Il memoriale di Vincenzo Calcara (parte VI)

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Dopo di che dico ancora al Dr.Borsellino: Dottore caro, ho percepito e sono sicurissimo che chi ha ordinato a Messina Denaro Francesco di organizzare un piano per ucciderla gli ha anche manifestato la preoccupazione e la paura che questo piano potesse fallire. Tanto è vero che, per mettersi al sicuro Messina Denaro Francesco, ha organizzato non uno ma due piani per ucciderla affinchè sia nell’uno che nell’altro non possa avere scampo! Il primo consisteva di ucciderlo con un fucile di precisione e li sarei stato io a sparare, il secondo piamo consisteva di ucciderlo con una autobomba, e anche li avrei partecipato con un ruolo di minore portata facendo da copertura.
Quando ebbi finito di parlare il Dr. Borsellino si alza all’impiedi, si accende una sigaretta e inizia a parlarmi con queste parole : “Fino a pochi istanti fa ero seduto accanto a te, ascoltando attentamente e volutamente ogni tua parola. In questo momento non è il tuo Capo che ti parla ma un Giudice che servirà fedelmente lo Stato e la Società Civile fino all’ultimo momento.”
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Mi dice ancora: “Pagherei qualunque cosa pur di poter dire in faccia a questi cosiddetti capi che la decisione che hanno preso di uccidere il mio amico Giovanni Falcone non è altro che una decisione ignobile partorita da una mente ancora più ignobile! L’unica Regola donore che gli era rimasta, quella di non uccidere non le femmine, ma le Donne, non l’hanno neanche rispettata. Meritano veramente disprezzo. Questi uomini, se così si possono definire, non rappresentano e non sono figli di una potente e nobile IDEA ma rappresentano e sono figli di una debole, ignobile e malata IDEA del Male, incarnata nell’ ILLUSIONE che li nutre di valori ignobili che entrano nella loro mente malata di uomini infami che non conoscono l’onore e neanche quei Grandi Valori che stavano dietro il mio Amico Giovanni Falcone e la sua Donna che ha avuto solo la colpa di seguire il Suo UOMO!. (Queste parole le diceva con tanta rabbia!) Ma io non gli darò la possibilità di uccidere la mia Donna, non glielo permetterò mai. Ti dico anche che loro possono uccidere il mio Corpo Fisico, e di questo ne sono ben cosciente, ma sono ancora più cosciente che non potranno uccidere le mie IDEE e tutto ciò a cui credo!

Il memoriale di Vincenzo Calcara (parte IV)

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Dopo le prime tre parti di ieri, pubblichiamo la quarta parte del memoriale di Vincenzo Calcara, collaboratore di giustizia.
Dissi al Dr. Borsellino che ero venuto a conoscenza non solo che esistevano cinque ENTITA’ collegate nel Cuore di una POTENTE IDEA, ma anche di aver visto con i miei occhi gli uomini al Vertice di ogni ENTITA’ riunirsi nella villa di LUCCHESE Michele a Paderno Dugnano dove io avevo la residenza. Il giorno di questa importante RIUNIONE il Lucchese mi ha ordinato di stare nella stanza accanto dandomi il compito di servire le bevande, il caffè e altro ogni qualvolta veniva chiesto.
Questa riunione è stata nell’estate del 1981 ed erano presenti: BERNARDO PROVENZANO, MESSINA DENARO FRANCESCO, il POTENTE UOMO POLITICO, IL CARDINALE, IL NOTAIO ALBANO, FRANCESCO NIRTA DI SAN LUCA, etc. etc. Il Comandante dei Carabinieri GIORGIO DONATO dava la copertura e controllava il territorio di Paderno Dugnano.
Il motivo di questa riunione è stato perché si doveva riparare ha tutti i danni che ha causato il Dr. CALVI per la perdita di tantissimi miliardi! Quel giorno c’era un grande nervosismo ed erano tutti incazzati neri. Addirittura non hanno neanche pranzato. Sono stati dalle 11,00 di mattina fino alle ore 18,00 di sera. Ricordo di avere fatto una decina di volte il caffè (ero io che versavo a tutti caffè e bevande) e poi mi sono appartato nella stanza accanto dove non potevo fare a meno di sentire tante cose.
Ad esempio quando ho sentito dire al Cardinale queste parole: “Gli ho garantito la mia protezione facendo ricadere la colpa su MARCINKUS, ma questo indegno non mi credeva! Lui è molto furbo” (si riferiva a CALVI). Quel giorno si è decretata definitivamente la condanna a Morte di CALVI. Dopo l’uccisione del Dr. Falcone il Dr Borsellino mi viene a trovare spesso, tranquillizzandomi che da un momento all’altro andavo via da Palermo per mettermi al sicuro in una struttura protetta a ROMA (cosa che avvenne).

Mafia, Stato, Massoneria, Vaticano, Servizi deviati. L’agghiacciante memoriale di Vincenzo Calcara (I, II e III parte)

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Cominciamo oggi, dopo avere ricevuto indiretta ma ampia e palese autorizzazione a farlo da Salvatore Borsellino, a pubblicare il memoriale che Vincenzo Calcara ha deciso di consegnare pochi giorni fa al fratello del giudice Paolo, ucciso dalla mafia (e non solo?) il 19 luglio 1992. Salvatore Borsellino si batte ormai da 16 anni contro il muro di silenzio e omertà che i media hanno eretto sui tanti punti ancora oscuri di quegli anni. Troppo silenzio sulla vicenda personale e professionale degli uomini del pool antimafia di Palermo dell’epoca, ed in particolar modo dei 58 giorni “rimasti” a Paolo Borsellino, dopo la morte dell’amico Giovanni Falcone e le rivelazioni dei collaboratori di giustizia sul cosiddetto terzo livello della cupola mafiosa. Uno su tutti, Vincenzo Calcara.
Ovvero l’uomo incaricato dal boss Francesco Messina Denaro, padre di quel celebre Matteo oggi taggato sui muri di Palermo, di uccidere Paolo Borsellino. Racconta di lui il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore:

Ho conosciuto di persona Vincenzo durante la trasmissione Top Secret ma quasi mi sembrava di conoscerlo da tanto tempo. Me ne avevano parlato la moglie e i figli di Paolo che hanno continuato ad aiutarlo e stargli vicino da quando lo Stato, nella sua costante opera di scoraggiamento dei testimoni di Giustizia, dei collaboratori di Giustiza e dei (pochi) veri pentiti, lo ha abbandonato al suo destino. Me ne aveva parlato già lo stesso Paolo negli ultimi mesi della sua vita, quando stava raccogliendo le sue rivelazioni nello stesso periodo in cui ascoltava anche Gaspare Mutolo e Leonardo Messina, ma con Vincenzo Paolo aveva stabilito un rapporto particolare perchè era quello che gli aveva confessato di avere avuto, dalla famiglia di Francesco Messina Denaro, la famiglia che deteneva saldamente il controllo della zona di Castelvetrano, alla quale apparteneva come uomo d’onore “riservato”, l’incarico di ucciderlo con un fucile di precisione in un agguato sulla statale tra Palermo ed Agrigento

Le rivelazioni fatte dal pentito nelle pagine che oggi mettiamo a vostra disposizione sono di fatto sconvolgenti. Nel vero senso della parola. Mi spiego.