Brown: “Si al silenzio – assenso nei trapianti”

Nuove regole per i donatori inglesi. Il primo ministro britannico Gordon Brown, si è detto infatti a favore di modificare le attuali leggi che regolamentano la donazione di organi in Gran Bretagna.

Attualmente il trapianto avviene con lo stesso procedimento che si adotta in Italia. Una persona, sia essa viva o morta, può donare i propri organi solo ed esclusivamente se ha autorizzato, mentre era in vita, esplicitamente la volontà di volere donare i propri organi aderendo al Nhs Organ Donor Register (il registro nazionale dei donatori).

L’intervento di Gordon Brown vuole andare a togliere questo esplicito consenso, presumendo automaticamente lo stesso nel caso in cui il paziente, o per lui i suoi familiari, non esprima una propria contrarietà.


Questa pratica utilizzata già in Spagna con ragguardevoli risultati (si consideri che al giorno d’oggi la Spagna è il più grande paese di donatori al Mondo), permetterebbe, secondo Brown, di salvare centinaia di vite umane:

Un sistema di questo tipo potrebbe colmare il divario letale tra i potenziali benefici della chirurgia dei trapianti nel Regno Unito e i limiti imposti dal nostro attuale sistema di consenso. Ogni anno nel Regno Unito quasi 9.000 pazienti subiscono trapianti ma 1.000 o anche di piu muoiono aspettando”, l’organo che potrebbe salvare la loro vita.

Una proposta che ha fatto però storcere il naso a molte organizzazioni per la difesa dei pazienti. Due i commenti sopra gli altri, quelli di Joyce Robins, direttrice dell’organizzazione per i diritti del paziente Patient Concernts, e Katherine Murphy, della Patients Association.

Entrambe criticano la proposta di Brown in quanto, come si evince dalle parole della Robins:

Lo chiamano consenso presunto, ma si tratta di mancanza assoluta di consenso. Confidano nell’inerzia e nell’ignoranza per ottenere i risultati che vogliano. Ci sentiamo totalmente contrari.

La questione trapianti in UK è quindi aperta, e in attesa di nuovi sviluppi vi lascio a una domanda.

E’meglio salvaguardare i pazienti con più diritti o salvare più vite umane possibili?

Lascia un commento