Mumbai: Bisogna punire i colpevoli

L’eco dei rombi delle esplosioni e dei proiettili che rimbalzano dal Taj Hotel di Mumbai sono ormai un ricordo per noi, popolazione abituata a cibarci di media e che, proprio durante i momenti di raccolta famigliare a tavola, vedevamo queste incredibili immagini provenire dall’India.

Scene che subito ci han fatto gridare a Bin Laden, Al Qaeda, 11 settembre, terrorismo e chi più ne ha più ne metta, portandoci ad un aumento di intolleranza verso chi, in casa nostra, magari cerca solamente di trovare una propria pace e una propria vita felice e serena. Proprio da questo presupposto bisogna partire per questa risposta forte che il governo indiano, ma soprattutto il governo pakistano, devono dare.

Non buttiamoci sui governi, non sfruttiamo un evento per scatenare una guerra. Dimostriamo a tutto il mondo che sia indiano e pakistano, che sia ebreo o musulmano, che sia cristiano o buddista, di qualsiasi genere sia che la Terra, il nostro pianeta, è contro il terrore e che farà qualsiasi cosa per abbatterlo. E se sarà necessario abbatterà i muri di intolleranza tra paesi da sempre in guerra, come spero faranno India e Pakistan: rivali da sempre e ora, spero, uniti ad una lotta comune.

Mumbai: Piangere i morti e scoprire la verità

Fa male. Queste sono le uniche parole che, sinceramente, mi viene da dire quando mi ritrovo a guardare gli scenari che le telecamere “live” ci trasmettono dall’India. Un’attentato terroristico che è risultato ancora più crudele di ciò che si prospettava, ma che ancora peggio fa aleggiare su ognuno di noi una falce di morte che potrebbe tagliare l’aria nel momento più tranquillo e più spensierato della nostra annata: una vacanza.

Terrore a Bombay: Un prezzo troppo salato

La dinamica che sta prendendo la politica del terrore mi spaventa sempre di più. In principio gli attacchi erano da vigliacchi, senza far sapere niente si presentavano e sacrificavano la loro vita. Con il tempo il coraggio, o la sfacciataggine, di chi vuole creare terrore è aumentato divenendo un’arma ancora più pericolosa.

Ennesima riprova è ciò che è accaduto alla vecchia Bombay ora Mombay, dove ieri un gruppo di Mujaheddin, e di una piccola organizzazione, ha seminato il panico nel quartiere “occidentale”, dove sono presenti i grandi alberghi di lusso. Obiettivo: sequestrare quanti più ospiti americani e inglesi con uno scopo ovviamente immaginabile.

Il risultato degli attacchi è di 101 morti (tra cui 1 italiano) e 250 feriti. I nuovi numeri del terrore, gli ennesimi, che vanno ad aggiungersi alle centinaia di migliaia che hanno perso la vita a causa di una guerra che non esiste. A causa di quell’incapacità da parte di molti a rispettare anziché sopprimere. Da quell’incapacità nata, come d’improvviso, quell’11 settembre del 2001.

Harry a pezzi dall’Afghanistan

Harry a pezzi
Nono, è sano e salvo, sta benone, e nessuno gli augura assolutamente negatività. I pezzi sono quelli della storia, del puzzle ricostruito, dei frammenti che a poco a poco sono arrivati della sua missione. Harry, a pezzi, i media alla fine hanno comunicato.
Rotto l’accordo, violato il top secret, squarciato il velo. Da metà dicembre scorso, il reale coronatissimo principe Harry si trovava in missione segreta in Afghanistan. E ora se ne è tornato, l’hanno richiamato, di gran corsa, in UK: l’Afghanistan doveva abbandonarlo prima di subito.
23 anni – Weltroni, Weltroni, sì, potrebbe chiamarlo a breve e arruolarlo nelle sue fila – e molto testardo. Sottotenente nel reggimento Blues and Royal della Household Cavalry. Ad attenderlo oggi a Oxford, nella sua tuta mimetica, c’erano Carlo e William, il fratello maggiore.

Bush in Medio Oriente. Azzam: accoglietelo con le bombe

Bush Bomb

Georg W. Bush, la settimana prossima, ha in programma una capatina in Medio Oriente. Comitato d’accoglienza? Azzam l’americano, il portavoce di Al Qaeda, ha la sua idea. E la condivide: Rivolgo questo appello urgente in particolare ai fratelli mujaheddin in Palestina e, più in generale, a quelli nella penisola araba, affinché siano pronti ad accogliere il crociato, il boia Bush, durante la sua visita di gennaio nella Palestina musulmana e nella penisola occupata, non con fiori ed applausi ma con bombe ed automobili esplosive. Parole di stima e di affetto in un messaggio audio video di 50 minuti diffuso via Internet. Dal titolo: Un invito alla riflessione e al pentimento.

Il programma di Bush prevede Israele, Palestina e altri stati del Golfo Persico. In vista del viaggio, la tensione politica internazionale è alle stelle, e la situazione è estremamente delicata. Il rischio attentati viene, infatti, soprattutto da gruppi radicali e cellule spontanee che pedissequamente seguono e applicano le istruzioni diffuse via Web. Ecco il perchè dell’esternazione di Azzam.