La Camera respinge l’arresto di Milanese. Polemica per l’assenza di Tremonti

La Camera, con 312 voti contrari e 306 favorevoli, ha respinto la richiesta d’arresto per il deputato Pdl Marco Milanese, ex braccio destro del ministro Tremonti, accusato di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta P4. Sarebbero stati dunque sette i deputati della maggioranza che, con il voto segreto, si sarebbero espressi in maniera difforme dal loro partito. Dai banchi della maggioranza mancavano inoltre otto deputati, dei quali sei del Pdl, uno della Lega e uno di Noi Sud.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, presente in aula, sarebbe stato ripreso, al termine dello scrutinio, mentre chiedeva al ministro La Russa, seduto al suo fianco: “Per soli 7 voti?” . Quando La Russa gli ha fatto cenno di si, il premier sarebbe diventato scuro in volto. In seguito, però, ha ostentato soddisfazione per l’esito del voto, e ha commentato: “Andiamo avanti, la maggioranza tiene”.
Il leader leghista Bossi ha invece commentato: “Lo avevo detto che la Lega non avrebbe fatto cadere il governo. Abbiamo dimostrato di essere alleati leali“, ed ha precisato che i franchi tiratori non erano del suo partito. Quanto alla tenuta della maggioranza, Bossi ha detto invece: “Vedremo giorno per giorno“, e ha smentito le indiscrezioni riportate da alcuni giornali di un accordo con Berlusconi per arrivare a gennaio 2012.

Appalti del G8, la Camera salva Verdini. Inchiesta P4, si alle intercettazioni per Milanese

 
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Oggi si è votato alla Camera sull’uso delle intercettazioni in due diverse inchieste che coinvolgono, però, in entrambi i casi esponenti del Pdl, ma il voto ha avuto due esiti differenti.
Infatti, per Denis Verdini, coordinatore Pdl coinvolto nell‘inchiesta sugli appalti per il G8 dell’Aquila e per la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo, l’Aula di Montecitorio ha respinto l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni, mentre ha autorizzato l’uso delle intercettazioni e l’apertura delle cassette di sicurezza di Marco Milanese, ex consigliere politico del ministro Tremonti, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Su Milanese pende anche una richiesta d’arresto che i deputati esamineranno il 19 settembre.
A favore di Verdini, e contro l’uso delle intercettazioni che lo riguarderebbero, ha votato l’intero Pdl, i responsabili ed anche la Lega, che si è quindi espressa diversamente rispetto al voto su Papa (per il quale aveva votato a favore dell’arresto). Anche sei deputati radicali eletti nel Pd si sono schierato con la maggioranza nel voto sul coordinatore Pdl.
Diversamente, a difesa di Milanese si sono espressi soltanto una trentina di deputati del Pdl e dei Responsabili.
Poco prima del voto, entrambi i deputati si sono rivolti ai loro colleghi della Camera: “Sono due anni che sono massacrato, che vengo travolto da questo tritacarne mediatico e giudiziario da cui voglio uscire velocemente” ha affermato Denis Verdini, chiedendo inoltre che il Parlamento faccia una legge sulle intercettazioni.

La Camera autorizza l’arresto di Papa, il Senato salva Tedesco

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E’ stata una giornata politica assai convulsa, quella appena trascorsa, in entrambi i rami del Parlamento. La Camera, infatti, si doveva pronunciare sulla richiesta d’arresto nei confronti del deputato Pdl Alfonso Papa, coinvolto nell’inchiesta P4, mentre, quasi contemporaneamente, al Senato toccava pronunciarsi sulla richiesta d’arresto nei confronti del senatore Pd (poi passato al Gruppo Misto) Alberto Tedesco, coinvolto nell’ìnchiesta sulla corruzione nella sanità pugliese.
L’esito è stato però opposto: mentre, infatti, la Camera, con 319 voti a favore e 293 contrari, ha detto sì all’arresto di Papa, il Senato, con 151 voti contrari, 127 favorevoli e 11 astenuti, ha negato la richiesta d’arresto per Tedesco. In entrambi i casi, il voto è stato espresso a scrutiniuo segreto.
Sul voto alla Camera nei confronti del deputato Pdl ha pesato, probabilmente, anche la posizione della Lega, che si è espressa formalmente a favore dell’arresto, pur lasciando libertà di coscienza ai suoi. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, al termine della seduta, ha commentato affermando: “Siamo stati coerenti“. In precedenza, invece, vi era stato un duro botta e risposta tra il capogruppo del Pd Dario Franceschini, che accusava Pdl e Lega di uno “scambio” tra il voto sui rifiuti di Napoli e quello sull’arrestro di Papa, e il capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni.

P4, dalla Giunta della Camera si all’arresto di Papa

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La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha dato il via libera all’arresto del deputato Pdl Alfonso Papa, chiesto dalla procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta P4. E’ stata quindi approvata, con i soli 10 voti dell’opposizione, la proposta del relatore dell’Idv, mentre la maggioranza ha ritirato la sua.
I leghisti si sono astenuti, mentre i deputati del Pdl e deiResponsabili” hanno abbandonato i lavori in segno di protesta. In serata, Papa, con una lettera al presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, ha rimesso il mandato e si è autosospeso dal gruppo Pdl di Montecitorio.
Si riaprono dunque all’interno della maggioranza le fratture con la Lega: il leader Umberto Bossi, in mattinata, aveva addirittura detto: “Voteremo a favore” dell’arresto, poi la decisione di astenersi in Giunta.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non è intervenuto in prima persona sulla vicenda dell’arresto di Papa, ma, parlando ai suoi, avrebbe detto: “Bisogna salvarlo“, aggiungendo: “Sono contrario ai processi in aula. La carcerazione preventiva per un parlamentare sarebbe un gravissimo precedente che non deve verificarsi“.
In Giunta, il Pdl mirava ad un nuovo rinvio, forse per fare in modo che a pronunciarsi sulla questione fosse la Camera, a scrutinio segreto. Così, il relatore Francesco Paolo Sisto, del Pdl, ha ritirato la sua proposta contro l’autorizzazione all’arresto, ma, a quel punto, l’opposizione ha presentato una proposta, dell’Idv, a favore dell’arresto. Il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti l’ha messa ai voti, e i dieci membri del Pdl in Giunta non hanno partecipato alla votazione per protestare contro “la violazione del regolamento”.
Così, la proposta è passata con i nove voti favorevoli dell’opposizione, e due astenuti.

P4, la Giunta della Camera rinvia la decisione sull’arresto di Papa

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La Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha deciso di rinviare al 29 giugno l’esame della richiesta di autorizzazione all’arresto per il deputato del Pdl Alfonso Papa, coinvolto nell’inchiesta sulla “P4“. La maggioranza, infatti, ha approvato alla fine la richiesta di rinvio avanzata dal relatore Paolo Sisto, del Pdl, per avere anche la richiesta originaria formulata dai pm. Secondo un altro deputato del Pdl, Maurizio Paniz, invece, negli atti che erano arrivati “era già chiara l’esistenza di un fumus persecutionis“, di un intento persecutorio nei confronti di Papa, perciò Paniz si era detto già favorevole ad iniziare l’esame della richiesta d’arresto.
Contrarie al rinvio, invece, le opposizioni. Il leader del Pd Pierluigi Bersani ha così commentato:

Siamo in una palude e anche maleodorante. All’ombra dell’Imperatore c’è spazio per il fiorire di cricche e cricchette, logge e loggette, cordate e cordatine. Se non arriva un pò di aria fresca, il Paese fa fatica a trovare le energie morali e civiche per la riscossa. Bisogna assolutamente che parta, e con urgenza, una fase nuova.”

Sempre dal Pd, il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti ha osservato invece: “Si poteva fare una valutazione sulla base della richiesta del giudice, non su tutte le carte dell’inchiesta perchè c’è il rischio di interferire sull’inchiesta stessa”. Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro vuole invece “fare il possibile e l’impossibile” affinchè sia istituita una commissione d’inchiesta che accerti anche le responsabilità politiche e adotti strumenti legislativi per contrastare un sistema di potere deviato.

Palamara (Anm): “La P4 è una vicenda inquietante”. Berlusconi: “Inchiesta sul nulla”

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L’inchiesta sulla cosiddetta “P4”, ovverosia sulla creazione di un sistema informativo parallelo che, secondo i giudici, costituiva una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata alla gestione di notizie riservate, appalti e nomine, che vede coinvolti anche l’uomo d’affari Luigi Bisignani e il parlamentare del Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa, “è una vicenda inquietante”. Lo ha detto oggi il presidente dell’Anm, Luca Palamara, a margine di un congresso, aggiungendo poi: “Bisogna attivare tutti i meccanismi previsti perchè la magistratura ha bisogno di credibilità e discontinuità rispetto a certi comportamenti e fatti con i quali non vogliamo avere nulla a che fare”.
Intanto, il pg della Cassazione, Vitaliano Esposito, ha confermato che la procura generale della Cassazione ha aperto un’indagine disciplinare su Papa, magistrato in aspettativa. L’Anm aveva chiesto sul caso di quest’ultimo l’intervento dei probiviri, che si riuniranno, comunque, dopo la convocazione del Comitato direttivo centrale dell’Anm, prevista per il 25 giugno. “Dopo aver letto le carte faremo sentire la nostra voce” ha concluso Palamara.
La vicenda è “preoccupante” anche per Emanuele Fiano, responsabile Difesa e sicurezza del Pd, che punta il dito, in particolare, sulla “possibilità trapelata che l’onorevole Papa abbia provato a fare assumere un suo informatore dei carabinieri nei servizi di sicurezza del Paese”, e annuncia un’interrogazione urgente del Partito Democratico al governo proprio su quest’ultimo punto.