Caso Montecarlo, il videomessaggio di Gianfranco Fini

Alle 19 di oggi, dopo che i siti di riferimento dell’area finiana (Farefuturo su tutti) erano in tilt dalle prime ore del pomeriggio per la marea di utenti in attesa, Gianfranco Fini è apparso in video per replicare alle indiscrezioni degli ultimi giorni, nel corso dei quali su più siti – stranieri e italiani – e sui quotidiani di area berlusconiana – Il Giornale, Libero – erano apparsi documenti ufficiali che certificavano in Giancarlo Tulliani il proprietario – e non l’affittuario – della casa di Montecarlo un tempo appartenuta – e venduta – da An. Allorchè lo stesso Presidente della Camera ne era segretario. Fini:

“Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente. Da settimane non si parla dei tanti problemi degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al  centrodestra. Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal Popolo della libertà con accuse risibili, tra cui spicca quella di essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, è partita una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare. Evidentemente a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali”.

Continua la terza carica istituzionale dello Stato: “In 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia. Credo di essere tra i pochi, se non l’unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno investito la politica in questi anni”.

Un discorso di oltre nove minuti nel quale Fini tenta di illustrare la propria verità: “E’ evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiedere alla politica di darsi un codice etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni. Così deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier – testuale – anche su di me, “perché oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera. Profezia o minaccia? Puntualmente, dopo un po’, è scoppiato l’affare Montecarlo. So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo”.

Fini risponde a Mentana – VIDEO

Provate a dirlo, a Gianfranco Fini, che la presidenza della Camera è diventato un problema politico tale da giustificare la richiesta di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi – inoltrata al Presidente della repubblica – di risolvere l’inghippo.

Vi risponderebbe nella stessa maniera in cui ha deciso di farlo a La7, ospite nella serata di martedì 7 settembre del telegiornale diretto da Enrico Mentana: “Tanto rumore per nulla: da Napolitano non ci andranno perché dimostrerebbero di essere degli analfabeti in diritto costituzionale. Nessuno può indurre quelle dimissioni. Se vedranno il presidente della Repubblica sarà per parlare della situazione politica e questo mi sembra ben doveroso. Nessuna dimissione a meno che non si dimostri che sono venuto meno all’unico dovere che ha il presidente della Camera, ossia rappresentare la Camera e assicurare il buon andamento dei lavori“.

Fini – Tulliani: “Adesso mi dici cosa hai combinato”. Retroscena e prossime mosse

Archiviata la mozione di sfiducia a Giacomo Caliendo, l’occhio politico è tutto rivolto verso i confini monegaschi. Gianfranco Fini decide di prendere di petto la vicenda che sta tenendo banco in questi giorni, relativa alla vendita (prima) e all’affitto (poi) dei 60 metri quadrati di Montecarlo (Boulevard Princesse Charlotte 14) ereditato da An in seguito al lascito di una nobildonna di Monterotondo. “Che serva per la buona causa”, avrebbe dichiarato la donna in procinto di consegnarne chiavi e proprietà al partito.

Solo che. Un’inchiesta condotta da Il Giornale (“una trappola studiata a tavolino“, il pensiero ricorrente negli ambienti finiani) ha svelato come l’appartamento sia stato inizialmente (s)venduto per la modica cifra di 300 mila euro (vale – fonte Il Giornale – sette, otto volte tanto) a una finanziaria che ha sede alle Antille e in un secondo momento affittato da Giancarlo Tulliani. Il semi-omonimo fratello della compagna del Presidente della Camera, Elisabetta. Ha fatto seguito un esposto alla Procura di Roma di due componenti de La Destra (allora compagni di partito di Fini in An) ovvero il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea.

Fare luce, chiarire, spiegare: le richieste più esplicite. Quelle celate, invece, sono moniti che hanno per destinatario l’allora leader di An, Gianfranco Fini. Gli si dice tra le righe (ma neppure troppo): paladino della giustizia? diverso dagli altri? Macchè – rimarcano i falchi PdL (un tempo alleati di Fini): “Avesse un alto senso dello Stato, dovrebbe dimettersi“. Poco importa che Fini abbia invece deciso di percorrere la strada opposta, quella della mano tesa nei confronti della magistratura, a cui la terza carica Istituzionale dice: “Non ho nulla da nascondere nè me la prendo con i giudici comunisti“.

Dalla villa di Ansedonia, dove in simultanea ha avuto modo di consultare l’avvocato Giulia Bongiorno, Fini non mette la testa sotto la sabbia (nonostante il termometro a ridosso del mare dica oltre 30 gradi) e decide di uscire allo scoperto: “Una campagna mediatica messa su ad arte con la totale compiacenza dei giornali di famiglia dopo avermi cacciato dal PdL. Berlusconi non mi perdona di essere andato controcorrente sulle leggi che avrebbe voluto imporre“.

Nessun passo indietro, paura zero, persiste nel riferimento di Futuro e Libertà la voglia di non farsi piegare dagli ex alleati. La ferrea volontà di andare avanti senza remore: “In quasi trenta anni di impegno parlamentare non ho mai avuto problemi di sorta con la giustizia e non ho assolutamente niente da nascondere nè tantomeno da temere per la vicenda monegasca. Pertanto, chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità nella politica è meglio che si rassegni“.