Il Giornale, non un giornale. Povero Indro

Biagi Montanelli

Questa storia parla della morte di un’idea, in verità consumatasi molto tempo addietro.

La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo. Entrambe danno la stessa sicurezza, quella di sapere come ci si possa stare

Questo era Hegel, tanto per gradire.

Non esiste l’obiettività, diceva Indro Montanelli.

Noi viviamo di truffe. Soltanto dei grandi imbecilli possono parlare di obiettività. Si puù sostituire il desiderio di avvicinarsi ad essa. O una tendenziosità dichiarata, che va applicata in ogni caso

Il patto col lettore, unico padrone, è parlare chiaramente.

Il destino dell’Articolo 21

Rsf
Di appelli pullula la rete. In qualche modo, sarà nata anche per questo. Internet ospita e dà asilo ad ogni istanza. Bella, brutta, vera o falsa. Chi fa giornalismo con la rete deve stare molto attento. Anche se, se ancora esiste e resiste un po’ di romanticismo, il giornalismo fatto solo con la Rete non è, esattamente, più giornalismo. Bando ai romanticismi. Gli appelli, si diceva.
Riportarlo non fa mai male. Dovesse entrare in testa a qualcuno. Testo integrale, perchè poi, insomma, è anche stilisticamente bello. E poi. La Costituzione fa anche 60 anni. Ecco l’ Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Il Garante bacchetta Santoro

Santoro
Processo alla televisione. Oggi i media ritornano prepotentemente agli onori delle cronache. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha intrapreso ieri azioni ben precise, oggi riportate all’opinione pubblica dal suo Presidente, Corrado Calabrò.
Il Garante è stato chiaro: basta con i processi in televisione. I processi siano circoscritti nelle aule di tribunale. Il che significa un bel richiamo alla Rai per il programma di Santoro, Annozero, dove sarebbe stato violato il pluralismo.
Calabrò è stato molto diretto: In Tv il processo, lo pseudo processo o la mimesi del processo non si possono fare. L’informazione deve essere equilibrata, obiettiva e deve garantire il contraddittorio senza anticipare giudizi su questioni ancora subiudice.

Berlusconi: Gentiloni? Sì, no, forse

Berlusconi
E’ che la lingua italiana è così ricca. Così interpretabile. Così elastica. Ieri, l’ex Premier Silvio Berlusconi aveva definito il Disegno di legge Gentiloni una legge criminale. Non potremmo trattare con forze politiche che mettessero in atto una decisione criminale come il disegno Gentiloni. Non ci sarebbe alcuna possibilità di dialogo con chi agisse in questo modo, aveva detto a Roccaraso in occasione della festa Neveazzurra.
Sembrerebbe (si sottolinea il carattere di apparenza, sembrerebbe) una conditio sine qua non. Legge elettorale e riforma del sistema televisivo: si deve dialogare su entrambe perchè la seconda, così come è, è criminale. Criminale. Una parola che non sembrerebbe soft. Sembrerebbe esserci un collegamento, nel dialogo politico tra i due topic. Sembrerebbe.
Oggi, in una nota, Silvio Berlusconi fa sapere che, in realtà, l’una non c’entra niente con l’altra. Retromarcia, dunque. Il presidente di Forza Italia spiega di non aver legato in modo alcuno le due questioni e i due disegni, che sono e restano separati e distinti perchè riguardano due piani diversi. Per logica, in effetti, legge elettorale e sistema televisivo non appaiono esattamente essere la stessa cosa.