Montanelli e Freddie Mercury. Questione di crucci

Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello

ha detto Indro Montanelli. Oggi sono filosofica. Sarà il tempo, il grigiume che incombe.

Sarà che l’autunno sta arrivando, e i ricordi di mare, sale, sole, vento e surf sono lontani. Sarà l’essere di fronte a delle scelte. Scelte che, in questa Italia, non sono mai quelle che in fondo vorresti. Difficile anche permettersi di pensarle.
Sarà anche perché mi è successo sabato di lavorare in un bar-pub-tutto qui a Roma. Sabato sera, ragazzini a fiumi in una notte bianca che non c’era. Gente letteralmente appesa. Appesa a se stessa. Inutile. Perdonate. Con un intermezzo di ragazzetti un po’ meno piccini, che parlavano del nuovo disegno di legge sulla prostituzione. Inutilmente. E poi. Gente ubriaca. La serata è finita alle sei di mattina, con un uomo che ci chiedeva ancora della grappa da bere. Barcollante, violento, senza senso. Che blaterava: Sono un padre di famiglia. Guai a chi tocca mio figlio
E oggi pensavo: ho due grossi crucci, nella vita.

Marco Travaglio Parte II

Dei suoi procedimenti penali, e dei risultati degli stessi, potrete leggere qui. Sito non ufficiale.

I fascistelli di destra, di sinistra e di centro che mi attaccano, ancora non hanno detto che cosa c’era di falso in quello che ho detto

Si difende – o meglio, risponde – Marco Travaglio.

Indro Montanelli, alla vigilia di Pasqua del 1988, lo chiamò a collaborare al Giornale. Dicendogli:

Gratis, naturalmente. Anzi dovrai versarmi qualcosa tu per l’onore che ti faccio

E lui narra:

Ho fatto l’abusivo al Giornale come vice-corrispondente da Torino dall’87 al ’92. Il corrispondente era Beppe Fossati, bravo e simpatico, ma con poca voglia di lavorare. A volte scrivevo pure i suoi articoli e lui mi dava cinquantamila lire al pezzo.

Le parole con cui il buon Indro Montanelli descriveva Marco Travaglio sono il sunto perfetto di questa recente, torbida faccenda del nuovo lodo Schifani:

No, Travaglio non uccide nessuno. Col coltello. Usa un’arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l’archivio

Il Giornale, non un giornale. Povero Indro

Biagi Montanelli

Questa storia parla della morte di un’idea, in verità consumatasi molto tempo addietro.

La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo. Entrambe danno la stessa sicurezza, quella di sapere come ci si possa stare

Questo era Hegel, tanto per gradire.

Non esiste l’obiettività, diceva Indro Montanelli.

Noi viviamo di truffe. Soltanto dei grandi imbecilli possono parlare di obiettività. Si puù sostituire il desiderio di avvicinarsi ad essa. O una tendenziosità dichiarata, che va applicata in ogni caso

Il patto col lettore, unico padrone, è parlare chiaramente.

Il destino dell’Articolo 21

Rsf
Di appelli pullula la rete. In qualche modo, sarà nata anche per questo. Internet ospita e dà asilo ad ogni istanza. Bella, brutta, vera o falsa. Chi fa giornalismo con la rete deve stare molto attento. Anche se, se ancora esiste e resiste un po’ di romanticismo, il giornalismo fatto solo con la Rete non è, esattamente, più giornalismo. Bando ai romanticismi. Gli appelli, si diceva.
Riportarlo non fa mai male. Dovesse entrare in testa a qualcuno. Testo integrale, perchè poi, insomma, è anche stilisticamente bello. E poi. La Costituzione fa anche 60 anni. Ecco l’ Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.