Crocifisso, Barrot: “E’ competenza dei paesi membri”

crocifissoscuolaCrocifisso nelle aule pubbliche. Il commissario Ue a Giustizia, Sicurezza e Libertà, Jacques Barrot ha detto che le leggi sui simboli religiosi negli edifici pubblici “competono ai paesi membri”, perché la Commissione Ue “non può agire se non nell’ambito di applicazione del diritto europeo”, rispondendo all’interrogazione presentata dal leghista Mario Borghezio, dopo che la corte dei diritti umani di Strasburgo si era espressa contraria alla presenza del crocifisso nelle scuole. Barrot ha aggiunto:

In quanto custode dei trattati la Commissione non può intervenire in un dibattito che riguarda il Consiglio d’Europa e la Corte dei diritti dell’uomo.

Oltre a Borghezio, si sono schierati contro la sentenza di Strasburgo anche gli esponenti del Ppe: Antonio Cancian, Mario Mauro, Carlo Casini e Magdi Allam. In favore delle sentenza gli eurodeputati dell’S&d e dei liberaldemocratici.

Crocifisso a scuola, continua la polemica

crocifissoContinua la polemica sulla sentenza di ieri di Strasburgo, che molto ha fatto discutere e sulla quale il dibattito non si placherà a breve:

Per esempio. E’ prevista per domani alle ore 8.00 all’ingresso di molte scuole romane, tra cui il Liceo classico Ennio Quirino Visconti in Piazza del Collegio Romano, l’iniziativa organizzata da Aldo Di Biagio, Responsabile italiani nel Mondo del PdL, al fine di, si legge nella nota ufficiale con la quale il deputato spiega l’iniziativa:

richiamare l’attenzione dei giovani sull’importanza di un simbolo che è sinonimo di identità e di libertà e non oppressione come l’Europa vorrebbe far credere

E ancora:

Noi interveniamo lì dove l’Europa ha deciso di fermarsi in nome di un presunto e mal interpretato laicismo che certamente non giova al percorso di costruzione identitaria dell’Unione e alla salvaguardia delle nostre radici, soprattutto dinanzi agli occhi dei giovani che rischiano realmente di perdere di vista le ragioni della loro appartenenza ad un popolo

Vedremo quale eco avrà questa reazione ad una sentenza definita “ideologizzata”.