Sull’ immigrazione Bossi frena Maroni. Castelli: “Non possiamo sparargli, per ora”

Foto: Ap/LaPresse

Il leader della Lega Umberto Bossi ha cercato di gettare acqua sul fuoco nelle polemiche fra il ministro Maroni e l’ Unione Europea, dopo che Maroni aveva addirittura paventato di uscire dall’ Europa, se questa non avesse dato man forte all’ Italia in materia’ di immigrazione. Bossi prima ha difeso il collega, spiegando che “Maroni era arrabbiato”, e l’ Europa “Dovrebbe fare un sacco di cose e invece non fa niente”, ma poi ha precisato: “Non usciamo. E’ solo uno stimolo per far fare le cose” all’Europa.
Anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha cercato di stemperare i toni, ricordando che l’Europa è “una straordinaria opportunità” per l’Italia, e invitando ad ” avere nervi saldi”: quello di Maroni, per Frattini, sarebbe stato solo “uno sfogo” per una “forte delusione in un momento di ira, di rabbia, che” dice “possiamo comprendere”.
A tenere però banco, oggi, nel dibattito sull’ immigrazione, sono state sopratutto le parole del viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, il leghista Roberto Castelli, che, intervenendo alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, ha dichiarato: ” Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora”. L’esponente leghista, forse per accattivarsi nuovamente il consenso della “base” del partito,è così tornato ad agitare lo spauracchio dell’immigrazione clandestina, degli immigrati che potrebbero diventare, dice, “milioni nel corso del tempo”, dandosi a “violenze” e obbligando le autorità “ad usare le armi”.

Annozero, arriva Vendola

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Che sarà? Non è una considerazione esistenziale, ma il titolo della puntata di stasera di Annozero, la prima del nuvo anno. E oggi, giovedì 7 gennaio, Michele Santoro e i suoi si interesseranno proprio delle previsioni del 2010.

La crisi è finita e le proteste riguardano sparuti gruppi di esclusi che salgono sui tetti a protestare? L’opposizione ha ritrovato la sua strada e sta per aprire la stagione delle riforme condivise? Come si spiega il caso del Governatore della Puglia Nichi Vendola che una parte del Partito Democratico non vorrebbe ricandidare per favorire un’alleanza con Casini?

Ospiti di stasera Nichi Vendola appunto, Roberto Castelli, viceministro Infrastrutture e Trasporti, Enrico Mentana e Alba Parietti.

Buona visione.

Ballarò, intorno a cosa ruota la politica?

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Intorno a cosa ruota la politica? Alla giustizia o all’economia? E che succede nella maggioranza? E’ la domanda che si pone oggi Ballarò: Intorno a cosa ruota la politica? Stasera, martedì 10 novembre 2009, in onda alle 21.10 su RaiTre.

Perché oggi è anche il giorno dell’incontro decisivo tra Berlusconi e Fini. Non solo, comincia la discussione della legge finanziaria. E nel coso della puntata Giovanni Floris ospita, tra gli altri, il presidente dell’IdV Antonio Di Pietro, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, la presidente dei senatori del PD Anna Finocchiaro, il viceministro alle infrastrutture e trasporti Roberto Castelli, l’imprenditore Diego Della Valle, il giornalista Pierluigi Battista, l’economista Andrea Segrè, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli.

Il settimanale d’informazione di Raitre è aperto, come di consueto, dalla geniale copertina satirica di Maurizio Crozza.

Annozero, “io sono l’eletto”

annozeroHanno optato, evidentemente, per lo scontro istituzionale. E adesso Annozero può cominciare. La puntata di stasera è dedicata allo scontro istituzionale che ha avuto e ha ancora luogo dopo la bocciatura del Lodo Alfano. Ci si interroga sugli scenari prossimi futuri.

Si parlerà anche delle polemiche che hanno coinvolto Mediaset, il gruppo De Benedetti ed Il Corriere della Sera. In studio ci saranno il candidato alla segreteria del Pd Pierluigi Bersani, il viceministro Infrastrutture e Trasporti Roberto Castelli, l’editorialista de La Repubblica Curzio Maltese, il direttore di Libero Maurizio Belpietro e il condirettore de Il Giornale Alessandro Sallusti. In collegamento da Como Sandro Ruotolo con Stefania Ariosto.

Giorgio Almirante e la toponomastica revisionista

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Pochi giorni fa il calendario registrava l’ennesimo anniversario triste della pur breve storia repubblicana del nostro paese. Ventisei anni e qualche giorno fa la strage di Peteano (nella foto il luogo dell’attentato).
Il 31 maggio 1972 qualcuno chiama il 112 di Gradisca d’ Isonzo (Gorizia): “C’è una 500 abbandonata con due fori di pallottole in località Peteano”. E’ una trappola. Una pattuglia esce a controllare quella macchina. Uno dei militari apre il cofano e scoppia una bomba. Muoiono tre carabinieri, altri due restano gravemente feriti. La voce al telefono è di Carlo Cicuttini. Cittadino spagnolo, Cicuttini si rifugia a Madrid fino all’aprile del 1998, quando la procura di Venezia gli tende un tranello facendogli offrire un lavoro a Tolosa, in Francia. Lui si presenta e finisce in manette, 26 anni dopo Peteano.
Diversa la sorte dell’altro colpevole della strage, Vincenzo Vinciguerra, reo confesso dopo essere stato incastrato dalle rivelazioni di un altro terrorista nero, Giovanni Ventura. Erano gli anni della strategia della tensione, e parecchie sono ancora oggi le zone grigie in cui è possibile, spesso verosimile, a volte certo, ipotizzare una sordida contiguità tra i servizi e le organizzazioni terroristiche dell’epoca. Il fantasma del colpo di stato ha lambito il nostro paese in più di un’occasione in quegli anni. Gli anni di piombo.
E cercando ulteriori informazioni in giro per il web mi sono imbattuto in alcuni approfondimenti sulla strage, diciamo così, a mio avviso emblematici del meccanismo di distorsione delle notizie attualmente adottato dal mainstream.

I fatti non sono più previsti dalla legge come reato

Processo Sme
C’è stato un tempo in cui quello era un reato. Quel tempo non c’è più. E’ finito con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale 88 del 15 aprile 2002 della riforma degli illeciti penali ed amministrativi delle società commerciali del 16 aprile 2002.
I giudici della I sezione penale del Tribunale di Milano hanno prosciolto Silvio Berlusconi dall’accusa di falso in bilancio nell’ultimo stralcio di procedimento nato con il caso-Sme. Gli episodi contestati al leader di Forze Italia erano della fine degli anni Ottanta. Quindi I fatti non sono più previsti dalla legge come reato.
La feccenda è stata indolore, ed è durata meno di 15 minuti. L’accusa, capeggiata dal pm Ilda Boccassini, aveva chiesto la prescrizione. La difesa, invece, il proscioglimento, perché i fatti non costituiscono più reato. Così è stato.