“Vieniviaconme”, cancellato dai palinsesti Rai. Sei d’accordo?

Foto: Ap/LaPresse

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“Vieniviaconme”, il programma record di ascolti nella passata edizione, non si farà più in Rai, ad annunciarlo è stato lo stesso Fabio Fazio, che con lo scrittore Saviano, aveva ideato questo nuovo format andato in onda su Rai Tre. Il programma che è riuscito a catturare l’attenzione di molti telespettatori, ma soprattutto, è stato uno dei programmi più seguiti dell’anno, cambia rete.

Ancora non si sa su quale delle TV nazionali prenderà posto il programma, ma Fazio spiega “Ho un accordo con la Rai per rifare, e ne sono molto felice, per i prossimi tre anni ‘Che tempo che fa’ e degli speciali per Rai3 – ed aggiunge – ‘Vieni via come me’, che peraltro la Rai non ha mai chiesto salvo Rai3, e in questi sette mesi nessuno ha mai contattato Saviano nè è stato chiesto di farlo, mi è stato concesso di farlo altrove”.

Saviano, intervista a un giornale israeliano: “Dal mio nonno ebreo ho imparato a raccontare le storie”

In un’intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, Roberto Saviano racconta delle sue origini ebraiche e del talento ereditato dal nonno nel raccontare le storie: “I genitori di mia madre erano ebrei, e io sono cresciuto sulle ginocchia del nonno che ha contribuito moltissimo alla mia educazione” spiega lo scrittore, “mi rivedo ad ascoltare le sue storie quando avevo tre anni, ha continuato fino ai miei 15”.

L’autore di Gomorra ha continuato a ricordare il nonno che gli ripeteva a memoria la frase dei Salmi: “Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo”.

La giornata nazionale degli Stati vegetativi

Il dibattito pro-life è, si sa, riesploso in Italia. Prima con la puntata del programma di Fazio-Saviano, Vieni via con me, e il meraviglioso elenco letto, con una delicatezza inimmaginabile, da Mina Welby delle cose che il suo Piergiorgio gli ha detto prima di morire. Poi la morte di Mario Monicelli, quel volo dal quinto piano del reparto di urologia del Gemelli di Roma. Quel volo che ha scatenato pensieri in chiunque potesse pensare. Una notizia letta su internet un’ora dopo la morte. Ho visto sbiancare, per quella notizia. “Si è ammazzato”, e mani tra i lunghi capelli. Ho visto me stessa semplicemente pensare – prima di sentire, mi sono permessa, una lacrima calda – che non ero affatto stupita. Nessuno stupore. “Si è suicidato proprio perché è Mario Monicelli. A chi altri può venire la forza, la vivacità, l’idea, l’elaborazione di gettarsi da una finestra a 95 anni perché malato? A chi può venire un simile coraggio a 95 anni?”. Questo l’immediato pensiero. E l’impressione per il coraggio. Nessuno sa cosa passasse per la testa a Monicelli. Nessuno può permettersi di pensare di saperlo.

Oggi parlano tutti. Gente di Chiesa, laici, profani, credenti, miscredenti, pro e contro. Ognuno fa e sente, non c’è dubbio. Ognuno pensa (forse) a come la propria vita dovrebbe finire se si dovesse trovare nelle condizioni di Eluana Englaro.

Ancora Bossi: “Si vada comunque al voto”. Ancora Fini: “Retromarcia? Siamo al pit stop…”

Foto: AP/LaPresse

Il leader della Lega Umberto Bossi dopo le dichiarazioni di ieri – torna oggi a surriscaldare il clima politico, con le sue dichiarazioni contro l’ opposizione e i finiani (“Fini e la sinistra hanno paura del voto”) e azzarda una previsione sul voto di fiducia al governo, previsto per metà dicembre:

Penso che avremo la fiducia sia alla Camera che al Senato. Altrimenti si vota” ha dichiarato. Ma il leader leghista preferirebbe comunque un ricorso anticipato alle urne, poichè, spiega, “Una volta Fanfani ebbe la fiducia e poi si dimise. Io la penso così, mancano i numeri, tutte le volte devi andare a chiedere i numeri”.

Secondo Bossi, infatti, Berlusconi, con il ricorso alle elezioni, potrebbe poi godere di una maggioranza più ampia dell’ attuale, mentre, quanto all’ ipotesi di un governo tecnico, “Napolitano è saggio, non lo permetterà”, anche perchè, spiega sempre il leader del Carroccio, “Se il presidente della Repubblica lo facesse, provocherebbe una reazione del Paese troppo forte”.

Maroni: “Saviano, accuse infamanti. Voglio replica con faccia a faccia”. FOTO di “Vieni via con me”

Foto: AP/LaPresse

E’ durissimo il giudizio del ministro dell’ Interno, Roberto Maroni, sul monologo di Roberto Saviano andato in onda ieri sera nel programma Vieni via con me”, nel corso del quale lo scrittore denunciava le infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord e i suoi rapporti con i poteri politici, in particolare con la Lega:”Come ministro e ancor di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega”, ha affermato Maroni. Che ha aggiunto: “Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica. Mi ha definito uno dei migliori ministri nella lotta alla mafia e ora vorrei che ripetesse le accuse di ieri guardandomi negli occhi”. Altrimenti, sostiene il ministro dell’ Interno, “sarà dimostrato a tutti che quella è una trasmissione contro la Lega”.

Nel suo intervento di ieri sera, Saviano aveva detto:”La ‘ ndrangheta, al Nord come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega”, e aveva citato un’ intervista all’ ideologo della Lega, Miglio, in cui questi dichiarava di essere favorevole anche al “mantenimento della mafia e della ‘ndrangheta” e affermava che “alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”.

Al ministro ha replicato il responsabile del programma e capostruttura di Rai 3, Loris Mazzetti: “Vieni via con me non è intenzionata ad ospitare il ministro dell’ Interno” ha detto, aggiungendo: “Se noi abbbiamo detto cose non vere si rivolga alla magistratura”. Mazzetti ha affermato anche di non sapere ancora se nel programma saranno ospitati altri politici, dopo che la presenza di Fini e Bersani nella puntata di ieri sera aveva suscitato alcune polemiche.

Saviano e il giallo di Sabaudia

Dagospia segnala quest’oggi: caso o coincidenza. Ma lunedì Roberto Saviano era a Sabaudia, sul litorale laziale. E lunedì sera il lungomare di Sabaudia si popola dei cadaveri di venti cornacchie morte (e congelate) di fronte ai cancelli delle ville. In una di queste ville vip c’era proprio lui, Saviano.

Per Dago un “messaggio in perfetto stile mafioso”.

Fede: Saviano, quello del Burkina Faso?

Oggi Arianna Ciccone, giornalista e ideatrice del Festival internazionale di giornalismo di Perugia, si è confrontata con il direttore del Tg4 Emilio Fede a RadioRadio sulla questione Saviano. Ma lei lo vorrebbe avere in studio, Saviano?, chiede il conduttore a Fede. Ma vada a cagare!, risponde il direttore del Tg4.

Commentate pure, se ritenete.

Saviano, lettera aperta a Berlusconi

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Lo ricorderete: a novembre aveva detto di voler “strozzare” chi ha fatto le serie della Piovra con Michele Placido e chi scrive libri sulla mafia. Lo aveva già fatto, ma ieri si è ripetuto: Silvio Berlusconi è tornato a parlare di Gomorra, nonché appunto de La Piovra. Per contestarli. Perché, dice, farebbero “Cattiva pubblicità”. La mafia è più famosa che potente, secondo il premier, e “usufruisce” del libro di Saviano come sponsor e testimonial.

Pronta arriva oggi la risposta a mezzo stampa di Roberto Saviano, con una lettera aperta su Repubblica.

Saviano, appello al Premier sulla giustizia

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Un altro appello. Questa volta di Roberto Saviano.

Ecco il testo:

SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO.

Saviano, l’inferno e la bellezza

Roberto Saviano. Dall’Inferno alla Bellezza. Su Rai Tre l’11 novembre 2009 ore 21.
Lo avete visto?

La letteratura deve essere al servizio della società immergendosi nella realtà, intervenendo, e gli scrittori non possono semplicemente scrivere per intrattenere o per speculare sulla società. Devono avere un ruolo attivo. La parola è potere, ed è ancora più potente quando diventa d’uso comune. E questo è il motivo per cui uno scrittore che prende parte, veicola il suo messaggio con più efficacia che quello che invece scrive aspettando il tempo in cui si realizzino le sue fantasie. Ken Saro-Wiwa

Da Gomorra, tradotto in 50 paesi, a Ken Saro-Wiva, autore nigeriano, impiccato a Lagos per la sua tenace opposizione alle compagnie petrolifere che spogliano di risorse e ricchezze la sua terra, lasciando solo povertà ed inquinamento. Ad Anna Politkovskaja, uccisa perché non c’era altro modo per fermare la sua implacabile testimonianza sulla crudele guerra in Cecenia, i suoi libri, i suoi racconti, le sue azioni di denuncia. Varlam T.Salamov, che tutti conosciamo. Miriam Makeba, Mama Africa, la voce che ha cantato la libertà di un continente, morta a Castel Volturno dopo un concerto per ricordare sei fratelli africani uccisi dalla camorra.

Lo avete visto?

È cos’e nient

Il filmato e la vita. Quello che c’è scritto qui è scritto, appunto. Nero su bianco, giusto o sbagliato. E’ scritto, e letto forse anche da tanti. Ma.

Don Diana, è polemica

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Polemica sulla memoria di don Diana.

Si scusi pubblicamente coi genitori di don Beppe Diana e lasci le aule parlamentari perché le sue parole, oltre ad essere un insopportabile insulto alla memoria del parroco ucciso dalla camorra, offendono tutti quei cittadini onesti, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, volontari, operatori sociali, giornalisti, sindacalisti, presbiteri, che lottano ogni giorno nel nostro Paese contro le mafie, mettendo spesso a rischio la propria vita. Sparisca dalla scena politica e lasci così che il tempo ci faccia dimenticare pian piano le sue parole

E’ questa la richiesta di Sonia Alfano, eurodeputato dell’IdV e presidente dell’Associazione nazionale familiari. Sonia Alfano è la figlia di Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993.

Parole forti, cui si ricollega Roberto Saviano oggi.

Sicurezza, con fiducia i tre maxi-emendamenti

pacchetto sicurezza fiducia

Al Parlamento, oggi, tre voti di fiducia sul “pacchetto sicurezza”, le ronde padane, il prolungamento dei tempi di permanenza nei centri di accoglienza per gli immigrati extracomunitari. E si acuisce lo scontro Italia-Nazioni Unite a proposito dei “respingimenti”. Il ministro Roberto Maroni l’ha definita “svolta storica“, mentre Ban Ki-moon è intervenuto a sostegno dell’Alto Commissariato dei Refugiati dell’Onu per dire che gli immigrati – soprattutto coloro che chiedono diritto d’asilo – vanno accolti.

Un dossier di Repubblica, oggi, riporta come, l’anno scorso, ci sia stato un boom di richieste di diritto d’asilo da parte degli extracomunitari giunti in Italia. Ne parla anche Roberto Saviano, oggi, sempre su Repubblica. Il suo articolo si chiama: Il coraggio dimenticato. I vescovi non ci stanno, la Cei parla.

Saviano, per chi se lo fosse perso

Per chi non ha potuto vederlo, per chi non lo sapeva, per chi lo vuole rivedere. Su Rai.tv è possibile vedere Roberto Saviano a Che tempo che fa. Cronache di guerra quotidiana che arriva alle cronache nazionali solo in nera, nelle flash, e solo se il sangue versato è tanto. Veramente tanto.

L’hanno definita operazione civile.

15 anni è un’età che non bussa alle coscienze con le nocche. Ma con le unghie.