Lo storico incontro tra le due Coree e la denuclearizzazione. Piantato il pino della pace

coreaAlla fine le due Coree si sono incontrate al confine, in uno storico meeting sulla linea di confine tra Kim Jong-un e Monn Jae-in.

I due leader si sono stretti la mano sulla linea, e poi hanno entrambi attraversato simbolicamente il confine da entrambi i lati, per poi piantare insieme un albero di pino.

Gli annunci coreani

In occasione dell’incontro, il leader Kim Jong-un ha anche annunciato la chiusura del sito dei test nucleari di Punggye-ri, da fare in una cerimonia pubblica. Un gesto simbolico, più che altro, visto che il sito sarebbe ufficialmente inattivo, e i test sarebbero comunque conclusi.
Ma secondo la Corea del Sud, due ulteriori tunnel sarebbero ancora in funzione, e in buone condizioni.
Soddisfazione è stata espressa dai leader di tutto il mondo, e parole di buon aspicio sono state espresse anche da Papa Francesco.
Ora si attende il prossimo, storico, incontro, tra Kim Jong-un e il presidente Usa Donald Trump. La Corea del Nord ha gocato una partita strategicamente perfetta, prima con i test nucleari, e ora con lo smantellamento del sito. Una partita che ha portato gli USA ad essere meno aggressivi, per poter così poi incontrare, in un evento storico, gli americani.

Fabrizio Bertot: riparte l’Officina delle Idee e del pensiero

Fabrizio Bertot

Il comune di Rivarolo Canavese riparte da Fabrizio Bertot, europarlamentare ed ex sindaco del Paese. Nonostante il susseguirsi di impegni internazionali, che lo hanno visto partecipare attivamente alle elezioni politiche in Russia e in Azebaijan in qualità di osservatore internazionale, il politico non ha lesinato energie, impegnandosi attivamente sul proprio territorio.

L’impegno di Fabrizio Bertot per Rivarolo Canavese  è stato dunque quello di far ripartire il progetto dell’«Officina delle Idee e del pensiero», costituito da una serie di incontri legati a personalità di spicco della cultura, dell’arte e della politica. Le numerose attività internazionali intraprese in questi ultimi anni. hanno permesso a Bertot di maturare la dovuta esperienza politica, che pone oggi al servizio della propria collettività.

Fabrizio Bertot e l’Officina delle Idee e del pensiero

L’Officina delle Idee e del pensiero nasce come confronto di idee sui grandi temi della politica, come l’immigrazione, l’Europa o la famiglia; non mancheranno tuttavia ampi spazi dedicati alle questioni legate al territorio di Rivarolo Canavese ed alle prospettive di sviluppo.

L’ex sindaco di Rivaloro ha precisato inoltre come le pesone di buona volontà della società rivalorese che si aggregano attorno all’Officina delle Idee e del Pensiero presto si costituiranno in Associazione, così da mettere in atto le idee espresse lanciando una serie di iniziative culturali e politiche per la propria città.

«Mai come in questo momento di incertezza politica bisogna mettere insieme le buone idee per poter realizzare poi dei buoni progetti» ha voluto infine aggiungere Bertot, parlando dell’iniziativa, «al di là delle varie etichette e dei vari schieramenti, ma mantenendo ben salda la identità culturale italiana e canavesana. L’Officina delle Idee e del pensiero sarà il laboratorio per fare tutto questo».

La prima data degli incontri è prevista per il prossimo 23 aprile, alle ore 20:30, presso il teatro parrocchiale dell’oratorio San Michele, in via Fiume 15. L’ospite sarà Alessandro Meluzzi, psichiatra, scrittore e politico italiano di rilievo, con il quale si parlerà di Identità Europea e politiche migratorie. Seguiranno ulteriori incontri con  con lo scrittore e giornalista Magdi Cristiano Allam e con altre personalità di spicco.

Fabrizio Bertot e l’evento su Facebook

Banca Popolare di Bari, regalo di Pasqua dal Cda: approvato il bilancio 2017

Un’ottima notizia per Pasqua per la Banca Popolare di Bari: è stato infatti approvato il progetto di bilancio da parte del Cda per l’esercizio 2017. Durante gli ultimi mesi dello scorso anno, l’istituto pugliese ha perfezionato un’operazione di cartolarizzazione dei crediti a sofferenza per qualcosa come 350 milioni lordi. Una mossa che ha di fatto dato una mano a far calare, per il secondo anno di fila, il totale delle posizioni deteriorate, comprendenti sia quelle lorde che quelle nette.

In vista del 2018, il Gruppo ha previsto ulteriori operazioni di notevole importanza. Entrambi i coefficienti patrimoniali consolidati al 31/12 si aggirano intorno al 10,2% (il Cet1 e il Tier 1 Ratio) e al 12,7% (il TCr, ovvero Total Capital ratio). Tutti e due tali fattori sono al di sopra dei coefficienti che sono stati stabiliti per l’anno 2016 dal Regolatore ad esito dello SREP 2017. In riferimento ai dati reddituali, invece, il margine di intermediazione subisce un calo pari all’1,4%. Il problema è sicuramente il notevole aumento delle commissioni nette, che sono cresciute del 12%.

Ottime notizie anche in riferimento alla posizione di liquidità, dal momento che i due indicatori Lcr e Nsfr sono al di sopra dei limiti posti per legge (del 100%), pari rispettivamente al 190 e al 111%. Sono ben 353 le filiali del Gruppo Banca Popolare di Bari che include pure BpBroker, Popolare Bari Corporate Finance e la Cassa di Risparmio di Orvieto. In totale si tratta di 353 filiali, quindi, che si trovano spalmate su ben 13 regioni diverse.

Importanti notizie anche in merito alla trasformazione in Spa della Banca Popolare di Bari. Dopo la positiva sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 21 marzo, ecco che il Gruppo pugliese ha dato nuovamente il via a tutte quelle attività che sono fondamentali per poter raggiungere l’obiettivo di allinearsi con quanto previsto dalla legge.

 

Torna la tensione in Palestina: Gaza brucia. 12 i morti

palestinaSale alta la tensione in Palestina, con la guerra urbana che infuria a Gaza tra i Palestinesi e l’esercito israeliano. Ma il bilancio di 12 morti, tutti Palestinesi, è purtroppo solo provvisorio.

Gli scontri sono iniziati con la Marcia del ritorno, indetta da Hamas in occasione dell’anniversario dell’esproprio delle terre arabe nel 1948, quando nacque Israele.

Gli scontri

Purtroppo l’esercito israeliano ha sparato più volte, anche con l’artiglieria, contro i 17 mila Palestinesi, che hanno risposto con sassi e bottiglie molotov. Già in mattinata era rimasto ucciso un agricoltore palestinese che aveva violato la zona di sicurezza. Per l’esercito si trattava di una persona sospetta. Per i Palestinesi solo un contadino che doveva lavorare. Per l’esercito, l’agricoltore, insieme ad un altro Palestinese, si comportava in maniera strana. Ma la risposta dell’esercito è stata esagerata. Sembra che il contadino sia stato ucciso a colpi di artiglieria partiti dai carri armati con la stella di David.
La Comunità internazionale è stata richiamata dalle autorità palestinesi che chiedono “un intervento internazionale immediato e urgente per fermare lo spargimento del sangue del nostro popolo palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane”.
Le manifestazioni si stanno svolgendo in molti punti del confine, e purtroppo sembra che non ci sarà una tregua, almeno per il momento. Anzi, senza un intervento pacificatore, è probabile che l’escalation sia assicurata.

I Palestinesi hanno infatti indetto le manifestazioni di protesta, fino al 15 maggio, anniversario della nascita d’Israele.

Si delinea la lista Ministri del M5S

elezioni politicheUn altro nome si aggiunge alla lista dei Ministri inviata dal M5S al Quirinale, dal candidato premier Di Maio. Si tratta di Domenico Fioravanti, al Ministero dello Sport, che si aggiunge agli altri nomi già rivelati da Floris. Fioravanti è due volte oro olimpico nel nuoto a Sydney 2000. d annunciarlo Alessandro Di Battista a margine di “Sport e legalità” a Pescara, un evento organizzato dal Movimento a cui hanno partecipato anche Zeman e altri candidati ministri.

Le dichiarazioni

Un emozionato Fioravanti ha parlato dei valori e delle regole dello sport, troppo spesso travalicate in nome del profitto. “Semmai sarò ministro non sarò solo presente al taglio dei nastri, ma lo sarò in prima persona nelle palestre, nelle piscine e negli impianti sportivi per mostrare che non siamo solo figurine” – le prime dichiarazioni del nuotatore.

Zdenek Zeman

Anche Zdenek Zeman era presente e ha rilasciato delle dichiarazioni, schierandosi con il Movimento. La sua scelta è dovuta, secondo il Boemo, al fatto che il Movimento è “l’unica forza politica che presenta un programma sullo sport”.
Sono 18 i nomi nella mail inviata al Quirinale. Tra questi, quelli rivelati sono il generale Sergio Costa per l’Ambiente, l’economista Lorenzo Fioramonti allo Sviluppo econimico, Pasquale Tridico al Lavoro e Welfare, Giuseppe Conte alla Pubblica amministrazione e Alessandra Pace all’Agricoltura.

M5S: l’ammiraglio si ritira

m5sIeri la grande giornata dei candidati ai collegi uninominali del 5stelle è stata rovinata dal ritiro dell’ammiraglio Vieri, perché la sua candidatura era in violazione con il regolamento del Movimento. Il problema era la sua vecchia elezione consigliere comunale nel comune di Ortona per il PD. Una gaffe che ha giustificato con la mancata conoscenza del regolamento che vieta l’elezione di persone che abbiano già avuto incarichi in altri partiti. In corsa per il collegio Roma 10 va così Carla Ruocco, già deputata. Altra curiosità, è la candidatura di Nicola Cecchi, che ha militato nelle file del PD, ma mai eletto, quindi in regola. Sfiderà però Renzi a Firenze, per il Senato. I candidati “esterni” del M5S sono una novità per portare figure di spicco nel Movimento. Al collegio Senato di Giuliano è stata candidata Maria Castellone, ex ricercatrice del Cnr, mentre Zoccano, presidente del Forum italiano Disabilità, corre in Friuli contro la Serracchiani. La sociologa della Rete italiana Ecovillaggi Cinzia Boniatti corre a Rovereto, ma è sicuramente il giornalista di La7 Pierluigi Paragone il personaggio di spicco tra gli esterni. La sua sfida è contro il padre della Lega Umberto Bossi. Tra i candidati anche l’economista no Pil Fioramonti.

Terrorismo internazionale: tre giovani arrestati a Torino nell’inchiesta Taliban

Ancora una volta il grande lavoro dei servizi segreti italiani in tema di terrorismo e Isis si sta facendo notare. Sono stati arrestati, infatti, tre giovani originari della Tunisia, che avrebbero preso parte ad un’organizzazione di stampo terroristico in compagnia di altre quattro persone. Di queste ultime, due si trovano all’estero e le altre due sono decedute nel conflitto in Siria.

I carabinieri del Ros di Torino hanno potuto arrestare i tre indagati dopo aver ricevuto il via libera dalla Corte di Cassazione. Quest’ultima ha dato l’ok all’applicazione delle misure cautelari che, all’inizio, non erano state condivise.

I tre giovani tunisini vengono accusati di propaganda jihadista ed erano già agli arresti domiciliari per altri reati minori, tra cui traffico di droga. L’ottimo lavoro rientrante nell’inchiesta “Taliban”, portata avanti dalla procura torinese, ha permesso di ricollegare l’associazione legata al terrorismo internazionale anche ai nomi dei tre africani. L’inchiesta si riferisce a quel fenomeno dei foreign fighters, che già nel 2015 avevano consentito di individuare un altro gruppo di tunisini sospettati di avere collegamenti con l’Isis, le cui minacce, già evidenziate sul blog di Fabrizio Bertot, hanno scosso anche la nostra classe politica impegnando l’intelligence del Paese.

Il gruppo localizzato dai Carabinieri di Torino era, in principio, formato da sette persone che avevano fatto richiesta di un permesso di soggiorno per motivi legati allo studio. L’iscrizione all’università dei giovani era avvenuta facendo leva su falsi titoli di studio, ottenendo una borsa di studio. Il problema è che non hanno preso mai parte neanche ad una lezione o ad un esame.

Contemporaneamente, sui profili Facebook dei giovani tunisini sono emerse le prime frasi connotate da un forte stampo ideologico pro-Isis.

Secondo gli inquirenti, i giovani fanno parte di Ansar al-Sharia, ovvero quella branca dell’Isis che si muove prevalentemente nella zona del Sinai. Come detto, due dei sette giovani hanno fatto rotta verso la Siria, dove sono deceduti nei vari conflitti a fuoco, chiaramente schierandosi dalla parte del Califfato.

Il paradosso di Matacchiera sull’Ilva di Taranto

D’ora in poi si chiamerà “il paradosso di Matacchiera”: denunciare un fenomeno escludendone un altro, per poi scoprire che quel fenomeno era proprio ciò che era stato escluso. E’ la gaffe in cui è caduto Fabio Matacchiera del Fondo Antidiossina, il quale ha pensato bene di diffondere un nuovo video per denunciare l’inquinamento dell’Ilva, iniziativa che di questi tempi è garanzia di grande successo sui social network. Secondo Matacchiera, ad uscire dalle ciminiere dello stabilimento tarantino era “fumo”, fumo tossico e inquinante, fumo “incredibile”, e non era di certo vapore.
E invece, sorpresa, ciò che si vede nel video è proprio vapore, che Matacchiera ha scambiato come fumo. Un equivoco in cui in realtà possono cadere in molti, complice un effetto ottico che è già stato spiegato on line.
Le immagini diffuse dal Fondo Antidiossina si riferiscono alle regolari fasi di spegnimento del carbon coke che avviene nel reparto cokeria dello stabilimento, operazione di routine che l’acciaieria di Taranto ripete anche più volte al giorno.
La “colonna di fumo” di Matacchiera è quindi semplice vapore, la cui emissione è monitorata con la frequenza prevista dal piano di monitoraggio e controllo dell’Aia.
E non c’è nulla di cui avere paura: i risultati delle attività mostrano costantemente valori al di sotto dei limiti autorizzati e i dati vengono regolarmente comunicati alle autorità competenti e agli enti di controllo.
L’Ansa ha diffuso il video di Matacchiera senza spiegare tutto questo, evidentemente ignorando l’effetto ottico che ha generato il sensazionalismo tanto caro ai media sull’Ilva: quando l’evento emissivo che abbiamo appena spiegato si verifica in presenza di umidità e con le luci notturne dello stabilimento, l’effetto ottico è tale da farlo sembrare fumo.
Facile cascarci, ma questo non giustifica la diffusione di notizie palesemente errate e soprattutto allarmiste. Anche perché sull’Ilva di Taranto ne sono state diffuse già troppe.

Gaza, la situazione è tragica: gli appelli di OMS e delle associazioni umanitarie

Una vera e propria emergenza umanitaria. A Gaza la situazione è veramente disperata, con migliaia e migliaia di palestinesi che rimangono bloccati in una sorta di prigione a cielo aperto per via soprattutto della decisione egiziana di chiudere il transito di Rafah.

Geograficamente esattamente nel mezzo tra il Sinai e Gaza, il valico di Rafah sta diventando un enorme problema. Infatti, è il solo punto di accesso per i palestinesi, oltre due milioni, verso il resto del continente arabo. Ad Erez la situazione è ancora più rigida, visto che sono pochissimi (e dopo lunghe procedure di attesa) coloro che hanno la fortuna di ottenere un permesso israeliano per proseguire oltre.

Come al solito, a subire le atroci conseguenze di scelte politiche univoche o autoritarie sono sempre gli innocenti. Due milioni di civili che sono rimasti intrappolati in questi lembi di terra. L’Egitto ha chiuso il valico di Rafah per via dell’assenza di un sufficiente livello di sicurezza per i palestinesi che si sarebbero messi in viaggio verso Il Cairo. Sembra che dietro ci sia in realtà anche un problema economico di “pagamento di tariffe molto alte”.

L’appello che viene lanciato da tutte le organizzazioni umanitarie, compresa l’OMS, non ammette ritardi o complicazioni. C’è da intervenire con un programma immediato di donazioni: 1715 palestinesi stanno per morire per colpa delle critiche condizioni in cui versa il sistema sanitario del Paese. Manca energia elettrica, mancano gli spazi, mancano i soldi che spettano ai circa 6000 operatori sanitari che da numerosi mesi non ricevono nemmeno la metà dello stipendio che spetterebbe loro.

E le potenze che fanno? Al termine del 2017 si era scaldata la discussione per via degli spostamenti di ambasciate, decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che da Tel Aviv l’ha portata a Gerusalemme. E l’avallo che era arrivato da Putin, visto che nello stesso giorno il Presidente russo decise di ritirare le truppe in Siria.

Popolare di Bari: i conti tornano a respirare con la seconda cartolarizzazione Npl

Prosegue l’importante operazione di pulizia dei propri bilanci per la Banca Popolare di Bari. L’istituto pugliese, infatti, sta rispettando un vasto piano pluriennale di dismissione dei crediti deteriorati. Nell’ambito di tale programma ha portato a termine, con la controllata Cassa di Risparmio di Orvieto, la seconda cartolarizzazione, sia grazie all’assegnazione del rating, ma anche ottenendo un valore complessivo pari al 32,7%.

Come detto, ogni operazione rientra nell’ambito del maxi-piano che la Banca Popolare di Bari ha deciso di far partire durante gli ultimi mesi per potersi liberare di 800 milioni di euro di crediti deteriorati. La prima dismissione, in realtà, era già stata portata a termine durante lo scorso anno e aveva indubbiamente alleggerito notevolmente la situazione della banca pugliese. In quell’occasione erano stati ceduti 480 milioni di euro.

Lo scorso 16 novembre, invece, è avvenuta la cessione, insieme alla controllata Cassa di Orvieto, di un portafoglio di sofferenze lorde pari all’incirca a 319,8 milioni di euro ad un veicolo di cartolarizzazione. Quest’ultimo ha poi dovuto emettere tre tranches differenti di note ABS. La quota senior, con tanto di Gacs, è pari a 80,9 milioni di euro. La tranche mezzanine è pari a 10,1 milioni, infine quella junior si aggira sui 13,5 milioni di euro.  Questa seconda cartolarizzazione Npl è stata messa in piedi anche grazie all’aiuto del team di JPMorgan.

Importanti anche i dati che si riferiscono al rendimento delle obbligazioni. Ad esempio, la classe Senior potrà contrae su un coupon corrispondente all’Euribor 6 mesi + 30 bps, ma al suo interno sarà compreso strutturalmente anche il premio che dovrà essere versato al Tesoro per via della Garanzia pubblica di copertura. Il rendimento della classe Mezzanine, invece, si attesta all’Euribor 6 mesi + 6%, rispettando certamente quelle che erano le attese del mercato, compreso anche il rischio del rating correlato.

I giovani di oggi e la politica

La politica è un settore controverso, nel quale, spesso, le generazioni arrivano a scontrarsi. Infatti, diversamente da ciò che si potrebbe pensare, l’ambito politico è capace di influenzare notevolmente ogni settore della vita: dalla retribuzione per il proprio lavoro, alla salute, sino alla vita sociale.

Oggi, i ragazzi sembrano non essere così tanto interessati alla politica, ma questo non è sempre vero. Infatti, in moltissimi casi i giovani vorrebbero poter cambiare le cose, e vorrebbero potersi inserire nel settore politico per farlo. Tuttavia, spesso non vengono forniti loro degli strumenti grazie ai quali poter superare chi si sia occupato prima di loro della gestione della “cosa pubblica”.

Una democrazia non fatta dai partiti

I giovani hanno spesso dimostrato di capire la politica meglio degli adulti, ed hanno indicato soluzioni innovative grazie alle quali poter effettivamente governare il Paese.

In alcune rilevazioni  è stato sottolineato come tanti ragazzi, e anche la fascia dei giovani adulti (quella che comprende chi arrivi sino ai 34 anni), arrivando a rappresentare ben il 55% degli intervistati, ritenga che per poter governare e far funzionare le cose i partiti non siano necessari.

La democrazia si potrebbe esplicare non solo senza i partiti ma in modo più efficiente in assenza dell’ostacolo rappresentato proprio da questi tipi di schieramenti.

Tuttavia, sempre durante le interviste, solo una parte non superiore al 40% dei soggetti interpellati ha dichiarato di non avere alcun dubbio in merito al tipo di voto da esprimere alle elezioni, indicando, quindi, come i ragazzi abbiano ancora le idee confuse in merito alla politica.

Una formazione per ritornare alla politica

Una delle soluzioni che tanti prospettano per aiutare i giovani ad orientarsi nel mondo della politica è certamente quella della formazione. Per molti, infatti, sarebbe consono inserire i concetti di governance e di gestione del Paese sin dalle superiori, così che i ragazzi sappiano che cosa dovrebbe fare un politico alla guida di un Governo.

Questi concetti dovrebbero, poi, essere approfonditi ulteriormente nel momento in cui un ragazzo decida di investire su se stesso frequentando l’università. Infatti, proprio nell’ambiente accademico si intravedono già i politici del futuro.

Molte università, come scienze politiche e giurisprudenza, preparano già molto i giovani ad inserirsi in politica, ma in molti altri casi questo non succede.

Per questo motivo in tante situazioni la formazione specifica in questo campo potrà avvenire mediante, ad esempio, l’iscrizione ad un master dedicato alla politica di tipo etico.

In queste occasioni, ci si occupa di specificare a chi frequenti non solo che cosa voglia dire gestire un Paese, ma anche che cosa sia necessario fare per arrivare a farlo in modo etico e rispettoso per le leggi e le persone sulle quali ricadranno le proprie scelte.

Tali aspetti, sicuramente innovativi, potrebbero essere importanti soprattutto per il futuro della classe politica, che potrebbe arrivare ad essere formata in modo egregio da quelli che oggi sono giovani e giovanissimi, pronti a scendere in campo allo scopo di cambiare le cose e rendere l’Italia un Paese migliore e a misura di cittadino.

Nuove tensioni tra Corea e Stati Uniti

missile-coreaSi acuisce di nuovo la tensione nell’est asiatico, dopo le presunte dichiarazioni di Pyongyang sulla Tv di stato. La Corea avrebbe ultimato il suo ultimo test e il suo missile intercontinentale, Hwasong-15, sarebbe pronto. Con questo missile, la Corea potrebbe colpire tutte le città degli Stati Uniti, e quindi affrontare la minaccia di Washington. Il test si sarebbe svolto martedì, e il missile avrebbe volato fino a 4000 metri di altezza, il massimo raggiunto da un razzo di Pyongyang. Dopo 50 minuti di volo, il razzo sarebbe caduto a nord del Giappone, secondo il ministero degli esteri nipponico. I militari americani lanciano l’allarme. Secondo gli esperti militari, il missile sarebbe capace di raggiungere almeno la costa californiana. In questi casi però, si deve sempre fare attenzione e valutare con molta precauzione la propaganda da entrambe le parti. Se Pyongyang ha bisogno di mostrare i muscoli per ottenere condizioni più favorevoli, l’amministrazione americana ha bisogno di un nemico per portare l’attenzione dalla politica interna a quella esterna. Oggi, che la riforma fiscale di Trump sembra andare sulla direzione giusta, l’annuncio della Tv di stato coreana ha fatto meno sensazione in America. Non a caso, per il momento il presidente Trump ha fatto solo un laconico annuncio. Un pacato “ce ne occuperemo”, rispetto ai toni più bellicosi del passato. Nemmeno i mercati finanziari si sono preoccupati più di tanto, e Wall Street continua a segnare records su records.

Vincenzo Manes: amici e contatti nel sociale

Vincenzo Manes è un imprenditore italiano che durante i suoi anni di attività ha stretto innumerevoli collaborazioni e che gestisce diverse imprese collocate nel terzo settore. Vincenzo Manes crede molto nel coniugare le sue attività e iniziative anche con le associazioni no profit.

I progetti dell’imprenditore, prevede che si possano utilizzare le risorse private, per fare qualcosa per l’Italia e per chi necessita di un aiuto al di fuori di quello che può essere fatto dallo Stato italiano.

La sua intenzione non è certo quella di sostituirsi al pubblico e agli interventi statali necessari per la società, ma le sue iniziative servono per contribuire a generare un cambiamento profondo in Italia. La Fondazione Italia Sociale è sicuramente ciò che rappresenta quest’idea.

La fondazione è finalizzata allo sviluppo dell’economia sociale attraverso l’utilizzo di risorse private. Per riuscire in questo intento collaborano al progetto anche amici di Vincenzo Manes, che hanno posti di rilievo nelle istituzioni e nelle imprese italiane.

Amici di Vincenzo Manes: i contatti nel sociale e nella politica italiana

Gli amici di Vincenzo Manes fanno parte di cerchie ristrette, ciò si nota dalla frequentazione dell’Imprenditore con grandi personaggi di rilievo e anche dalle sue collaborazioni sia nel sociale sia a contatto con la politica italiana.

Vincenzo Manes fa parte del consiglio d’amministrazione della Fondazione Adriano Olivetti, qui ha la possibilità di entrare a contatto con persone come Cinthia Bianconi, la presidentessa della Fondazione. Non solo, grazie a questa fondazione che opera nel sociale, l’imprenditore è a contatto anche con Desire Olivetti, che fa parte della famiglia di Adriano Olivetti, e che s’interessa fortemente al progetto creato in onore dell’imprenditore.

Oltre ad avere contatti con vari personaggi della Fondazione Adriano Olivetti, tra gli amici di Vincenzo Manes ci sono anche coloro che partecipano con lui al progetto Fondazione VITA. Anche la fondazione Vita è un progetto sociale ed editoriale dedicato al mondo del No profit.

Nel 2016 è stato anche molto pubblicizzato sui media e dai giornali il rapporto dell’imprenditore con un noto personaggio politico. Tra gli amici di Vincenzo Manes, compare infatti, il nome di Matteo Renzi ex Premier italiano, e segretario del Partito Democratico.

Infatti, dal Dicembre 2014 sino alla fine del 2016, l’imprenditore ha lavorato pro bono per il Governo per il Terzo Settore. In questo periodo ha cercato di suggerire proposte per lo sviluppo dell’economia sociale e delle strategie per favorire la crescita dell’imprenditorialità sociale in Italia.

Vincenzo Manes: l’interesse per il sociale

Come si constata dagli amici di Vincenzo Manes e dalle sue varie collaborazioni e interessi, l’imprenditore cerca da anni di fornire tutte le sue conoscenze al servizio del sociale. Lo sviluppo del terzo settore è uno degli aspetti più importanti per Manes, ciò si denota anche dalle sue attività Pro Bono per il Governo Italiano, e dalle varie fondazioni che gestisce e che anima, grazie anche al sostegno dei suoi familiari e amici. Sicuramente come pensa, l’imprenditore, lo sviluppo del terzo settore sarà sempre una nota importante per creare più posti di lavoro e migliorare la crescita dell’economia italiana.

L’Ilva rassicura sul fiume rosso: “Area impermeabilizzata, cento tonnellate d’acqua rimosse”

L’area in cui si è verificato il fenomeno del “fiume rosso” è completamente impermeabilizzata e l’Ilva si è attivata per aspirare l’acqua in eccesso, rimuovendone già 100 tonnellate, dicono fonti vicine all’azienda. Ma il lavoro continuerà anche nelle prossime ore, finché l’emergenza della pioggia incessante che ha messo in ginocchio Taranto non sarà completamente rientrata. Questo è ciò che emerge dopo che l’acciaieria di Taranto è di nuovo finita al centro dell’attenzione e attaccata da più parti a causa di una foto pubblicata dalla pagina Facebook “Solo a Taranto”, che dopo poche ore era già stata condivisa da più di 1200 utenti.
L’immagine ritrae un fiume rosso nei pressi dello stabilimento siderurgico, un colore che secondo tanti utenti del social era dovuto al fatto che l’acqua fosse infettata dai “minerali dell’Ilva”. Una notizia che arriva a pochi giorni da quella, lieta, del via libera del Ministero dello Sviluppo Economico all’avvio dei lavori per la copertura dei parchi minerari dell’acciaieria.
Le stesse fonti hanno fatto sapere che l’area in cui si è verificato il fenomeno è completamente impermeabilizzata e circoscritta da appositi cordoli che hanno la funzione di prevenire potenziali sversamenti di materiale residuo che può depositarsi durante le operazioni di carico-scarico. A causa dei fenomeni atmosferici particolarmente intensi che hanno insistito su Taranto negli ultimi giorni, l’acqua si è accumulata in quantità straordinaria. Già nel fine settimana, l’azienda si è attivata tempestivamente richiedendo l’intervento di una ditta autorizzata per aspirare l’acqua in eccesso. Nella sola giornata di oggi ne sono state rimosse circa 100 tonnellate. L’attività di rimozione e monitoraggio sta continuando e proseguirà anche nelle prossime ore.
I disagi che hanno messo in ginocchio la città intera sono, dunque, gli stessi che ha dovuto affrontare l’Ilva, ancora una volta finita nel mirino della “rete che non perdona”. Una foto simile a quella circolata in queste ore era stata diffusa anche nel 2013.