff o conciliazione?

Silvio Berlusconi che tenta la via del dialogo nei confronti dei fuoriusciti del Popolo delle Libertà è una novità vera. Il Premier che si mostra addirittura conciliante rispetto alla frangia di Futuro e Libertà rischia di esere un passaggio politico interessante, ermetico, da intuirci tutto “ora o mai più”. Il bluff è nell’aria ma al contempo la mano è tesa, nel tentativo di stringere idealmente – ma neppure troppo – quella di Gianfranco Fini.

Una nota diramata in serata con cui il Presidente del Consiglio mostra l’ennesimo volto che non ti aspetti (specie dopo la dichiarazione di Umberto Bossi che punta deciso verso le elezioni): “Al di là del frastuono delle irresponsabili e a volte farneticanti parole pronunciate da taluni contro il governo e contro la propria stessa maggioranza, se vi sarà lo spirito costruttivo contenuto nelle dichiarazioni di alcuni senatori del centrodestra (deputati Fli, ndr), che accolgo con grande soddisfazione e disponibilità, sarà certamente possibile ritrovare quell’unità che, ove mancasse, non potrebbe che portare a scelte dolorose e definitive“.

Parla da paciere, il Premier, e intuirne lo scopo è in realtà più difficile di quanto sembri: semplice voglia di dialogo? Estremo tentativo di ricompattare tutto, lasciare ogni divergenza alle spalle, tirare un telo e non buttargli più un occhio? Potrebbe esssere. Ma l’altra versione – che rimanda al tentativo di spaccare in due, e indebolire, i deputati di Futuro e Libertà che hanno mostrato una differenza di vedute rispetto al comportamento da tenere con l’attuale maggioranza; che riporta al tatticismo fondamentale secondo cui PdL sarebbe in attesa che la spaccatura venga ufficializzata dagli avversari, se ne assumano la responsabilità – sembra altrettanto verosimile.

Bossi vuole le elezioni: “Senza Fini, la gente non ha fiducia”. Assunta Almirante incorona La Russa

La Lega Nord diventa spettatore interessato rispetto alla partita che si sta giocando tra i banchi della maggioranza di Governo: Umberto Bossi e le camicie verdi, pur conservando un “rispettoso” distacco nei confronti delle vicissitudini griffate Popolo della Libertà, non possono fare a meno di alzare la voce per evitare di cadere vittima indiretta delle querelles ormai quotidiane tra esponenti berlusconiani e finiani.

Il Senatur non ci sta più e, avvallato dai sondaggi che continuano ad attribuire alla Lega Nord una crescita costante in termini di consensi, prende la parola per invocare le elezioni anticipate. Inutile sperare di concludere la legislatura in queste condizioni: il rischio sarebbe quello dell’immobilismo governativo e “il popolo del nord questo non lo vuole”. Perentorio, Bossi, nello schierarsi ufficialmente contro Gianfranco Fini che è oramai un ex alleato di cui liberarsi il più in fretta possibile.

In barba ai tentativi di mediazione di alcuni, il leader leghista preferisce semmai seguire il ragionamento di coloro che sollecitano la maggioranza a riaffidare la parola agli elettori:Bersani e Fini non vogliono il voto perchè sanno di non avere i voti: in Italia solo in due li hanno, Berlusconi e io. Che non siamo uguali: il sottoscritto è un segretario cattivo e uno come Fini l’avrebbe sbattuto fuori dal partito già da tempo, da quando – durante l’asseblea nazionale del PdL – andò sotto il palco da cui parlava Berlusconi: con il dito alzato verso Silvio, era da sbattere fuori in quel momento. Io avrei fatto così, ma Silvio è più buono di me, è una persona per bene“.

PdL – Fli: Prestigiacomo e Della Vedova, scopri le analogie

Continua a tenere banco la querelle (ma in realtà è qualcosa di più) che tra i banchi della maggioranza parlamentare differenzia sempre più le intenzioni (politiche, programmatiche, strutturali) del Popolo della Libertà e quelle di Futuro e Libertà. A rimarcare le differenti posizioni tra i seguaci di Silvio Berlusconi e i fedeli a Gianfranco Fini ci pensano, una volta di più, due esponentio poltici riconducibili agli schieramenti di cui sopra.

Da una parte il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo; dall’altro Benedetto Della Vedova, numero due dei deputati Fli (appena dietro il capogruppo Italo Bocchino). Nel corso delle due interviste concesse a diversi quotidiani, pare di trovarsi di fronte al giochino delle differenze: scoprite quali, verrebbe da dire, se non fosse che stavolta la difficoltà è semmai quella opposta. Provate a trovare le analogie. La crisi di Governo vissuta dai due politici, infatti, rimarca nelle parole degli stessi le divergenze che emergono ogni giorno di più.

La PRESTIGIACOMO: “Inimmaginabile procedere con il logorio e i ricatti delle scorse settimane: noi siamo pronti al voto, credo che il PdL sia l’unico partito realmente in grado di affrontarlo. I finiani? Atto di chiarezza doloroso ma dovuto, volevano indebolire il Governo e il premier“. Non pare dello stesso avviso DELLA VEDOVA: “Il portavoce PdL, Daniele Capezzone, oggi chiede le dimissioni di Fini come allora (facevano parte entrambi dei Radicali, ndr) sparava a zero su Berlusconi. Non ottenne effetti prima, accadrà la stessa cosa. Un confronto con il PdL? Se prevale la prepotenza irrazionale che mira a sfasciare, a fare di Fini bersaglio politico non ci si può fare nulla. Io resto ottimista per natura: spero che prevalga il buon senso per evitare nuove elezioni, sarebbe l’ennesima paralisi“.

Casini ai giovani UdC: “E’ il tempo dell’unità di Governo”

A Jesolo, provincia di Venezia, si è chiusa oggi la scuola di formazione per i giovani Udc con intervento finale del leader del partito Pier Ferdinando Casini il quale, nello stimolare i giovani a intraprendere con passione la volontà di prestare servizio politico per il Paese, ha ribadito come, all’Italia odierna, serva un Governo di unità nazionale che consenta di garantire un armistizio tra le forze di maggioranza e opposizione e che al contempo sappia portare avanti manovre impopolari ma necessarie per risollevare i destini (soprattutto economici) della penisola: “I provvedimenti impopolari che servono al Paese non si riescono a fare perché chi governa ha paura di perdere le prossime elezioni. Allora c’è la necessità di un governo di unità nazionale che abbia un’agenda dolorosa, che affronti le questioni vere di questo Paese e anche di armistizio fra le grandi forze che sono in campo“.