Hugo Chavez è morto: le accuse agli americani

Il presidente del Venezuela Hugo Chaves è morto alle 16.25 di ieri (le 22.05 ore italiane). Una morte annunciata dal vicepresidente, delfino e seguace, Nicolas Maduro, che ha diramato espliciti sospetti sul fatto che la prematura scomparsa di Chavez possa essere ricollegata alla possibilità che “qualcuno possa avergli iniettato il cancro”.  In seguito a tali accuse, due diplomatici americani a Caracas sono stati espulsi per complotto.

Elezioni: in Venezuela vince Chavez

Si è votato per le nazionali in Venezuela: dalle urne arriva una importante conferma per il Partido socialista Unido de Venezuela (Psuv) del presidente Hugo Chavez. Su un totale di 165 seggi, al partito del “bolivariano” vengono per ora assegnati 92 deputati, mentre l’opposizione della Mesa de unidad democratica (Mud, una sorta di alleanza tra più voci della minoranza) si attesta sui 59.

Cari connazionali – commentava Chavez su Twitter appena dopo la ricezione della notizia resa nota dal Consiglio nazionale elettorale di Caracas – abbiamo ottenuto una solida vittoria“. Restano ancora da assegnare 11 seggi, per i quali occorrerà attendere la conta definitiva delle schede.

Honduras, si tenta la via del dialogo

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Honduras, ovvero: al via il dialogo? Il Costarica potrebbe essere la sede di un “incontro” tra i golpisti e il presidente deposto, Manuel Zelaya. Il grande mediatore sarà il presidente del Costarica, Oscar Arias. Riportiamo alcune parole che raccontano la situazione in Honduras in questi giorni.

La situazione laggiù sta diventando frenetica e il sentimento nazionalista e patriottico (in opposizione al Venezuela, Nicaragua e Salvador che li minacciano militarmente) è sempre più forte: sono pronti a tutto per difendere il loro paese

Honduras, colpo di Stato. O no?

hondurasColpo di Stato in Honduras. Spinoza scrive, con la consueta lungimiranza

Colpo di stato in Honduras. Fortunelli. Honduras, l’Onu si riunisce. Per cercarlo sulla cartina.

Già, ma la situazione non è lineare o netta come appare oggi alla stampa internazionale. Secondo le ricontruzioni prese per buone dal mainstreaming e amplificate monotonamente anche in Italia, il presidente Manuel Zelaya è stato destituito in seguito ad un intervento dell’esercito, e trasferito con la forza in Costa Rica (“mi hanno prelevato in pigiama. Un vero e proprio sequestro”, dice). Otto membri del governo sarebbero stati arrestati, e le forze parlamentari hanno dichiarato legittimo il golpe portato avanti dalla Corte Suprema. E Roberto Micheletti – sìsì, è di origini assolutamente italiane – è stato nominato nuovo presidente. C’è, però, chi non ricostruisce i fatti esattamente in questo modo. Guardate qui.

Un continente di sinistra

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Con la storica vittoria di Fernando Lugo alle elezioni politiche paraguayane sembra completarsi il percorso di rinnovamento che sta attraversando l’America latina ormai da alcuni anni. Un filo immaginario tiene legati oggi i governi di tutti gli stati del continente, o quasi. Ed è un filo rosso.
Fatte salve le eccezioni rappresentate da Guatemala e Colombia – con cui non a caso gli USA alimentano una politica di fervidi cambi commerciali – la sfida sudamericana è servita: Hugo Chavez in Venezuela, Cristina Fernandez Kirchner in Argentina, Evo Morales in Bolivia, Rafael Correa in Ecuador, Ignacio Lula in Brasile, Michelle Bachelet in Cile, Tabaré Vázquez in Uruguay, Alan García in Perù. E da ieri in Paraguay, Fernando Lugo, un ex vescovo. Pur ostacolato e rinnegato dalla Chiesa di Roma, ma sempre un prelato.
Ultimo erede della storica tradizione facente capo alla cosiddetta Teologia della liberazione. Ossia quella riflessione, quella presa d’atto, che le gerarchie ecclesiali latinoamericane elaborarono verso la fine degli anni sessanta, nel momento di massima repressione del dissenso operata dalle dittature militari sudamericane.

Farc: The road to Betancourt

So già che cosa starete pensando in questo momento. “Basta coi soliti titoli in inglese siamo italiani”! Avete ragione. In effetti scrivo molto in inglese in quanto mi capita spesso di seguire programmi in lingua originale (inglese o giapponese, ma in quest’ultimo caso sottotitolato) e quindi di “imitare” le frasi in lingua originale per riproporle a voi. Cercherò di impegnarmi e metterne qualcuno in italiano ogni tanto.

In effetti per essere coerenti con l’argomento FARC e Betancourt dovremmo scrivere un articolo in lingua spagnola, però attualmente le mie conoscenze di spagnolo sono troppo di base e farei solo figuracce.

Comunque è ufficiale, il presidente venezuelano Hugo Chavez (ve lo ricordate quello piccolino di fianco a Naomi Campbell nemmeno un mese fa) ha in preparazione una squadra di esponenti politici con un unico obiettivo: la liberazione di Ingrid Betancourt. Sono mesi ormai che si parla di lei. Tra l’altro ultimamente sono trapelate anche delle informazioni, pervenute da Luis Eladio Perez uno degli ostaggi liberati dalle FARC, secondo cui la Betancourt sarebbe gravemente malate e richiederebbe cure.