Quello che i “democrats” non dicono… ve lo dice Nader

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Sulla scena della corsa alla Casa Bianca irrompe il Paladino dei consumatori. Il suo nome è Ralph Nader, e certamente in Italia famosissimo non è. Ecco no, diciamo che non è mai stato ospite della De Filippi, non ci risulta. Ma la sua storia merita di essere raccontata comunque. Nader è un avvocato americano con il pallino della difesa della società dall’Imperialismo capitalista. Detta così fa anche un po’ paura lo ammetto, ma tant’è. Approfondiremo.


I più attenti alle faccende USA lo ricorderanno in una piccola particina come comparsa nelle presidenziali americane 2004, quando si presentò come indipendente raccogliendo un misero 0,7% di consensi. Quelli bravi, ma davvero bravi però, lo ricorderanno anche nella tornata del 2000, quella del dopo Clinton per intenderci, in cui raccolse il 2,7% con 3 milioni di voti.


Fantascienza, ma non è questo il punto.


La percentuale, di per sé eccezionale se si considera la sua candidatura da indipendente in un meccanismo elettorale tutto incentrato sul denaro, divenne ancor più pesante quando si passarono in rassegna gli scrutini dei singoli stati: nella contestatissima Florida ed in New Hampshire i voti di Nader consegnarono di fatto la Casa Bianca a George Dabbolliù Bush. E giù il diluvio! I Democratici si gettarono al collo del malcapitato, chiaramente solo dopo avere realizzato che neanche la contestazione dei presunti brogli avrebbe più sovvertito il risultato.


Oggi i tempi sono cambiati, e la sensazione che il prossimo presidente sarà democratico si respira nell’aria da tempo. Nader non ripeterà l’exploit del 2000 dicono gli analisti. Ma la sua candidatura si traduce comunque in questo contesto nell’obbligo, per i candidati cosiddetti “frontrunners”, di misurarsi con argomenti finora taciuti. Il programma d Nader, rintracciabile in rete, recita più o meno così:

Non li sentirete parlare di una seria lotta contro il crimine organizzato, contro le frodi e gli abusi che hanno derubato miliardi di dollari dei lavoratori, degli investitori, di pensionati, contribuenti e consumatori

… oppure…

Non li sentirete parlare di una riforma del sistema fiscale che lasci più soldi nelle tasche dei lavoratori e vada a tassare le cose che meno ci piacciono: l’inquinamento, la speculazione finanziaria e le tecnologie ad alto consume di energia. Non li sentirete nemmeno accennare ad un aumento del contributo fiscale per le aziende, le cui tasse sono andate sempre diminuendo negli ultimi 50 anni

… e ancora…

I candidati non chiederanno una diminuzione delle spese militari che divorano metà del gettito federale senza che vi sia più un’Unione Sovietica o altre grandi potenze nemiche nel mondo

… ma anche…

Non c’è motivo di credere che i candidati si opporranno agli interessi commerciali che derivano dall’attuale sistema energetico. Abbiamo bisogno invece di un grande progetto per la salvaguardia dell’ambiente che contrasti tali interessi e punti sull’energia solare, sulle auto a minore consumo e sulle tecnologie pulite

Il suo J’accuse a Hilary e Obama non tralascia argomenti come le politiche sociali e assistenziali, la riforma elettorale, quella del sistema giudiziario, la pace in Palestina. Ora, a parte l’immediata constatazione che uno così da queste parti ci farebbe comodo – e con il sospetto che se potessero, i Democrats, ce lo manderebbero sicuro, al Bel Paese – quel che è certo è che sia la Clinton che Obama, dopo gli slogan, dovranno ora mettere mano ai contenuti gettati sul tappeto da Nader, facendo attenzione alle risposte che sceglieranno di dare.


Il terreno è scivoloso ed in gioco non c’è solo la nomination democratica ma anche la corsa alla Casa Bianca.

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