Afghanistan, l’attacco dei talebani

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L’avevano detto, e hanno mantenuto la loro parola. A due giorni dalle elezioni presidenziali in Afghanistan, gli “studenti di Dio” sferrano l’attacco. Attentati suicidi nella capitale e in tutto il paese. I bilanci di morti e feriti sono, purtroppo, in costante aggiornamento. La violenza è stata annunciata e messa in atto per impedire agli elettori di presentarsi alle urne, giovedì prossimo: i talebani hanno lanciato un appello al boicottaggio delle elezioni presidenziali del 20 agosto. Con la promessa di mettere in campo ogni tipo di azione per sancire il fallimento delle elezioni.

Non scherzano, e lo dimostrano. Hanno fatto sapere con chiarezza quello che faranno per contrastare queste elezioni. Anche tagliare le dita di chi andrà a votare. O di attentare ai seggi elettorali, come è stato: a Churi, provincia di Urzgan, un kamikaze si è fatto esplodere davanti a un seggio elettorale. E a Badakhshan, tre scrutatori e il loro autista sono morti nell’esplosione di una bomba per strada.

La Russa, il fico secco e la politica italiana all’immigrazione

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Ignazio La Russa ha fatto parlare di sè in questi giorni. Ed oggi torna sulle polemiche con l’Alto commissariato Onu. Il governo, dice, è compatto nel dire che sbaglia. Certo, il ministro – e l’esecutivo tutto – ha presentato le sue scuse a Laura Boldrini, portavoce italiana dell’Unhcr. Le aveva detto che non conta un fico secco (sic!). Ma continua a difendere la posizione assunta: l’Unhcr sbaglia nell’esprimere perplessità circa il riaccompagnamento dei migranti, il comportamento dell’Italia e dei marinai italiani nei riaccompagnamenti verso il porto libico.

Il ministro della Difesa chiama dalla sua quello degli esteri: Frattini, che è l’uomo più moderato del governo, dice che ha sbagliato. E in effetti Franco Frattini, ieri, prima ha preso le distanze da La Russa per l’espressione infelice, ma poi ha difeso la politica governativa sull’immigrazione.

L’Italia non intralcia l’amico cinese

2008, l’anno della Cina. Purtroppo per il paese che conta più di 1 miliardo di persone sembra che, nel bene e nel male, questo sia il suo anno. Prima le olimpiadi che da possibile “lato positivo”, si sono rivelate come un’arma a doppio taglio, ma soprattutto con lo strascico di polemiche che ancora oggi si portano rischiano di mettere in cattiva luce il paese.

Dall’altra anche i fenomeni naturali, e il terremoto che ha sconvolto la regione di Sichuan, portando 20000 morti e naturalmente a innumerevoli dispersi.

Le truppe militari adibite al recupero sono all’opera e ancora in queste ore stanno cercando di recuperare i corpi che si trovano sotto le macerie. Con incredibile stupore sembra che si riesca ancora a trovare persone vive sotto le macerie.

Fini-Berlusconi: ovvero, come Renzo e Lucia

cuore infranto
Oggi a Roma splende un sole commovente. La città si staglia, leggera e primaverile, e sembra non curarsi del suo incerto futuro, orfana di Walter e in balia di Rutelli Redux e/o Franco Frattini ricevuto oggi in pompa magna dal Silvio. Oppure un Bordon neocadidato ufficialmente (ha deciso, nei tempi) sul suo blog.
Roma specchio del casino su scala nazionale? Problematiche, modalità e realtà non sono parallele, ma emblematica risulta questa corsa contemporanea al Paese e alla sua Capitale. Anche oggi 11 giornali quotidiani al mio vaglio, e su tutti, nessuno escluso, lo strapotere della notizia del neonato (e vecchio come il mondo) matrimonio Berlusconi-Fini.
Il Manifesto – non me ne vogliate, sulla scelta delle fotografie del quotidiano in oggetto, si dovrebbe essere bipartisan con tanto di cappello – apriva in prima pagina con la foto dell’agenzia fotografica Emblema, raffigurante il duo in oggetto, di spalle, che si tiene per mano e sale le scale. Bologna, 04/07 aprile 2002 2° Congresso Nazionale di “Alleanza Nazionale” Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini foto di © Luca Nizzoli / emblema.
La Stampa, invece, ha deciso di riderci su, con una PhotoStory degna delle miglioro puntate di Blob, con la ricostruzione della love story tra Silvio e Gianfranco. Mi sono sbellicata per l’intelligente ironia utilizzata. Tra Bossi che mangia la pizza napoletana per farsi perdonare del grande tradimento e il richiamo a sarkò e kapò.

Serbia, il futuro difficile. Partono le presidenziali

Serbia
Oggi, circa 6,7 milioni di cittadini serbi sono chiamati alle urne. L’appuntamento è con il primo turno delle presidenziali. In realtà i sondaggi più recenti fanno trapelare la forte possibilità di un’alta percentuale di astensionismo: più o meno la metà degli aventi diritto pare che non si recherà a votare.
L’imbarazzo della scelta. I candidati ufficiali in questo primo turno sono ben nove. In realtà, però, la vera sfida dovrebbe ridursi ad un testa a testa tra l’attuale presidente e leader del Partito Democratico (DS) Boris Tadic, e il nazionalista Tomislav Nikolic, del Partito Radicale Serbo (SRS). Il primo è rinomatamente filo-europeista. Il secondo, leader del principale partito serbo, è dato come il vincitore annunciato del primo turno elettorale. Una vittoria, però, dicono i sondaggi, che non vedrà neppure da lontano il 50,1% dei consensi, quota necessaria per non andare al ballottaggio il 3 febbraio.
Ed è proprio il ballottaggio a spiazzare di più i sondaggisti. Secondo le proiezioni, Nikolic potrebbe ottenere il 36% dei voti al primo turno, mentre Tadic il 33%. Le sorti del ballottaggio, dunque, verranno decise dall’appoggio dei sette che non passeranno certamente il turno.