TAV: è ancora confusione. Scendono in campo Tajani e Chiamparini

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La Tav fa ancora discutere, all’interno del governo, ma non solo. L’Unione Europea scende in campo con il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, che va nei cantieri della discussa opera per dare sostegno al progetto.

D’altra parte la UE ha messo il 40% dei finanziamenti. Assieme a Tajani anche Alberto Cirio, deputato a Bruxelles per Forza Italia, stesso partito di Tajani.

Le posizioni

Alla galleria di Chiomonte e a quella di Saint Martin la Porte si presenta anche il presidente della Regione Piemonte. Non è un segreto che anche Sergio Chiamparino si batte per la Tav. contro invece, sempre il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli.

Scontro tra referendum, proposto da Chiamparino, e contro analisi, del ministro. E così anche il presidente della Regione vuole la sua analisti, per rivalutare i costi e benefici. Chiamparino apertamente dice che “quella del governo sarà di parte”. Il rapporto Chiamparino sarà pronto per gli Stati generale delle infrastrutture della Regione che si terrà il 28 settembre.
Con Chiamparino e Tajani ci sono naturalmente la UE e la Francia. In Italia sono gli ex alleati del patto del Nazareno a sostenere il progetto. Forza Italia e Pd spingono per completare l’opera e si preparano a dare battaglia. Alleati i sindacati, che vedono nella Tav l’occasione per creare lavoro.

Sulla TAV la Francia mette l’altolà. Per Di Maio referendum possibile

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Il momento di schiarite sulla TAV è cominciato, con un botta è risposta tra Ministero delle Infrastrutture, Francia, e Regione Piemonte. Per la Francia, la TAV si deve fare, per i 5 stelle no, mentre per Chiamparino serve un referendum.

Il tavolo

Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino dice che sere un referendum e il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, apre a questa possibilità, a La7.
“Gli stanziamenti sono una cosa ma il tema è che il cantiere non va avanti, non autorizzerò mai un’opera che si faccia con poliziotti in assetto antisommossa e fili spinati”. Questa la presa di posizione di Di Maio, che ribadisce come i 5Stelle non siano dei noTav a priori. Il problema, secondo il ministro, è che l’opera è tecnicamente obsoleta.

“Il punto è la Torino – Lione che dovrebbe portare le merci da Torino a Lione. Questo tunnel è stato progettato 30 anni fa, oggi ci sono nuove tecnologie, c’è la stampa in 3D”.

Ma dalla Francia dicono che ormai “Abbiamo ormai superato il punto di non ritorno”. A parlare è l’ingegner Yves Sarrand, direttore generale del dipartimento della Savoia. Si tratta di uno degli uomini Tav più importanti, al di là delle Alpi.

“La discussione se realizzare l’opera appartiene da tempo al passato. La Torino-Lione non è un progetto, è un cantiere che sta procedendo. Stiamo lavorando e le frese scavano”.

“La discussione in Francia riguarda solo il tracciato da Lione all’imbocco della galleria e i tempi di realizzazione. Nessuno si sogna di discutere il tunnel di base che si sta scavando”.
La Francia dunque, forse adeguerà la linea attuale solo nel futuro, quando il traffico commerciale sarà aumentato.

Accordo UE sui migranti: già tutto da rifare?

Migranti LampedusaA pochissime ore dall’intesa sui migrati, Macron si rimangia tutto e rimette in discussione l’accordo, già molto precario. Sembra dunque che Salvini sia stato buon profeta, quando, appena annunciata l’intesa, aveva espresso perplessità. “Non mi fido”, in sostanza le parole del leader del Carroccio.

E Macron ha subito rimesso in discussione una parte fondamentale dell’intesa. L’Italia voleva la condivisione delle responsabilità, ma il presidente francese, al secondo giorno, ha gelato Conte: “L’accordo sui migranti raggiunto nella notte tra i Paesi Ue coniuga responsabilità e solidarietà”. Ma la responsabilità è “dei Paesi di primo arrivo.

I sì e i no di Macron

La Francia accetta la mutualizzazione dell’organizzazione e i finanziamenti europei, ma ribadisce la volontarietà dei centri di accoglienza nella Ue che devono essere organizzati nei paesi di primo ingresso. E ancora: “la Francia non sia un paese di primo arrivo”.

Una presa di posizione contraria a quanto voleva l’Italia, il paese maggiormente esposto, se non l’unico, come paese di primo arrivo.

Il premier Conte pensava di aver raggiunto l’obbiettivo, e invece si ritrova con un nulla di fatto sul punto più importante per il nostro paese. In un tentativo di distensione, il premier ha dichiarato: “Macron? Era stanco. Lo smentisco”.

Secondo Conte infatti, nell’accordo raggiunto “non si fa riferimento a un Paese di primo transito o di secondo transito”. La Francia dovrà dunque fare la sua parte.

Banca Popolare di Bari, con Mutuo Break si sospende la quota capitale della rata fino a 3 volte

Affrontare il futuro è una sfida complicata, ma che deve essere intrapresa con la massima serenità. È quello che pensa anche la Banca Popolare di Bari, che ha pensato bene di sviluppare uno strumento ideale per tutti i clienti che vogliono realizzare i propri sogni, senza però dover perdere ore e ore di sonno.

Si tratta di Mutuo Break, una soluzione perfetta per tutti quei privati che hanno l’esigenza di sospendere il pagamento della quota capitale per diverse volte nel corso del piano di ammortamento del proprio mutuo. Stessa situazione per chi ha bisogno di maggiore flessibilità oppure chi ha la necessità di liberare maggiore liquidità che deve essere destinata a far fronte alle esigenze della famiglia.

Mutuo Break ha una durata massima fino a 30 anni (con un numero di rate pari a 360): l’ansia e la preoccupazione legata alle spese improvvise si possono finalmente combattere. Questo mutuo è l’ideale, quindi, per chi deve acquistare una nuova abitazione, oppure anche ristrutturarla. Tante condizioni vantaggiose sono previste anche per tutti coloro che sono già soci della Banca Popolare di Bari e non si limitano certamente al solo spread promozionale dello 0,75% sul tasso fisso.

Uno strumento per affrontare esigenze e non bisogni. È esattamente questa l’idea che sta alla base della campagna pubblicitaria relativa a Mutuo Break, che è stata realizzata da parte di Hdrà, un noto gruppo di comunicazione che ha voluto esaltare questa nuova proposta della BPB. Un filmato in cui si nota la principale caratteristica di Mutuo Break, ovvero l’opportunità di sospendere il pagamento della quota capitale della rata fino a tre volte e fino ad un massimo di 12 mesi consecutivi per ogni singola opzione. Il protagonista dello spot, Paolo, è un ragazzo che sta acquistando una nuova casa e sceglie Break proprio perché evita ogni possibile segnalazione di criticità.

 

I tempi per il nuovo governo si allungano

giuseppe_conteNon sapremo nulla, almeno ufficialmente, sul nuovo governo, fino a domenica. Sembrano questi i tempi necessari al premier incaricato Giuseppe Conte, per arrivare alla lista dei ministri. Ci sono diversi nomi in ballo, ma anche veti incrociati, da più parti.

Intanto oggi, il neo premier ha incontrato Salvini e Di Maio, per un’ora e mezza, assieme a Visco di Banca d’Italia.

Anche se Conte non ha escluso di tornare da Mattarella oggi stesso, ci sono ancora dei dubbi su alcuni nomi. Intanto il premier uscente Gentiloni ha lasciato oggi il suo ufficio.

I nomi in ballo

I nodi da sciogliere sono ancora quelli dei dicasteri più importanti, a partire da quello dell’economia. Il ministro indicato dalla Lega, Paolo Savona, è ancora al centro degli incontri. Sembra che ci siano, come avrebbe detto lo stesso Savona, qualche veto su di lui. A conferma di questi veti, l’allungamento dei tempi. Il problema sarebbe il suo euro-scetticismo, nonostante un curriculum di primo piano.

Definitivamente bruciata sembra la candidatura di Laura Castelli alle infrastrutture, dopo le rivelazioni di Repubblica sulla gola profonda per gli autori del libro Supernova che spara a zero sul Movimento.

Sarebbe stata proprio la Castelli a inviare mail al veleno contro Di Maio e Di Battista. La piemontese era già malvista da Confindustria e Lega per le sue idee No-Tav.

Poi ci sono sono gli Esteri, con Massolo che probabilmente non sarà nominato, e la Difesa, ancora da definire.

Lo storico incontro tra le due Coree e la denuclearizzazione. Piantato il pino della pace

coreaAlla fine le due Coree si sono incontrate al confine, in uno storico meeting sulla linea di confine tra Kim Jong-un e Monn Jae-in.

I due leader si sono stretti la mano sulla linea, e poi hanno entrambi attraversato simbolicamente il confine da entrambi i lati, per poi piantare insieme un albero di pino.

Gli annunci coreani

In occasione dell’incontro, il leader Kim Jong-un ha anche annunciato la chiusura del sito dei test nucleari di Punggye-ri, da fare in una cerimonia pubblica. Un gesto simbolico, più che altro, visto che il sito sarebbe ufficialmente inattivo, e i test sarebbero comunque conclusi.
Ma secondo la Corea del Sud, due ulteriori tunnel sarebbero ancora in funzione, e in buone condizioni.
Soddisfazione è stata espressa dai leader di tutto il mondo, e parole di buon aspicio sono state espresse anche da Papa Francesco.
Ora si attende il prossimo, storico, incontro, tra Kim Jong-un e il presidente Usa Donald Trump. La Corea del Nord ha gocato una partita strategicamente perfetta, prima con i test nucleari, e ora con lo smantellamento del sito. Una partita che ha portato gli USA ad essere meno aggressivi, per poter così poi incontrare, in un evento storico, gli americani.

Fabrizio Bertot: riparte l’Officina delle Idee e del pensiero

Fabrizio Bertot

Il comune di Rivarolo Canavese riparte da Fabrizio Bertot, europarlamentare ed ex sindaco del Paese. Nonostante il susseguirsi di impegni internazionali, che lo hanno visto partecipare attivamente alle elezioni politiche in Russia e in Azebaijan in qualità di osservatore internazionale, il politico non ha lesinato energie, impegnandosi attivamente sul proprio territorio.

L’impegno di Fabrizio Bertot per Rivarolo Canavese  è stato dunque quello di far ripartire il progetto dell’«Officina delle Idee e del pensiero», costituito da una serie di incontri legati a personalità di spicco della cultura, dell’arte e della politica. Le numerose attività internazionali intraprese in questi ultimi anni. hanno permesso a Bertot di maturare la dovuta esperienza politica, che pone oggi al servizio della propria collettività.

Fabrizio Bertot e l’Officina delle Idee e del pensiero

L’Officina delle Idee e del pensiero nasce come confronto di idee sui grandi temi della politica, come l’immigrazione, l’Europa o la famiglia; non mancheranno tuttavia ampi spazi dedicati alle questioni legate al territorio di Rivarolo Canavese ed alle prospettive di sviluppo.

L’ex sindaco di Rivaloro ha precisato inoltre come le pesone di buona volontà della società rivalorese che si aggregano attorno all’Officina delle Idee e del Pensiero presto si costituiranno in Associazione, così da mettere in atto le idee espresse lanciando una serie di iniziative culturali e politiche per la propria città.

«Mai come in questo momento di incertezza politica bisogna mettere insieme le buone idee per poter realizzare poi dei buoni progetti» ha voluto infine aggiungere Bertot, parlando dell’iniziativa, «al di là delle varie etichette e dei vari schieramenti, ma mantenendo ben salda la identità culturale italiana e canavesana. L’Officina delle Idee e del pensiero sarà il laboratorio per fare tutto questo».

La prima data degli incontri è prevista per il prossimo 23 aprile, alle ore 20:30, presso il teatro parrocchiale dell’oratorio San Michele, in via Fiume 15. L’ospite sarà Alessandro Meluzzi, psichiatra, scrittore e politico italiano di rilievo, con il quale si parlerà di Identità Europea e politiche migratorie. Seguiranno ulteriori incontri con  con lo scrittore e giornalista Magdi Cristiano Allam e con altre personalità di spicco.

Fabrizio Bertot e l’evento su Facebook

Banca Popolare di Bari, regalo di Pasqua dal Cda: approvato il bilancio 2017

Un’ottima notizia per Pasqua per la Banca Popolare di Bari: è stato infatti approvato il progetto di bilancio da parte del Cda per l’esercizio 2017. Durante gli ultimi mesi dello scorso anno, l’istituto pugliese ha perfezionato un’operazione di cartolarizzazione dei crediti a sofferenza per qualcosa come 350 milioni lordi. Una mossa che ha di fatto dato una mano a far calare, per il secondo anno di fila, il totale delle posizioni deteriorate, comprendenti sia quelle lorde che quelle nette.

In vista del 2018, il Gruppo ha previsto ulteriori operazioni di notevole importanza. Entrambi i coefficienti patrimoniali consolidati al 31/12 si aggirano intorno al 10,2% (il Cet1 e il Tier 1 Ratio) e al 12,7% (il TCr, ovvero Total Capital ratio). Tutti e due tali fattori sono al di sopra dei coefficienti che sono stati stabiliti per l’anno 2016 dal Regolatore ad esito dello SREP 2017. In riferimento ai dati reddituali, invece, il margine di intermediazione subisce un calo pari all’1,4%. Il problema è sicuramente il notevole aumento delle commissioni nette, che sono cresciute del 12%.

Ottime notizie anche in riferimento alla posizione di liquidità, dal momento che i due indicatori Lcr e Nsfr sono al di sopra dei limiti posti per legge (del 100%), pari rispettivamente al 190 e al 111%. Sono ben 353 le filiali del Gruppo Banca Popolare di Bari che include pure BpBroker, Popolare Bari Corporate Finance e la Cassa di Risparmio di Orvieto. In totale si tratta di 353 filiali, quindi, che si trovano spalmate su ben 13 regioni diverse.

Importanti notizie anche in merito alla trasformazione in Spa della Banca Popolare di Bari. Dopo la positiva sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 21 marzo, ecco che il Gruppo pugliese ha dato nuovamente il via a tutte quelle attività che sono fondamentali per poter raggiungere l’obiettivo di allinearsi con quanto previsto dalla legge.

 

Torna la tensione in Palestina: Gaza brucia. 12 i morti

palestinaSale alta la tensione in Palestina, con la guerra urbana che infuria a Gaza tra i Palestinesi e l’esercito israeliano. Ma il bilancio di 12 morti, tutti Palestinesi, è purtroppo solo provvisorio.

Gli scontri sono iniziati con la Marcia del ritorno, indetta da Hamas in occasione dell’anniversario dell’esproprio delle terre arabe nel 1948, quando nacque Israele.

Gli scontri

Purtroppo l’esercito israeliano ha sparato più volte, anche con l’artiglieria, contro i 17 mila Palestinesi, che hanno risposto con sassi e bottiglie molotov. Già in mattinata era rimasto ucciso un agricoltore palestinese che aveva violato la zona di sicurezza. Per l’esercito si trattava di una persona sospetta. Per i Palestinesi solo un contadino che doveva lavorare. Per l’esercito, l’agricoltore, insieme ad un altro Palestinese, si comportava in maniera strana. Ma la risposta dell’esercito è stata esagerata. Sembra che il contadino sia stato ucciso a colpi di artiglieria partiti dai carri armati con la stella di David.
La Comunità internazionale è stata richiamata dalle autorità palestinesi che chiedono “un intervento internazionale immediato e urgente per fermare lo spargimento del sangue del nostro popolo palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane”.
Le manifestazioni si stanno svolgendo in molti punti del confine, e purtroppo sembra che non ci sarà una tregua, almeno per il momento. Anzi, senza un intervento pacificatore, è probabile che l’escalation sia assicurata.

I Palestinesi hanno infatti indetto le manifestazioni di protesta, fino al 15 maggio, anniversario della nascita d’Israele.

Si delinea la lista Ministri del M5S

elezioni politicheUn altro nome si aggiunge alla lista dei Ministri inviata dal M5S al Quirinale, dal candidato premier Di Maio. Si tratta di Domenico Fioravanti, al Ministero dello Sport, che si aggiunge agli altri nomi già rivelati da Floris. Fioravanti è due volte oro olimpico nel nuoto a Sydney 2000. d annunciarlo Alessandro Di Battista a margine di “Sport e legalità” a Pescara, un evento organizzato dal Movimento a cui hanno partecipato anche Zeman e altri candidati ministri.

Le dichiarazioni

Un emozionato Fioravanti ha parlato dei valori e delle regole dello sport, troppo spesso travalicate in nome del profitto. “Semmai sarò ministro non sarò solo presente al taglio dei nastri, ma lo sarò in prima persona nelle palestre, nelle piscine e negli impianti sportivi per mostrare che non siamo solo figurine” – le prime dichiarazioni del nuotatore.

Zdenek Zeman

Anche Zdenek Zeman era presente e ha rilasciato delle dichiarazioni, schierandosi con il Movimento. La sua scelta è dovuta, secondo il Boemo, al fatto che il Movimento è “l’unica forza politica che presenta un programma sullo sport”.
Sono 18 i nomi nella mail inviata al Quirinale. Tra questi, quelli rivelati sono il generale Sergio Costa per l’Ambiente, l’economista Lorenzo Fioramonti allo Sviluppo econimico, Pasquale Tridico al Lavoro e Welfare, Giuseppe Conte alla Pubblica amministrazione e Alessandra Pace all’Agricoltura.

M5S: l’ammiraglio si ritira

m5sIeri la grande giornata dei candidati ai collegi uninominali del 5stelle è stata rovinata dal ritiro dell’ammiraglio Vieri, perché la sua candidatura era in violazione con il regolamento del Movimento. Il problema era la sua vecchia elezione consigliere comunale nel comune di Ortona per il PD. Una gaffe che ha giustificato con la mancata conoscenza del regolamento che vieta l’elezione di persone che abbiano già avuto incarichi in altri partiti. In corsa per il collegio Roma 10 va così Carla Ruocco, già deputata. Altra curiosità, è la candidatura di Nicola Cecchi, che ha militato nelle file del PD, ma mai eletto, quindi in regola. Sfiderà però Renzi a Firenze, per il Senato. I candidati “esterni” del M5S sono una novità per portare figure di spicco nel Movimento. Al collegio Senato di Giuliano è stata candidata Maria Castellone, ex ricercatrice del Cnr, mentre Zoccano, presidente del Forum italiano Disabilità, corre in Friuli contro la Serracchiani. La sociologa della Rete italiana Ecovillaggi Cinzia Boniatti corre a Rovereto, ma è sicuramente il giornalista di La7 Pierluigi Paragone il personaggio di spicco tra gli esterni. La sua sfida è contro il padre della Lega Umberto Bossi. Tra i candidati anche l’economista no Pil Fioramonti.

Terrorismo internazionale: tre giovani arrestati a Torino nell’inchiesta Taliban

Ancora una volta il grande lavoro dei servizi segreti italiani in tema di terrorismo e Isis si sta facendo notare. Sono stati arrestati, infatti, tre giovani originari della Tunisia, che avrebbero preso parte ad un’organizzazione di stampo terroristico in compagnia di altre quattro persone. Di queste ultime, due si trovano all’estero e le altre due sono decedute nel conflitto in Siria.

I carabinieri del Ros di Torino hanno potuto arrestare i tre indagati dopo aver ricevuto il via libera dalla Corte di Cassazione. Quest’ultima ha dato l’ok all’applicazione delle misure cautelari che, all’inizio, non erano state condivise.

I tre giovani tunisini vengono accusati di propaganda jihadista ed erano già agli arresti domiciliari per altri reati minori, tra cui traffico di droga. L’ottimo lavoro rientrante nell’inchiesta “Taliban”, portata avanti dalla procura torinese, ha permesso di ricollegare l’associazione legata al terrorismo internazionale anche ai nomi dei tre africani. L’inchiesta si riferisce a quel fenomeno dei foreign fighters, che già nel 2015 avevano consentito di individuare un altro gruppo di tunisini sospettati di avere collegamenti con l’Isis, le cui minacce, già evidenziate sul blog di Fabrizio Bertot, hanno scosso anche la nostra classe politica impegnando l’intelligence del Paese.

Il gruppo localizzato dai Carabinieri di Torino era, in principio, formato da sette persone che avevano fatto richiesta di un permesso di soggiorno per motivi legati allo studio. L’iscrizione all’università dei giovani era avvenuta facendo leva su falsi titoli di studio, ottenendo una borsa di studio. Il problema è che non hanno preso mai parte neanche ad una lezione o ad un esame.

Contemporaneamente, sui profili Facebook dei giovani tunisini sono emerse le prime frasi connotate da un forte stampo ideologico pro-Isis.

Secondo gli inquirenti, i giovani fanno parte di Ansar al-Sharia, ovvero quella branca dell’Isis che si muove prevalentemente nella zona del Sinai. Come detto, due dei sette giovani hanno fatto rotta verso la Siria, dove sono deceduti nei vari conflitti a fuoco, chiaramente schierandosi dalla parte del Califfato.

Il paradosso di Matacchiera sull’Ilva di Taranto

D’ora in poi si chiamerà “il paradosso di Matacchiera”: denunciare un fenomeno escludendone un altro, per poi scoprire che quel fenomeno era proprio ciò che era stato escluso. E’ la gaffe in cui è caduto Fabio Matacchiera del Fondo Antidiossina, il quale ha pensato bene di diffondere un nuovo video per denunciare l’inquinamento dell’Ilva, iniziativa che di questi tempi è garanzia di grande successo sui social network. Secondo Matacchiera, ad uscire dalle ciminiere dello stabilimento tarantino era “fumo”, fumo tossico e inquinante, fumo “incredibile”, e non era di certo vapore.
E invece, sorpresa, ciò che si vede nel video è proprio vapore, che Matacchiera ha scambiato come fumo. Un equivoco in cui in realtà possono cadere in molti, complice un effetto ottico che è già stato spiegato on line.
Le immagini diffuse dal Fondo Antidiossina si riferiscono alle regolari fasi di spegnimento del carbon coke che avviene nel reparto cokeria dello stabilimento, operazione di routine che l’acciaieria di Taranto ripete anche più volte al giorno.
La “colonna di fumo” di Matacchiera è quindi semplice vapore, la cui emissione è monitorata con la frequenza prevista dal piano di monitoraggio e controllo dell’Aia.
E non c’è nulla di cui avere paura: i risultati delle attività mostrano costantemente valori al di sotto dei limiti autorizzati e i dati vengono regolarmente comunicati alle autorità competenti e agli enti di controllo.
L’Ansa ha diffuso il video di Matacchiera senza spiegare tutto questo, evidentemente ignorando l’effetto ottico che ha generato il sensazionalismo tanto caro ai media sull’Ilva: quando l’evento emissivo che abbiamo appena spiegato si verifica in presenza di umidità e con le luci notturne dello stabilimento, l’effetto ottico è tale da farlo sembrare fumo.
Facile cascarci, ma questo non giustifica la diffusione di notizie palesemente errate e soprattutto allarmiste. Anche perché sull’Ilva di Taranto ne sono state diffuse già troppe.

Gaza, la situazione è tragica: gli appelli di OMS e delle associazioni umanitarie

Una vera e propria emergenza umanitaria. A Gaza la situazione è veramente disperata, con migliaia e migliaia di palestinesi che rimangono bloccati in una sorta di prigione a cielo aperto per via soprattutto della decisione egiziana di chiudere il transito di Rafah.

Geograficamente esattamente nel mezzo tra il Sinai e Gaza, il valico di Rafah sta diventando un enorme problema. Infatti, è il solo punto di accesso per i palestinesi, oltre due milioni, verso il resto del continente arabo. Ad Erez la situazione è ancora più rigida, visto che sono pochissimi (e dopo lunghe procedure di attesa) coloro che hanno la fortuna di ottenere un permesso israeliano per proseguire oltre.

Come al solito, a subire le atroci conseguenze di scelte politiche univoche o autoritarie sono sempre gli innocenti. Due milioni di civili che sono rimasti intrappolati in questi lembi di terra. L’Egitto ha chiuso il valico di Rafah per via dell’assenza di un sufficiente livello di sicurezza per i palestinesi che si sarebbero messi in viaggio verso Il Cairo. Sembra che dietro ci sia in realtà anche un problema economico di “pagamento di tariffe molto alte”.

L’appello che viene lanciato da tutte le organizzazioni umanitarie, compresa l’OMS, non ammette ritardi o complicazioni. C’è da intervenire con un programma immediato di donazioni: 1715 palestinesi stanno per morire per colpa delle critiche condizioni in cui versa il sistema sanitario del Paese. Manca energia elettrica, mancano gli spazi, mancano i soldi che spettano ai circa 6000 operatori sanitari che da numerosi mesi non ricevono nemmeno la metà dello stipendio che spetterebbe loro.

E le potenze che fanno? Al termine del 2017 si era scaldata la discussione per via degli spostamenti di ambasciate, decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che da Tel Aviv l’ha portata a Gerusalemme. E l’avallo che era arrivato da Putin, visto che nello stesso giorno il Presidente russo decise di ritirare le truppe in Siria.