Fincantieri non si tocca: i sindacati sono con Giuseppe Bono

Fincantieri sindacati Giuseppe Bono

“Fincantieri non si tocca” lo dicono in coro i sindacati del Gruppo Fincantieri dopo aver appreso la notizia della possibile sostituzione dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Bono.

Il Fatto Quotidiano nei giorni scorsi avanzava l’ipotesi che Bono venisse sostituito da Paolo Simioni, amministratore delegato di Atac, l’azienda romana per i trasporti autoferrotranviari che al momento versa in brutte acque.

Secondo quanto si legge nell’articolo, a decidere per l’arrivo di Simioni a Fincantieri è stato il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, che gode della fiducia del vicepremier Luigi Di Maio, che ha girato la richiesta all’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo.

Di fronte a questa eventuale anticipazione, i sindacati di uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo, senza esitazione si sono schierati dalla parte dell’ad Giuseppe Bono.

Per la RSA dirigenti Fincantieri di Trieste c’è “il rischio che il nuovo amministratore delegato di Fincantieri possa essere nominato prescindendo sia dalla conoscenza del business della nostra azienda che dall’esperienza nel nostro settore industriale”.

Pertanto i dirigenti Fincantieri, come scrivono in una nota, esprimono la “loro contrarietà a sostituire i vertici Fincantieri, che hanno portato a casa in questi anni i grandi risultati sotto gli occhi di tutti, in una logica di una “spartizione di poltrone”, condizionata esclusivamente dalla politica, che riteniamo ormai appartenere al passato”.

“La continuità di azione dell’attuale management – concludono – , che ha dimostrato la capacità di ottenere risultati straordinari, è l’unica via per proseguire nello sviluppo della nostra azienda, creando un valore di cui beneficia tutto il nostro Paese”.

La UILM di Palazzo della Marineria di Trieste precisa che è “utile, necessario e doveroso mantenere l’attuale assetto di Fincantieri per riuscire a portare a termine quanto di buono cantierato in questi ultimi anni. Diversamente c’è il rischio che si perdano opportunità che poi porterebbero direttamente ad un possibile indebolimento del gruppo, con una conseguente possibile difficoltà occupazionale”.

R.S.U. Fim-Uilm Fincantieri Monfalcone si sofferma sui successi raggiunti dall’azienda grazie alla “politica lungimirante” dell’ad Giuseppe Bono, condivisa con le organizzazioni sindacali ed i lavoratori anche attraverso confronti e scontri.

Per il sindacato proprio l’attività di Bono ha garantito “la crescita dell’occupazione con carichi di lavoro mai registrati nella storia della navalmeccanica”.

Viene definita “pura miopia istituzionale “dalla Segreteria FIM – CISL e UILM – UIL provinciale di Venezia, la sostituzione dell’attuale amministratore delegato di Fincantieri.

FIM – CISL e UILM – UIL inviano al Governo un messaggio chiaro: “i lavoratori e le lavoratrici di Fincantieri non consentiranno, in silenzio, la mercificazione della più grande azienda cantieristica del mondo. Questo non è un gioco. Giù le mani da Fincantieri. Una eccellenza italiana come quella dell’azienda guidata dall’attuale ad Bono va tutelata e difesa senza alcun indugio”.

A fianco di Giuseppe Bono anche il segretario generale della Uilm di Genova, Antonio Apa; il vicepresidente nazionale di Unioncamere, Antonio Paoletti; il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il Governatore della Liguria, Giovanni Toti.

Castellammare di Stabia: il nuovo piano di Fincantieri ha ottenuto il via libera dai sindacati

“Il nuovo piano a nostro avviso sembrerebbe una soluzione da poter perseguire, fatto salvo che il progetto si sviluppi così come presentato”. Sono le parole dei sei delegati della rappresentanza sindacale unitaria (FIM-FIOM-FAILMS) del sito navale di Castellammare di Stabia che fa capo a Fincantieri.

Nei giorni scorsi i sindacati erano in allarme dopo aver saputo che la società ha annunciato il riammodernamento della struttura, eliminando il varo tradizionale a scivolo e aumentando così la capacità produttiva di circa il 40% rispetto a quanto avviene fino ad oggi.

La rappresentanza sindacale unitaria del cantiere di Castellammare di Stabia, il 7 dicembre ha incontrato il responsabile risorse umane e relazioni sindacali di Fincantieri e ha ascoltato i dettagli degli investimenti che l’azienda metterà in atto nel 2019, per concludersi nell’arco di un quinquennio.

Si tratta di un piano di rilancio di tutti i siti di cui dispone Fincantieri, in particolare per quello stabiese sarà garantito lo sviluppo e non il depotenziamento come temevano in un primo momento sindacati e lavoratori.

A conclusione dell’incontro, i sindacati hanno diramato una nota con la quale affermano di approvare il nuovo progetto di Fincantieri, restando però sempre vigili su quanto accadrà nella fase delle modifiche previste.

“Per rendere tutto ciò attuativo – scrivono FIM-FIOM-FAILMS -, c’è bisogno di un forte intervento delle istituzioni a partire dalla quota parte per gli investimenti previsti sulle aree demaniali, mentre l’azienda già si è resa disponibile a supportare economicamente la parte di adeguamento infrastrutturale non ancora quantificata”.

“La RSU di fabbrica, come sempre, vigilerà attentamente – concludono – affinché il tutto venga realizzato per garantire il futuro al nostro stabilimento”.

Il piano rende il cantiere più funzionale, competitivo, e soprattutto assicurerebbe lavoro per i prossimi 10 anni.

Il pilastro centrale del progetto è l’eliminazione dello scalo di varo, che verrà sostituito da una piattaforma semisommergibile e un sistema di carrelli mobili. In pratica lo scalo a mare verrà reso piatto, le navi saranno costruite nelle officine e poi tramite carrelli specializzati spostatati su una chiatta galleggiante che una volta a largo aprirà le porte stagne, lasciando galleggiare la nave.

“È un piano mirato al recupero di spazi – spiega Fincantieri – e all’efficientamento dell’area scafo, rendendo così possibile la costruzione a costi competitivi di più navi, oltre a tronconi per unità da crociera. Il piano d’investimenti renderebbe ancor più strategico lo stabilimento di Castellammare”.

“Nel caso di Castellammare – fanno sapere da Fincantieri – la società ha onorato l’impegno di tenere aperto il cantiere negli anni più duri della crisi e ora che si assiste a un notevole incremento della domanda è allo studio la progettualità indispensabile per rispondere alla forte richiesta del mercato. Gli investimenti pensati per il cantiere stabiese non vanno nella direzione della riduzione, ma dell’incremento della capacità produttiva”.

“Il tradizionale sistema di varo attuale – afferma l’azienda – risulta ormai anacronistico e antieconomico, tanto da essere stato eliminato in tutti i cantieri del mondo modernamente organizzati. Nello specifico, l’abbattimento dello scalo, sostituito con la costruzione di un’ampia platea, comporterebbe una serie di vantaggi: in primo luogo libererebbe aree indispensabili per assicurare maggiore capacità al cantiere, con un incremento della produzione del 40%, con le evidenti ricadute occupazionali dirette e indirette”.

“In secondo luogo – prosegue – questo permetterebbe di varare costruzioni di stazza maggiore attraverso un mezzo semisommergibile e un sistema di carrelli mobili, assicurando maggiore efficienza al ciclo produttivo e un livello di sicurezza più alto per il personale addetto alle operazioni di varo, senza considerare gli innegabili vantaggi derivanti dal lavorare in piano”.

Il confronto tra Fincantieri e i sindacati è stato proficuo e la società ha incassato il via libera all’adeguamento infrastrutturale che aumenterebbe di circa il 40% la capacità produttiva, con chiari risvolti anche dal punto di vista occupazionale. L’impianto di Castellammare ha infatti performance altissime grazie al lavoro degli operai che sono altamente specializzati.

Dall’Atac di Roma cacciati soltanto i non iscritti al sindacato

L’indagine apparsa sul quotidiano La notizia il giornale non è stata riportata da tutti e riguarda la scelta dell’Atac, l’agenzia che gestisce i trasporti su Roma, di mandare a casa circa 80 persone. Ma quali? Invece del buon senso ha prevalso la tessera.

Viareggio, treno gas esplode in stazione. E’ strage

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E’ un incidente grave e scolvolgente. Tra poco vado a Viareggio a prendere personalmente in mano la situazione. Ecco, arriva Silvio. Silvio Berlusconi parla da Napoli e assicura: è in partenza per i luoghi della tragedia. Una tragedia annunciata, rispondono i sindacati, che da tempo segnalano che la rottura di un carrello può ormai da troppo tempo causare tragedie del genere. E questa è davvero una catastrofe. Per Guglielmo Epifani, segretario Cgil, la faccenda era “annunciata”.

Un’altra tragedia, grande tragedia, assurda tragedia. Sono stato al telefono fino ad adesso con Bertolaso. E’ grave, anzi sconvolgente.

Guido Bertolaso, appunto. Direttore del dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei ministri. E’ lui l’uomo di Napoli e dei rifiuti, quello del terremoto d’Abruzzo e, oggi, anche della tragedia di Viareggio. Dà l’ultimo bilancio delle vittime al tg1: 13 morti, 30 feriti (alcuni molto gravi) e 4 dispersi. Repubblica parla di 17 morti, invece.

Primo Maggio sì, ma senza bandiere

primo maggio

Il Primo Maggio è di nuovo qui. E oggi Cgil, Cisl e Uil, di nuovo insieme, lasciano da parte polemiche e divisioni almeno per un giorno, e vanno all’Aquila. I leader dei sindacati passano la giornata di oggi, la Festa del lavoratori, tra gli sfollati, nelle tende, tra i terremotati d’Abruzzo. Una manifestazione sobria, necessariamente.

Il presidente della Repubblica Napolitano, nel suo discorso in occasione della consegna al Quirinale delle stelle al merito del lavoro – anche per l’Abruzzo – ha parlato di morti sul lavoro.

Se la sinistra parla di sicurezza

Sicurezza. Torna il tema caldo. Perché? Perché dopo che la destra – il centrodestra – ne ha fatto il suo cavallo di battaglia per tutta una campagna elettorale – decisiva, nazionale e locale – il Pd si desta e ricicla. Naturalmente accusando: ci hanno fatto campagna elettorale, hanno puntato tutto, epure oggi l’elettorato si sente tradito da quelle promesse disattese. Parola di Dario Franceschini.

Come dire:

Franceschini: “Berlusconi è un imbroglione. Sveglio, l’amico

Sveglio, e alla ricerca di consensi. Oggi era in prima fila in occasione della manifestazione di protesta dei sindacati di polizia contro i tagli alla sicurezza.

Brunetta Day: scontro con i sindacati



Crisi, recessione. Che momento brutto, in verità.


Non solo è sbarcato su FB. Ma oggi, il Ministro Pubblica Amministrazione e Innovazione parla di donne, e di loro dice:

sono discriminate due volte


La soluzione proposta? Creiamo un gruppo studio per valutare costi e benefici dell’invecchiamento attivo di donne e uomini, che dovranno andare in pensione tutti alla stessa età. Le facciamo andare in pensione più tardi, insomma. Non è Bossi a mirare alle Pari Opportunità (Ma Bossi frena il premier: “A volte bisogna saper ingoiare”. Forse mira alle Pari Opportunità). E’ Brunetta stesso.


Il Ministro si rifa anche ad una recente pronuncia della Corte di giustizia che invita a:

non fare discriminazioni tra uomini e donne e innalzare l’età pensionabile delle donne, che oggi invece di avere un vantaggio ne hanno uno svantaggio, perché hanno progressioni di carriera e livelli di pensione più bassi, in quanto costrette ad andare in pensione prima


I sindacati, guarda un po’, non sono d’accordo.


Io, invece, sono curiosa di conoscere i risultati del gruppo di studio.


Gelmini, marcia indietro sul maestro unico. O no?



Lei dice che non è mica una marcia indietro.


I sindacati esultano, lei non si lascia intimidire, Il Foglio di Ferrara la difende e lo chiama realismo. I giornali tutti ci hanno marciato – sull’incontro tra Governo e Sindacati sulla scuola, gridando alla vittoria suprema.


Per dirla con Spinoza:

Scuola, cambia la riforma: il maestro unico sarà attivato solo su esplicita richiesta dei genitori. Dei suoi genitori


C’è chi fa notare che, in realtà, non molto sarebbe cambiato. La faccenda non deve trapelare – tant’è vero che anche i giornali destrorsi titolano La protesta paga, il Governo fa slittare la riforma sulla scuola.


Che sia proprio la Gelmini l’unica a dire come stanno effettivamente le cose?

Non c’è nessuna retromarcia. E’ tutto confermato. Un unico maestro sarà il punto di riferimento educativo del bambino e viene abolito il modello a più maestri degli anni 90


E, rincarando la dose: E’ la sinistra che oggi fa retromarcia dopo una fallimentare campagna di disinformazione.


Qui il verbale della riunione. Staremo a vedere.


Gabetti, Property Solutions di protesta

Camminavo oggi, dopo il terzo cappuccino della prima mattinata, e sotto all’ufficio ho rinvenuto: a) molteplicità di volantini. b) striscioni in rosso. Nei pressi c’è un’agenzia immobiliare Gabetti.
Una vera e propria protesta in piena regola. Vi riporto il comunicato sindacale:

Il Gruppo Gabetti, fra i cui azionisti figura anche la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ha deciso di chiudere definitivamente la rete delle Agenzie immobiliari a gestione diretta. Con questa decisione vengono licenziati complessivamente 500 lavoratori, di cui 300 dipendenti e 200 collaboratori

Decreto-legge 1 settembre 2008, n. 137 ovvero Decreto Gelmini

Ci stiamo scannando, stiamo forse facendo anche il loro gioco – loro: non sappiamo neppure di chi. Non lo sappiamo, non lo enucleiamo, non ce lo raccontiamo di certo.
L’unica, vera cosa che possiamo fare è provare a capire, e avere voglia di farlo. Andate con un microfono in mezzo alle folle di studenti. Non vi sapranno dire perché sono lì. Per i tagli e la scuola pubblica. Sì ma. Quali tagli? Cosa succederà alla scuola pubblica?
L’unica cosa che possiamo fare, è provare a capire. Per combattere il nemico, bisogna conoscerlo. Proviamo allora a ricostruire la cronistoria e il contenuto di STO BENEDETTO DECRETO GELMINI. Che già non è più decreto, ma è stato convertito in legge. Almeno ognuno poi, per sè, deciderà e individuerà i nemici, e come eventualmente combatterli.

World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 10 giugno 2008

Ore 01:31. I campioni del Mondo sono diventati i bidoni del mondo. Questo titolano quasi tutti i giornali europei. La vittoria dell’Olanda sull’Italia con un clamoroso 3 a 0, fa passare in secondo piano tutte quelle problematiche politiche e non che assillano la vita di tutti i giorni. Una eco, quella calcistica, poco diffusa negli Stati Uniti, ancora troppo impegnati tra le presidenziali e i rincari del carburante.

28 maggio 1974, la strage di piazza della Loggia

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Il problema dei tempi lunghi della giustizia italiana è un argomento delicato che merita un attento approfondimento, sulla scorta di dati, cifre e opinioni degli esperti del settore ma esistono certamente alcuni casi al limite dell’inverosimile, che si trascinano da decenni alla disperata ricerca di una sentenza che non arriva mai e che spesso risultano quantomeno oscuri.
Dopo i primi anni di tritacarne mediatico questi avvenimenti vedono esaurire rapidamente il crisma del fatto di cronaca e, per via delle zone d’ombra sopra citate, assurgono a ruolo di misteri d’Italia. Ventiquattro anni fa, oggi, la strage di piazza delle Loggia. Una bomba nascosta in un cestino porta rifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista.
Novanta persone restano ferite a causa dell’esplosione. Giulietta Banzi Bazoli, Clementina Calzari Trebeschi, Livia Bottardi Milani, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi e Vittorio Zambarda non ce la fanno e perdono la vita investiti dalla deflagrazione della bomba. E’ dunque di otto vittime il bilancio al termine della giornata organizzata in città per manifestare in modo pacifico e unitario contro il terrorismo.
Erano gli anni della strategia della tensione e la matrice politica di estrema destra appare tuttora impressa a fuoco su quel 28 maggio 1974. I responsabili dell’eccidio di piazza della Loggia non sono stati ad oggi identificati. E dire che di processi ce ne sono stati già ben due.

Nostra Signora di Confindustria

Tutti noi siamo chiamati a una grande sfida. C’è uno scenario nuovo e irripetibile. Abbiamo la possibilità di far rinascere il Paese

Parola di Nostra Signora di Confindustria, oggi ufficialmente insediatasi dove di dovere. Anche la Signora ha avuto modo di dire che

l’Italia non è un paese per giovani

A me come ai miei coetanei e non solo viene, in effetti, in mente di espatriare almeno una volta al giorno. ALMENO.

Chi è l’Emma? Accento del Settentrione. 43 anni, sposata e madre di una bimba. La sua azienda è specializzata nell’acciaio. Nostra Signora dell’acciaio, di acciaio avrà le palle. Ed è stata eletta con tanto di plebiscito – solo due voti contrari – alla guida di chi veramente comanda, in Italia. Prima donna alla Presidenza di Confindustria, è stata la Primadonna alla Presidenza dei Giovani di Confindustria nel ’96. Una vera e propria chiamata alle armi, nel suo discorso, per imprenditori, politici e anche sindacati.

Italia razzista? Destino clandestino

trigliata spagnola in salsa razzista. La Spagna fa sapere che giudica la politica italiana in materia di immigrazione con una parolina di tutto effetto. Xenofoba.
Xenofobia. Dal greco ξενοφοβία, xenophobia: paura del diverso. Parola composta da ξένος, xenos, estraneo, straniero, insolito e φόβος, phobos, semplicemente paura.
Ad attaccare la politica italiana e le sue recenti scelte è la numero due dell’esecutivo Zapatero, Maria Teresa Fernandez de la Vega. A riportarlo, non certamente un giornaletto di provincia, ma El Mundo.