Governissimo, governo di minoranza o elezioni anticipate?

Nelle ultime ore si stanno profilando tre diverse ipotesi di risoluzione dello stallo politico in cui è caduta l’Italia da oltre un mese: l’idea di un governissimo Pd – Pdl, l’alternativo governo di minoranza che sarebbe sponsorizzato principalmente dalla sua parte in causa fondamentale (il segretario Pd, Pier Luigi Bersani), le elezioni anticipate.  Ma quale sarà l’evoluzione politica che prenderà piede nei prossimi giorni, terminato il lavoro del “comitato dei saggi”?

Berlusconi: “Governo fino a fine legislatura”

Dalle parti del Popolo delle Libertà non si parla più di voto anticipato, anzi. Nessun ricorso preventivo alle urne, avanti a governare fino a fine legislatura. Silvio Berlusconi lo sta ripetendo da diversi giorni: dopo aver convinto Umberto Bossi (di rimando, la Lega Nord) a rinunciare alla tornata elettorale, il Premier pare sempre più deciso a portare a termine il proprio mandato e arrivare a scadenza naturale.

Non solo: l’inutilità dei finiani per il PdL è presa d’atto confermata dallo stesso capo del Governo in collegamento odierno con la scuola di formazione politica del Pdl riunita a Gubbio: “La vecchia politica politicante non avrà la meglio. Siamo sereni e saldi, ci siamo sempre tenuti lontani da questo teatrino sempre più insulso e sempre più assurdo portato avanti da antiberlusconiani vecchi e nuovi che possono produrre tutte le chiacchiere e le feste di partito  che vogliono, ma non avranno mai la soddisfazione di vedere un nostro concorso nel fare precipitare l’Italia verso la crisi. E’ una questione di responsabilità, anche perché l’esecutivo ha fatto tanto per mettere i conti pubblici in sicurezza e per rassicurare i mercati: ma non ci scordiamo mai che l’Italia potrebbe correre il rischio di una sfiducia, anche magari solo parziale, sui mercati“.

Accantonato, quindi, ogni proposito di sfidare i sondaggi (che pure sembrano benevoli): ha prevalso, ancor prima del buonsenso, il timore di mettere in pericolo molteplici interessi (aziendali, processuali, politici) che – dato di fatto – continuano a soggiacere su una fune traballante.

Berlusconi a Bossi: “Quindici giorni per fare fuori i finiani”

La nuova sfida di Silvio Berlusconi è quella di convincere Umberto Bossi a rinunciare al voto anticipato e optare per la prosecuzione dell’attuale percorso esecutivo. La promessa del Premier, in tal senso, ha assunto sfaccettature e connotati dettagliati: quindici giorni – dice il fondatore del PdL – per assicurarci una nuova maggioranza parlamentare che non tenga più conto dell’apporto di Futuro e Libertà.

In sostanza, dice Berlusconi, “riuscirò a garantire stabilità senza dover contare sui finiani che, a quel punto, faranno quello che gli pare senza tenere in scacco il Governo“. Il banco di prova è rappresentato dal 28 settembre, giorno in cui il Presidente del Consiglio si recherà nell’emiciclo per chiedere la fiducia sul programma.

Dovesse fallire anche questo tentativo – in sostanza – allora Berlusconi cederebbe alle pressioni della Lega Nord e, tra la presa d’atto e le elezioni anticipate, il passaggio sarebbe breve, immediato, necessario. Stavolta, tuttavia, l’accondiscendenza del Senatur potrebbe anche non bastare: troppi gli elementi che portano Bossi a ritenere urgente e irrinunciabile il voto immediato, non ultimo la sensazione che – in caso di tenuta momentanea – non si farebbe che prolungare l’agonia. Rimandandola senza riuscire a risolvere il problema.

Bossi – Di Pietro: “ELEZIONI”

Le dichiarazioni di Umberto Bossi e Antonio Di Pietro, pur differendo in maniera notevole nella forma e nei contenuti, portano allo stesso obiettivo: elezioni anticipate. Lega Nord e Italia dei Valori hanno dalla loro il supporto dei sondaggi, che danno entrambe le forze politiche in crescita di consensi, e vivono l’attuale crisi dell’esecutivo nella convinzione che un processo di appianamento delle divergenze in corso sia oramai impensabile.

Il leader di IdV, intervenuto in chat a repubblica.it analizza lo stato delle cose e non risparmia critiche feroci ad alcuna componente del centro destra, puntando il dito anche sul Presidente della Camera – Gianfranco Fini – per un atteggiamento da leggersi come cerchiobottista: “Berlusconi e Bossi devono andare al Colle ma per dimettersi. Non hanno la loro maggioranza, hanno tradito il mandato ricevuto dagli elettori. Hanno fatto solo leggi personali e per la cricca, e oggi se ne accorge anche Fini. Il presidente della Camera fa il mio stesso discorso la differenza è che io sto all’opposizione, mentre lui riconferma la fiducia a Berlusconi. Ecco perché non gli faccio sconti“.

Arcore, Berlusconi – Bossi a Napolitano: “Fini non sia più Presidente della Camera”

E’ il primo passo verso le elezioni: a novembre (difficile) o a marzo, quando il bell’assist garantito dalle amministrative consentirebbe di prendere due piccioni con una fava. Il vertice di Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si è concluso con una linea strategica che – pur avendo le urne quale momento decisivo – passa attraverso l’estremo tentativo al fine di scongiurare la tornata elettorale.

Nel corso dell’incontro tenutosi ad Arcore, le dichiarazioni dell’on. Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili. Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera“: il da farsi è sancito. Richiesta di incontro con Giorgio Napolitano per chiedere che si interfacci con la terza carica istituzionale e lo convinca a lasciare la Presidenza della Camera: “Il presidente Berlusconi e il ministro Bossi nei prossimi giorni chiederanno di incontrare il presidente della Repubblica per rappresentargli la grave situazione che pone seri problemi al regolare funzionamento delle istituzioni“.

Lega Nord, Bossi – Maroni a Berlusconi: “Voto subito”

Non solo i colonnelli dell’allora An: non è piaciuto neppure a Umberto Bossi l’intervento di Gianfranco Fini, anzi: la Lega Nord non l’ha digerito affatto e – nelle parole: tra le righe, in maniera diretta – pronunciate dal Presidente della Camera a Mirabello hanno ritrovato un attacco diretto nei confronti del Carroccio.

Tanto basta per surriscaldare gli animi e infiammare il popolo leghista, a partire dai vertici dello stesso. Il Senatur e Roberto Maroni hanno parlato a nome del partito e, in attesa dell’incontro che in serata vedrà Silvio Berlusconi faccia a faccia con il leader della Lega per studiare il da farsi, hanno preso posizione rispetto alle accuse trasversali dell’ex An.

Ad aprire le danze della dialettica ci pensa il Ministro dell’Interno: “Si vada al voto anche domani, non c’è alternativa. Mi pare evidente che sia rinata Alleanza Nazionale, un partito che assicura gli interessi del sud più che quelli della Padania che per Fini non esiste ma per noi esiste eccome“.

Giulio Cavalli (IdV) a politicalive.com: “Riforme e voto. Expo 2015? Mai affrontato in Regione. Lombardia: le mie priorità. Mafia – politica: realista ma ottimista”

CARTA D’IDENTITA’
Nome: Giulio
Cognome: Cavalli
Professione: attore, scrittore, regista
Partito: Italia dei Valori
Ruolo istituzionale: consigliere regionale Lombardia (dallo scorso aprile 2010)
Il fatto: nel dicembre 2009 è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che gli ha portato la propria solidarietà per la vita sottoscorta a causa delle minacce ricevute da cosche mafiose.
Per approfondire: www.giuliocavalli.net

Gli spunti di riflessione sono figli di un agosto in cui a chiudere per ferie sono stati solo i luoghi istituzionali mentre la politica nazionale si è imbattuta nella particolare realtà di una crisi di Governo scaturita in seguito alla lite (divergenze etiche, politiche, personali) tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La diatriba interna al Popolo delle Libertà spalanca i portoni a uno scenario a questo punto più che realistico: ennesime elezioni anticipate con sviluppi allo stato attuale imprevedibili. Che faranno i finiani? E l’UdC di Casini? La convergenza tra Partito Democratico e Italia dei Valori è destinata a sopravvivere?

Tuttavia, parlarne con Giulio Cavalli (“seguo soltanto ciò che ho nel cuore e nella pancia, la volontà inestinguibile di essere presente, partecipe a me stesso e alla società di cui sono parte“), consigliere regionale (Lombardia) in quota all’IdV, significa poi non trascurare neppure una serie di avvenimenti – l’inchiesta legata alla cosiddetta organizzazione P3, il coinvolgimento nello stesso ambito di Roberto Formigoni, l’analisi di una realtà eterogenea e complessa quale è quella della Lombardia, il lento marciare verso Expo 2015, la connivenza tra Mafia e politica (del presidente dell’antimafia Beppe Pisanu giungono fresche le dichiarazioni odierne: “L’insieme delle mafie oggi movimenta 120-140 miliardi di euro l’anno, è chiaro che la movimentazione di questo denaro comporta complicità in una vasta zona grigia che riguarda il mondo dell’economia, della politica, della finanza”) – di cui il consigliere ha evidente facoltà per rendicontare e che sono tanto attuali quanto la querelle tra berlusconiani e finiani.

Il PdL è frantumato, la tenuta del Governo evidentemente fragile,l’Esecutivo sembra avere i giorni contati: quale scenario prevede o auspica?
Una soluzione tecnica che duri giusto il tempo di scrivere le riforme per garantire una campagna elettorale pari e ripristinare il diritto-dovere della preferenza per i cittadini. Non un giorno di più. Poi andare al voto creando una coalizione reale che non abbia ombre sui punti fondamentali del proprio programma“.

Grillo – Pd – UdC – Fli: con quale di questi partiti a IdV sarebbe precluso un dialogo, con chi accetterebbe di sottoscrivere un programma?
L’Udc gioca da tempo a cedersi al miglior offerente. Mi interessano i partiti che costruiscono, non mi interessa il mercimonio delle poltrone. Con Fli non condivido le radici politiche ed ideali, credo che non sarei intellettualmente onesto nel fingere visioni comuni in un rapporto che è distante già nelle premesse. Il Pd ha una parte attiva, democratica e indisponibile agli inciuci con cui già lavoriamo regolarmente, mi auguro che possa quanto prima avere una dirigenza che assomigli di più alla sua base. I temi del movimento 5 stelle sono gli stessi temi su cui stiamo lavorando in Regione e nelle amministrazioni in cui siamo presenti. Questo parla da sé“.

Berlusconi, Bersani, Fini: voto anticipato sempre più probabile. Il Premier: “Processo breve: così o niente”

Il libro si arricchisce, il tomo assume le dimensioni di una enciclopedia. Non passa giorno che non si parli di voto anticipato. elezioni sì, elezioni no. Strappi un petalo alla volta – le dichiarazioni: Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pier Luigi Bersani – e il pistillo, prima o poi, verrà svelato nella sua interezza. Oggi pare che ci si debba preparare all’ennesima tornata elettorale.

Non è cambiata – rispetto a ieri – la valutazione che il partito Democratico manifesta nei confronti dell’attuale Esecutivo ma sembra essere più evidente di ieri la volontà di Berlusconi di non trattare modifiche al processo breve. Una sorta di “O così o ritiro la legge”. Prova di forza del Premier, alla base del cui comportamento vi è un elemento su tutti: quello, cioè, di non avere voglia nè motivo per mettersi a discutere con il Presidente della Camera.

Se si tratta di intavolare una trattativa con Fini, il processo breve non mi interessa più. E’ una legge di per sè giusta ma non serve al sottoscritto, che è innocente. Non autorizzo alcuno a discutere con i finiani per conto mio, neppure la Lega Nord“. Parole forti, il cui senso è riconducibile ai sondaggi pervenuti tra le mani di Berlusconi: stando a fresche statistiche, il PdL rischia di assicurarsi la maggioranza assoluta anche in Senato. Quindi, il pensiero di forzare la mano e far saltare il banco è tornato a prendere corpo.

Bersani – D’Alema: “Riforma elettorale e voto”

Il Partito Democratico torna a farsi sentire: si riapre dopo le ferie (l’ex segretario Ds le ha passate sulla barca) e Massimo D’Alema si unisce al coro di Pier Luigi Bersani. Per entrambi, personaggi di spicco dell’opposizione, portavoce di una linea che appare sempre più congiunta e parallela, l’obiettivo è quello di arrivare al voto (anticipato, lo pensano tutti e due) dopo aver modificato la legge elettorale.

Utilizzano – sia Bersani che D’Alema – lo stesso organo di stampa per esprimere un parere completo rispetto allo scenario più verosimile: La Repubblica (chat on line per Bersani, intervista a Massimo Giannini sul quotidiano per D’Alema). Settembre regalerà più di un colpo di scena (PdL e Fli, intanto, sembrano ancora i ferri corti rispetto al da farsi circa il processo breve) ma i vertici del Pd sembrano pronti ad affrontare ogni eventualità (sulla falsarga delle parole pronunciate da Rosy Bindi qualche giorno fa: “Non ci spaventa il voto, neppure se fosse con questo sistema elettorale”).

Gli italiani con Napolitano: no al voto anticipato

Voto o non voto? Meglio le elezioni anticipate oppure la stabilità di un percorso esecutivo intrapreso dal Governo Berlusconi e messo in crisi dalle polemiche in seno al Popolo delle Libertà? Stando al parere direttamente interessato dei politici di casa nostra, pare che la voglia di riconsegnare agli elettori matita e scheda non l’abbia più nessuno. Nè l’opposizione, che punterebbe volentieri a sostenere un periodo di transizione nel quale affidare a tecnici (espressione di larghe intese) il compito di modificare la legge elettorale prima di votare di nuovo; nè tantomeno la maggioranza, dove il solo Umberto Bossi (poi convinto del contrario dal Premier) aveva con veemenza sostenuto la necessità di rimettere tutto nelle mani della popolazione.

Berlusconi a Bersani: “Solita politica politicante, il Governo non cade”

Ancora querelle politica, anche se stavolta la nuova sensazione è che le elezioni anticipate sembrano scongiurate. L’accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, infatti, è quello di non andare al voto ma proseguire con l’attuale maggioranza (non c’è spazio per l’UdC) e nella condivisione sottoscritta dei cinque fatidici punti attorno ai quali il PdL e Futuro e Libertà sembrano voler convergere. Nel contempo, il rilancio di Pier Luigi Bersani, segretario Pd, è quello di ricreare l’esperienza dell’allora Ulivo per mandare a casa il Premier.

Assist che Berlusconi ha immediatamente colto per rimarcare la gozzoviglia di idee e partiti nei quali il centro-sinistra ha perso la propria identità: “Estate di vecchia politica, l’opposizione vuole solo ammucchiate“: è la frecciata rivolta all’opposizione nel corso di un messaggio inoltrato ai Promotori della Libertà, nel quale il Cavaliere conferma la tenuta – stabile – del Governo.

Berlusconi-finiani, nuova puntata

Ci risiamo. Tira aria di elezioni e non si riesce ad allontanare la possibilità di andare alle urne a breve. Prima i “porta a porta” lanciati da Berlusconi (che ha il copyright dell’idea) e riproposti dieci giorni dopo dal Partito Democratico (… e poi i maligni non possono fare a meno di dire che non riescono ad avere un’idea originale che sia una). Ora il premier rilancia con un messaggio ai Promotori della Libertà. Il concetto è chiaro: preparatevi al voto, anche a breve. La questione dei gruppi finiani a Silvio Berlusconi proprio non va giù. Futuro e Libertà oggi rilancia e chiede al leader del Pdl di annullare la riunione dei probiviri (ricordate? I tre falchi finiani Fabio Granata, Italo Bocchino e Carmelo Briguglio sono stati deferiti ai probiviri del partito). E chiedono anche che si ponga fine a quella che chiamano “campagna mediatica” contro Gianfranco Fini, ovvero la serie di inchieste portate avanti dal Giornale di Feltri prima e da Libero sull’affaire Montecarlo.

Il PdL a Futuro e Libertà: “Accordo in cinque punti, altrimenti si vota entro dicembre”

Vertice a Palazzo Grazioli con i principali referenti del Popolo del Libertà per definire la strategia da intraprendere per far uscire allo scoperto i finiani di Futuro e Libertà: Silvio Berlusconi e tutta la pattuglia hanno stilato e redatto un documento di dieci pagine nelle quali sono contenuti i punti programmatici da sottoporre a Gianfranco Fini e compagnia: in caso di assonanza, percorso ancora congiunto da qui alla fine del mandato (o, almeno, fino a che durerà); in caso di divergenze, elezioni entro dicembre.

Oltre sei ore di conciliabolo per evidenziare nuovamente i cinque cardini su cui non si prescinde: federalismo fiscale, fisco, Sud, giustizia e sicurezza. Ovvero, Tutti punti non trattabili, sui quali i capigruppo Pdl di Camera e Senato elaboreranno una mozione di fiducia da sottoporre alle Camere a settembre. Un comunicato a fine vertice e le parole del Presidente del Consiglio, determinato nel sostenere che Noi non dobbiamo conquistare nessuno, nemmeno i finiani. Sono rimasti nel Pdl e io personalmente, ma credo nessuno dei dirigenti del partito, non ho fatto nessuna telefonata. Inoltre, ribadisco che sul Presidente della Camera non ho mai incentivato alcuna campagna giornalistica“.

PdL, Cicchitto e Gasparri a Napolitano: “Governi tecnici sono manovre di Palazzo”. Ma Bossi frena

Apparentemente, è polemica da “voto non voto”. In realtà, la querelle che si sta creando attorno a Giorgio Napolitano pare un atto di forza: i capigruppo PdL a Camera e Senato – Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri – hanno replicato in maniera congiunta alle parole del Presidente della  Repubblica, il cui intento mitigatore rispetto all’acredine del conflitto è giustificato anche dalla ferma convinzione che sia dannoso tornare al voto.

La schiera dei pro non si è fatta attendere – i primi a sottoscrivere le parole del Colle sono l’UdC per bocca del Presidente Rocco Buttiglione (“è grave che si continui a parlare di una Costituzione che non esiste, e  su questa base si cerchi di forzare la mano al Capo dello Stato“) e i giornali cattolici, da L’Avvenire a Famiglia Cristiana – ma quella dei contro pare agguerrita e determinata a lasciare intendere che, qualora cadesse Silvio Berlusconi, la via da percorrere ha una sola direzione: elezioni anticipate. Gasparri e Cicchitto replicano: