Da Italicum a Bastardellum per Sartori

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Sul nome della nuova legge elettorale ci si sta sbizzarrendo. Prima Beppe Grillo ha parlato di “Pregiudicatellum”, a suo modo. Ora Giovanni Sartori, uno dei politologi italiani più importanti, ha parlato di “Bastardellum”.

Censurato dalle TV italiane

Postato su You Tube nel lontano ottobre 2007. Data la sua non comparsa – totale assenza sul mainstreaming nazionale e generalista, può essere sempre prezioso rivederlo.

Legge 270 del 21 dicembre 2005, ovvero il Porcellum

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Il voto utile, il voto inutile, il voto disgiunto, il voto di scambio. Il voto. OK, ma cosa è il voto, e come si vota?
Politicalive, approfittando del silenzio pre-elettorale scattato alla mezzanotte, inaugura oggi un nuovo spazio dedicato agli approfondimenti sulle nostre leggi. Per cominciare, naturalmente, la legge elettorale italiana, conosciuta anche come Porcellum, dal nome datole dallo stesso estensore della legge, l’allora ministro per le riforme, il leghista Roberto Calderoli e che prosegue la tradizione inaugurata dal politologo Giovanni Sartori che, nel 1993 usò per primo un latinismo – Mattarellum – per definire la legge a firma Sergio Mattarella. Seguirono poi il Tatarellum ed infine appunto il Porcellum.
Tralasciando le note di colore sul perchè e sul per come sia stata fatta questa scelta, ci soffermeremo oggi su una trattazione asettica, per quanto possibile, della legge in questione.

Libertà e Giustizia: caro Papa, facciamo la moratoria sul divieto dell’utilizzo del preservativo

Papa

E Libertà e Giustizia lancia la sua provocazione.

All’indomani dell’intervento del Papa che ha sottolineato il “carattere sacro della vita umana”, collegandolo alla moratoria Onu sulla pena di morte, LeG segue con interesse il dibattito sulla 194, affidando agli uomini di scienza il compito di stabilire se la medicina abbia fatto progressi tali da aprire la discussione sullo spostamento dei limiti di tempo per effettuare aborti terapeutici. Ma sottolinea che l’aborto previsto dalla 194 non è un omicidio, trattandosi di una scelta sempre drammatica, spesso obbligata e che è inaccettabile l’equazione moratoria contro la pena di morte uguale a moratoria contro l’aborto.

I dolori del giovane Veltroni, tra legge elettorale, Grandi Coalizioni e presidenzialismo francese (che poi così presidenziale non è)

Walter Veltroni

Walter Veltroni, leader del Partito Democratico, finalmente ha parlato. In un’intervista a La Repubblica, spiega le sue ragioni. Siamo a un passo da un traguardo che può essere storico per il Paese, si tratta solo di superare le divisioni, e di fare l’ultimo miglio. Il 2008 sarà l’anno delle riforme, ha già avuto modo di tuonare con ottimismo. Anche se “tuonare” è un parolone per l’immagine del soggetto politico in questione. La verifica di maggioranza è vicina, e nonostante le polemiche letteralmente esplose da alcuni giorni sulla legge elettorale – su input del suo vice, Dario Franceschini – l’ancora Sindaco di Roma è certo di farcela.

Le condizioni di Veltroni. Approccio positivo, ma Walter pone dei limiti: no a un accordo a tutti i costi, sì invece a un sistema misto per salvare il bipolarismo. Sul sistema elettorale, e sulla direzione del Pd sulla questione, risponde così – anche alle frange interne simpatizzanti del modello tedesco: Hanno in mente la Grande Coalizione: ma questo non è e non sarà mai il progetto del Pd. Amen. D’Alema stoppa decisamente il modello francese, Veltroni quello tedesco. Sarà: quello italiano – se di modello si può parlare – resta un dramma.

E sulla rocambolesca proposta di emulare la Grandeur, vera o presunta, dei francesi fatta da Franceschini, arriva la stroncata impietosa del Corriere della Sera . Nientepopodimenoche Giovanni Sartori così scrive: Il nostro stupidume politico quest’anno ha celebrato ed esibito il suo meglio attorno a Capodanno. Perché la proposta elettorale di Dario Franceschini, il numero due di Veltroni, supera ogni precedente primato per: 1)incomprensibilità, 2)confusioni a catena. Primo: incomprensibilità. Vale a dire, non si capisce quale sia l’intento. La proposta Franceschini a chi giova? A chi o cosa serve?