Expo 2015, il posto di lavoro doveva essere accettato?

L’Expo 2015 per trovare personale di ogni genere ha affidato ad un’agenzia interinale molto conosciuta Manpower, i colloqui di selezioni. L’esposizione universale, per molti giovani disoccupati, può essere considerate un’opportunità di lavoro, a patto che la chiama all’impiego arrivi per tempo. Ed è qui che nasce la polemica. 

Ve la ricorda Elsa Fornero che definisce un po’ choosy, un po’ schizzinosi i giovani che devono iniziare a lavorare? E vi ricordate quanti improperi sono volati all’epoca sul ministro del Lavoro del governo Monti? Bene, adesso siamo di fronte ad una scena che se fosse analizzata superficialmente, dovrebbe riconoscere alla Fornero un’incredibile capacità d’analisi e numerose facoltà preveggenti.

Premettiamo che l’ex ministra, interrogata sull’argomento Expo, ha detto che la situazione andrebbe approfondita e se l’80% dei giovani ha rifiutato il posto di lavoro, ci deve essere almeno un motivo valido.

In effetti quello che è successo, in un panorama di crisi economica in cui sembra doveroso accontentarsi di ogni impiego, sembra fuori luogo: l’80% delle offerte di lavoro riferite all’Esposizione Universale sono state rifiutate dai giovani che avevano passato la selezione. Manpower tra l’altro dice che per 3200 posti disponibili ci sono state 310 mila candidature. Poi qualcosa è cambiato o comunque i tempi si sono allungati e quello che sembrava un posto di lavoro appetibile, anche soltanto per fare curriculum, è diventato una chimera. Così la chiamata arrivata a 10 giorni dall’inizio dell’Esposizione diventa una specie di scherzo di cattivo gusto.

I motivi per cui moltissimi giovani, selezionati, hanno rifiutato la firma del contratto sono:

  • la complessità del processo di selezione
  • la turnazione con sabato e domenica inclusi
  • le spese a carico dei lavoratori non sufficienti per pagare vitto, alloggio e parcheggio a Milano
  • la scarsa tempestività delle convocazioni.

Essere chiamati a meno di 7 giorni dall’inizio dell’attività, vuol dire non avere il tempo nemmeno di dare il preavviso all’attuale datore di lavoro, per chi intanto ha trovato un impiego e vuol dire non dare il tempo a chi deve trasferirsi di trovare una soluzione abitativa ragionata.

Insomma, non è che quel lavoro lì dovesse proprio essere accettato!