Un Natale ad Alta Tensione

Il problema che riguarda Palestina e Israele è una questione che prosegue ormai da molti decenni. A mio parere, nessuno sa come sia iniziata, o meglio nessuno sa chi abbia dato il via alle ostilità, ma peggio ancora non si riesce a trovare un modo per darne un fine.

Tregue, incontri diplomatici, dichiarazioni sono servite a ben poco negli ultimi anni. Durante un respiro, sono state subito dimenticate nel respiro successivo. Una situazione che nemmeno l’intervento dei grandi paesi occidentali, e nello specifico il presidente degli Stati Uniti d’America, è riuscito a placare.

Eppure uno spiraglio nelle ultime ore, che si avvicinano al Natale Cristiano simbolo universale di pace, sembrava esserci. Il leader di Hamas, nome della più nota organizzazione religiosa palestinese, Ismail Haniyeh, ha proposto al leader di Israele una tregua a tempo indefinito e a tal proposito auspicano l’intervento dell’Italia come intermediario della situazione:

Il popolo italiano è sempre stato amico e sostenitore della causa palestinese. Abbiamo bisogno degli sforzi del governo italiano e del primo ministro Romano Prodi per aiutare i palestinesi a recuperare i loro diritti. Speriamo che gli europei in generale e gli italiani in particolare esercitino pressione sugli israeliani per mettere fine alla loro aggressione.

Una posizione, quella dell’Italia, che dal punto di vista diplomatico si fa molto complicata vista la “nota” posizione degli USA, storicamente pro-Israele. I rapporti Italia-USA dalla salita al governo del centro-sinistra si sono allentati sempre di più e questa dichiarazione, da prendersi assolutamente con cautela, potrebbe causare altri problemi diplomatici tra i due paesi.

Dura la risposta del premier israeliano, Ehud Olmert, che esclude categoricamente qualsiasi accordo diplomatico con Hamas:

Israele non ha alcun interesse a negoziare con elementi che non riconoscono le condizioni del Quartetto (per “Quartetto” Olmert intende UE, Usa, Onu e Russia n.d.r.). Ciò vale per Hamas e la Jihad islamica. Chi accetterà le condizioni del Quartetto sarà in principio partner di trattative. Chi non è disposto, purtroppo, non può essere partner di dialogo. Questa politica non è cambiata.

Le condizioni del Quartetto sono le seguenti:

  • Riconoscimento di Israele
  • Ripudio della violenza
  • Impegno degli accordi sottoscritti dall’ANP

Un “no” quello di Olmert, che fa paura in chiave futura perché rischia di divenire l’ennesimo pretesto ad un nuovo attacco della Jihad, ma che vuole anche essere un segno di chiarezza e di limpidità in una situazione, quella israeliano-palestinese, che di chiaro sembra avere purtroppo solo il nome.

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