Super Martedì: la prima donna contro il primo afroamericano. Agli elettori l’ardua sentenza

Obama vs Clinton
Il leggendario Super Martedì è arrivato. Così come la resa dei conti, finalmente. La sfida Hillary-Barack alla svolta. Forse.
Hanno ultimamente fatto i fidanzatini sulla Cnn. Deliziosi e delicati uno nei confronti dell’altra, con alcune tematiche ancora lì a dividerli ma con un approccio assai differente dalla rissa, che pure li aveva visti protagonisti. Uno stil novo che ha fatto parlare della possibilità di dream ticket.
Alla vigilia della resa di oggi, il Washington Post ha pubblicato i contributi di due famosi scrittori made in USA sui due contendenti del partito democratico. Michael Chabon ha detto la sua su Barack Obama, mentre Erica Jong ha appoggiato Hillary Clinton.

Survivors. Ovvero: i soliti noti

I soliti ignoti
Si sente dire ormai da più parti. E sempre di più. La solita banalità estremamente carica di verità. Le facce che governano l’Italia sono sempre le stesse facce. L’eta media del Parlamento parrebbe essere di soli 54 anni. Ho trovato questo post, un po’ vecchio ma ben documentato.
54 non è poi così alto, come numero. In effetti a immagine e occhio e croce uno direbbe 70. Ma insomma, a governarci, da sempre, ci sono i soliti noti.
I media abroad assai si stanno di questi tempi interessando alle vicende quasi folkloristiche della politica del Belpaese di questi giorni. Potrebbero farsi i fatti loro, direte. Ma se realizzate che oggi, su 11 quotidiani nazionali che mi sono capitati sotto mano, almeno 5 avevano la royale coppia Sarkozy-Bruni in prima pagina, decidete poi quale delle sue parti mediatiche in causa – italiana o abroad – è più triste.
Dunque, dopo essere stato per la seconda volta stroncato dall’Economist, l’uomo dei media all’italiana ritorna agli onori della cronaca estera grazie al Financial Times. Nel 2005 avevano scritto questo. Ora Berlusconi torna a far parlare di sè come il grande sopravvissuto d’Italia.

Primarie USA 2008, Hillary è “tornata”

Hillary Clinton

Trionfante, sorridente, distesa. Sono anche sparite di nuovo quelle rughe imbarazzanti che un fotografo dell’Associated Press aveva impietosamente ritratto nei giorni scorsi. Hillary Clinton è tornata. E i media Usa già chiosano con acidità: è grazie all’effetto lacrime. Emotività e gioventù sfiorita a parte, la senatrice, che soltanto ieri era data ormai per politicamente spacciata, e che aveva più volte dovuto precisare ai suoi elettori che non si sarebbe ritirata, vive da stanotte una nuova primavera. Contro tutte le previsioni della vigilia, ribaltate, e contro l’assalto mediatico dei giorni scorsi, l’ex first lady ha battuto il favorito Barack Obama nelle primarie democratiche del New Hampshire. Dopo una nottata di testa a testa, ecco il risultato finale: Hillary batte Barack 39 a 37.

Enorme e sorprendente affluenza di elettori, in New Hampshire, che hanno votato secondo logiche differenti rispetto ai loro predecessori dell’Iowa. Moltissime nuove registrazioni: giovani al primo voto ma anche persone che sono tornate alle urne dopo anni di disaffezione verso la politica. Totale: mezzo milione di persone, e cioè esattamente il doppio rispetto al passato nonchè praticamente il 40% della popolazione. Questa dinamica spiegherebbe anche la disattesa dei pronostici e gli errori dei sondaggi. Insieme ad una chicca degli osservatori: le lacrime e la commozione di due giorni fa di Hillary Clinton le avrebbero sponsorizzato una non indifferente aggiunta di voti, rendendola più umana e allontanandola da quell’aura di freddezza e rigore che la circondava.

Per chi suona la campana dell’Iowa

Bell

E ora, Hillary ha un po’ paura. I sondaggi l’hanno sempre data in testa, lei, senatrice di ferro dai numerosi scandali e da sempre sulla scena pubblica, di cui però nessuno conosce forse veramente il carattere reale. (Il marito?). Obama l’ha praticamente raggiunta. Di lui i media parlano e straparlano. Conoscendo, se possibile, ancora meno. Partono oggi le prime verifiche, un po’ come a scuola. Un pezzetto di momento di verità, nella corsa affannata e ormai anche troppo famosa alla White House, comincia a intravedersi oggi.

Mickey Mouse for President

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Sono ben 11, ma solo di quattro di loro si può dire di ricordare il nome – e probabilmente non è solo un problema divisuale dall’estero. Hillary Clinton e Barack Obama per i democratici, Rudy Giuliani e John McCain per i repubblicani. Ognuno ha una storia ma nessuno può vantarne la trasparenza. E dire che gli aspiranti presidenti USA hanno tutti, nessuno escluso, l’obbligo di rendere pubblica la ”fonte” dei finanziamenti ricevuti in campagna elettorale.