Confindustria vuole subito un governo stabile

È un governo stabile quel che desidera Confindustria, considerando che l’ossigeno per le imprese è oramai agli sgoccioli. “Non c’è rimasto tempo, siamo vicinissimi alla fine” – ha fatto appello Giorgio Squinzi, numero 1 della confederazione degli industriali, domandando pertanto alle forze politiche in campo una pronta azione di risollevamento della sorte, in buona parte segnata, del tessuto imprenditoriale della Penisola. Un messaggio diretto soprattutto a Bersani, ma non solo.

Confindustria, i cinque punti per la crescita. Marcegaglia: “Agire subito”

Confindustria ha presentato i cinque punti del “Progetto imprese per l’Italia”, realizzato con il confronto tra le associazioni dei datori di lavoro, Confindustria, Abi, Rete Imprese, cooperative e Ania. La leader degli industriali Emma Marcegaglia ha rivolto un messaggio chiaro al governo: “Non c’è più tempo. Servono scelte immediate e coraggiose. Il Paese ha bisogno di una politica economica diversa” ha affermato.
Le priorità per la crescita indicate dagli industriali sono la riforma fiscale, il miglioramento delle infrastrutture, privatizzazioni, liberalizzazioni e pensioni.
In particolare, nel manifesto si chiede di alzare dal 2012 a 65 anni l’età pensionabile per donne, anche nel settore privato, e l’abolizione dell’attuale sistema delle pensioni di anzianità. Anche il tema della flessibilità del lavoro, secondo gli industriali, andrebbe nuovamente affrontato, mentre l’imposta patrimoniale potrebbe andare bene, ma “in via del tutto eccezionale” e “solo per abbattere Irpef e Irap“, spiegano. Vengono fatte inoltre proposte di riforma fiscale, in particolare per ridurre il costo del lavoro.
Confindustria chiede inoltre la cessione di tutto il patrimonio immobiliare degli enti statali e locali, e la liberalizzazione di trasporti, attività economiche e servizi professionali, anche con una riforma degli ordini professionali. Inoltre, si ritiene necessaria una maggiore semplificazione, tramite una maggiore informatizzazione, per velocizzare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione, e il miglioramento della giustizia civile, con l’accorciamento dei tempi dei processi.
Nel documento si chiede inoltre una seria lotta all’evasione fiscale, che potrebbe avvenire incentivando l’uso della moneta elettronica.

Il Senato approva la manovra con la fiducia. Disordini all’esterno

Il Senato ha approvato con il voto di fiducia, con 165 si, 141 no e 3 astenuti, il maxiemendamento alla manovra economica, che sostituisce il documento approvato in Commissione Bilancio. Il testo adesso passerà alla Camera, dove dovrebbe comunque essere approvato entro la fine della settimana.
L’importo complessivo della manovra, con gli ultimi ritocchi, arriva a 54,2 miliardi di euro, e con le ultime modifiche si dovrebbero avere altri 4,3 miliardi per l’anno prossimo derivanti, in buona parte, dall’aumento dell’Iva dal 20 al 21%. Previsto anche il contributo di solidarietà del 3% sui redditi oltre i 300 mila euro, e l’aumento graduale, dal 2014, dell’età di pensionamento delle donne nel settore privato. Introdotto anche il carcere per coloro che evadono per un ammontare di oltre tre milioni di euro e per un importo che superi il 30% del fatturato.
Per il Codacons, l’aumento dell’Iva potrebbe costare fino a 385 euro all’anno per una famiglia di quattro persone, mentre Federconsumatori punta l’indice sui rincari della benzina.
Nonostante l’approvazione della manovra, però, l’umore nella maggioranza è tutt’altro che buono. Il sottosegretario Gianni Letta ha affermato oggi: “Il momento che attraversiamo ci vede vivere settimane difficili e amare“, riferendosi, forse, anche alle tensioni verificatesi tra Berlusconi, Tremonti e parte della Lega sull’impostazione del decreto. Il premier, da parte sua, deve gestire il caso Tarantini, e teme, forse, la diffusione di altre intercettazioni che lo possono riguardare e le possibili ricadute della vicenda anche all’estero.

Assembla Confindustria, applaude l’AD della Thyssen

Foto: Ap/LaPresse

Nell’assemblea della Confindustria a porte chiuse che si è tenuta sabato 7 Maggio, tutti i presenti hanno omaggiato l’ad della Thyssenkrupp in Italia, Herald Espenhahn con un lungo applauso, affermando di essergli vicino in questo momento difficile. Herald, è stato condannato in primo grado a 16 anni di reclusione per quanto riguarda l’accusa di omicidio degli operai morti nell’incendio alla fabbrica.

La Marcegaglia, durante l’assemblea si è schierata con quelle aziende che hanno deciso di andare fuori dall’Italia, nel caso lo stato italiano attui delle leggi troppo severe e restrittive nei confronti delle aziende stesse. Secondo la Marcegaglia, la senza per omicidio volontario contro l’ad di Thyssen è l’unico caso in Europa, certo c’è da segnalare che nella fabbrica della  Marcegaglia, di Gazoldo degli Ippoliti (provincia di Mantova) si verificano il più alto numero di incidenti sul lavoro.

Morto Pietro Ferrero, erede del mondo della nutella

Foto: Ap/LaPresse

Figlio del fondatore del gruppo della Ferrero, Pietro Ferrero, l’erede al “trono” dell’impero della nutella, è morto ieri all’età di 48 anni per un malore in bicicletta. L’uomo si trovava in viaggio in Sud Africa, durante una gita in bicicletta, una delle sue passioni, Pietro Ferrero, è stato colpito da un malore.

Pietro Ferrero era poco noto alle vicende del gossip nostrano, si dedicava molto al suo lavoro ad al suo unico hobby, il ciclismo. Tra il 1992 e il 1995 ha ricoperto la carica di consigliere nell’istituto bancario San Paolo, mentre dal 1996 al 2002 e stato Consigliere in Mediobanca e membro della Giunta di Confindustria.

Confindustria , Marcegaglia da Prato: “Autonomi e indipendenti dal Governo” – FOTO

Foto: AP/LaPresse

Dal palcoscenico del XII Forum della Piccola industria a Prato, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ribadisce con forza l’indipendenza degli industriali che, nonostante le campagne mediatiche e le pressioni che arrivano da più parti, non hanno alcuna voglia di rinunciare al’indipendenza.

L’esempio eclatante è proprio il suo: coinvolta in un caso di dossieraggio annunciato – e poi smentito – da Il Giornale apppena dopo le critiche pubbliche rivolte all’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, il vertice di Confindustria non s’è piegata ad alcun tipo di ricatto.

Le parole della Marcegaglia da Prato:È stata per me una grande amarezza che qualche imprenditore possa aver pensato che fossi ricattabile. Ma sappiate che nulla può farmi tremare la mano, né giornali, né intercettazioni, né verbali giudiziari. L’autonomia e l’indipendenza di Confindustria sono totali. Esiste una cortina fumogena velenosa che tenta di investire Confindustria con la sua nebbia ed esiste un teatrino mediatico che mi fa abbastanza schifo: il teatrino del veleno. Rispondo richiamando il dovere di non piegarsi“.
Le immagini del Forum:

Ballarò, l’Italia del lavoro contro quella degli insulti

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Questa sera, martedì 3 novembre 2009 alle 21.10, in onda Ballarò. Ed ecco di cosa si parla:

Quanto si può andare avanti tra accuse e risse? Quanto può reggere un Paese con la politica che litiga su tutto e tutti?

A Ballarò l’Italia del lavoro, dei risparmi, delle bollette s’interroga sull’Italia degli insulti e dei veleni. Nella puntata di oggi Giovanni Floris ospita, tra gli altri, il ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, il presidente dell’antitrust Antonio Catricalà, il direttore del “Corriere della sera” Ferruccio De Bortoli, il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli, Enrico Letta del PD, Franco Bechis, vice direttore di Libero.

Il programma è aperto, come di consueto, dalla copertina satirica di Maurizio Crozza.

Vendola vs Ferrero dall’Annunziata

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La sinistra “comunista” – o quel che ne rimane – si incontra oggi a In 1/2 h, il programma di Lucia Annunziata in onda su RaiTre. Nichi Vendola e Paolo Ferrero ospiti.

Accordo Chrysler-Fiat: l’accordo preoccupa Ferrero, ma non per l’azienda Fiat, quanto per gli operai della Fiat. Perché la produzione italiana dimuinirà, e potrebbe essere deleterio per gli operai italiani di Termini Imerese e delle altre fabbriche. Anche per Nichi Vendola potrebbe non essere solo rose. L’Happy End è ancora tutto da scoprire, e non bisogna fermarsi ai titoloni dei giornali che celebrano Marchionne.

Nichi Vendola parla dello sciopero. Il fondamento della crisi economica che viviamo è nell’idea che la ricchezza si possa produrre con la finanza e non con il lavoro, e questo è molto pericoloso. Deve ritornare l’attenzione sul lavoro reale. C’è un tallone d’Achille nell’accordo Chrysler-Fiat, chiede l’Annunziata? Bisognerebbe conoscere tutte le carte, risponde il Presidente della Regione Puglia. Carte che non si conoscono. E la crisi: è fatta di annunci di dramma e poi di ripresa.

Crisi, Marcegaglia batte cassa

Mentre per Confindustria la crisi si aggrava e servono soldi veri (non stiamo mica pettinando le bambole, insomma. Quindi la Marcegaglia batte cassa a Silvio Berlusconi e i suoi), trovo in giro – su Specchio Economico – l’editoriale del Direttore Responsabile Victor Ciuffa che ci tiene a ridimensionare la portata della crisi suddetta. E allora sorge spontanea la domanda alla Supertramp. Crisis? What Crisis?

Non si scherza, per Nostra Signora di Confondustria. La crisi è un’emergenza vera. Non è una boutade mediatica, dice Emma Marcegaglia oggi. E giù tutti a tremare. Cittadini, politici, domanda e offerta del mercato.

Marcegaglia: corvo a chi?

Corvo a chi? Non sono un corvo, è il Governo che deve fare di più. Emma Marcegaglia, con la sua inconfondibile vocetta proprio non ci sta, e rimanda al mittente l’epiteto di corvo. Epiteto che si era visto affibiarsi da Claudio Scajola, MInistro dello sviluppo economico, che si era detto perplesso degli scenari che ogni volta Confindustria ha diffuso a fronte delle previsioni degli organismi internazionali. Finiamola con questi corvi che passano per strada…

Altro che corvo, anzi. Nostra Signora di Confindustria ci tiene, dalla BIT di Milano, a sottolineare che in realtà è tra i pochi a credere e auspicarsi una ripresa dell’economia entro la fine dell’anno in corso.

Mi pare di non essere un corvo, ma anzi una delle poche che ancora crede che alla fine del 2009 si possa vedere un po’ di miglioramento in questo paese, e noi spingiamo affinché si possa uscire da questa crisi prima possibile

Cassa integrazione, aumento del 500 per cento

Cassa integrazione, aumento da capogiro in Italia. I numeri del mese appena trascorso hanno subito uno scatto in avanti sostanziale rispetto ai dati di dicembre 2007.
La Cassa integrazione guadagni (CIG) è un istituto previsto dalla legge, consistente in una prestazione economica (erogata dall’Inps) in favore dei lavoratori sospesi dall’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorano a orario ridotto.
La cassa integrazione ha lo scopo di venire incontro alle aziende in difficoltà, sgravandole in parte dei costi della manodopera temporaneamente non utilizzata. Risultato: il caso più eclatante in Italia degli ultimi tempi è stato quello della Fiat: qui, la cassa integrazione si estende ormai anche agli impiegati.

Gabetti, Property Solutions di protesta

Camminavo oggi, dopo il terzo cappuccino della prima mattinata, e sotto all’ufficio ho rinvenuto: a) molteplicità di volantini. b) striscioni in rosso. Nei pressi c’è un’agenzia immobiliare Gabetti.
Una vera e propria protesta in piena regola. Vi riporto il comunicato sindacale:

Il Gruppo Gabetti, fra i cui azionisti figura anche la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ha deciso di chiudere definitivamente la rete delle Agenzie immobiliari a gestione diretta. Con questa decisione vengono licenziati complessivamente 500 lavoratori, di cui 300 dipendenti e 200 collaboratori

Pagare il pizzo sullo stipendio. (SUCCEDE DAVVERO).

No, non si tratta di un titolo ad effetto per attirare l’attenzione del distratto lettore del web. Come richiamato nel disclaimer del titolo, succede davvero. In Italia, naturalmente. In poche parole, gli operai di molte imprese edili siciliane dopo avere ricevuto la busta paga con assegno circolare sono “tenuti” a restituire una parte della stessa al datore di lavoro. Minchia, è proprio il caso di dire.
Il segretario della Uil di Caltanissetta, Salvatore Pasqualetto, definisce il fenomeno come la “cresta sul salario”, ovvero la “socializzazione” dei costi del racket per un’azienda. In realtà il meccanismo del pizzo sulla busta paga non è una novità. Già nei primi anni novanta nel napoletano furono arrestati alcuni imprenditori responsabili di “condividere” con i loro dipendenti i gravosi costi del racket. Nel 1997 la Dda di Palermo veniva a conoscenza del medesimo sistema messo in atto da alcuni costruttori siciliani, nella misura del 3% dello stipendio degli operai. Un vero pizzo.

Diamo un nome alle cose

Chi ricorda il siparietto musicale che accompagnava le scomode domande che la iena rossocrinita Alessandro Sortino faceva ai politici nostrani fino a pochi mesi fa? Bene, la iena in questione, molti di voi lo ricorderanno certamente, è andata via da mediaset sbattendo la porta, a causa di uno sgradevole episodio di censura della rete su un’intervista fatta dallo stesso Sortino al figlio dell’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Erano i giorni caldi del governo Prodi, ma di politico sembra esserci ben poco. La mancata messa in onda del servizio sarebbe stata infatti causata dallo “scarso equilibrio” palesato dal giornalista: così Sortino, oltre al danno subito nello svolgimento del proprio lavoro, subendo una specie di aggressione da parte dello staff del figlio del ministro, ha dovuto sommare pure la beffa di vedersi rifiutare il pezzo. Comunque, riprendiamo il filo del discorso.
Dicevamo diamo un nome alle cose. Brillante idea quella del giornalista ex Mediaset. E di grande attualità in queste prime settimane estive di fronte ad alcuni annunci fatti dall’esecutivo. Dopo aver salvato l’insalvabile con decreti di ogni genere per sanare Rete 4 e il premier, e dopo aver concesso alla platea un giro di vite con annunci inequivocabili contro la spazzatura e i rom, trattati peraltro in maniera speculare, il governo mette mani alle politiche sul lavoro, sempre più destinato a trasformarsi per un’ampia fetta della popolazione in accattonaggio, a proposito di articolo 3 della Costituzione.
Il confronto tra due lanci di agenzia ci chiarirà le idee. Forse.