Il Giornale pubblica il documento su Boffo

boffo documento

Nuova puntata nel botta e risposta più caldo di questi giorni. Dopo le esternazioni del direttore di Avvenire, Dino Boffo, oggi, che definisce il documento di cui parla il quotidiano della famiglia Berlusconi emerita patacca, ecco la pronta risposta di Vittorio Feltri. Che pubblica il documento su cui l’attacco de Il Giornale si basa. Con un titolo che suona così: Altro che indignarsi una sentenza non ha privacy.

Il direttore del Giornale Vittorio Feltri va quindi avanti e pubblica il documento del casellario giudiziale sul caso. Sul documento è riportato che Boffo sarebbe stato condannato per molestia alle persone art. 660 codice penale , commesso nel gennaio 2002 in Terni. Il dispositivo prevede il pagamento di un’ammenda di 516 euro, saldata il 7 settembre 2004.

Caso Boffo, “velina patacca”?

boffo giornale

Scrive Gabriele Villa nell’articolo della polemica che coinvolge il direttore di Avvenire, Dino Boffo. Direttore che, in base alle “prove” in mano a Il Giornale, è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione. Rinviato a giudizio il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un’ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione. Precedentemente il Boffo aveva tacitato con un notevole risarcimento finanziario la parte offesa che, per questo motivo, aveva ritirato la querela..:

Copia di questi documenti da ieri è al sicuro in uno dei nostri cassetti e per questo motivo, visto che le prove in nostro possesso sono chiare, solide e inequivocabili, abbiamo deciso di divulgare la notizia

Dopo l’articolo di Villa e l’inizio della polemica, sempre su Il Giornale compare oggi la notizia che il 65% degli italiani, secondo un sondaggio condotto da SkyTg24, starebbe, in questa strana battaglia di fine estate, con il foglio di Feltri.

Ma un’altra è la notizia della giornata: l’informativa cui fa appello il quotidiano della famiglia Berlusconi per costruire la sua notizia su Boffo non sarebbe nel fascicolo giudiziario del tribunale di Terni. Sarebbe, dice il direttore di Avvenire, un’emerita patacca.

Intercettazioni, parla Berlusconi (rischiando l’itterizia)

Intercettazioni. Siete curiosi di sapere come andrà a finire? Chiedetelo a Silvio Berlusconi. Nessuno potrà rispondervi – se lo vorrà – con più certezza di lui. Ecco perchè oggi il Giornale – che NON è affatto un giornale di parte e di partito – lo intervista, lieto del tempo che il Premier vuole concedere alla corretta informazione e al suo popolo, che certo ha il diritto di sapere.

Vi lascio naturalmente il gusto di leggere e assaporare la versione integrale dell’intervista. Vi soffermerete, probabilmente, in particolare su quei passaggi significativi che parlano di restrizioni nelle intercettazioni, di archivio Genchi e l’apoteosi:

Quando sento parlare di dialogo mi viene l’itterizia

Il turpiloquio non è mai gradito, in effetti.

Cristiano Di Pietro indagato

Indagato Cristiano Di Pietro.
La Procura di Napoli lo ha iscritto nel registro degli indagati per le seguenti ipotesi di reato: corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Il tutto, nell’ambito dell’inchiesta sul malaffare gestito dall’ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise, Mario Mautone.
Il padre, il leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è stato sentito ieri per tre ore dal procuratore aggiunto Franco Roberti e dai sostituti D’Onofrio, Falcone e Filippelli.
E si scatena la polemica. Il Giornale gongola, Libero si accoda, Travaglio lo difende ma gli dice basta familismo nell’IDV. Perché ccà nisciuno è fesso

Il Giornale: “C’è un giudice anche a Roma. Travaglio diffama di proposito”

Il presunto collega Marco Travaglio diffama sapendo di diffamare, versione giornalistica del mentire sapendo di mentire. Comincia così l’articolo di oggi de Il Giornale – cui Marco Travaglio proprio non va giù. Si tratta, spiega il giornalista Filippo Facci, il passaggio cruciale del provvedimento con cui il giudice del Tribunale di Roma Roberta Di Gioia, il 15 ottobre scorso, ha motivato la condanna di Travaglio a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione ai danni di Cesare Previti.

Il Giornale ricostruisce i fatti, e conclude:

L’incredibile è che un giudice, per una volta, l’abbia messo nero su bianco

Attendiamo con ansia la risposta – se ci sarà – di Marco Travaglio. .

Di Pietro e il Giornale: parenti e bugie

Antonio Di Pietro sotto attacco. Oggi Il Giornale, cartaceo e on line, pubblica quelle che ritiene essere le prove delle sue bugie. Ascoltate l’audio che inchioderebbe Di Pietro.
L’attacco è cominciato ieri: Così Di Pietro sistema le mogli e i parenti nel partito-famiglia: Antonio Di Pietro sceglie i suoi, secondo l’accusa, nel modo più certo possibile: i suoi parenti. Più fidati di così
Parentela di sangue o acquisita poco importa: i cari di Tonino troverebbero, per Il Giornale, corsia preferenziale per accedere alle cariche nei consigli dei vari enti, in Parlamento o nelle strutture del partito. Un’accusa pesante, direte voi, soprattutto per un parlamentare che, nel suo appoggio al Parlamento pulito di Beppe Grillo, aveva dato un messaggio diverso ad alcuni.

Pizza runs. E Berlusconi si accaparra i voti della Democrazia Cristiana. E il Senato

costituzione
Dunque, facciamo un po’ di conti. La DC alla fine corre. Pizza corre. Pizza runs.
Ieri, intorno alle 17, si è chiuso il caso Pizza, almeno per il momento. Il caso che ha fatto rabbrividire la nazione tutta, comprese propaggini estere e all’estero disperse. E Giuppy (all’anagrafe, Pizza Giuseppe) è stato ricevuto nelle stanze di nostro Signore della Premierità, Silvio Berlusconi. A palazzo Grazioli

ho appena finito di parlare con gli alleati Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

ha dichiarato il Pizza nazionale uscendone.

Elezioni 2008, brogli: scatta l’allarme

Scusate, ma qui sta succedendo un casino. Un signor casino. Il Giornale, due anni fa, per quelle benedette elezioni che all’Italia – perchè, per come, per quanto quasi non conta più – era uscito con una serie di inchieste sui brogli. A 11 giorni dalle elezioni targate 2998 sta esplodendo, di nuovo, uno scenario già visto. Stesso copione. Tale e quale. Forse anche peggio.
Da Il Giornale di oggi:

«Così a Colonia ho comprato sei voti». Comincia così l’inchiesta choc del settimanale Tempi, in edicola domani con il Giornale sull’allarme brogli. Il giornalista del settimanale ha raccontato come ha fatto a procurarsi i plichi elettorali. Pagandoli cinquanta euro l’uno. «Ho in mano un plico – racconta Rodolfo Casadei – che non trova il suo destinatario e deve tornare all’ufficio del consolato italiano di Colonia, responsabile della spedizione. Invece si trova, insieme a un’altra quasi identica, nelle mie mani. Per due precise ragioni: la prima è che il destinatario ha regolarmente ricevuto quanto gli era stato inviato; la seconda è che successivamente ha deciso di cederla a me in cambio di denaro»

Le Iene, 15 giorni fa, hanno fatto un altro simpatico servizio. Sulla compravendita di voti.

Il Giornale, non un giornale. Povero Indro

Biagi Montanelli

Questa storia parla della morte di un’idea, in verità consumatasi molto tempo addietro.

La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo. Entrambe danno la stessa sicurezza, quella di sapere come ci si possa stare

Questo era Hegel, tanto per gradire.

Non esiste l’obiettività, diceva Indro Montanelli.

Noi viviamo di truffe. Soltanto dei grandi imbecilli possono parlare di obiettività. Si puù sostituire il desiderio di avvicinarsi ad essa. O una tendenziosità dichiarata, che va applicata in ogni caso

Il patto col lettore, unico padrone, è parlare chiaramente.