Federalismo, la Camera approva la fiducia. Ma Calderoli chiede una proroga


Si è tenuto stasera
alla Camera il voto di fiducia sul federalismo municipale, che è stato approvato con 314 si, 291 no e 2 astenuti. Applausi per il leader della Lega Umberto Bossi da parte dei suoi deputati, che hanno sventolato in aula le bandiere delle regioni del Nord, venendo poi richiamati dal vicepresidente di turno Antonio Leone. Fra loro anche il premier Berlusconi, che li ha “omaggiati” indossando un fazzoletto verde nel taschino. Berlusconi ha poi dichiarato, parlando con i cronisti: ” Sono tranquillissimo. C’ erano due deputati in missione e due malati. La maggioranza è a 320″.
Il ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli, della Lega, dopo un incontro con una delegazione dei “Popolari d’ Italia”, si è però impegnato a proporre domani al Consiglio dei Ministri “Un’ inìziativa legislativa finalizzata alla proroga di quattro mesi del termine di scadenza della delega prevista dalla Legge 42″ sul federalismo fiscale, prevista per il 21 maggio.
Per Bossi, comunque, il voto di oggi è “Un giro di mattoni in più, siamo quasi al tetto” e ha aggiunto: “Ora abbiamo iniziato anche il federalismo regionale”. Quanto alla possibilità di una fine anticipata della legislatura, invece, il leader leghista ha risposto: “Noi vogliamo completare il federalismo, poi vediamo. Restiamo con i piedi per terra”, mentre l’ asse con Berlusconi “Per adesso tiene” poichè, spiega, “Berlusconi è stato l’ unico a darci i voti per il federalismo”.

Dall’ opposizione, il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani ha spiegato così il voto contrario del suo partito: ” Se il federalismo fiscale lo si fa e lo si fa per bene, lo votiamo. Se invece si fa un pasticcio, noi votiamo contro. Questo decreto, al di là delle vostre favole, è un pasticcio.” E rivolgendosi al Carroccio: “Cara Lega, non venite a dire che reggete Berlusconi per fare il federalismo. Noi vi garantiamo che il processo federalista va avanti anche senza di lui”.
Contro il provvedimento anche l’ UDC, come ha spiegato il suo leader Casini: “Ci sono ragioni politiche e di merito che ci inducono a dire di no ancora una volta. Non possiamo fidarci della Lega, almeno finchè non ci troveremo su alcune cose elementari, del tipo Roma non è Roma ladrona ma la nostra capitale”. Per Casini, poi, “Non si vuole fare un vero federalismo ma approvare uno spot della Lega.”
Per Futuro e Libertà, il capogruppo Benedetto Della Vedova, annunciando il voto contrario del suo partito, ha affermato: “Non è una buona riforma, non è condivisa, è frettolosa” e può creare “Un aumento della spesa al nord e aumento delle tasse al sud.” Infine, dall’ IDV, Antonio Borghesi ha attaccato: “Se volete scambiare il gusto vuoto della riforma con il sostegno a Berlusconi per i suoi processi noi lo andremo a dire in tutti i posti”.

Fini, Casini e Rutelli fondano il “polo della Nazione”. Berlusconi a caccia di parlamentari

Foto: AP/LapResse

Dopo il voto in Parlamento, con la mancata sfiducia al governo, il leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini, quelli dell’ UDC Casini e dell’ API Rutelli si sono incontrati all’ Hotel Minerva, e, al termine del vertice, hanno deciso di dare vita ad un coordinamento unico, un “terzo polo”, dal nome ancora da definire (c’ è chi vorrebbe “Polo della Nazione”, Casini suggerisce “Polo per l’ Italia”) che, secondo quanto annunciato dal segretario UDC, potrà contare su oltre 100 parlamentari. In una nota comune, si legge: “I rappresentanti di UDC, FLI, API, MPA, LIBDEM, repubblicani e liberali hanno costituito il Polo della Nazione dando vita ad un coordinamento unitario”, che sarà “una forza di opposizione seria e responsabile, pronta a confrontarsi su eventuali provvedimenti che vadano incontro agli interessi generali degli italiani”.

Il premier Berlusconi, intanto, dopo la fiducia ottenuta a Camera e Senato, ritiene quindi “sconfitta la congiura di Fini e della sinistra”, pensa che il Terzo polonon ha più prospettive”, e, pur ammettendo di aver guadagnato ieri una maggioranza risicata, intende aprire a “singoli deputati che militano in partiti di cui non condividono più la linea”, eventualmente anche “deputati di FLI che non sono più d’ accordo con Fini”, anche perché, aggiunge, “abbiamo diversi posti liberi nel governo e quindi possiamo rinforzare la squadra”, anche se precisa, “non offriamo posti per convincere qualcuno”, ma dice di voler verificare “se vi sarà la disponibilità di altri gruppi parlamentari a partecipare al nostro progetto”.

Università, ancora proteste e disordini. Alla Camera governo battuto due volte

Foto: AP/LaPresse

Continua la protesta degli studenti e dei ricercatori dell’ università, che, nel giorno della mobilitazione nazionale, chiedono al governo di fermarsi e ritirare il disegno di riforma Gelmini. Cortei e manifestazioni si sono svolte in tutte le principali città italiane, creando anche disagi al traffico e alla mobilità.

A Roma,vi era l’ autorizzazione per un sit-in di un centinaio di studenti  a piazza Montecitorio, ma questi l’ hanno trovata blindata e presidiata dalle forze dell’ ordine. Un corteo di migliaia di studenti è partito da Piazzale Aldo Moro, antistante l’ Università La Sapienza, con numerosi striscioni, recitanti vari slogan.  Un altro corteo ha imboccato via Cavour e alcuni manifestanti hanno imboccato la scalinata del Campidoglio, dove è stato lanciato un fumogeno contro i poliziotti, tra slogan contro il sindaco Alemanno.

Nel primo pomeriggio, la tensione aumenta. quanndo alcuni studenti cercano di ribaltare un blindato della polizia, nei pressi di via del Corso, e questa risponde prima lanciando lacrimogeni, poi con alcune cariche. Ci sarebbe un fermato, e alcuni feriti tra le forze dell’ ordine, che sta facendo allontanare i passanti dalla zona. Alcuni manifestanti avrebbero detto:” E’ come Genova, violeremo la zona rossa”, mentre il corteo ha raggiunto viale del Muro Torto.

Paolo Romani nuovo ministro dello Sviluppo economico

Giuramento al Quirinale, poi l’annuncio conseguente. Paolo Romani, già viceministro alle Comunicazioni, è il nuovo ministro dello Sviluppo economico.

Il ruolo che fu di Claudio Scajola (si è dimesso 154 giorni fa in seguito all’accusa di aver ricevuto denaro da imprenditori coinvolti nell’inchiesta sugli appalti del G8 per acquistare un appartamento con vista sul Colosseo) e che in questo lasso di tempo è stato ricoperto da Silvio Berlusconi (ad interim) trova quindi un nuovo referente istituzionale.

Il nome di Romani, per la verità, circolava da tempo ma il Premier ha optato per ricoprire la funzione in prima persona. Fino a quando, evidente, le pressioni mediatiche non si sono fatte sempre più pressanti. In verità, Berlusconi aveva provato a convincere prima il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, e poi quello di Confindustria, Emma Marcegaglia: da entrambi, tuttavia, nessun segnale incoraggiante.

Il Governo Berlusconi ha la fiducia: 342 sì. Numeri e dichiarazioni di voto. Finiani e MpA decisivi

342 sì: Silvio Berlusconi e l’esecutivo ottengono una ampia maggioranza per proseguire. 275 i voti contrari, 3 gli astenuti. Finiani e MpA decisivi (senza il contributo dei quali, il Governo sarebbe caduto: 34 i deputati di Futuro e Libertà, 5 quelli del Movimento per l’Autonomia).

Alla fine – era pronosticato fin dalle prime ore del pomeriggio – il Governo presieduto da Berlusconi ce l’ha fatta. In dubbio solo i numeri della fiducia, non la medesima: si è iniziato a fare la conta degli stessi fin dagli attimi delle dichiarazioni di voto.

Appena prima, l’intervento del Premier.

Si attendeva la dichiarazione di voto di Futuro e Libertà, il capogruppo Italo Bocchino ha detto: “Siamo disponibili su tutto ciò che è scritto nel programnma e sul resto siamo disponibili a discutere con la maggioranza, senza diktat ma anche senza preclusioni preconcette. Il nostro vincolo con gli elettori non può venire meno, il nostro vincolo sul programma non verrà mai meno. Su questo avrà sempre i nostri voti, noi ci saremo sempre.Il tentativo di imboccare la strada dell’autosufficienza secondo Fli è stata un errore perché prefigurava una maggioranza più ristretta e più nuova, non rispondente più alla volontà popolare che si era espressa col voto. Noi non ci sottrarremo al dovere di portare la legislatura fino all’ultimo giorno di vita e manterremo gli impegni del programma. Sul resto, su quello che non è nel programma, siamo diposti a discutere ma senza diktat“.

Messo in cassaforte il sì di Fli, il PdL ha poi preso atto della fiducia del Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo (il capogruppo Carmelo Lo Monte: “Oggi daremo un voto di responsabilità insieme ai colleghi di Fli perché siamo vincolati al mandato degli elettori e al programma di governo“). Al contrario, i LiberalDemocratici hanno negato la fiducia mentre l’Svp ha annunciato l’astensione.

Il PdL tiene, Lega e UdC crescono, Pd e IdV ai minimi, Fli irrompe

Nuovo sondaggio elettorale effettuato da Ipr-Marketing e volto ad analizzare l’attualità politica: evinciamo una serie di dati che portano a diverse considerazioni. Il primo: la fiducia nei confronti dell’Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi è ai minimi storici, così come il gradimento verso il Popolo delle Libertà e resta invariato (era già diminuito in termini di percentuali nello scorso luglio) l’apprezzamento del Premier.

Secondo dato: le forze di opposizione del centro sinistra non hanno la capacità di approfittare dell’incertezza e dello sfilacciamento della maggioranza, tutt’altro. Continuano a perdere consensi sia il Partito Democratico (altro crollo – meno 6 punti – rispetto a luglio) che Italia dei Valori (il partito di Antonio Di Pietro perde 4 punti di consensi).

Terzo elemento di riflessione: la crescita della Lega Nord non si arresta e proprio quella di Umberto Bossi, al pari dell’UdC di Pier Ferdinando Casini, è la forza partitica che fa registrare l’ennesimo passo in avanti. Il gradimento del Carroccio cresce di altri tre punti, quello dei centristi di due.

UdC, Casini: “Berlusconi si dimetta”

La soluzione ideale per sostituire i finiani e consentire all’Esecutivo di disporre di una maggioranza necessaria per durare senza difficoltà fino a fine legislatura, Silvio Berlusconi l’aveva individuata. Reclutare gli ex alleati dell’Unione di Centro, reintegrare Pier Ferdinando Casini e garantire al Governo una compattezza numerica indispensabile.

Stando alle parole del leader dell’UdC, il Premier avrebbe messo sul piatto tutto quello che gli era politicamente possibile: un corteggiamento serrato che, a quanto si apprende, è servito solo a far vacillare alcuni esponenti dell’area centrista, non certo il suo riferimento principale.

Discorso Fini [VIDEO]: le reazioni della politica

Gianfranco Fini ha raggiunto l’obiettivo: Mirabello è stato teatro in cui il Presidente della Camera, attraverso un discorso determinato e trasversale, ha posto la propria candidatura (e quella di Futuro e Libertà) quale alternativa concreta nei confronti di Silvio Berlusconi (“metodi tipici del peggiore stalinismo”) e del PdL (“Non c’è più: imposssibile tornare in qualcosa che ha smesso di esistere”). Stoccate importanti agli ex alleati e all’informazione che fa capo al Premier (“aAttacchi personali infami ma lo stile Boffo non fa paura”, “I telegiornali sembrano fotocopie dei fogli d’ordine del Pdl”), frecciate ai compagni di una vita dentro Alleanza Nazionale (“I colonnelli hanno cambiato generale”), ridimensionamento politico della lega Nord (“Appiattirsi sulle posizioni di partito regionale non ha motivo di essere”), apertura alle opposizioni (“Cerchiamo di fare le riforme coinvolgendo tutti”) ed ennesima conferma del fatto che Fli non volterà le spalle alle indicazioni elettorali e sosterrà l’Esecutivo rispetto ai cinque punti programmatici (“Ma nel merito ci deve essere un confronto”).

Non solo: Fini si issa a paladino di etica e morale riaffermando la priorità di alcuni punti (onestà, pluralismo, difesa dell’operato dei giudici e della magistratura) dai quali occorre ripartire. Non sono mancate le indicazioni più squisitamente politiche (“Giusta protesta di precari della scuola e forze di polizia rispetto alle decisioni del Governo, inammissibile un Paese dove un giovane su quattro è disoccupato, impensabile una Nazione che possa fare a meno del Ministro dello Sviluppo economico, codice etico per gli amministratori, Federalismo che tenga conto delle esigenze del Paese”) e non potevano venire meno neppure le reazioni partitiche rispetto alle frasi del Presidente della Camera.

L’attacco degli esponenti del PdL è scontato: la sensazione è che Fini punti al voto senza addossarsi le colpe della rottura, la strategia è di bocciare in toto le parole della terza carica istituzionale e rimarcare l’astio nei confronti della figura del Premier.

L’autoribaltone dei finiani: governo con i centristi

Quella di oggi di Italo Bocchino è una provocazione che potrebbe essere paradossalmente geniale. “Non consegneremo il Paese all’asse Bossi-Tremonti”, scrive su Generazione Italia il capogruppo Fli. Da quel momento, il susseguirsi di agenzie, di reazioni, di commenti, di no, niet, sì, forse è a dir poco martellante. Nuovo governo con i centristi. Nl Pdl i più svegli lo chiamano l’autoribaltone. La politica è in una crisi endemica e irreversibile, e anche le exit strategy stanno prendendo corpo in modi assolutamente inediti e, forse, impensabili.

Bocchino non è uno sprovveduto. Non un suicida politico: al momento, almeno, sembra averlo dimostrato. E certamente l’intervento su Generazione Italia difficilmente può rappresentare un’iniziativa personale. Certo, lui poi in giornata chiarisce, aggiusta il tiro, specifica. Ma la sostanza è quella. E soprattutto sortisce un effetto difficilmente non previsto: quello di una guerra già in corso ma oggi acuita. Tra l’Udc e la Lega di Umberto Bossi.

Web giornale politicalive: 5 agosto 2010


SOMMARIO:

1. Italia, maggioranza: Bossi vuole le elezioni, il PdL avverte: “Fedeltà o si vota”;
2. Fini – Tulliani e la casa di Montecarlo: Procura di Roma apre fascicolo mentre Casini difende il Presidente della Camera
3. Italia, opposizione: divergenze IdV-Pd in materia di alleanze;
4. Dipartimento di Stato Usa: “L’Iran finanzia il terrorismo”
5. Giorgio Napolitano: “Confronto in Parlamento sul ddl università: si ascoltino gli Atenei”
6. Evasione fiscale: -9% sul 2009, ma l’evasore più ricco è italiano
7. Michela Brambilla, Ministro del Turismo, irrita Siena: “Qualche Palio danneggia l’immagine dell’Italia”. Poi la rettifica;
8. Nicolas Sarkozy: scenata a Carla Bruni sul set di Woody Allen

PER APPROFONDIRE

Camorra, Vittorio Pirozzi arrestato a Bruxelles: tra i 100 latitanti più pericolosi
Russia, allarme incendi – paura nucleare: 50 morti e 200 mila ettari in fumo. “E’ volontà divina”
Mentana: “La7, Tg libero e completo: si guardi al post berlusconismo”

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 5 agosto 2010.

MINACCE E TENSIONI: strascichi del giorno dopo tra le file della maggioranza di Governo. Il voto contrario alla mozione di sfiducia nei confronti di Gaicomo Caliendo non è bastato: evidente una divergenza politica (ma a questo punto anche personale) tra PdL/Lega Nord e Futuro e Libertà. Le dichiarazioni odierne dei referenti. Umberto Bossi (Lega): “E’ molto difficile andare avanti così, con il Governo in bilico a ogni votazione: se si vota noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti. Se sta con noi, Berlusconi vince”. Fabio Granata (FLi): “A settembre ne vedremo delle belle”. Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, ritorna sui concetti di legalità e giustizia alla base dei quali è sorta la spaccatura: “Legalità non vuol dire che un atto del pm coincide con la verità, e garantismo non significa impunità. E’ questo l’aspetto costituzionale voluto dai padri fondatori nel 1948 e che noi abbiamo voluto difendere. Su questo principio di legalità accettiamo la sfida di chiunque”. Intanto, i vertici PdL (oltre a Silvio Berlusconi: Ignazio La Russa, Denis Verdini, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Giulio Tremonti, Altero Matteoli e i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti) si riuniscono a Palazzo Chigi: la linea è di proseguire nella realizzazione del programma fino a che il patto con gli elettori riuscirà a garantire coesione. A quel punto, “chi venisse meno se ne assumerebbe la responsabilità”. Bonaiuti rimarca: “Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza, il premier ha avvertito tutti, ‘state pronti’ per possibili elezioni”.

L’ENIGMA DI MONTECARLO: tutto è partito dalla denuncia de Il Giornale, che accusa Gianfranco Fini (che ne era il segretario) di aver venduto un appartamento di Montecarlo lasciato in donazione all’allora Alleanza Nazionale, a una società off shore. In quella casa, attualmente risiede il fratello della compagna del Presidente della Camera, Giancarlo Tulliani. L’episodio non è mai stato chiarito in maniera inequivocabile ma in data odierna la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per fare luce su quanto accaduto: atto dovuto in seguito all’esposto presentato da due esponenti (il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea) di La Destra, il gruppo che fa capo a Francesco Storace che lamentano il fatto che la proprietà dell’appartamento sia da intendersi in capo ad An e che occorre spiegare gli avvenimenti per filo e per segno. Di contro, Fini ribadisce con un comunicato che “ben vengano le indagini sul patrimonio An, anche se la denuncia proviene da avversari politici. Il presidente  (Fini stesso, ndr) non è titolare dell’appartamento, e non sono a lui riconducibili le società che hanno acquistato l’immobile; del pari, è falsa la notizia relativa alla cifra versata quale corrispettivo. Sarà l’autorità giudiziaria ad acclarare la totale infondatezza di quanto divulgato e ad accertare la condotta diffamatoria”. Stando alla versione di Elisabetta Tulliani, sarebbe stata una vincita milionaria al Superenalotto a consentire (a lei e alla famiglia, ndr) di acquistare alcune proprietà immobili: versione che Luciano Gaucci (oggi a Santo Domingo, all’epoca dei fatti fidanzato con la Tulliani, ndr) conferma a Panorama: “La schedina l’ho compilata e l’ho giocata io, ho vinto 2 miliardi e 400 milioni di lire e siccome sono generoso ed ero perso d’amore le ho regalato la metà”. Intanto, a dar man forte al Presidente della Camera giungono le parole di Pier Ferdinando Casini: “Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei confronti del Presidente della Camera. Se uno è un delinquente, lo è sempre. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un’altra”. Della vicenda si occuperà il procuratore aggiunto Pier Filippo Lariani.

DI PIETRO – BERSANI: lo scenario delle elezioni anticipate è un disegno che nel centro-sinistra si prende in massima considerazione ma comincia a delinearsi, anche lì, una differenza sostanziale tra quel che vorrebbe l’Italia dei Valori e il percorso che alletta il Partito Democratico. Antonio Di Pietro sembra avere le idee chiarissime: “Fase di transizione? Berlusconi non la permetterà: vorrebbe dire rivedere la legge elettorale e le regole sul conflitto di interesse. Tra poco il Pd dovrà fare le sue scelte: di qua c’è lo schieramento della legalità (si riferisce a IdV, ndr), di là la palude della Balena bianca (il “di là” sottintende il probabile schieramento che accorperebbe Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, l’UdC di Pier Ferdinando Casini e l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli, ndr)”. Silenzio in casa democratica dove si continua a riflettere con la massima prudenza.

Sfiducia Caliendo: mozione respinta con 299 voti contrari

La mozione di sfiducia nei confronti di Giacomo Caliendo viene respinta con 299 voti contrari.
Alfano:
“P3 figlia di Pm e sinistra”. Di Pietro: “Fatto politico”. FL e UdC si astengono. Franceschini: “Berlusconi è solo”. Cicchitto: “Non diamo la testa di Caliendo”. Rissa PdL-finiani. Coro da stadio: “Silvio, Silvio”.

IL RESOCONTO DELLA GIORNATA
La conferenza dei capigruppo a Montecitorio ha optato per discutere mercoledì 4 agosto, con inizio alle 17, la mozione di sfiducia a Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia coinvolto nell’inchiesta della cosidetta P3, avanzata da Pd e Italia dei Valori. Il voto è previsto per le 17, Caliendo non dovrebbe avere alcun problema a passare incolume la prova del Parlamento perchè, seppure con una maggioranza non assoluta, la mozione stessa sarà respinta. A votare contro, la maggioranza parlamentare e i membri di Governo del neonato gruppo Futuro e Libertà mentre i deputati dello stesso schieramento si asterrano come pure l’Udc e L’Api. Il voto a favore dei firmatari non sarà sufficiente a sfiduciare il sottosegretario a cui Silvio Berlusconi ha già rinnovato la propria fiducia: “Resta dove sei“.
LA MOZIONE. Presentata lo scorso 14 luglio dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori in merito all’inchiesta sulla “lobby” P3 dalle cui intercettazioni al vaglio della magistratura è emerso in più di una circostanza il coinvolgimento di Giacomo Caliendo, indagato per associazione segreta.
[…]
Ore 11.45. Rese note le parole pronunciate nella serata di ieri da Silvio Berlusconi nel corso di una cena con le deputate del Pdl: “L’astenensione è una scelta senza senso, un grave errore politico. O si vota la sfiducia a Caliendo e non si capisce il motivo, oppure se si sostiene il governo si vota la fiducia e basta. Il governo non cadrà: non si cade su una questione che non riguarda il programma. E’ sul piano di governo che ci sarà un confronto aperto“.
[…]
Riusciamo ad anticipare il più probabile scenario cui si assisterà alla Camera dei Deputati in occasione del voto. Stando ai numeri e alle dichiarazioni delle ore precedenti, questo è quanto dovrebbe accadere.

FAVOREVOLI ALLA SFIDUCIA A CALIENDO
Partito Democratico (firmatario della mozione di sfiducia)
Voti 206

Italia dei Valori (firmatario della mozione di sfiducia)
Voti 24

Altri
Voti 5

Totale voti favorevoli 235

CONTRARI ALLA SFIDUCIA A CALIENDO
Popolo delle Libertà (partito di cui fa parte Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia)
Voti 237

Lega Nord
Voti 59

Altri
Voti 10

Totale voti contrari 306

VERSO L’ASTENSIONE

Futuro e Libertà
Voti 33

Udc
Voti 39

Alleanza per l’Italia
Voti 8

Movimento per l’Autonomia
voti 5

Liberal Democratici
Voti 4

Totale voti di astensione 89

Maggioranza assoluta alla Camera
(ovvero il 50%+1): voti 316
Quorum necessario tenendo conto degli astenuti: voti 271

Politicalive.com SEGUE L’EVENTO IN DIRETTA WEB:

Casini ai giovani UdC: “E’ il tempo dell’unità di Governo”

A Jesolo, provincia di Venezia, si è chiusa oggi la scuola di formazione per i giovani Udc con intervento finale del leader del partito Pier Ferdinando Casini il quale, nello stimolare i giovani a intraprendere con passione la volontà di prestare servizio politico per il Paese, ha ribadito come, all’Italia odierna, serva un Governo di unità nazionale che consenta di garantire un armistizio tra le forze di maggioranza e opposizione e che al contempo sappia portare avanti manovre impopolari ma necessarie per risollevare i destini (soprattutto economici) della penisola: “I provvedimenti impopolari che servono al Paese non si riescono a fare perché chi governa ha paura di perdere le prossime elezioni. Allora c’è la necessità di un governo di unità nazionale che abbia un’agenda dolorosa, che affronti le questioni vere di questo Paese e anche di armistizio fra le grandi forze che sono in campo“.

Candidati alle regionali: Adriana Poli Bortone – Gallery

adriana poli bortone 8

Continuiamo il nostro viaggio attraverso le foto dei candidati governatori alle prossime regionali del 28 e 29 marzo 2010. Oggi è la volta di Adriana Poli Bortone, per concludere il viaggio in Puglia dopo Nichi Vendola e Rocco Palese. Ricorderete: su di lei doveva confluire il centrodestra come risposta allo strapotere di Nichi. Ma l’accordo con l’Udc di Casini è saltato, e l’ex sindaco di Lecce corre da sola, appoggiata dall’Udc. I sondaggi la danno a poco più del 9%.

Ed è di queste ore la notizia che Adriana Poli Bortone, assai celebre in Puglia, dove è stata, tra l’altro, a lungo sindaco di Lecce, ha inserito nella lista per le elezioni regionali pugliesi l’ex Udc Cosimo Mele. Una mossa che non è piaciuta alla base del partito di Casini: tanto che molti hanno annunciato il voto disgiunto. Ovvero: voto all’Udc sulla scheda e a Nichi Vendola come presidente della Regione. Uno smacco da non poco, si direbbe. Prima di tutto perchè proprio Casini aveva posto al Pd, in vista di un eventuale accordo col centrosinistra, il veto su Vendola. Nichi, si sa, ha poi stravinto le primarie, con buona pace di parte del Pd, e di Casini che ha deciso di correre da solo con la Poli Bortone come candidato governatore. Insomma, in Puglia il groviglio è intricato (o anche troppo evidente, se si vuole). Di Mele ricorderete: era il 2007 quando era stato al centro di uno scandalo a luci rosse e festini a suon di cocaina. Una squillo ebbe un malore e accusò proprio Mele (che si dimise dal partito) di averle dato la droga.

Dopo il salto, una gallery di Adriana Poli Bortone.

E Rutelli se ne va

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Francesco Rutelli lascia il Partito Democratico. No, non è una notizia, certo – visto che è stato annunciato ufficialmente ormai da giorni e che erano mesi che la faccenda era nell’aria.

E’ un’intervista al Corriere della Sera. In fondo, il popolo italiano è democristiano nel dna, dicono alcuni. Buona lettura.