Scandalo USA: Opposizione, no grazie

La situazione che va creandosi negli Stati Uniti dopo che è emerso lo scandalo sulla successione di Barack Obama sulla seggiola da senatore in rappresentanza dell’Illinois, è decisamente nello stile americano. Sicuramente non si può dire che sia uno stile italiano, perchè nel nostro paese in una situazione simile si sarebbe immediatamente gridato allo scandalo, al fatto che il premier non avrebbe potuto governare per questo o per quell’altro motivo e chi più ne ha più ne metta. Lo stile dell’opposizione a più basso profilo, specie su argomenti “out of politics”, è una delle situazioni che preferisco e che sono felice i repubblicani abbiano deciso di prendere.

Chiudi le valigie Obama, si va a Washington!

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In aria di Europei non può che risalire quell’atmosfera nell’aria. Quello spirito calcistico, e al tempo stesso azzurro, che ci ha fatto rabbrividire mentre uno dei migliori commentatori italiani di sempre ci invitava a chiudere le valigie e partire per la destinazione del prossimo turno.

Sfruttando quel motto che divenne così famoso anche grazie alla vittoria del campionato del mondo di calcio non posso che rivolgere lo stesso invito ad Obama.

Il mio sostegno per la bionda Hillary rimane è ovvio, però direi che ormai i giochi sono talmente tanto finiti che, nonostante il coloured candidate non abbia ancora vinto ufficialmente, e come se lo fosse già vincitore.

Primarie USA: Il tradimento di Hillarylander

La storia ci ha sempre insegnato una cosa fondamentale: al fianco dei grandi nomi che nei secoli hanno mantenuto la loro importanza vi erano sempre dei “piccoli” uomini, che poi tanto piccoli non erano, sempre pronti a sostenerli e a difenderli fino alla fine.

Quando questi piccoli uomini sparivano, per un motivo o per un altro, il grande uomo alla lunga iniziava a perdere il potere, perchè quella “comparsa” in realtà aveva il grosso vantaggio di dare equilibrio e sostegno a quel governo così ballerino.

Eppure non soltanto nei grandi personaggi storici si trova tutto questo. Senza andare tanto lontano basta guardare ai giorni nostri per scoprire che, gli uomini che vivono nell’ombra sono ancora fondamentali per aumentare l’importanza di una persona.

Obama: vice di Hillary? No way

Barack Obama
Inutile dirlo. Viene spontaneo tifare per quest’uomo. Dopo la rivincita di Hillary, il cui sorriso esploso non riusciva a contenersi negli obbiettivi dei fotografi deputati, nella vita, al suo assalto – oggi Barack ha risposto. E Hillary potrebbe anche seriamente decidere di disperarsi.
Eccolo qui: il senatore afroamericano dell’Illinois, un uomo di colore. Giovane, non ci si stanca mai di dirlo. Barack Obama ha vinto i caucus democratici del Wyoming: 61% contro il 38% di Hillary Rodham Clinton. Questo quanto riportato dalla Cnn.
Quindi Barack si è portato a casa 7 dei 12 delegati in palio in loco. Hillary se ne è accaparrati 4. 1 delegato non sarebbe stato assegnato. La Cnn gira il coltello nella piaga, e fa i calcoli totali: 1.527 – 1.326 più 199 superdelegati – per Barack, contro i 1.428 – 1.990 più 238 superdelegati – per l’ex first lady. Altre testate sono, al momento, più clementi – ma la sostanza rimane sempre quella – con la Senatrice: 61-38 in favore di Obama, i delegati del Wyoming starebbero a 7 a 5 sempre in favore del giovin figliolo.

Obama, Hillary, Hillary, Obama. M’ama non m’ama. Nel segno della profezia nera

Clinton Obama
La soap delle presidenziali continua. All’ultima sfida, e soprattutto sovrastata in modo ormai imbarazzante dalla forza comunicativa, di proposta, di spessore, e perchè no di diversità e giacchè anche un pizzico di maschia virilità dell’incubo delle notti della senatrice: Barack Obama.
La povera Hillary è stata schiacciata dal rivale della stessa casa madre in altri 4 Stati. Louisiana, Nebraska e Stato di Washington sabato, e domenica, ciliegina sulla torta, il Maine, 24 soli delegati in palio, ma un’altra tessera nel puzzle democratico che è più di un sassolino nella scarpetta di Hilary.
Obama, nel Maine, ha portato a casa il 62% dei consensi, mentre la Signora Clinton solo il 38. Poco meno del doppio. Numeri del genere stanno estremamente scottando all’ex First Lady. Sostanzialmente, così tanto certo non se lo aspettava.

Super Martedì, Super pareggio tra Obama e la Clinton

Clinton Obama
L’hanno chiamato tsunami, terremoto, onda anomala. Barack Obama, secondo alcuni – ma è sempre suonato strano, per i meno frettolosi e i più morigerati – doveva, secondo alcuni soldaggi, travolgere e stravolgere.
I sondaggi sono la vera anima nera di queste presidenziali infinite targate USA. Per quanto, spezzando una lancia a favore, l’utilizzo mediatico degli stessi sia plausibilmente un’insana ricerca dello scoop. Fatto sta – e l’avevano detto, anche questo – che il tanto atteso Super Martedì non ha ribaltato una beata fava. Lo stesso Barack aveva pronosticato il sostanziale pareggio poi verificatosi. Mentre Hillary, ora, ancora per un attimo, allontana i suoi incubi peggiori.
Nelle più grandi (e più esposte all’overdose mediatica) primarie della storia presidenziale Usa, con tanto di 24 Stati con in palio più di 3000 delegati, il singolar tenzone ha portato a casa un sostanziale pareggio.

Barack Obama: semplicemente surfing Iowa

Obama

E Barack Obama ha avuto una bella soddisfazione. In Iowa, il giovane senatore afroamericano dell’Illinois ha battuto John Edwards e Hillary Clinton – a dirla tutta, anche John Edwards ha battuto Hillary Clinton – e, naturalmente ne gioisce.
Il tempo del cambiamento è arrivato: sarò il presidente che riporterà a casa i soldati dall’Iraq, che garantirà la sanità a tutti gli americani e metterà fine ai regali fiscali alle grandi multinazionali. Prove generali da Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma la strada per la Casa Bianca è ancora molto lunga e tortuosa. Novembre è lontano, Hillary non demorderà e men che mai demorderanno i repubblicani.

L’affluenza è stata l’altra grande sorpresa di questo primo appuntamento. Perchè è andata contro ogni tendenza più recente: è ritornata ad essere molto alta, ed una partecipazione del genere, negli Usa, non si vedeva da anni. Ne ha beneficiato, soprattutto, proprio Obama, che si è accaparrato il consenso e il relativo voto di molti giovani che hanno partecipato massicciamente ai caucus per la prima volta nella loro vita, spinti da una voglia e una necessità, probabilmente, di cambiamento e di azione.