Barack Obama. Il discorso del Presidente

[Photo| Flickr] Ecco il testo integrale del discorso di insediamento di Obama, Washington, 20 gennaio 2009. Votatelo a piè di pagina (è lunghetto, sì!)

Concittadini. Sono qui oggi, umile davanti al compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete dato, consapevole dei sacrifici dei nostri padri. Ringrazio il presidente Bush per i servizi resi alla nazione, come pure per la generosità e la collaborazione dimostrate durante questa transizione.

Quarantaquattro americani hanno sinora prestato il giuramento presidenziale. Sono state parole pronunciate sull’onda crescente della prosperità e nelle acque tranquille della pace. Eppure, di tanto in tanto, il giuramento è stato pronunciato tra l’addensarsi delle nubi e l’infuriare della tempesta. In quei momenti, l’America ha proseguito il suo cammino non solo grazie all’abilità e alla visione di coloro che occupano i più alti incarichi, ma anche perché noi, il popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri padri, nel rispetto della nostra costituzione.

Obama Day, la papera del giudice

[Photo| Flickr] Obama Day: Barack Hussein Obama è il 44esimo Presidente degli Stati Uniti. Già. Che scoop eh?

Barack Hussein Obama è anche un Presidente cui è scappato un sorriso nel corso del suo solenne giuramento ieri, seguito in diretta da milioni di persone, americani e non. Sorride, Barack, mentre giura solennemente sulla stessa Bibbia usata da Abraham Lincoln il 4 marzo 1861. Da allora, la copia non era mai stata più utilizzata per l’Inauguration Day.

Perché ha sorriso, il bell’Obama? Per la papera (no, non la moglie, di cui pure in molti hanno criticato il vestito giallo – polemica che, a mio avviso, fa molto “pippa” all’italiana, se permettete) del giudice John Roberts, che lo ha fatto sbagliare e gli ha fatto scappare un sorriso. Roberts, infatti, ha invertito alcune parole, e ha detto:

Giuro solennemente di svolgere l’incarico di Presidentedegli Stati Uniti con fedeltà

Mentre la formula era invertita:

Giuro solennemente di svolgere con fedeltà

Il fuori-etichetta è sempre meglio e più umano, in fondo…

Update: l’amico Tooby ci fa notare che potrebbe trattarsi di una vendetta. Un annetto fa il giudice Roberts era stato criticato aspramente proprio da Obama, il quale gli votò anche contro.

Renato Curcio, niente pensione

Renato Curcio in pensione? No. L’Inps gli ha comunicato che non ne ho diritto: ha lavorato nelle carceri, ma non ha cumulato un numero di anni sufficienti. Curcio, 67 anni, non ha diritto neppure alla pensione sociale, dato che la moglie lavora e ha un reddito.

Renato Curcio, fondatore delle Br mai pentito né dissociato. Ha scatenato oggi la polemica sul diritto alla pensione, scatenando l’ira dei parenti delle vittime che hanno interpretato le sue parole come una richiesta dell’assegno mensile.

Lorenzo Conti, figlio di Lando il sindaco fiorentino ucciso dai brigatisti:

Se lo Stato concede a Curcio una pensione pagata dall’Inps, io chiedo asilo politico all’America o a Israele che hanno mostrato sempre vicinanza alle vittime del terrorismo e non ai carnefici».

C’è chi parla, però, di strumentalizzazione delle parole del fondatore delle Brigate Rosse. Dicono:

Gli hanno chiesto se, dato che ha 67 anni, stesse per andare in pensione e lui ha risposto che non ne ha diritto. Il resto è strumentalizzazione perché qui a Pesaro siamo già in campagna elettorale

Che ne pensate? Parole strumentalizzate o intenzione reale?

Cesare Battisti, il caso: l’Italia allo specchio

Cesare Battisti rifugiato politico in Brasile. Ciò che più fa riflettere è la motivazione data alla decisione. Ma andiamo con ordine.

Ieri notte arriva in Italia la notizia che il Ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, ha deciso di non concedere l’estradizione a Cesare Battisti. Il punto è che Battisti è stato condannato in contumaciaergastolo, con sentenze passate in giudicato, per aver commesso quattro omicidi in concorso durante gli anni di piombo. Già latitante in Francia, dove benificiò a lungo insieme ad altri terroristi della dottrina Mitterrand, è diventato uno scrittore di romanzi noir. Quando la Francia decise che l’avrebbe restituito all’Italia, si rese latitante in Brasile, dove venne arrestato nel marzo 2007. E dove ora ha ottenuto lo status di rifugiato politico.

Militante dei Proletari Armati per il Comunismo, è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi: Antonio Santoro (Udine, 6 giugno ’78) – esecutore materiale, Lino Sabbadin (Santa Maria di Sala, 16 febbraio ’79) – copertura armata, Pierluigi Torregiani (Milano, 16 febbraio ’79) – attentato, co-ideatore e co-organizzatore, Andrea Campagna (Milano, 16 aprile ’79), esecutore materiale.

Gomorra, addio all’Oscar

Gomorra dice addio all’Oscar. Non ce lo aspettavamo. Non se lo aspettava nessuno. Non se lo aspettava certo il regista. Il film di Garrone aveva avuto un 2008 di tutto rispetto. Premiato a Cannes, premiato agli European Film Awards, era stato benedetto da Steven Spielberg e Sophia Loren, era innegabilmente in odor di Oscar.

E invece no, niente statuetta. Il 2009 è appena iniziato, ed è già una pessima annata. Gomorra è rimasto a secco sia ai Golden Globe sia agli Oscar: la pellicola non rientra nelle candidature. Fabio Cannavaro (grande e insospettabile critico cinematografico, oltre che calciatore a tempo perso) portasse un po’ sfiga?

Mike Bongiorno Senatore a vita?

Mike Bongiorno Senatore? E’ il suo sogno, e non ne ha mai fatto mistero. E forse il 2009 potrebbe finalmente essere l’anno buono.

Chissà che davvero nel 2009 non riesca a ottenere il regalo più grande, diventare senatore a vita

Michael Nicholas Salvatore Bongiorno è nato a New York il 26 maggio 1924. Ha 85 anni ed è una certezza della vita e della culura (dalla tv) italica da oltre mezzo secolo. Ecco perché spera in questo riconoscimento istituzionale: la poltrona a Palazzo Madama sarebbe un ottimo modo per sottolineare che ha rappresentato e rappresenta un pilastro per la televisione italiana ma anche per il costume del nostro Paese.

Filoberlusconiano, deve molto al suo datore di lavoro.

Tutte le volte che lo incontro, Berlusconi mi saluta con un ‘Ciao, senatore’

Mike Bongiorno ha votato per le presidenziali americane, e ha contribuito alla vittoria di Barack Obama. Peccato che poi dichiari:

Un Obama italiano? Non c’è, godiamoci il nostro Obama Berlusconi

E godiamocelo…

Porno in crisi? Rilanciamo la voglia di fare sesso

Porno, PoPorno. L’industria del porno è in crisi. Persino loro. E serve un piano per rilanciare la voglia di fare sesso.

Ecco perché i signori del porno americano hanno scritto una lettera al 111˚ Congresso Usa che si è appena insediato. Il messaggio? Un piano di salvataggio federale per rilanciare la voglia di sesso dei cittadini statunitensi, please. La crisi sta facendo passare la voglia di fare sesso? Di sicuro, sta mettendo a dura prova la voglia di farlo “strano”. E i protagonisti arrivano a chiedere un vero e proprio aiuto di Stato agli Usa. Tipo il bail-out accordato all’industria dell’auto e a Wall Street.

Larry Flynt, fondatore del periodico Hustler, e Joe Francis, produttore della serie di dvd “Girls Gone Wild”, hanno chiesto al Congresso un vero e proprio aiuto, per rilanciare il mercato del porno con un pacchetto di aiuti statali da 5 miliardi di dollari. Flint, lo si ricorda, è stato al centro di una campagna legale per i diritti civili che nel 1996 ispirò il film Larry Flynt – Oltre lo scandalo di Milos Forman.

Anatre scomparse: parte la ricerca Nasa

Novanta anatroccoli scomparsi al freddo e al gelo. Novanta anatre – ma non si tratta di anatre qualunque – disperse in Groenlandia, proprio in mezzo ai ghiacci in cui si getta il colossale ghiacciaio di Jakobshaven: lo stesso da cui si staccò l’iceberg che segnò l’affondamento del Titanic.
Perché la Nasa cerca 90 anatre sparite? E che fine hanno fatto i simpatici pennuti? C’è chi pensa che possano averli rapiti i russi… Perché sarebbero interessati a questi esserini gialli, tondi, con il becco arancione, gli occhioni teneri e… fatti di gomma?

Obama? Non deluderà l’America



[Foto | Flickr]


Non deluderà l’America. Possiamo aggiungerci anche il Mondo? (Vorremmo).


Ne parla, il Presidente eletto, in una lunga intervista a un mese dal suo insediamento alla Casa Bianca che Repubblica pubblica oggi.


Ho deciso che il 2009 sarà l’anno del cambiamento. In positivo, spero. E nel piccolo, e nel grande. Una sensazione che spero tanto si riveli corretta, e non perché abbia velleità da sensitiva. Anzi.


Una frase mi ha colpita.

Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione, ma con i terroristi saremo inflessibili


Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione. Con l’Islam, e non solo. Riconciliazione potrebbe essere la parola chiave, in un mondo completamente impazzito. Chissà, forse sono solo sdolcinati pensieri pre-natalizi (aborro!!!)…


Obama’s Team: La compagnia multicolore

Maligni voi che leggete! So che qualcuno di voi, alla lettura del titolo e all’accostamento del nome Obama e il termine multicolore avrà sicuramente pensato ad una sua nuova abbronzatura. Non preoccupatevi, tranquillizzatevi, fortunatamente questa volta non parleremo di queste doti “naturali” date al neo-presidente degli Stati Uniti d’America quanto invece alle tinte che ha preso la nuova squadra di governo creata da Barack Obama e che è stata presentata ufficialmente al popolo americano. Una squadra che dimostra, una volta di più, l’idea di cambiamento tanto annunciata dal coloured candidate, quanto effettivamente messa poi in pratica.

Presidenza Obama: Spazio ai Clintoniani

Passano i giorni e lentamente, anche i più accesi sostenitori di Obama, iniziano a lasciarsi alle spalle i bagordi della vittoria delle presidenziali del 4 novembre per concentrarsi sul momento in cui, il neo-presidente, andrà da loro per informarli sul loro nuovo ruolo nella presidenza democratica.

Molti sono stati gli storcimenti di naso, specie di alcuni obamiani seccati di aver visto nomine assegnate a personaggi che non ne avrebbero avuto bisogno e diritto: vedasi Mrs. Hillary Rodham Clinton. Per la rivale alle primarie democratiche, con la quale Obama ha probabilmente combattuto una sfida ancor più dura rispetto a quella con McCain, parrebbe sia pronta la sedia di Segretario di Stato.

Una scelta ambigua per l’elevato coinvolgimento della Clinton in molte faccende extra-governative, ma che la stessa Hillary avrebbe confermato di essere disposta a mollare pur di ottenere la carica. “Se mi vuole io ci sono, Mr. President. Ad ogni prezzo!”. Con grande gioia del sottoscritto!

Obama, No Grazie

Povero Barack. Ancora non è presidente e già si ritrova a dover affrontare i malumori dei primi americani. C’è da dire che questi mugugni arrivano, quasi in maniera clamorosa, da chi gli sta più vicino ovvero dai suoi più calorosi sostenitori e dai cittadini della sua Chicago.

Siamo più o meno al livello di “quello ha vinto al superenalotto e speriamo che si ricordi di me…”. In effetti è questo che rode alla maggior parte di obamiani, non essere ricompensati per aver creduto nel neo-presidente abbronzato.

E’proprio vero che la corsa alle “cadreghe” (sedie per i non avvezzi ai film di Aldo, Giovanni e Giacomo) non smetterà mai, e che risulta essere più importante dei propri stessi ideali. Ma d’altronde non devo certo insegnarlo io, noi italiani siamo già abbastanza bravi nella stessa professione.

Questo è Obama Style

L’elezione è arrivata come molti, se non tutti, si aspettavano. Il fatto è che addirittura i repubblicani si aspettavano questa vittoria democratica nonostante alla fine si sono messi a rosicare quanto il loro cane sciolto ha fatto i suoi personali complimenti al coloured candidate.

Così in meno di 72 ore ecco che Obama si presenta di fronti ai giornalisti per dimostrare al mondo intero che lui, l’uomo dell’incrocio afro-hawaiano, è veramente il simbolo del rinnovamento, del nuovo mondo che arriva, e dimostra a tutti che le sue parole saranno fatti, presto, prestissimo, anche se comunque ci sarà da attendere la sua effettiva salita al potere.

Dimostrazione di forza, ironia sulla propria immagine, voglia di dimostrare che la scelta americana si è rivelata azzeccata, bisogno di dimostrare al mondo che non è un pivellino: tutto questo è e sarà l’Obama Style.

Presidenziali USA: Onore agli sconfitti

Obama! Obama! Obama! Tutti al mondo urlano e cantano la sua vittoria. Come è giusto che sia. Eppure quella democrazia che ha vinto negli USA con il candidato democratico, ha vinto, in misura ancora maggiore, nelle parole di John McCain, grande sconfitto di questa presidenziale “one way”, ovvero a senso unico.

Nel suo discorso di sconfitta tanti mea culpa e un gesto di grande signorilità: i complimenti ad Obama e il tentativo di spiegare al suo elettorato, quei repubblicani “incazzati”, che Barack sarà anche il loro presidente per i prossimi 4 anni. Il momento difficile lo impone d’altronde.

Ma se invece che una mossa da gentiluomo quella di McCain fosse solo una grande mossa mediatica? I repubblicani si sapeva che sarebbero usciti sconfitti a causa di George W. Bush jr. e necessitavano di riconquistare il proprio elettorato. Che il messaggio sia voluto passare così?