Monti incontra i partiti. Previsto trattato Ue e Crescita

Quella di oggi è prevista come una delle giornate più ricche di impegni per il premier Mario Monti. E’ previsto per l’ora di pranzo, un incontro con i principali tre segretari dei partiti di maggioranza PDL, Pd e Terzo Polo. In agenda Mario Monti ha inserito un Trattato Ue e la linea che l’Italia dovrà tenere in Europa come un trattato Ecofin e il Consiglio Europeo di gennaio. All’incontro di oggi, prenderanno parte Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pierferdinando Casini.

Il Premier, si appresta a varare quello che potrebbe essere il nuovo metodo di lavoro con le forze di maggioranza che lo sostengono. Quello che è previsto per oggi, è uno dei tavoli a quattro più interessanti dell’ultimo periodo. Da questo tavolo potrebbe uscire anche un idea condivisa da tutti su come l’Italia si debba porre nei confronti dell’Europa. L’idea di Monti, è quella di creare una linea unitaria per l’Italia, una linea che dovrà essere certificata al più presto in Parlamento.

Confindustria, i cinque punti per la crescita. Marcegaglia: “Agire subito”

Confindustria ha presentato i cinque punti del “Progetto imprese per l’Italia”, realizzato con il confronto tra le associazioni dei datori di lavoro, Confindustria, Abi, Rete Imprese, cooperative e Ania. La leader degli industriali Emma Marcegaglia ha rivolto un messaggio chiaro al governo: “Non c’è più tempo. Servono scelte immediate e coraggiose. Il Paese ha bisogno di una politica economica diversa” ha affermato.
Le priorità per la crescita indicate dagli industriali sono la riforma fiscale, il miglioramento delle infrastrutture, privatizzazioni, liberalizzazioni e pensioni.
In particolare, nel manifesto si chiede di alzare dal 2012 a 65 anni l’età pensionabile per donne, anche nel settore privato, e l’abolizione dell’attuale sistema delle pensioni di anzianità. Anche il tema della flessibilità del lavoro, secondo gli industriali, andrebbe nuovamente affrontato, mentre l’imposta patrimoniale potrebbe andare bene, ma “in via del tutto eccezionale” e “solo per abbattere Irpef e Irap“, spiegano. Vengono fatte inoltre proposte di riforma fiscale, in particolare per ridurre il costo del lavoro.
Confindustria chiede inoltre la cessione di tutto il patrimonio immobiliare degli enti statali e locali, e la liberalizzazione di trasporti, attività economiche e servizi professionali, anche con una riforma degli ordini professionali. Inoltre, si ritiene necessaria una maggiore semplificazione, tramite una maggiore informatizzazione, per velocizzare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione, e il miglioramento della giustizia civile, con l’accorciamento dei tempi dei processi.
Nel documento si chiede inoltre una seria lotta all’evasione fiscale, che potrebbe avvenire incentivando l’uso della moneta elettronica.

La Camera approva la manovra. Scontri all’esterno

La Camera ha dato il via libera definitivo, con 314 voti favorevoli e 302 contrari, alla manovra economica, che adesso, quindi, dovrà solo essere firmata dal Presidente della Repubblica ed essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale per diventare legge. Dopo il voto, si è tenuta una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministriper un urgente adempimento“, spiega una nota. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha spiegato che nel vertice “E’ stato avviato l’iter d’urgenza per trasmettere alle Camere in tempi brevi la bozza di riforma costituzionale licenziata dal Cdm dello scorso 18 luglio”.
In mattinata, il premier Berlusconi si era recato al Quirinale, assieme al sottosegretario Gianni Letta, per un confronto col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla manovra.
Nel corso della seduta alla Camera, sono stati presentati numerosi ordini del giorno da tutti i gruppi politici. Approvato anche quello presentato dal Pd, con il quale il governo si impegna a valutare una revisione dell’articolo 8 della manovra, e uno presentato da Enzo Raisi di Fli per la revisione delle esenzioni fiscali della Chiesa.

Manovra, lo sciopero della Cgil. Aderisce l’opposizione, ma Bonanni: “E’ demenziale”

Si svolgerà dunque oggi, martedì 6, lo sciopero generale indetto dalla Cgil contro la manovra finanziaria del governo. Sono previste manifestazioni in cento piazze italiane, ma quella principale si terrà nella Capitale. Anche i principali partiti dell’opposizione hanno aderito alla protesta, con il segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha dichiarato: “Io ci sarò, ci saremo con tutti quelli che contrastano questa manovra. Dire che siamo preoccupati è poco. Siamo in una situazione drammatica, per cui serve una svolta politica”.
Sul fronte sindacale, però, si allarga la spaccatura tra la Cgil, da una parte, e gli altri due sindacati confederali (Cisl e Uil) dall’altra. Questi due, infatti, non parteciperanno allo sciopero, come ha spiegato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, che ha affermato: “Colpire le buste paga dei lavoratori e le imprese ha del demenziale, sopratutto in questo momento“. Anche all’interno della Cisl, comunque, c’è chi sostiene la necessità di aderire alla manifestazione, come i metalmeccanici della Fim, che sciopereranno per otto ore.
Fra i partiti dell’opposizione, al contrario, solo Udc e Fli non intendono aderire allo sciopero, con il leader dell’Udc Pierferdinando Casini che ha affermato: “Considero lo sciopero di domani della Cgil del tutto sbagliato in un momento simile“.

Il governo approva il decreto-rifiuti, ma la Lega vota contro

Foto: Ap/LaPresse

Il Consiglio dei Ministri ha alla fine approvato il decreto legge per i rifiuti della Campania, ma ha dovuto fare i conti con lo smarcamento della Lega, che ha votato contro, oltre che con la bocciatura dell’opposizione e delle Regioni, Campania inclusa. Il no della Lega sarebbe stato concordato preventivamente all’interno del governo, “per marcare le distanze da un provvedimento che il Carroccio non vede di buon occhio”, avrebbero riferito fonti governative.
Già prima della riunione, il premier Berlusconi aveva messo le mani avanti affermando: “Mi dispiace ma non posso fare più di così, non ho il 51% e quindi devo tenere conto di tutte le forze politiche che fanno parte della maggioranza“.
La Lega, da parte sua, non sembra voler contribuire a risolvere la situazione in Campania, e il suo leader Bossi, già prima del voto, aveva affermato:”Le regioni del Nord non sono disposte ad accogliere i rifiuti provenienti dalla Campania“, aggiungendo poi: “Il problema dei rifiuti lo abbiamo già risolto una volta. Se i rifiuti sono ancora per strada vuol dire che i napoletani non hanno ancora imparato la lezione”.
Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha criticato aspramente il provvedimento del governo, e, pur constatando che il decreto “serviva perchè qui abbiamo un’emergenza”, lo ha definito “deludente e pilatesco“. Il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, del Pdl, aveva più volte chiesto l’intervento del governo, ma ritiene comunque che il decreto varato oggi “non è sufficiente” e “non consente di superare concretamente le difficoltà di questi giorni”.

Berlusconi attacca le toghe e il Quirinale. E sulla sinistra: “Si lavano poco”

Foto: Ap/LaPresse

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto in un comizio elettorale a Crotone, e, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative del prossimo fine settimana, si è lanciato in invettive sempre più accese, colorite da qualche battuta da avanspettacolo, contro la magistratura e la sinistra, criticando anche i poteri del presidente della Repubblica.
“Non è più tollerabile che la sovranità sia in mano ai pm di sinistra“, dice Berlusconi, aggiungendo, riguardo all’immondizia di Napoli: “Ci sono le elezioni e i pm di Napoli chiudono le discariche. Io glieli porterei in Procura da loro, i rifiuti”. Torna a chiedere la separazione delle carriere, poichè, spiega, “solo così avremo un processo giusto”, e attacca “il partito dei magistrati, chiamato Magistratura democratica”. E se la prende anche con la Corte Costituzionale, che aveva bocciato, sostiene, “una legge di civiltà in base alla quale se una persona è assolta, non può essere richiamata nel girone dei processi”, poichè “ai pm non piaceva questa legge e l’hanno portata alla Consulta, che è un organo politico e non più di garanzia ed è stata abrogata”, e conclude: “Non si può andare avanti così”. Inoltre, la legge sulle intercettazioni va cambiata,”perchè in questo modo non è un paese libero”, dice.

Lo show di Berlusconi al processo Mediaset

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è presentato oggi in aula a Milano per l’udienza del processo sui diritti televisivi Mediaset, che lo vede imputato per frode fiscale assieme ad altre dieci persone. Al termine della mattinata, l’ udienza è stata rinviata alle 15, e il premier, uscendo dal tribunale, ha affermato di aver “passato una mattinata surreale”, e si è lasciato andare ad un breve comizio davanti ad una folla di circa 200 sostenitori. Finita l’udienza del pomeriggio, però, i toni nei confronti dei giudici sono stati più concilianti: “Credo davvero” ha affermato Berlusconi ” che ci si possa attendere un giudizio sereno e obiettivo. Ho avuto un breve scambio di saluti con il presidente del collegio, il dottor Edoardo D’Avossa. Ho notato una grande professionalità”.
In precedenza, però, le affermazioni del premier riguardo ai pm che lo indagano erano state sempre le solite, nell’ intento di mostrarsi “vittima di una persecuzione”: così, dice Berlusconi, una parte della magistraturalavora contro il Paese, è stato gettato un fango incredibile non solo su di me che in fondo sono un signore ricco, ma anche su tutto il Paese”, e per questo auspica una riforma della giustizia, ritenuta “necessaria”. Ricorda quindi di aver partecipato ” a 2566 udienze”, e definisce “completamente inventate” le accuse sul caso Mediatrade.

Processo breve rinviato, è bagarre fuori e dentro Montecitorio

 

E’ stata una convulsa e tesissima giornata politica oggi alla Camera, dove la maggioranza ha cercato, invertendo l’ ordine del giorno dei lavori, di accelerare l’ iter della legge sul processo breve, che si è conclusa con le forti contestazioni dei manifestanti fuori Montecitorio, ma anche con le “escandescenze” del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, protagonista di un durissimo scontro verbale con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
L’ opposizione, dopo aver valutato le possibili forme di ostruzionismo, aveva chiesto a Fini di evitare il contingentamento dei tempi, e il presidente della Camera aveva accolto la richiesta raddoppiando i tempi di intervento.
Il capogruppo del PD Dario Franceschini aveva attaccato duramente il governo, affermando: ” Questa è l’ ultima delle vergogne, se non avete la forza morale di fermarvi, almeno provate vergogna per un’ altra pagina nera della Repubblica” e sostenendo che “Il processo breve ha come unico scopo di fermare il processo Mills del presidente del Consiglio, ma le conseguenze immediate saranno che migliaia di processi rischiano la prescrizione e saranno liberati anche imputati di rapina o violenza sessuale. ” Per il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, invece, “Questo è il governo della menzogna. Abbiamo capito a cosa serve il viaggio di Berlusconi a Lampedusa: serve a togliere i riflettori da qua, dove per salvare una sola persona si buttano a mare centinaia di processi”.
Parole simili sono state usate dal leader dell’ UDC Pierferdinando Casini, per il quale è “Il solito provvedimento che serve solo a placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio”.

Le opposizioni bocciano la proposta di accordo del premier. Berlusconi: “Irresponsabili”

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Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in una lettera inviata al Corriere del Sera, aveva oggi lanciato la proposta di un accordo con le opposizioni per affrontare principalmente i temi economici e fare insieme “un piano per le crescita”, ma le opposizioni hanno bocciato compattamente tale proposta. Il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, spiega: “Noi nel ruolo che abbiamo siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità,. ma lui deve fare un passo indietro e togliere dall’ imbarazzo se stesso e il Paese”. Dello stesso tenore anche le parole del vicesegretario del PD, Enrico Letta, che afferma: “Ora il confronto sulle riforme noi lo vogliamo ma o con un nuovo premier di centrodestra, oppure con Berlusconi ma in campagna elettorale”.
Anche il Terzo Polo chiude il dialogo, con Pierferdinando Casini dell’ UDC che dichiara: “Chi sta al governo fa, non scrive sui giornali”, mentre Francesco Rutelli dell’ API definisce la proposta del premier “un inganno” e per Adolfo Urso, di Fli, il Cavaliere è “poco credibile e molto confuso”. Della stessa opinione anche l’ IDV, mentre, per  Nichi Vendola, l’ accordo proposto dal premier “è patetico e tardivo”.

Ballarò, crisi di Grecia ma anche di Italia

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Appuntamento stasera, come ogni martedì, con Ballarò. Questa sera il programma di Giovanni Floris si interroga su crisi politica italiana e crisi europea sulla scia del caso Grecia. Mentre la politica italiana si confronta con le inchieste della magistratura scoppia la crisi dell’euro. Ci si chiede come è successo, se può accadere di nuovo, e soprattutto come si finisce nel mirino degli speculatori. L’Italia, la sua classe dirigente, le riforme da sempre promesse e da sempre rimandate, nella puntata in onda questa sera.

Ospiti in studio il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, la presidente del PD Rosi Bindi, il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, il viceministro allo sviluppo economico Adolfo Urso, l’imprenditrice Luisa Todini, il direttore del Corriere della sera Ferruccio De Bortoli, l’economista Giacomo Vaciago, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli.

Candidati alle regionali: Sandro Biasotti – Gallery

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Oggi restiamo in Liguria, e andiamo alla scoperta dell’avversario politico di Claudio Burlando. Ovvero Sandro Biasotti. Se, come detto, il Pd, con l’appoggio qui dell’Unione di Centro, lotta con Burlando, Sandro Biasotti è la risposta del Popolo della Libertà. Biasotti è stato governatore dal 2000 al 2005. A lui è poi succeduto, dal 2005 alle elezioni del 2010, proprio Claudio Burlando. Tra i due, oggi, la lotta è più che mai aperta: la Liguria è una regione “da giocare” per entrambe le coalizioni.

Dopo il salto, una gallery del candidato del centrodestra nella corsa alla Regione Liguria. Qui, invece, il suo sito.

Candidati alle regionali: Claudio Burlando – Gallery

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Oggi è la volta della Liguria. Il centrosinistra candida il Presidente uscente, Claudio Burlando, appoggiato qui anche dall’Udc di Casini. Il centrodestra risponde con la candidatura di Sandro Biasotti, già governatore a sua volta per il centrodestra dal 2000 al 2005. Prima, quindi, del “ritorno” a Genova con l’elezione a presidente della Regione Liguria di Claudio Burlando.

E ora è partita la sfida per la riconferma, dice Burlando. Dopo il salto, una gallery del governatore uscente.

Finanziaria: si va verso la fiducia, il Pd chiede l’intervento di Fini

gianfranco_finiContinua oggi alla Camera la discussione sulla Finanziaria. L’Esecutivo dovrebbe chiedere la fiducia, presubilmente martedì prossimo. Il Pd, che ieri aveva promesso battaglia, si rivolge direttamente a Gianfranco Fini. “Siamo in una condizione deprimente per il Parlamento – afferma Pier Luigi Bersani – ci aspettiamo che il presidente della Camera ne faccia valere il ruolo”. L’Udc chiede al governo di “sottoscrivere un patto: ridurremo al massimo gli emendamenti – dice Pier Ferdinando Casini – se la maggioranza non metterà la fiducia”. “Polemica infondata”, risponde il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ai sindacati che hanno criticato l’uso del Tfr per coprire la manovra.

Ballarò, il governo alla prova

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Ci fa molto piacere che Giovanni Floris si sia ripreso dalla suina. Guarito – meglio di Topo Gigio – dall’H1N1, Floris torna al timone del suo Ballarò. Al centro del dibattito temi caldi che spaziano dall’economia alla giustizia e alla sicurezza. Temi che sono al centro di una “lotta intestina” all’interno della maggioranza. No, mai si tratta di uno scontro con l’opposizione: pare che in Italia non si usi più.

Giovanni Floris chiederà ai suoi ospiti (il ministro di giustizia Angelino Alfano, il leader dell’UdC Pierferdinando Casini, il capogruppo dei deputati della Lega Nord Roberto Cota, Luciano Violante del PD, l’imprenditrice Luisa Todini, la direttrice del Tg3 Bianca Berlinguer, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli): La maggioranza resterà unita, e a che prezzo per il Paese?

Vedremo la rrisposta. Intanto attendiamo con ansia la copertina di Maurizio Crozza.