Ciarrapico attacca Fini: “Ha ordinato le kippah?” – VIDEO

L’antisemitismo di cui è stato accusato Giuseppe Ciarrapico, senatore del Popolo delle Libertà, trae origine dalle parole pronunciate dall’imprenditore in occasione del dibattito in Senato (dopo i 342 sì messsi in cascina alla Camera, a Palazzo Madama 174 sì, 129 no) sulla fiducia all’esecutivo. Si dice spesso che tutto ha un limite. Salvo sperimentare che la soglia stessa, di quel limite, si trasforma in confine facilmente valicabile.

In un attimo: spariscono vergogna, pudore, decenza, decoro. Che l’agone politico possa giustificare ogni situazione, è tutto da vedere. La crisi interna alla maggioranza, vero, rischia di intoppare la marcia – spedita solo fino a qualche mese fa – del governo presieduto da Silvio Berlusconi; Gianfranco Fini e la truppa di finiani confluiti in Futuro e Libertà (martedì appuntamento per sancire la nascita della nuova forza politica) ne sono – anche questo, dato inconfutabile – i principali responsabili. Tuttavia.

In un contesto surreale, che somiglia parecchio di più alla risultante approssimativa di frasi fatte piuttosto che alla naturale diatriba di un paese civile, succede che – se c’è da prendersela con qualcuno – ce la si prenda con i soliti noti. Stavolta, gli ebrei. Associati (ne sarebbero – si legge tra le righe – la causa) alle nuove convinzioni politiche di Fini.

Fini e i finiani torneranno nell’ombra – dichiara Ciarrapico – andremo a votare e vedremo quanti voti prenderà il transfuga Fini. I finiani hanno già ordinato le kippah (copricapo ebraico)? Perché di questo si tratta. Chi ha tradito una volta, tradisce sempre“.

Viene da chiedersi se lo stesso effetto si riproduce in chi straparla una volta.

Mahmoud il solitario

E’bastato un quarto d’ora al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per attirare a se le polemiche di questo vertice FAO. Le sue parole, taglienti come lame, hanno colpito tutti gli argomenti scottanti nella realtà iraniana.

Israele, Stati Uniti e naturalmente crisi alimentare sono stati gli argomenti sostenuti dal presidente, senza mezzi termini e sempre spavaldo, sicuro, forte e stoico. Anche quando più che un discorso sembra trattarsi di minacce.

Un quarto d’ora che gli ha permesso di conquistare zero, e ripeto zero, applausi e solo una veloce stretta di mano, obbligata, dal direttore generale della FAO, Jacques Diouf.

Ma d’altronde che reazione si poteva aspettare chi afferma che Israele ha i giorni contati? Forse dovrebbe ritenersi fortunato di non essersi beccato nessun fischio; anche se fuori circa 350 manifestanti ebrei avrebbero voluto incontrarlo. Per applaudirlo?

I guai giudiziari di Olmert inguaiano Israele

In effetti iniziava a sembrare tutto un po’troppo semplice. Pareva quasi strano che tra israeliani e palestinesi, se si escludono i contrasti “italiani” avuti alla Festa del Libro di Torino, ci fosse un attimo di tregua.

Il fatto è che la tregua tra i due continua, il problema questa volta è in seno agli isrealiani che si ritrovano in una situazione molto difficile, che potrebbe portarli, nel caso in cui la faccenda dovesse degenerare, a rimanere senza il loro premier Ehud Olmert.

I problemi “israeliani” sono di tipo giudiziario e vedono coinvolto Olmert non come presidente quanto invece quando ancora era sindaco di Gerusalemme. Cerchiamo di comprendere meglio la situazione quale è.

Napolitano in pausa di riflessione

pausa
A questo punto, avrà una poderosa emicrania. Sarà confuso, stonato, e soprattutto senza la minima, lontana idea del dafarsi. Dieci anni sono passati in pochi giorni. Si ripete una considerazione sciocca: avesse ancora un numero idoneo di capelli, saprebbe dove mettere le mani.
Giorgio Napolitano, Capo di Stato di fronte a Governo caduto, ha preso tutti gli appunti possibili e immaginabili. Ha dichiarato, stanco, che farà un riscontro nei suoi appunti e poi farà sapere dopo una pausa di riflessione, com’è nella tradizione e come io sento il bisogno di fare.
Un giorno, due? In realtà la decisione dovrebbe già arrivare questa sera. 4 giorni di consultazioni e 19 colloqui con altrettanti gruppi politici: l’unica cosa che a questo punto il Presidente della Repubblica può commentare, è il trovarsi di fronte ad una situazione molto frammentata e complessa.

Bush, fine del viaggio: l’Iran finanzia il terrorismo

Bush
Fine del viaggio in Medio Oriende per il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Un’ultima tappa agguerrita, più di quelle precedenti. Perchè Bush ha lanciato oggi le sue invettive complete, dirette e inequivocabili contro l’Iran.
L’Iran che arma Hezbollah, finanzia Al Qaeda, minaccia la sicurezza mondiale. Bush parla da Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi: l’ultima tappa del tanto tribolato viaggio in Medio Oriente che ha anche visto la prima volta di Bush in Israele. L’attacco a Teheran, dunque, è diretto e senza mezzi termini. Il governo di Mahmud Ahmadinejad è per il Presidente americano il nuovo pericolo per l’umanità.
Parole, naturalmente, tradotte in tempo reale in tutte le declinazioni possibili dell’arabo e dei suoi dialetti. Parole che presto avranno conseguenze diplomatiche e internazionali. Parole dall’eco fortissima. Mahmud Ahmadinejad e il suo governo dovranno e vorranno presto replicare.

Betlemme. E’ di nuovo Natale

Bethlehem

Betlemme torna ad essere la città sfondo di ogni presepe. La Cisgiordania si colora di nuovo di Natale, racconti, leggende, storie e Storia dalle tinte forti. Le più forti. Turisti, pellegrini, gente, voci, colori. Sono decine di miglaia, e sono proprio a Betlemme. Sono qui, nella città di Gesù Bambino, per festeggiare questo Natale. Di nuovo, ancora. Per la prima volta da quando è cominciata la seconda Intifada. Era il lontano settembre del 2000.