Manovra economica, oggi voto e domani la fiducia. Vota il Sondaggio

Mario Monti, oggi il voto alla manovra economica. Domani fiducia.

E’ stata una vera e propria bagarre quella che ieri si è vista in aula al senato. Mentre il presidente del consiglio Mario Monti informava il senato sugli incontri avuti in Europa nei giorni scorsi, nel momento esatto in cui dichiarava che “Le misure economiche in discussione ora alla Camera hanno permesso al nostro Paese di arrivare al negoziato europeo con maggiore credibilità e di vedere ascoltate le nostre posizioni autonome” dai banchi della Lega Nord si sono innalzati cori di protesta con annessi cartelli diretti verso i fotografi, con scritto “Basta tasse”, “Non è una manovra”, “E’ una rapina”.

Insomma una e vera e propria manifestazione di protesta quella organizzata dalla Lega Nord nella mattinata di ieri al Senato. I più duri nei confronti di Mario Monti sono stati lo stesso Calderoli e il capogruppo Federico Bricolo. “Pagliaccio” è stata questa la risposta che Calderoli e gli altri sue compagni di partito hanno urlato nei confronti di Schifani quando quest’ultimo provava a calmare le acque e definiva come una “Bagarre indegna” quella messa in piedi dalla Lega Nord.

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Il Senato approva la manovra con la fiducia. Disordini all’esterno

Il Senato ha approvato con il voto di fiducia, con 165 si, 141 no e 3 astenuti, il maxiemendamento alla manovra economica, che sostituisce il documento approvato in Commissione Bilancio. Il testo adesso passerà alla Camera, dove dovrebbe comunque essere approvato entro la fine della settimana.
L’importo complessivo della manovra, con gli ultimi ritocchi, arriva a 54,2 miliardi di euro, e con le ultime modifiche si dovrebbero avere altri 4,3 miliardi per l’anno prossimo derivanti, in buona parte, dall’aumento dell’Iva dal 20 al 21%. Previsto anche il contributo di solidarietà del 3% sui redditi oltre i 300 mila euro, e l’aumento graduale, dal 2014, dell’età di pensionamento delle donne nel settore privato. Introdotto anche il carcere per coloro che evadono per un ammontare di oltre tre milioni di euro e per un importo che superi il 30% del fatturato.
Per il Codacons, l’aumento dell’Iva potrebbe costare fino a 385 euro all’anno per una famiglia di quattro persone, mentre Federconsumatori punta l’indice sui rincari della benzina.
Nonostante l’approvazione della manovra, però, l’umore nella maggioranza è tutt’altro che buono. Il sottosegretario Gianni Letta ha affermato oggi: “Il momento che attraversiamo ci vede vivere settimane difficili e amare“, riferendosi, forse, anche alle tensioni verificatesi tra Berlusconi, Tremonti e parte della Lega sull’impostazione del decreto. Il premier, da parte sua, deve gestire il caso Tarantini, e teme, forse, la diffusione di altre intercettazioni che lo possono riguardare e le possibili ricadute della vicenda anche all’estero.

Mercoledì la manovra al Senato. Il governo apre alla tassa sui capitali “scudati”

Si svolgerà mercoledì il dibattito in Senato sulla manovra economica, che potrebbe subire modifiche: il governo starebbe infatti valutando la proposta dell’opposizione di introdurre una tassa sui capitali rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale, anche se con una percentuale solamente dell’1-2%, nettamente inferiore a quella suggerita dal Pd. Su tale ipotesi, sostenuta, pare, anche dal ministro Maroni, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe detto semplicente: “Non so, fatemela vedere prima“.
Dall’opposizione, invece, il segretario del Pd Bersani ha commentato la situazione affermando: “La manovra è già figlia di nessuno“.
Nella stessa maggioranza, infatti, sarebbero in molti a bocciare l’attuale manovra. Per l’ex ministro Antonio Martino, le misure previste dal governo sono “inaccettabili“, poichè, spiega, “Questa manovra aumenta le tasse e non risolve il problema della crescita“. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni vorrebbe cancellare i tagli agli enti locali, mentre il ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan critica “la soppressione degli enti pubblici non economici che abbiano meno di 70 dipendenti“.
All’interno del Pdl, inoltre, ci sarebbero una decina di deputati, ribattezzati “frondisti“, che vorrebbero presentare al segretario del partito, Angelino Alfano, una specie di manovra  alternativa, nella quale verrebbe eliminato il contributo di solidarietà, e che prevederebbe inoltre: l’aumento di un punto dell’Iva non agevolata; la dismissione  di una parte del patrimonio immobiliare dello Stato; la privatizzazione delle grandi aziende; la fusione, anzichè l’abolizione, di Province e Comuni; l’innalzamento dell’età pensionabile.

Crisi, conferenza stampa Berlusconi-Tremonti: “Pareggio di bilancio entro il 2013”

Foto: Ap/LaPresse

La crisi economica si va facendo sempre più pesante, anche sulla Borsa italiana, e il governo cerca di farvi fronte con una conferenza stampa tenuta, oggi, dal premier Silvio Berlusconi assieme al ministro dell’economia Giulio Tremonti. Fra gli interventi che il governo intende seguire per affrontare la crisi, l’anticipo del pareggio di bilancio al 2013, l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, la riforma del mercato del lavoro e la riforma dell’articolo 41 della costituzione sulla libertà d’impresa, per liberalizzare tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge.
Secondo il premier, “C’è un’attenzione particolarissima della speculazione internazionale su di noi a cui bisogna mettere un argine”. Il ministro dell’Economia, invece, ha escluso la necessità di un’altra manovra, ritenendo che bisognerebbe “cambiare semplicemente la tempistica“.
Tremonti ha annunciato inoltre di voler procedere in tempi rapidi all’approvazione della delega assistenziale: “Si tratta di garantire ciò che si può dare a chi ha bisogno e intervenire sul problema dei falsi invalidi” ha spiegato. Sulla riforma del lavoro, invece, ha fatto sapere che “C’è un testo importante già elaborato, sarà presentato alle parti sociali per essere presentato al Senato“.
Il presidente Renato Schifani avrebbe infatti sentito telefonicamente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e lo avrebbe informato di aver convocato le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio e che convocherà l’Assemblea appena sarà pronto il testo sulla riforma del lavoro.

La Camera ci ripensa: anticipato il rientro dalle ferie

Foto: AP/LaPresse

Alla fine sembrano averci ripensato, a Montecitorio, e deciso di anticipare di una settimana il rientro dalle ferie estive. Ieri, infatti, si pensava di far riprendere le sedute alla Camera il 12 settembre, e di far iniziare il 5 settembre solo i lavori delle Commissioni, suscitando le proteste dell’opposizione.
Così aveva commentato il capogruppo del Pd Dario Franceschini: Avevamo proposto di iniziare anche con l’Aula il 5 settembre, anticipare l’inizio dei lavori, perchè ci sembrava doveroso. Ma la maggioranza non ha voluto”.
E il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto aveva addirittura avanzato una motivazione “nobile” per tale decisione, spiegando che all’inizio di settembre era previsto un pellegrinaggio in Terra santa di un centinaio di deputati. Maurizio Lupi, uno dei promotori del pellegrinaggio, ha poi fatto sapere: “Noi non c’entravamo e non c’entriamo nulla col calendario dell’Aula”.
Qualcun altro, invece, ha fatto notare che il Parlamento non ha mai ripreso i lavori prima di metà settembre.
Oggi, comunque, la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Fini ha deciso che i lavori dell’Aula di Montecitorio riprenderanno nel pomeriggio di martedì 6 settembre, mentre quelli delle Commissioni il 29 agosto. Fini, secondo quanto riferito dal suo portavoce Fabrizio Alfano, si sarebbe detto “pronto a convocare la Camera ad horas in qualsiasi momento, anche a Ferragosto“, se dovesse essere necessario ciò per la situazione economica.
Il capogruppo Pd Franceschini ha invece commentanto la decisione della conferenza dei capigruppo affermando: “Con un giorno di ritardo si è dato il minimo segnale che la politica deve dare.”

Nitto Palma è il nuovo Guardasigilli. La Bernini nominata alle politiche comunitarie

Foto: Ap/LaPresse

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusc0ni è salito al Quirinale per proporre la nomina di Francesco Nitto Palma a nuovo ministro della Giustizia, dopo le dimissioni di Angelino Alfano, neosegretario del Pdl.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo un breve colloquio con il premier, ha firmato quindi la nomina di Nitto Palma a nuovo Guardasigilli, e anche quella di Anna Maria Bernini a ministro delle Politiche Comunitarie, che succede quindi ad Andrea Ronchi.

Compiuto quest’altro rimpasto di governo, il premier Berlusconi vorrebbe ora concentrarsi sulle riforme, come avrebbe spiegato in un incontro a pranzo con i governatori del Pdl, mentre il neosegretario del Pdl Alfano si potrà dedicare interamente al rinnovamento del partito.
La maggioranza si congratula con il neo-Guardasigilli, ritenendolo la personalità di alto profilo chiesta da Napolitano, mentre dall’opposizione le reazioni sono state meno entusiastiche. Il responsabile giustizia del Pd Andrea Orlando, pur congratulandosi anch’egli con Nitto Palma, auspica comunque che il ministro cambi linea, specialmente riguardo alla legge sulprocesso lungo“, in discussione al Senato.
Pessimista, in proposito, il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, per il quale “Con lui o con Alfano non cambia nulla a via Arenula“.

Governo battuto due volte al Senato. La Lega contraria al giuramento sulla Costituzione

Foto: Ap/LaPresse

 Il governo è stato oggi battuto per due volte al Senato, dove era in discussione il ddl anticorruzione, una prima volta su un emendamento del senatore Pdl Lucio Malan, che sostituiva il primo articolo e mirava ad introdurre un comitato di coordinamento delle iniziative anticorruzione presieduto dal presidente del Consiglio. Il secondo emendamento, presentato dalla senatrice Pdl Spadoni Urbani, riguardava invece la rotazione dei dirigenti nelle amministrazioni dirette, ma è stato respinto con 131 no, 129 si e 4 astenuti. Il governo ha poi deciso di presentare un emendamento aggiuntivo, che reintrodurrebbe il coordinamento anticorruzione con il comitato presso la presidenza del Consiglio, di cui farebbero parte “il Procuratore Generale della Cassazione, il presidente del Consiglio di Stato, il Procuratore Generale della Corte dei Conti, i comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza” e coloro che hanno competenza in materia. Il presidente del Senato Schifani ha affermato: “Occorre dare una risposta al Paese entro questa settimana“, mentre l’opposizione ha protestato e chiesto il ritorno del testo in commissione.
Ma i problemi per la maggioranza non sono mancati neanche in commissione Cultura della Camera, dove si stava esaminando parte del dl sviluppo, ma la seduta è stata sospesa per l’assenza di due commissari del gruppo dei Responsabili. L’opposizione, a questo punto, ha protestato vivamente, sostenendo che la sospensione sarebbe stata decisa per il timore del centrodestra di non avere la maggioranza.

Finiani fuori dal governo. Napolitano convoca Fini e Schifani

Foto: AP/LaPresse

Il ministro Andrea Ronchi, il viceministro Adolfo Urso e i sottosegretari Antonio Buonfiglio e Roberto Menia di Futuro e Libertà (foto relative al congresso di Perugia dello scorso 6-7 novembre, ndr) hanno presentato questa mattina le loro dimissioni, con una lettera di poche righe fatta arrivare al tavolo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, come aveva già annunciato lo stesso Urso, coordinatore di Futuro e Libertà.

Foto: AP/LaPresse

Il viceministro ha anche spiegato che, in caso di elezioni, i finiani punterebbero ad un’ altra coalizione di centrodestra, aperta ad Udc, Api ed Mpa, ma sarebbero comunque disponibili ad un accordo per un governo di unità nazionale con lo scopo di cambiare la legge elettorale “con tutti coloro che sono interessati”.  “Noi” ha aggiunto Urso “vogliamo con queste dimissioni chiudere una pagina e proseguire la legislatura con un nuovo governo di centrodestra.”
I capigruppo di Fli di Senato e Camera, Pasquale Viespoli e Italo Bocchino, hanno diffuso una nota nella quale “evidenziano il venir meno del rapporto fiduciario nei confronti del governo”, ma assicurano che daranno il loro appoggio alla manovra finanziaria.
Con l’ atto formale delle dimissioni dei quattro esponenti finiani del governo, si  apre ufficialmente la crisi. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha convocato per domani i presidenti delle due Camere, Fini e Schifani, per saperne di più sul possibile futuro della legislatura.

Conferenza nazionale della famiglia, Giovanardi: “La biotecnologia toglie diritti ai figli” – FOTO

Foto: AP/LaPresse

Si è aperta oggi  a Milano la seconda Conferenza nazionale sulla famiglia, dopo che il premier Berlusconi ha rinunciato a parteciparvi per gli scandali che lo hanno coinvolto. I lavori sono stati così aperti dal sottosegretario Carlo Giovanardi, che ha subito suscitato polemiche, tornando a difendere la legge 40 e criticando quelli che considera attacchi alla famiglia tradizionale: “Scienza e biotecnologie – ha affermato – possono togliere ai figli il diritto di nascere all’ interno d’ una comunità d’ amore con un’ identità certa paterna e materna”.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio per l’ apertura della Conferenza, ha richiamato “tutti i soggetti istituzionali all’ esigenza di affrontare con determinazione e lungimiranza i problemi principali che ostacolano la formazione delle famiglie“, e ha sottolineato come la famiglia sia “una straordinaria risorsa per l’ intera collettività.”

Anche il presidente della Camera Fini ha sollecitato la politica e le istituzioni competenti ad occuparsi delle famiglie “attraverso misure e provvedimenti mirati”, e ha parlato del nucleo familiare che va considerato anche come “risorsa morale”. Il presidente del Senato Schifani si richiama all’ articolo 29 della Costituzione, che riconosce il valore della famiglia, e ha auspicato per essa “politiche sociali moderne e di vero sostegno, oggi sempre più necessarie”.

Arlacchi autosospeso da Italia dei Valori: “Di Pietro, perchè la corsa su Grillo?”

Pino Arlacchi, sociologo ed eurodeputato di Italia dei Valori, decide di autosospendersi dal partito: non rappresenterà più IdV per un periodo di tempo non precisato. “Occorrerà che vi sia una inversione di tendenza, fino a quel momento non torno indietro“.

A indispettire il politico – legato da rapporti di amicizia con i compianti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – sono state le parole di Antonio Di Pietro in occasione della contestazione al Presidente del Senato – Renato Schifani – alla festa del Partito Democratico (Torino). Nella circostanza – in seguito all’azione di disturbo di popolo viola e grillini – il leader di IdV si era espresso in sostegno dei manifestanti: “Sono semplicemente difensori del legalità, della democrazia e degli onesti cittadini. E’ ora di dire basta a questa ipocrisia imperante“.

E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di casa Arlacchi: “Mi autosospendo dal partito, così non si va avanti. La deriva estremista del partito mi preocccupa e l’ultima presa di posizione di Di Pietro va oltre“. Storie politiche e personali – quella di Arlacchi e quella di Schifani – a tal punto differenti che riesce difficile individuare nella figura dell’esponente PdL il motivo di rottura tra l’IdV e l’ex magistrato.

Festa Pd, Schifani contestato da grillini e popolo viola – VIDEO

Occorre iniziare a farne abitudine: altra contestazione pubblica a una figura politica (dopo quella a Marcello Dell’Utri e dopo la denuncia di Generazione Italia di una protesta studiata a tavolino dal PdL nei confronti di Gianfranco Fini ), solo che stavolta a sorbirsi insulti e fischi è la seconda carica Istituzionale dello Stato. Renato Schifani, a Torino per partecipare alla festa del Partito Democratico, è stato accolto al grido di “Fuori la Mafia dallo Stato“: a concretizzare la protesta nei confronti del Presidente del Senato non sono di fatto esponenti vicini al partito di Pier Luigi Bersani ma grillini e aderenti al popolo viola.

Schifani era nel bel mezzo di un dibattito al quale partecipava anche Piero Fassino e ha dovuto interrompere il proprio intervento per la caciara crescente. Ha fatto in tempo a rivolgersi ai contestatori per dire loro: “Siete un esempio di antidemocrazia perché volete impedire a due personalità politiche di parlare. Sono onorato di partecipare a questo dibattito e non saranno i vostri fischi a impedirmi di parlare“.

L’imbarazzo in casa Pd – pronto il sostegno di Fassino a Schifani con immediata presa di posizione contro quelli che il militante Pd ha definito squadristi: “Abbiamo letto sui giornali in questi giorni che c’è qualcuno che ha tentato di organizzare squadre di contestatori domani a Fini e li abbiamo definiti ‘squadristi’. E’ lo stesso metodo” – ha messo Rosy Bindi nelle condizioni di tentare un conciliabolo con i contestatori: stando alle indiscrezioni, in un clima di civiltà agli esponenti del popolo viola sono bastate le rassicurazioni dell’ex Ministro della Sanità che ha assicurato: “Noi facciamo le primarie e voi vi impegnate a non far perdere il centrosinistra“.

Reggio Calabria, la ‘ndrangheta attacca lo Stato: bomba per Salvatore Di Landro

Sembrava durare la stagione della tregua, nel corso della quale la criminalità organizzata si limitava ad esistere e curare in maniera attiva affari e traffici illegali ma quanto accaduto nella notte a Reggio Calabria potrebbe scompigliare lo scenario. Eppure, in tale contesto, la ‘ndrangheta non ha mai smesso di farsi sentire e torna a farlo con violenza: nuovo attacco allo Stato attraverso una bomba contro la casa del Procuratore di Reggio Calabria Salvatore Di Landro.

Le cosche lanciano un segnale inequivocabile facendo esplodere l’ordigno in una zona centrale della città (nessun ferito): è accaduto poco prima delle 2, l’ordigno ha divelto il portone d’ingresso, devastato l’atrio e procurato danni ad abitazioni limitrofe. Che l’obiettivo fosse Di Landro, nessun dubbio: è lo stesso magistrato a ribadire che il crimine si fa minaccioso nei confronti di chi compie il proprio dovere. “Contro di me – dichiara in mattinata – a partire dall’attentato a gennaio contro la Procura generale, c’é stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata. Vogliono farmela pagare, evidentemente, per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato“.

Era in casa con sua moglie e al momento dell’esplosione (bomba confezionata molto probabilmente con del tritolo e innescata probabilmente da una miccia a lenta combustione) ha temuto per la vita: immediato l’arrivo delle forze dell’ordine, ivi compresi il procuratore aggiunto Nicola Gratteri e il questore di Reggio Calabria Carmelo Casabona. Non si sono fatte attendere neppure le prime dichiarazioni di solidarietà e fermezza nella lotta al crimine da parte delle figure istituzionalmente più autorevoli.

Morte Cossiga, dolore e cordoglio bipartisan

L’ultimo saluto a Francesco Cossiga è una visita alla Camera ardente in cui si registra un viavai infinito di volti noti e persone appartenenti alla società civile. Un attestato di stima, rispetto e riconoscenza evidentemente bipartisan ancorchè svincolato dalla spiccia differenziazione partitica: il Presidente emerito ha lasciato quattro missive alle principali figure istituzionali dello Stato (Giorgio Napolitano, Renato Schifani, Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi) chiedendo funerali in forma privata: l’aggravarsi dell’infezione polmonare non gli ha dato scampo, le esequie si terranno nel Sassarese giovedì 19 agosto. Numerose le testimonianze nei confronti di una delle figure politiche di maggiore spessore della storia contemporanea.
Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano: “Uno statista di spiritualità cristiana“.
Il presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy: “Un politico rispettato da tutti che ha speso la maggior parte della sua vita al servizio del suo Paese e del popolo italiano“.
Papa Benedetto XVI ha inviato un telegramma alla famiglia: “Sono spiritualmente vicino in questo momento di dolore, porgo le più sentite condoglianze e assicuro sincera partecipazione al grave lutto che colpisce anche l’intera nazione italiana. Ricordo con affetto e gratitudine questo illustre uomo cattolico di Stato, insigne studioso del diritto e della spiritualità cristiana che nelle pubbliche responsabilità ricoperte seppe adoperarsi con generoso impegno per la promozione del bene comune“.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “E’ un piccolo omaggio ad un grande uomo di Stato, ho salutato un amico“.

Facebook a Schifani: “Possiamo agire con più efficacia”

facebookFacebook e Berlusconi. Anche Richrad Allan, responsabile europeo del social network, è sulla stessa lunghezza d’onda del presidente del Senato, Renato Schifani, riguardo alla possibilità di introdurre misure più efficaci per il web. Secondo fonti provenienti da Palazzo Madama, il responsabile di Facebook, in una lettera a Schifani, ha aperto le porte per:

Discutere ulteriormente con lei o con chiunque altro del suo staff e conoscere il suo punto di vista su come noi possiamo agire ancora più efficacemente in futuro. Questo si potrebbe fare con una conferenza telefonica oppure, se lei desidera, potrei organizzare un viaggio da Londra a Roma per discutere questo argomento.