Condannato il giornalista che tirò le scarpe su Bush

Ve lo ricordate? Era diventato famoso in tutto il mondo. E’ lui l’uomo che, il 14 dicembre scorso, ha lanciato le sue scarpe contro l’allora (già ex) presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. Muntazar al-Zaidi, giornalista iracheno, dopo quell’azione eclatante nel corso dell’ultima conferenza stampa di Bush in Iraq come inquilino della Casa Bianca.

Per quel gesto, il giornalista rischiava fino a 15 anni. Lui si è sempre dichiarato innocente. Ora è stato condannato a tre anni di carcere. Dhiaa al-Saadi, uno degli avvocati che difende Muntazar, fa sapere: Questa sentenza non è in armonia con la legge, faremo ricorso.

Russia: uccisi l’erede della Politkovskaya, Anastasia Baburova, e Stanislav Markelov

MOSCA (Reuters) – Un influente avvocato russo che si era battuto contro il rilascio anticipato di un colonnello dell’esercito condannato per l’omicidio di una ragazza cecena è stato ucciso oggi insieme a una giornalista in una strada di Mosca. Secondo la procura, il corpo di Markelov è stato trovato crivellato da diversi colpi d’arma da fuoco in una delle strade principali di Mosca. Aveva appena avuto un incontro con i giornalisti. Anastasia Baburova, una praticante del giornale della Politkovskaya Novaya Gazeta che aveva indagato sul neonazismo in Russia, è stata colpita insieme a Markelov, morendo dopo poco in ospedale. Stanislav Markelov aveva rappresentato la famiglia della 18enne Elza Kungayeva, il cui omicidio nel 2000 era diventato un simbolo nella lotta contro gli abusi dei diritti umani nella Cecania segnata dalla guerra. Markelov, 34 anni, aveva tentato di bloccare per vie legali il rilascio del colonnello russo Yuri Budanov, condannato per l’omicidio.

Quando uno aveva bisogno di una giornalista coraggiosa chiamava la Politkovskaya e quando voleva un avvocato senza paura si rivolgeva a Markelov

Lev Ponomarev, attivista dei diritti umani in Russia.

Anna Politkovskaya, la giornalista di Novaya Gazeta, fu ammazzata nell’androne di casa da un killer ceceno nel 2006.

Scarpe su Bush: dall’Iraq con amore



Da un lato fa ridere. Dall’altro, la prima domanda che mi è venuta in mente – e della cui eventuale risposta non si trova traccia, almeno sui giornali on line italiani – è stata: che faranno al franco tiratore di scarpe?


A George W. Bush (che io amo italianizzare, chiamandolo Giorgio Passeggiatore Cespuglio) è venuta una geniale idea. Invece di uscire di scena discretamente, ha voluto fare una bella visita a sorpresa in Iraq.


Già che c’era, ha svelato un paio di segretucci del mestiere, sottolineando che la guerra non è mica finita.


è il bacio dell’addio, sei un cane

(cane, nella cultura islamica, è uno tra i più pesanti insulti, perché l’animale in questione è considerato impuro. E anche le scarpe non vogliono certo comunicare stima). Gli ha urlato a un certo punto un giornalista iracheno, Muntazer al-Zaidi, della rete tv sunnita e antiamericana al-Bagdadia che trasmette dal Cairo, in Egitto. Letteralmente inferocito. E lanciandogli le scarpe.


Accusava – pensate – l’ormai ex Presidente USA di essere responsabile della morte di migliaia di iracheni.


La favola americana del giornalismo no profit

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Il mercato dell’editoria cartacea, ed in particolare quello dei quotidiani, sta vivendo un lento ma inesorabile declino. Il discorso vale indistintamente per qualsiasi paese del mondo, da ormai un decennio a questa parte. I vistosi cali di vendite spingono oramai sistematicamente gli editori a tagliare intere redazioni, pur di mantenere inalterati i margini di profitto. In questo contesto, il colpo di grazia è dato dalla crescita esponenziale dell’uso della rete per fare informazione.
E’ di pochi mesi fa la decisione del NY Times – mica pizza e fichi – di rendere completamente gratuita la consultazione del quotidiano cartaceo anche sul web. Insomma, il giornale gratis. Applausi.
Il motivo della scelta è facile facile.

Nessuno tocchi i sondaggi. E nessuno voti Udc

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Silvio Berlusconi non perdona. Sui sondaggi, poi. Nessuno tocchi i sondaggi. Prontamente, ha chiamato sbraitando il suo Tg4 e il suo Emilio Fede. Pd e annesso Walter Veltroni

hanno iniziato a usare le armi di sempre in campagna elettorale e diffondono sondaggi artefatti e non veritieri, per i quali il Pdl avrebbe solo 6 punti di vantaggio

Sei non è certo un bel numero, quando gli si può sostituire piuttosto un bel dieci.

L’uomo di Arcore ha chiamato, si diceva, la sua redazione del Tg4 di Emilio Fede.

I nostri sondaggi da 3 settimane ci danno in stabile vantaggio del 10% e un sondaggio di oggi di Euromedia dà il Pdl al 46,4% e il Pd al 36,4%

Il Giornale, non un giornale. Povero Indro

Biagi Montanelli

Questa storia parla della morte di un’idea, in verità consumatasi molto tempo addietro.

La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo. Entrambe danno la stessa sicurezza, quella di sapere come ci si possa stare

Questo era Hegel, tanto per gradire.

Non esiste l’obiettività, diceva Indro Montanelli.

Noi viviamo di truffe. Soltanto dei grandi imbecilli possono parlare di obiettività. Si puù sostituire il desiderio di avvicinarsi ad essa. O una tendenziosità dichiarata, che va applicata in ogni caso

Il patto col lettore, unico padrone, è parlare chiaramente.

Il destino dell’Articolo 21

Rsf
Di appelli pullula la rete. In qualche modo, sarà nata anche per questo. Internet ospita e dà asilo ad ogni istanza. Bella, brutta, vera o falsa. Chi fa giornalismo con la rete deve stare molto attento. Anche se, se ancora esiste e resiste un po’ di romanticismo, il giornalismo fatto solo con la Rete non è, esattamente, più giornalismo. Bando ai romanticismi. Gli appelli, si diceva.
Riportarlo non fa mai male. Dovesse entrare in testa a qualcuno. Testo integrale, perchè poi, insomma, è anche stilisticamente bello. E poi. La Costituzione fa anche 60 anni. Ecco l’ Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.