Libia, l’ Unione Europea approva le sanzioni. Per Gheddafi ipotesi esilio

L‘ Unione Europea ha adottato oggi, con una decisione all’ unanimità del Consiglio, le sanzioni contro il governo libico di Gheddafi, che vanno ad aggiungersi a quelle già prese dall’ ONU: tra tali misure l’ embargo sulle armi e il divieto di viaggio nei paesi dell’ Unione sia per il Colonnello che per il suo entourage, e il congelamento dei  beni di questi ultimi. Il tribunale penale dell’ Aja, invece, ha cominciato a raccogliere materiale sulle violenze degli ultimi giorni, e potrebbe incriminare Gheddafi per crimini contro l’ umanità. La NATO starebbe invece pensando di creare una “no fly zone“, per la quale però servirebbe il consenso del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU.
Per il Colonnello, in particolare, gli Stati Uniti starebbero formulando varie ipotesi, tra le quali quella dell’ esilio, come ha spiegato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, affermando: “Tutte le opzioni  restano sul tavolo, compreso l’ esilio”. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si è espresso duramente nei confronti del leader libico, il quale starebbe usando “mercenari e teppisti” contro i civili, e pertanto, secondo la Clinton, “Per la gente in Libia è ormai chiaro: è tempo che Gheddafi vada via.
L’ Alto Commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres, si è invece detto preoccupato per i rifugiati e i cittadini stranieri ancora presenti in Libia, poichè, ha spiegato, “Non ci sono le navi e gli aerei necessarie per evacuare le persone provenienti da paesi poveri o devastati dai conflitti”. Le organizzazioni umanitarie, invece, temono per la sorte di migliaia di africani subsahariani presenti in Libia, che sarebbero nel mirino dei ribelli in quanto sospettati di essere mercenari al soldo di Gheddafi.

Per il sito “Debka”, vicino ai servizi segreti israeliani, nella regione libica della Cirenaica sarebbero già presenti consiglieri militari americani ed europei per aiutare i ribelli, mentre, secondo Al Jazeera, Gheddafi avrebbe incaricato un ex capo dell’ intelligence di trattare con i capi della rivolta. Il rais ha comunque rilasciato un’ intervista all’ ABC, nella quale ha dichiarato: “Tutto il popolo mi ama, sarebbe disposto a morire per proteggermi”.
Sul fronte militare, invece, i ribelli, la notte scorsa, sarebbero riusciti a prendere il controllo di buona parte della base aerea di Misurata, ed ora punterebbero verso Tripoli, anche se appare difficile da conquistare anche Sirte, città natale di Gheddafi, controllata dai miliziani a lui fedeli. L’ aeronautica militare libica fedele al rais avrebbe invece colpito dei depositi di munizioni nella parte orientale del paese, controllata dai ribellii.
L’ Arabia Saudita si sarebbe invece impegnata a garantire la stabilità del mercato del petrolio; gli oppositori di Gheddafi avrebbero comunque fatto sapere oggi stesso che il traffico di greggio con i paesi occidentali sarebbe ripreso.

Scontri a Teheran, anche l’ Iran in rivolta

Le proteste che stanno infiammando da giorni l’ Egitto e la Tunisia sembrano aver “contagiato” anche l’ Iran: pesanti scontri si sarebbero infatti verificati oggi nella capitale, Teheran, durante una marcia di protesta organizzata dall’ opposizione in sostegno alle altre rivolte in corso nei paesi arabi. Secondo fonti locali, la polizia avrebbe fatto uso di lacrimogeni, sparando anche vernice sulla folla per disperderla e per poi identificare i manifestanti. I siti di opposizione parlano di un manifestante morto, diversi feriti e 250 persone arrestate nella capitale. Gli scontri più violenti, con gli spari della polizia, si sarebbero verificati tra piazza Engelab e piazza Tohi, mentre il corteo, inizialmente pacifico e silenzioso, si sarebbe riunito dapprima nei pressi di piazza Azad, sempre a Teheran.
In seguito, però, alcuni oppositori avrebbero cominciato ad incendiare bidoni della spazzatura, innegiando slogan contro il governo.
Anche un producer della BBC inglese ha parlato di “pesanti scontri e caos totale”.

La protesta nella capitale iraniana è la prima dopo la manifestazione del dicembre dello scorso anno, nel corso della quale furono uccise otto persone. La manifestazione di oggi era stata convocata dall’ opposizione “verde” al governo di Ahmanidejad, in segno di solidarietà alle rivolte divampate in Egitto e in Tunisia, ma il governo l’ aveva vietata. Ci sono state proteste anche in altre città iraniane, e Isfahan sono stati arrestati numerosi manifestanti.

Guerra civile in Egitto, FOTO: esercito in strada, almeno 20 morti

Foto: AP/LaPresse

Continua a divampare in Egitto la protesta contro il presidente Mubarak, e, nonostante l’ intervento dell’ esercito, i dimostranti continuano ad occupare strade e piazze delle principali città, e, secondo quanto avrebbe riferito la tv di stato, avrebbero assaltato il ministero degli Esteri. La stessa tv di stato ha annunciato l’ inizio del coprifuoco, che sarà in vigore fino alle 8 di domani mattina, ed è stato esteso a tutto il Paese. Ci sarebbero inoltre almeno una ventina di vittime, mentre i feriti sarebbero oltre mille, e 400 persone sarebbero state tratte in arresto.

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Il presidente Husni Mubarak dovrebbe tenere un discorso alla nazione. I manifestanti, comunque, sembrano per ora ignorare il coprifuoco, sia al Cairo, dove hanno assaltato anche la sede della televisione nazionale,sia a Suez, dove alcuni sarebbero saliti sui blindati dell’ esercito, e questi avrebbero risposto aprendo il fuoco. L’ opposizione ha ribattezzato le manifestazioni di oggi “il venerdì della collera“, e un corrispondente della tivù di stato ha riportato che “la manifestazione non è guidata da alcun esponente politico e animata in maggioranza da giovani fra i diciotto e i trent’ anni”.

Wikileaks: Berlusconi rovinato dai party, ha un “legame speciale” con Putin

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Nuove rivelazioni  da Wikileaks  sul presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: in un cable riservato inviato dall’ ambasciata Usa di Roma al Dipartimento di Stato nel 2009, il presidente della Commissione difesa del Senato italiano, Giampiero Cantoni, aveva confidato a un funzionario americano la sua preoccupazione per la salute del premier, “provato” per i festini e le notti insonni, per i quali “non si riposa abbastanza”. Cantoni smentisce di aver mai parlato di queste cose con funzionari americani,ma i documenti lo citano: egli avrebbe anche confidato che gli esami medici del premier “sono risultati disastrosi”, aggiungendo: “siamo tutti preoccupati per la sua salute”.

Altre indiscrezioni verrebbero dall’ ambasciatore americano David Thorne, che avrebbe riferito di quando avrebbe chiamato Berlusconi dopo essersi insediato, e questi si sarebbe assopito per un attimo. Inoltre, anche il sottosegretario Letta avrebbe confidato all’ ambasciatore di ritenere che la serie di scandali avrebbero lasciato Berlusconi “fisicamente e politicamente debole”.

Wikileaks, Assange ricercato. Hillary Clinton: “Berlusconi nostro migliore amico”

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Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, è stato inserito nella lista dei “most wanted”, i più ricercati, dall’ Interpol, facendo scattare così un mandato d’ arresto nei suoi confronti in 188 paesi. Assange è ricercato dalla Svezia per un caso di stupro ed aggressione sessuale, dopo la denuncia di due donne, che risalirebbe ad agosto. Il fondatore di Wikileaks voleva chiedere un permesso di residenza in Svezia per usufruire delle leggi sulla libertà di stampa per il suo sito . Egli ha respinto le accuse, facendo capire che tali denunce sarebbero riconducibili ad una campagna degli Usa contro la sua organizzazione.

Ieri, intanto, Assange, intervistato da “Time Magazine” via skype, da una località segreta, ha attaccato duramente il segretario di Stato americano Hillary Clinton: “Deve fare un passo indietro se si può dimostrare che è stata responsabile dell’ aver ordinato alla diplomazia  americana di spiare le Nazioni Unite violando le convenzioni internazionali firmate dagli Stati Uniti” ha dichiarato. Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha oggi replicato a tale richiesta, definendola “ridicola” eassurda”, e ribadendo che “il presidente ha piena fiducia nel lavoro svolto dal Segretario di Stato e da tutto il Dipartimento di Stato”.

Wikileaks: Berlusconi incapace, portavoce di Putin. Ma ce n’è anche per Gheddafi e la Merkel

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I documenti riservati della diplomazia americana, come era stato annunciato, sono stati diffusi ieri da Wikileaks e subito rilanciati su internet dai principali quotidiani internazionali, El Pais, New York Times, Guardian e Le Monde. Si tratta di oltre 200 mila documenti, di cui 3012 riguardanti l’ Italia, che avranno ripercussioni sulle relazioni diplomatiche internazionali.

Il presidente del Consiglio italiano Berlusconi viene definito dall’ incaricata d’ affari americana a Roma, Elizabeth Dibble, come ” incapace, vanitoso e inefficace come leader moderno europeo“. Viene inoltre descritto come “fisicamente e politicamente debole”, per le “frequenti lunghe nottate” per le quali “non si riposa a sufficienza”. Ma Berlusconi sarebbe poco affidabile, per gli americani, anche per via dei suoi rapporti con Putin, del quale  viene definito “il portavoce in Europa.” Secondo i documenti resi noti da Wikileaks, ci sarebbero rapporti sempre più stretti tra i due leader, con “regali sontuosi” e “contratti energetici lucrativi”. e vi sarebbero anche “misteriosi intermediari”.

Cl Rimini, Marchionne: “Fiat Melfi, la dignità non è patrimonio di tre persone”

La Fiat di Melfi rischia di diventare – in senso lato la struttura, in senso stretto la vicenda dei tre operai prima licenziati e poi reintegrati – emblema di un nuovo modo di intendere più di una contrapposizione: il rapporto tra dipendente e datore di lavoro, quello tra diritti e doveri, dati di fatto e Stato di diritto. Se da un lato l’autorità giudiziaria ha ribaltato la decisione del Lingotto di licenziare il terzetto per aver addirittura sfiorato l’accusa di “sabotaggio” nei confronti dell’azienda, dall’altro arriva il pronto intervento di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, nel corso del Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione che si articola in una serie di riflessioni interessanti.

Dal generale al particolare, a partire dalla necessità di percepire il mondo del lavoro in maniera differente: “Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti. Quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni è la contrapposizione tra due modelli: uno che si ostina a proteggere il passato, l’altro che guarda avanti. Non siamo più negli anni ’60 e occorre abbandonare il modello di pensiero che vede una lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai“.

Repubblicane sexy, democratiche come cani: quando l’America esporta – male – il made in Italy

Quelle come Mara Carfagna: belle, giovani. La politica, in Italia, ha cominciato ad avere, soprattutto negli ultimi tempi, anche e sempre più i connotati e le caratteristiche fisiche del Ministro per le pari opportunità. Giovani, si diceva. Belle da spaccare lo schermo, incantare lo sguardo. Poi, per carità, dietro tale grazia occorrerebbe forse dimostrare di avere un cervello.

Chi ci riesce, chi ci prova, chi nemmeno si sforza. Tanto, prerogativa essenziale rimane sempre e solo quella: essere giovani. Essere belle. Sembrava regola tacita di parte della politica tricolore ma pare che tra un chilo di pasta Barilla e un tubo di Baci Perugina lo stivale abbia cominciato a esportare anche tale prassi. Ovvero, battersi in agoni, una parte contro l’altra. Solo che.

A consentire l’accumulo di frecce nell’arco non sembrano più essere le conoscenze specifiche, la preparazione settoriale, la lungimiranza. Macchè. Semmai: cosce, natiche, seni, corpo nel suo insieme, viso e bocca. Ci si sfida a duello nel nome della bellezza, provando a convincere l’elettore che tanto possa bastare per governare e amministrare la cosa pubblica. pensavamo che fosse peculiarità italiana e invece. Pigli un aereo, ti ritrovi in America e scopri che nel Minnesota la politica viene costruita allo stesso identico modo: a colpi di trucco, abiti succinti, curve mozzafiato.

Google, Cina e Usa: La battaglia è aperta

googleCrisi diplomatica sfiorata fra Usa e Cina. Il ministero degli Esteri cinese definisce “dannoso” per i rapporti con gli Stati Uniti il discorso di ieri di Hillary Clinton, che ha accusato la Cina di limitare il libero accesso a Internet come la Tunisia, Uzbekistan, Arabia Saudita e Vietnam. In una nota pubblicata sul suo sito web il ministro degli Esteri afferma che gli attacchi americani “negano la realtà e danneggiano le relazioni tra i due paesi“. “Internet in Cina è aperta e la Cina è il paese più attivo nello sviluppo di Internet” continua la nota, in cui viene rimarcarta che “alla fine dell’ anno scorso i netiziens cinesi hanno raggiunto la cifra di 384 milioni e ci sono 3,68 milioni di website, 180 milioni di blog“.

La Cina ha la sua situazione nazionale e le sue tradizioni culturali e gestisce Internet in accordo con le sue leggi e con le pratiche internazionali“, prosegue il ministro, che chiosa la nota, esprimendo la “speranza” che gli Usa “rispettino gli impegni presi dai leader dei due paesi” per migliorare le relazioni diplomatiche fra i due paesi. Pechino rimanda al mittente le critiche, ma nonostante le divergenze, si dice disponibile al proseguo del dialogo con il governo Obama. La Clinton ha chiesto alla Cina di avviare un’inchiesta “minuziosa” e “trasparente” riguardo gli ultimi casi di pirateria nel paese asiatico, in particolare contro Google, che sta pensando di andarsene anche a causa della censura.

Obama’s Team: La compagnia multicolore

Maligni voi che leggete! So che qualcuno di voi, alla lettura del titolo e all’accostamento del nome Obama e il termine multicolore avrà sicuramente pensato ad una sua nuova abbronzatura. Non preoccupatevi, tranquillizzatevi, fortunatamente questa volta non parleremo di queste doti “naturali” date al neo-presidente degli Stati Uniti d’America quanto invece alle tinte che ha preso la nuova squadra di governo creata da Barack Obama e che è stata presentata ufficialmente al popolo americano. Una squadra che dimostra, una volta di più, l’idea di cambiamento tanto annunciata dal coloured candidate, quanto effettivamente messa poi in pratica.

Obama’s Team: Il problema delle statue di marmo

Giunge lento ed inesorabile il giorno in cui, storia vorrà, che Barack Obama entri ufficialmente all’interno della Casa Bianca rendendolo il proprio insediamento. La sua città, Chicago, sta letteralmente modificando le proprie abitudini per far fronte alle esigenze del neo-presidente, mentre nel frattempo gli uomini di Obama stanno costruendo la struttura organizzativa che dovrà condurre il paese al traguardo dei 4 anni. Magari 8.

Obama’s Team: Il significato del Thanksgiving Day

I giorni di purgatorio per Barack Obama stanno scorrendo incessanti, un purgatorio che iniziato il 4 novembre lo accompagnerà fino a gennaio quando, in via ufficiale e definitiva, entrerà di fatto nella Casa Bianca e potrà finalmente operare quale nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Fino ad allora le sue funzioni rimarranno limitate, se così si possono definire, alla sola costruzione del suo team di governo, l’Obama’s Team.

Presidenza Obama: Spazio ai Clintoniani

Passano i giorni e lentamente, anche i più accesi sostenitori di Obama, iniziano a lasciarsi alle spalle i bagordi della vittoria delle presidenziali del 4 novembre per concentrarsi sul momento in cui, il neo-presidente, andrà da loro per informarli sul loro nuovo ruolo nella presidenza democratica.

Molti sono stati gli storcimenti di naso, specie di alcuni obamiani seccati di aver visto nomine assegnate a personaggi che non ne avrebbero avuto bisogno e diritto: vedasi Mrs. Hillary Rodham Clinton. Per la rivale alle primarie democratiche, con la quale Obama ha probabilmente combattuto una sfida ancor più dura rispetto a quella con McCain, parrebbe sia pronta la sedia di Segretario di Stato.

Una scelta ambigua per l’elevato coinvolgimento della Clinton in molte faccende extra-governative, ma che la stessa Hillary avrebbe confermato di essere disposta a mollare pur di ottenere la carica. “Se mi vuole io ci sono, Mr. President. Ad ogni prezzo!”. Con grande gioia del sottoscritto!

Presidenziali USA 2008. Obama sogna, McCain spera

Eccoci qui. Un anno e mezzo di curiosità. E stanotte, finalmente, sapremo. Stanotte, finalmente, gli americani sceglieranno, e gli occhi del mondo potranno anche guardare altrove.
Obama sogna, dagli ultimi polls ai primi risultati. McCain spera e non può fare a meno di farlo.