Dalla White House alla Black House

Alcuni quotidiani nazionali americani, quel ormai noto 5 novembre, titolarono in onore della vittoria del candidato democratico che la White House, la casa Bianca, sarebbe divenuta la Black House, la casa Nera, quasi a voler dimostrare ancora di più come anche il simbolo americano per eccellenza era pronto a cambiare.

Ieri c’è stata la prima “tinteggiatura” con il benvenuto da parte del former-president al neo-eletto Obama che però entrerà ufficialmente in carica solo da gennaio. Un incontro che, ai miei occhi, fa molto alla “diavolo e acqua santa”. Rivedendoli camminare e salutare insieme tra i vialetti dell’edificio più famoso di Pennsylvania Avenue mi veniva quasi da sorridere.

Un’ilarità non dovuta tanto al fatto della vittoria di Obama, quanto invece alle dichiarazioni della campagna elettorale in cui Barack, più di una volta, additava George W. Bush come il motivo della crisi a stelle e strisce. E credo che, al termine dell’incontro, un po’di orgoglio nel sangue di Obama ci sia stato al termine dell’incontro svoltosi ieri, quando probabilmente avrà pensato: “George, liberami l’immobile per l’anno prossimo, grazie”.

Chiudi le valigie Obama, si va a Washington!

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In aria di Europei non può che risalire quell’atmosfera nell’aria. Quello spirito calcistico, e al tempo stesso azzurro, che ci ha fatto rabbrividire mentre uno dei migliori commentatori italiani di sempre ci invitava a chiudere le valigie e partire per la destinazione del prossimo turno.

Sfruttando quel motto che divenne così famoso anche grazie alla vittoria del campionato del mondo di calcio non posso che rivolgere lo stesso invito ad Obama.

Il mio sostegno per la bionda Hillary rimane è ovvio, però direi che ormai i giochi sono talmente tanto finiti che, nonostante il coloured candidate non abbia ancora vinto ufficialmente, e come se lo fosse già vincitore.

Scott McClellan: Nome in codice “Gola Profonda”

Non iniziamo con i doppi sensi a sfondo sessuale, non stiamo parlando di una nuova Monica Lewinski e per fortuna aggiungerei. McClellan sta diventando uno degli uomini più famosi negli Stati Uniti negli ultimi giorni.
La sua importanza è cresciuta esponenzialmente soprattutto nelle ultime settimane, seppure già in precedenza McClellan fosse famoso in quanto segretario della sala stampa della Casa Bianca.
E come si sa chi lavora in certi luoghi da raccontarne ne ha sempre parecchie. Ma soprattutto ne ha raccontarne di tutti i tipi.

Primarie USA: Sono in arrivo gli “Obaminton”?

I giochi si stanno per chiudere. E pare che, almeno per ora il sorriso sul volto di Barack Obama non può essere che smagliante, visto anche il risultato che sta arrivando ad ottenere dopo una sfida cosi intensa.

Per la povera Hillary resteranno i ricordi dei mesi passati a inseguire, probabilmente qualche rimpianto, specie su qualche stato in cui se l’è giocata un po male.

Eppure sembra che, almeno vedendo i pensieri del Democratic National Committee, per Hillary si chiede una porta ma si sta per aprire un portone.

Primarie USA: Take me Home, Country Roads

Le primarie democratiche ormai le potremmo definire molto più semplicemente le primarie del pareggio. Eppure se nella precedente sessione il pareggio si poteva intendere come una vittoria leggera da parte di Obama questa volta non sembra proprio cosi.

I risultati in Nebraska e in West Virginia infatti hanno visto questa volta la Clinton dominare, ma questa volta non leggermente. Vediamo il motivo.

Se in Nebraska la vittoria è andata a favore del coloured candidate Barack Obama con un 49% a 47%, è in West Virginia che Hillary ha dato il meglio di sé.

Primarie USA: La statistica parla, Obama presidente

Se nella realtà il buon Barack Obama è ancora impegnato in una lotta, a questo punto impari, contro la bionda Hillary in attesa di scontrarsi contro il repubblicano McCain, il toto-presidente è già in atto.

Sempre con la speranza che chi fa i sondaggi negli Stati Uniti non sia la stessa persona, o gruppo di persone, che li fa in Italia sembra che il prossimo presidente potrebbe essere Barack Obama.

Un’affermazione questa che deriva da alcune considerazioni che ci fanno rileggere in chiave decisamente differente anche l’importanza della vittoria nelle primarie democratiche.

Primarie USA: Quella dannata notte nell’Iowa

Povera Hillary. Più passano i giorni e più i rimorsi aumentano. Quella dannata notte in Iowa deve essere stata lunghissima. Senza riuscire a dormire, senza riuscire a capacitarsi di quello che effettivamente è successo.

Sono passati ormai 4 mesi da quella tragica “sessione” in Iowa che ha visto un risultato per la “Real American” Hillary veramente umiliante; un terzo posto.

Esattamente. Avete capito proprio bene, ma probabilmente ve lo ricorderete anche altrettanto bene. In quella sessione di primarie, appunto in Iowa, vi erano ancora tantissimi candidati sia in uno schieramento che nell’altro. Così in Iowa, non solo vinse Barack Obama, ma addirittura la Clinton venne superata da Edwards, successivamente scomparso dal banco dei candidati anche perchè incapace di tenere il ritmo di questi due cavalli da corsa.

Primarie USA: Le verità nascoste di Hillary

Tutti noi abbiamo dei segreti. Segreti nascosti che a volte preferiamo non tirare fuori, che preferiamo restino dove sono per evitare qualsiasi genere di problema. Rimangono dentro di noi anche se avremmo una gran voglia di tirarli fuori perchè potrebbero compromettere un amico vicino a noi. O magari anche solo un conoscente.

Non preoccupatevi non mi sono trasformato improvvisamente in un maestro zen che ha intenzione di proporvi la sua dottrina di vita. Però se rileggete il concetto di cui sopra e al posto dei due amici, sostituite Hillary Rodham Clinton e Barack Obama (che forse sarebbe meglio definire nemici-amici), otterrete l’attuale situazione democratica.

Le primarie democratiche si stanno portando in questo modo. I due candidati hanno dalla loro dei punti forti che hanno permesso ad entrambi di giungere fino a questo punto ancora appaiati. La Clinton ha dalla sua la “storicità” del partito, ha al suo fianco un uomo che è stato il Democratico per molti anni (chi si scorderà mai le sue legislature? E non parlo solo di politica…). Obama ha dalla sua la freschezza, il volto nuovo, la voglia di esserci in quel posto. Porta entusiasmo a volte un po’istintivo che lo lascia cadere in situazioni poco felici.

Primarie USA: Obama e il popolo delle “small-town”

Il 22 aprile si avvicina. Una giornata fondamentale per la corsa democratica verso la Casa Bianca, perchè sarà l’ennesima tappa delle primarie che decreteranno il candidato democratico alle presidenziali.

I dati attualmente vedono in vantaggio Barack Obama che ha conquistato 1638 delegati contro i 1502 della Clinton. Per poter vincere la nomination saranno necessari 2025 delegati.

E’ancora parecchia la strada da fare, se poi lungo questa strada ci si impegna a favorire anche i propri avversari, il tragitto diviene ulteriormente tortuoso, reso tale dal fondo che si è sconnesso a causa nostra.

Primarie USA: Ecco perchè Hillary non vincerà

Ogni elezione, sia questa politica, amministrativa, regionale o qualsiasi altra, viene sempre accompagnata da una campagna elettorale. Quest’ultima oltre a comportare un’ingente spesa per le tasche del candidato (ma come ad esempio in Italia, le tasche sono quelle dei contribuenti), diviene anche il modo di dare visibilità alla propria persona e alla formazione che si guida.

L’importanza di avere visibilità non si ha solo ed esclusivamente in Real Life, ma anche nella Second Life virtuale. Esempio concreto lo si può vedere dall’articolo che vi suggerisco di leggere sulle politiche italiane che trovate qui, su politicalive, con la doppia intervista tra Roberto Fiore e Flavia D’Angeli.

La perfezione in questo ambiente risulta fondamentale, perchè nello stesso momento non bisogna solo convincere i propri elettori a rinnovare la propria fiducia, ma bisogna anche convincere eventuali indecisi a venire dalla propria parte.

Primarie USA: Ad Obama piacciono le “bionde”

Molti di noi, in età adolescenziale, hanno provato per curiosità, per sfizio, per voglia di trasgredire una “bionda”, una sigaretta, una “sizza”, ognuno chiamandola poi un po’ a suo modo.

Tutto questo ovviamente tenendolo allo scuro di tutti i propri familiari, i quali magari pur essendo fumatori accaniti, ci consigliavano di non fumare perchè, con il fumo ovviamente, si rischia di ammalarsi di patologie molto gravi (e li mi chiedevo sempre ma allora perchè voi fumate?).

E’forse un peccato fumare? Sicuramente bisognerebbe chiederlo alla divinità di turno, però di sicuro ognuno è libero di fare ciò che desidera, ma soprattutto senza dover rendere conto a nessuno.

USA: Tempi duri per McCain

La vita per John McCain inizia farsi complicata. Se fino ad ora è stata una corsa completamente in discesa, la strada tra poco potrebbe iniziare a salire e non poco. Per chi non lo sapesse, o non lo ricordasse, John McCain è il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Uscito vincente dalle primarie del suo schieramento, travolgendo e asfaltando la propria concorrenza, ora per McCain si prospetta una gara molto più difficile.

Adesso non si tratta più di battaglia all’interno dello schieramento, ma si tratta dell’ultima battaglia, quella decisiva, quella che vale un posto in “paradiso”. Vincere significherebbe aver vinto la guerra contro i democratici, in queste primarie che già li hanno sconvolti abbastanza.

Poveri democratici. Sono passati in pochi mesi dalle stelle alle stalle. In principio era tutta esaltazione, con due candidati inusuali, un candidato di colore Barack Obama e una donna, tra l’altro abituata agli ambienti della White House, Hillary Clinton. Due candidati che per la loro particolarità avevano rapito l’attenzione di tutti i media mondiali, nonostante fossero avversari in casa. Eppure in principio, forse per questo spirito comune democratico che li univa, la battaglia sembrava dovesse essere corretta.

Vaticano: Il diavolo e l’acqua santa

Dal titolo sembra di imbattersi in una di quelle puntate in bianco e nero di Don Camillo e Peppone. Una saga che ci mostrava quanto fossero cosi vicine, seppur cosi lontane a livello ideologico, due mentalità contrapposte come quella cristiana e quella comunista nella piccola realtà di Brescello.

E quasi in un metaforico paragone quello che accadeva nelle storie romanzate dal Guareschi, ecco giungere a circa metà aprile il viaggio del Papa negli Stati Uniti, la patria del diavolo come la definirebbero in molti oggi. Ma chi meglio del buon presidente degli Stati Uniti potrebbe prendere la funzione di Belzebu? Certo vedere George W.Bush con il vestito da diavolo con la coda e forcone forse ne da un’immagine più esilarante che inquietante, ma forse su certi paragoni è sempre meglio ridere che piangere.

Così dal 15 al 21 aprile il papa Joseph Ratzinger, meglio noto come Benedetto XVI, si recherà nel nuovo mondo, sia per portare la sua parola, sia per discutere nella sala ovale con Bush Jr. riguardo le varie problematiche mondiali, che volente o nolente vedono gli Stati Uniti molto spesso, se non sempre, in primo piano.

Primarie USA: Nel nome del padre (di Bush)

Il bello delle primarie americane, o meglio statunitensi, è che sostanzialmente quando non ci sono voti in prossimità, ma si sta solo cercando di preparare la prossima votazione e quindi la campagna elettorale abbinata alla stessa, si vedono i volti più noti e maggiormente disparati andare ad appoggiare questa o quella fazione.

Supponiamo, ad esempio, che Robert De Niro domani si svegli e decida improvvisamente di pronunciare al pubblico la propria posizione politica e di affermare che cosa si prepara a votare sia alle primarie sia alle successive elezioni. Tutti i fan di “Rob” a quel punto saranno come stregati dalla sua posizione politica e inizieranno a pensare che forse De Niro non ha tutti i torti a votare l’una o l’altra fazione.

E’questo il bello della presidenziale “Made in USA”. Che la gente, la popolazione ci tiene. Vuole votare e per farlo è disposta a mettere il proprio faccione in primo piano. Ma con simpatia. Con la voglia di mostrare a tutti che si vota una determinata fazione o persona perchè lo si crede veramente, non perchè lo si è costretti a fare o perchè è così da una vita. E vi assicuro che in Italia, almeno ai miei occhi, ogni giorno che passa è sempre più così.