Crisi, Berlusconi mercoledì in Parlamento. Giovedì l’incontro con le parti sociali

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Alla fine, dunque, si terrà il dibattito in Parlamento sulla crisi economica chiesto dalle opposizioni, e anche l’incontro tra il governo e le parti sociali. Mercoledì, infatti, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarà alla Camera e al Senato per un’informativa sulla crisi economica, mentre giovedì alle 11 ci sarà l’incontro fra il governo e le parti sociali, come chiesto da queste ultime.
Nel pomeriggio di giovedì, invece, sindacati e imprenditori dovrebbero incontrare i rappresentanti dell’opposizione.
Non ci sarà, invece, come si era ipotizzato in un primo momento, un tavolo unico tra governo, parti sociali ed opposizioni. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha già sentito telefonicamente il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente della Abi Giuseppe Mussari e i leader di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Raffaele Bonanni.
Le parti sociali, pur ritenendo comunque necessario l’impegno per il rigore, chiedono anche misure per la crescita economica, e riforme, a partire da quella sul fisco. Esprimono inoltre preoccupazione per la disoccuppazione, mentre la Cgil, in particolare, ribadisce la sua contrarietà alla manovra varata dal Governo, che, dicono, “pesa su imprese e lavoratori”.
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha fissato, in un’intervista al Corriere della Sera, cinque punti su cui avviare il confronto con le parti sociali, e ha poi dichiarato:

Dopo l’approvazione della manovra, il governo avvia il confronto con le parti sociali con lo scopo di condividere in particolare le responsabilità degli attori isatituzionali, economici e sociali per la crescita dell’economia e dell’occupazione”.

Il governo accelera sulla legge sulle intercettazioni. Aperture dal Pd

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Si riapre il dibattito sulla legge sulle intercettazioni, dopo la diffusione di quelle riguardanti la recente inchiesta P4. Il governo, infatti, vorrebbe riproporre presto tale legge,prima della pausa estiva”, dice il ministro degli Esteri Frattini. E anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è tornato all’attacco sull’argomento, affermando: “Non è un Paese civile quello in cui non c’è garanzia dell’inviolabilità delle conversazioni telefoniche che poi appaiono sui giornali senza che abbiano un risvolto penale”.
Della stessa opinione il ministro della Giustizia Alfano, per il quale “Si pubblicano intercettazioni tanto penalmente irrilevanti che non sono state inserite nell’ordinanza di custodia cautelare. E gettano disdoro su chi nulla ha a che fare con l’inchiesta. Ma nessuno si fa carico di riparare al torto”. Il ministro ha comunque spiegato che la maggioranza penserebbe ad una vera e propria legge in materia, e non ad un decreto legge, mentre il premier Berlusconi, in serata, ha precisato: “C’è la possibilità che si riprenda il testo Mastella”, che era stato presentato dal centrosinistra nella scorsa legislatura.
Dall’opposizione, e in particolare dal Pd, sono arrivate in effetti delle aperture sull’argomento. Il segretario Pierluigi Bersani ha infatti dichiarato:

“C’è un ddl depositato a firma Finocchiaro Casson, la nostra è una impostazione che parte dal problema alla fonte per cui non vengano divulgate intercettazioni che non ha senso divulgare. Siamo pronti, sulla nostra impostazione, a qualsiasi confronto”.

Brunetta insulta i precari, è polemica. L’opposizione: “Si dimetta”

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E’ polemica per il comportamento tenuto ieri dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta in un convegno svoltosi a Roma per la “Giornata dell’Innovazione”. Al termine dell’incontro, infatti, un gruppo di precari ha chiesto la parola, accordata loro già in precedenza, ma il ministro, appena sentita la parola “precari”, si è voluto sottrarre al confronto, e, stizzito, ha abbandonato il convegno, definendoli “L’Italia peggiore”.
L’atteggiamento del ministro, ben poco disponibile a confrontarsi con i milioni di persone che vivono in prima persona la precarietà, non è passato inosservato, sopratutto su internet, e sul social network Facebook, dove è anche nata una pagina per chiederne le dimissioni. Brunetta, in seguito, ha precisato di aver lasciato la sala solo una volta capito che l’argomento era estraneo al tema del convegno e avrebbe richiesto altro tempo, e a quel punto sarebbero partiti gli insulti e sarebbe stato esposto una striscione di protesta. “a riprova di quanto la loro azione sia stata premeditata con cura a fini mediatici”, afferma. Quindi, per il ministro, “l’Italia peggiore” non sarebbe tanto quella dei precari, ma di “quanti, non avendo di meglio da fare, irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interrompere i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina per poi passare subito il video ai giornali amici”.

Sull’ immigrazione Bossi frena Maroni. Castelli: “Non possiamo sparargli, per ora”

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Il leader della Lega Umberto Bossi ha cercato di gettare acqua sul fuoco nelle polemiche fra il ministro Maroni e l’ Unione Europea, dopo che Maroni aveva addirittura paventato di uscire dall’ Europa, se questa non avesse dato man forte all’ Italia in materia’ di immigrazione. Bossi prima ha difeso il collega, spiegando che “Maroni era arrabbiato”, e l’ Europa “Dovrebbe fare un sacco di cose e invece non fa niente”, ma poi ha precisato: “Non usciamo. E’ solo uno stimolo per far fare le cose” all’Europa.
Anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha cercato di stemperare i toni, ricordando che l’Europa è “una straordinaria opportunità” per l’Italia, e invitando ad ” avere nervi saldi”: quello di Maroni, per Frattini, sarebbe stato solo “uno sfogo” per una “forte delusione in un momento di ira, di rabbia, che” dice “possiamo comprendere”.
A tenere però banco, oggi, nel dibattito sull’ immigrazione, sono state sopratutto le parole del viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, il leghista Roberto Castelli, che, intervenendo alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, ha dichiarato: ” Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora”. L’esponente leghista, forse per accattivarsi nuovamente il consenso della “base” del partito,è così tornato ad agitare lo spauracchio dell’immigrazione clandestina, degli immigrati che potrebbero diventare, dice, “milioni nel corso del tempo”, dandosi a “violenze” e obbligando le autorità “ad usare le armi”.

La Corte dei Conti: intercettazioni indispensabili nella lotta alla corruzione

Il Procuratore generale della Corte dei Conti Mario Ristuccia ha inaugurato oggi l’ anno giudiziario della magistratura contabile, puntando il dito contro la frode e la corruzione, che, in modo particolare nel settore dei contributi nazionali e della UE, sono “patologie” che continuano ad affliggere la pubblica amministrazione” e i cui dati “non consentono ottimismi”. Per questo, Ristuccia boccia i provvedimenti che il governo vorrebbe ripresentare per bloccare le intercettazioni, che per il procuratore rimangono “uno dei più importanti strumenti investigativi utilizzabili allo scopo” di arginare la corruzione, e la legge Cirielli del 2005, che ha dimezzato i tempi di prescrizione per i reati di corruzione.
Vengono mossi dubbi anche per quel che riguarda il ddl sul processo breve, che si auspica, comunque, che non sia “un ulteriore ostacolo alla lotta contro la corruzione”: “I magistrati contabili” si afferma ” restano perplessi di fronte a recenti leggi che consentono una profonda alterazione di principi di certezza del diritto”.

Paolo Romani nuovo ministro dello Sviluppo economico

Giuramento al Quirinale, poi l’annuncio conseguente. Paolo Romani, già viceministro alle Comunicazioni, è il nuovo ministro dello Sviluppo economico.

Il ruolo che fu di Claudio Scajola (si è dimesso 154 giorni fa in seguito all’accusa di aver ricevuto denaro da imprenditori coinvolti nell’inchiesta sugli appalti del G8 per acquistare un appartamento con vista sul Colosseo) e che in questo lasso di tempo è stato ricoperto da Silvio Berlusconi (ad interim) trova quindi un nuovo referente istituzionale.

Il nome di Romani, per la verità, circolava da tempo ma il Premier ha optato per ricoprire la funzione in prima persona. Fino a quando, evidente, le pressioni mediatiche non si sono fatte sempre più pressanti. In verità, Berlusconi aveva provato a convincere prima il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, e poi quello di Confindustria, Emma Marcegaglia: da entrambi, tuttavia, nessun segnale incoraggiante.