Morte Cossiga, dolore e cordoglio bipartisan

L’ultimo saluto a Francesco Cossiga è una visita alla Camera ardente in cui si registra un viavai infinito di volti noti e persone appartenenti alla società civile. Un attestato di stima, rispetto e riconoscenza evidentemente bipartisan ancorchè svincolato dalla spiccia differenziazione partitica: il Presidente emerito ha lasciato quattro missive alle principali figure istituzionali dello Stato (Giorgio Napolitano, Renato Schifani, Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi) chiedendo funerali in forma privata: l’aggravarsi dell’infezione polmonare non gli ha dato scampo, le esequie si terranno nel Sassarese giovedì 19 agosto. Numerose le testimonianze nei confronti di una delle figure politiche di maggiore spessore della storia contemporanea.
Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano: “Uno statista di spiritualità cristiana“.
Il presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy: “Un politico rispettato da tutti che ha speso la maggior parte della sua vita al servizio del suo Paese e del popolo italiano“.
Papa Benedetto XVI ha inviato un telegramma alla famiglia: “Sono spiritualmente vicino in questo momento di dolore, porgo le più sentite condoglianze e assicuro sincera partecipazione al grave lutto che colpisce anche l’intera nazione italiana. Ricordo con affetto e gratitudine questo illustre uomo cattolico di Stato, insigne studioso del diritto e della spiritualità cristiana che nelle pubbliche responsabilità ricoperte seppe adoperarsi con generoso impegno per la promozione del bene comune“.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “E’ un piccolo omaggio ad un grande uomo di Stato, ho salutato un amico“.

Addio al picconatore

E’ morto un pezzo della storia d’Italia. Qualunque cosa si dica e si pensi di lui, un fatto è chiaro, pacifico, evidente. E mette d’accordo tutti, più o meno esplicitamente. Come mai il presidente emerito ha fatto (e ha voluto fare) in tutta la sua carriera politica fuori dall’ordinario.

Francesco Cossiga porta oggi con sè, in una tomba che vuole dire eternità, i suoi segreti. Che sono quelli di questo paese da più di mezzo secolo. In Italia, in fondo, si è abituati a pensare che funzioni sempre così. Che non possa e in fondo non debba essere altrimenti. Chissà che questo, nel profondo, non ci diverta anche un po’. Nello Stivale, i Misteri d’Italia (titolo della bella trasmissione di Carlo Lucarelli) fanno parte di noi. Della nostra cultura, della nostra formazione. E forse ne siamo anche un po’ gelosi.

E’ morto Francesco Cossiga

A 82 anni appena compiuti, si è spento a Roma, in un letto del Policlinico Agostino Gemelli, Francesco Cossiga il quale, con pochi altri al suo pari, può permettersi di incarnare la storia politica italiana degli ultimi sessant’anni. Vedi il sardo (nasce a Sassari il 26 luglio 1928) ed è come se scorressero in sequenza i principali avvenimenti che hanno contribuito a costruire il bagaglio della Penisola. Basti elencare i titoli che potrebbero etichettarlo (anche se le etichette, ai grandi personaggi, vanno in ogni caso strette): politico, giurista e docente italiano, politologo, scrittore, ottavo presidente della Repubblica, senatore a vita, presidente emerito della Repubblica Italiana, ministro degli Interni, presidente del Consiglio, sottosegretario e via dicendo.

Maturità a 17 anni, a venti era già laureato in Giurisprudenza e poi intraprese la carriera universitaria (con cattedra di diritto costituzionale dell’Università di Sassari). La passione politica divenne presto la prima occupazione: riuscì a bruciare tutte le tappe – a 17 anni la prima tessera nelle file della Democrazia Cristiana, a trent’anni capo dei cosiddetti giovani turchi sassaresi, eletto deputato nel 1958, il più giovane sottosegretario alla difesa nel terzo governo Moro (23 febbraio 1966), il più giovane ministro degli Interni (a 48 anni), il più giovane presidente del Senato (a 55 anni) e il più giovane Presidente della Repubblica (a 57 anni, 1985) – e gli toccò essere riferimento importante in più di una circostanza cruciale: era Ministro degli Interni durante i violenti scontri tra studenti e forze dell’ordine nella zona universitaria di Bologna.

Restarono negli annali come le proteste del ’77: venne ucciso il militante di Lotta continua Pierfrancesco Lorusso e la militante di sinistra romana Giorgiana Masi; Cossiga, al fine di sedare la rivolta studentesca, inviò nel capoluogo emiliano carri armati M113: gli studenti cominciarono a storpiarne il nome, scritto con una kappa iniziale ed usando la doppia esse delle SS naziste. Ancora al Viminale l’anno successivo, quello impresso sui libri per il sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse: Cossiga creò due comitati di crisi per gestire il rapimento e rassegnò le dimissioni non appena il segretario Dc venne rinvenuto senza vita. Dirà successivamente ai giornali: Se ho i capelli bianchi e le macchie sulla pelle è per questo. Perché mentre lasciavamo uccidere Moro, me ne rendevo conto. Perché la nostra sofferenza era in sintonia con quella di Moro“.

Web giornale politicalive: 9 agosto 2010

SOMMARIO:
1. Berlusconi ai militanti: “Tocca a voi”; Bocchino: “Basta illazioni su Fini;
2. Caritas: “Sbarchi di clandestini in aumento dopo intesa Governo-Gheddafi”
3. Russia: gli incendi viaggiano al ritmo di 700 morti al giorno
4. Mafia: proiettile al figlio di Ciancimino. “Vado via”
5. Finanza: estate all’insegna della “caccia allo scontrino”
6. Ricovero Francesco Cossiga: condizioni in peggioramento
7. No global in azione a Pordenone: Zaia appoggia i manifestanti, Galan li accusa
8. Novara, tenta violenza sessuale su sordomuta: arrestato tunisino

PER APPROFONDIRE:
Violenza sessuale: i numeri degli stupri in Italia
Cuba, Fidel Castro in Parlamento: “Obama, dì no alla guerra nucleare”
Fini – Tulliani: “Adesso mi dici cosa hai combinato”. Retroscena e prossime mosse

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 9 agosto 2010.

BERLUSCONI – FINIANI: Silvio Berlusconi è determinato a coinvolgere i militanti del PdL in quella che definisce la mobilitazione più grande mai portata avanti al fine di esplicare i risultati dell’attuale Governo. Il Premier sembra si prepari a elezioni imminenti e lo fa con uno spiegamento di forze imponente: “La mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese. Gli iscritti devono essere il megafono dell’azione di governo sul territorio: in ogni piazza degli 8100 comuni italiani vi siano banchetti per spiegare quanto il governo è riuscito  a realizzare in due anni di appassionato lavoro”. Con una lettera ai Club della libertà, Berlusconi stimola ciascuno a fare ancora di più: “Una grande opera di diffusione attraverso una capillare rete di militanti basata sulla suddivisione delle 60 mila sezioni elettorali. Sarà il più grande porta a porta mai realizzato in Italia, ed è per questo che chiedo il contributo di tutti coloro che credono negli ideali di libertà”. Nel frattempo, i deputati che hanno aderito a Futuro e Libertà hanno deciso di fare quadrato intorno a Guianfranco Fini rispetto alla campagna mediatica di accuse che sta interessando il Presidente della Camera rispetto alla vicenda della casa di Montecarlo. Lo dichiara Italo Bocchino, presidente dei deputati di FLi: “La campagna contro il presidente della Camera è un fatto senza precedenti e gravissimo dal punto di vista politico e istituzionale. E’ come se ‘Il Secolo’ facesso il coupon: ‘Berlusconi dimettiti per il processo Mills’. Siamo di fronte a una campagna inaccettabile e vergognosa e ancor più grave perché rientra in un contesto di bastonatura mediatica in cui si utilizzano uno e più strumenti di proprietà del presidente del Consiglio. Se Berlusconi ha ancora un pizzico di rispetto per la democrazia e le istituzioni smentisca immediatamente il portavoce del suo partito, Daniele Capezzone, e stoppi la campagna vergognosa de ‘Il Giornale'”.

SBARCHI IMMIGRATI: prende parola la Caritas, tema scottante quale è quello degli sbarchi di immigrati clandestini. Stando alle parole di Oliviero Forti, responsabile nazionale Caritas “C’è un flusso costante e una pressione migratoria che rimane sostanzialmente immutata se non aumentata. La Libia, in base agli accordi presi col governo italiano, è chiamata ad assolvere il ruolo di sentinella dell’Europa. Ci si chiede fino a quando questo potrà accadere. Perché sappiamo tutti che la Libia ha un ritorno economico rispetto al ruolo che ricopre. Nel momento in cui non si riesce più a sostenere questa dinamica assistiamo alla ripresa degli sbarchi, non nella stessa quantità del passato ma comunque un numero di sbarchi che sommati fanno centinaia di persone. Ci chiediamo allora come possano avvenire questi sbarchi  se teoricamente è in vigore un pattugliamento così serrato come è stato annunciato e che in alcuni casi sembra non funzionare. Come dimostrano gli arrivi di questa notte a Linosa. Nonostante il pacchetto sicurezza e gli accordi con la Libia, l’Italia  ha visto aumentare il numero di cittadini irregolari. Lo scenario quindi non è così tranquillizzante”. Ultimo caso relativo alla notte di ieri, quando a Linosa sono approdati 40 immigrati.

RUSSIA, FUOCO E FIAMME: 200 mila ettari. A tanto ammonta l’estensione della superficie del territorio russo in balia delle fiamme che l’avvolge da ormai cinque giorni. Il mix tra caldo, smog ed incendi sta mettendo in ginocchio l’intera nazione con temperature mai viste prima d’ora (37,1 gradi sabato scorso a San Pietroburgo, dopo i 38,2 di Mosca il 29 luglio). Va da se che sono aumentati anche i decessi (+50% nella capitale rispetto allo stesso mese dell’anno scorso) e i trasferimenti negli obitori. Il problema più grosso però sembra essere quello dello spegnimento delle fiamme nelle zone vicine alle centrali nucleari disseminate nel paese. Il fuoco potrebbe infatti innescare forze distruttive inimmaginabili qualora dovesse venire a contatto con i prodotti di combustione o fusione. Non si prevedono comunque grossi miglioramenti nel breve periodo. Dovrebbe esserci un abbassamento delle temperature tra il 13 ed il 14 Agosto ma questo non allontanerà del tutto il pericolo visto che la soluzione del problema appare possibile solo a partire dal 20 Agosto. Fino ad allora, stato di calamità nelle zone più colpite e vigili del fuoco ed altri operatori di soccorso in servizio 24 ore su 24. La mortalità media (350 vittime al giorno) è quasi raddoppiata: 700 decessi quotidiani.

E’ morta Eleonora Chiavarelli, la moglie di Aldo Moro. “Sulla vita e sulla morte di mio marito giudicherà la storia”

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Lottò contro i poteri forti e gli uomini di comando della Dc per la libertà del marito. “Se solo fossero stati modestamente intelligenti avrebbero capito che al potere non si arriva mai attraverso il delitto

E’ morta oggi un altro pezzo di storia della politica italiana. Eleonora Moro, vedova di Aldo Moro, lo statista democristiano che fu ucciso dalle Brigate rosse il 9 maggio del 1978, aveva quasi 95 anni. I funerali si sono svolti questo pomeriggio a Torrita Tiberina, il paese dove è sepolto il marito e leader democristiano. Sarà sepolta accanto all’uomo che ha provato a salvare sino all’ultimo. La donna è venuta a mancare nella sua abitazione romana, chiudendo una storia poco conosciuta ai tanti giornalisti-paparazzi del gossip-politico italiano, ma che era invece molto profonda e intensa tra i due.

aldo-moro-rapimentoDopo l’agguato del 16 marzo 1978,
il giorno in cui doveva avvenire la presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei deputati, fu bloccata da un commando delle Brigate Rosse all’incrocio tra via Mario Fani e Via Stresa. In pochi secondi, i terroristi uccisero tutti i 5 uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. La signora Moro, da sempre donna riservata e decisa, pur di riuscire nella titanica impresa di salvare la vita del marito, cominciò a bussare a tutte le porte della politica, del Vaticano, delle Istituzioni tutte, senza mai arrendersi. La sua rigorosa  fermezza fu tra i motivi che convinse perfino il pontefice Paolo VI, a scrivere una lettera commovente “agli uomini delle Brigate rosse”. Uno spiraglio, seppur piccolissimo di speranza e di salvezza, la signora Moro pensò di averlo trovatoo anche nella posizione che prese il leader socialista Bettino Craxi, uno dei pochi all’epoca dei fatti che voleva percorrere la via della trattativa.

Goodbye Eluana

Mentre l’Italia si lecca pesanti ferite post-Eluana (una ragazza che, per fortuna, non ha mai saputo cosa ha rapresentato e come il suo corpo inerme è stato strumentalizzato), vorrei citare l’amico Spinoza.Il post si intitola assai semplicemente: Le vite degli altri

Comunque ci sono disgrazie peggiori. Pensate alla figlia di Gasparri.

“Se serve, mi scuso. Stai tranquillo, Gasparri. Non è mai successo che le tue parole siano servite a qualcosa

Mentre l’Italia si lecca le ferite, Roberto Saviano chiede – dalle pagine e dal sito di Repubblica – Chiedete scusa a Beppino Englaro. Dalla prima pagina del quotidiano. Quella stessa pagina che riporta La rivincita di Lady Obama. Michelle è sulla copertina di Vogue, e al mondo la faccenda dovrebbe in qualche modo interessare.

Il magico mondo di Cossiga



Di questo se ne è parlato poco, e invece credo valga la pena diffonderlo.


Antimafia Duemila ha proposto ieri un articolo-analisi delle gesta dell’Ottavo Presidente della Repubblica Italiana. Politico, giurista e docente italiano, ottavo presidente della Repubblica dal 1985 al 1992 quando assunse, di diritto, l’ufficio di senatore a vita. A seguito di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri può fregiarsi del titolo di presidente emerito della Repubblica Italiana.


Con tanto di video, si mostra Francesco Cossiga in una partecipazione telefonica in tv spiegare la svendita dell’Italia avvenuta sul panfilo Britannia nel 1992. Gli approfondimenti sono disponibili qui.


Pd. Ovvero: c’era una volta la piazza

C’è un’Italia delusa. Un’Italia divisa. Un’Italia opposta. Poi c’è anche chi dice che ci sia una sinistra divisa, ma tant’è. (La Sinistra italiana – in senso ampio – è indifendibile da troppo).
Ieri, finalmente, il grande appuntamento delle piazze con Veltroni. O forse, meglio, di Veltroni con le piazze. Ascoltare e vedere i Tg nazionali ieri sera è stato educativo. Mi ha ricordato l’ottima ragione per la quale sopravvivo dignitosamente senza televisore in casa.
Dopo una manifestazione, c’è la guerra dei numeri. Qui, la proporzione è imbarazzante: 2 milioni e mezzo per gli organizzatori, 200.000 per Emilio Fede, 300.000 per il Pdl.

Intervista a Francesco Cossiga

francesco cossiga
Sull’eventualità di proseguire per la via della ratifica del Trattato, Francesco Cossiga non transige e pone il suo altolà. Il presidente emerito della Repubblica italiana commenta la bocciatura al testo da parte degli irlandesi e indica le due strade che l’Unione europa dovrà scegliere per proseguire lungo il cammino. Con un trattato ormai «morto», è arrivato il momento di disegnare l’Europa per il popolo e non per i burocrati. Ma l’Italia, spiega il senatore a vita, difficilmente potrà avere un ruolo di
primissimo piano:

La storia è la storia. Non saremo mai la Francia, né la Germania, né la Gran Bretagna e rischiamo di non essere nemmeno la Spagna

E non è un caso se dal divano della sua abitazione romana, Cossiga continua a ricordare le parole del suo caro amico Helmut Schmidt. L’ex cancelliere della Repubblica federale tedesca gli spiegò, capendo però l’invidia italiana, che nel Vecchio Continente l’asse è da sempre franco-tedesco. Presidente Cossiga, come giudica la bocciatura irlandese al Trattato di Lisbona?

Vedo dalle reazioni al voto negativo dell’Irlanda al Trattato che molti in questa valutazione non sanno separare le ragioni giuridiche da quelle politiche e sentimentali. Voglio chiarire una cosa, prima di tutto: quanto è stato detto dal primo ministro britannico Gordon Brown, cioè che il Trattato è morto, è assolutamente vero. Perché il trattato, per entrare in vigore, avrebbe bisogno del voto di tutti i Paesi. Quindi coloro i quali annunciano che bisognerebbe andare avanti con la ratifica, commettono un errore giuridico: non si può ratificare qualcosa che è morto

Cosa si può fare?

Se questa deve essere la strada si può pensare di impegnare i governi europei, quelli che ci stanno, a sottoscrivere subito lo stesso Trattato. Potremmo pensare a un atto di adesione al testo. Ma, ripeto, l’idea generosa di qualcuno che vuole andare avanti con le ratifiche non ha senso. Io rispetto molto il presidente della Repubblica e il presidente del Senato, ma i buoni sentimenti sono una cosa e il diritto costituzionale internazionale un’altra. Ho parlato con il ministro degli Esteri poco fa e ho detto che bisognerebbe organizzare un grande dibattito politico e votare anche una mozione in cui si danno delle indicazioni precise su cosa si deve fare. Ma soprattutto bisogna che gli italiani, e tutti gli altri popoli, abbiano un’idea dell’Europa che vogliono

Perché si è arrivati alla bocciatura del testo da parte del popolo irlandese?

Teniamo presente che l’Irlanda ha ottenuto soltanto nel 1922, dopo la pasqua di sangue, l’indipendenza e il riconoscimento della sua identità celtico. Non può rinunciare alla sua identità senza sapere a cosa va incontro

Perché aleggia diffidenza attorno al progetto?

Perché i cittadini vedono l’Europa sempre più come l’Europa dei burocrati. Guardiamo, e badi bene che io non sono leghista, a quello che ha detto Tommaso Padoa Schioppa (“non sono testi che si sottopongono al veto degli elettori”). Se si trattasse di accordi tecnici lo capirei, ma sono accordi coi quali rinunziamo a parti molto importanti della nostra sovranità