Saviano, appello al Premier sulla giustizia

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Un altro appello. Questa volta di Roberto Saviano.

Ecco il testo:

SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO.

Berlusconi querela Repubblica

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Silvio Berlusconi fa causa a Repubblica per le famose 10 domande rivolte dal giornalista Giuseppe D’Avanzo ormai molto tempo fa, a giugno. Nella citazione, tali domande vengono definite “diffamatorie”. La citazione  porta la data del 24 agosto, ed è inerente anche a un articolo del 6 agosto: “Berlusconi ormai ricattabile” media stranieri all’attacco: Nouvel Observateur teme infiltrazioni della mafia russa”. Invitati a comparire al Tribunale di Roma Giampiero Martinotti, autore del pezzo del 6 agosto, Ezio Mauro, direttore responsabile di Repubblica, e il gruppo L’Espresso. L’Espresso ha già querelato il Premier a fine luglio.

E già 10mila firme sono arrivate, al momento, al quotidiano, a sottoscrivere l’appello di tre giuristi, nomi di alto rilievo del panorama italiano e internazionale: Franco Cordero, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky.

Riportiamo il testo dell’appello in questione dopo il salto. Qui, invece, il link su Repubblica.

Il Giornale, non un giornale. Povero Indro

Biagi Montanelli

Questa storia parla della morte di un’idea, in verità consumatasi molto tempo addietro.

La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo. Entrambe danno la stessa sicurezza, quella di sapere come ci si possa stare

Questo era Hegel, tanto per gradire.

Non esiste l’obiettività, diceva Indro Montanelli.

Noi viviamo di truffe. Soltanto dei grandi imbecilli possono parlare di obiettività. Si puù sostituire il desiderio di avvicinarsi ad essa. O una tendenziosità dichiarata, che va applicata in ogni caso

Il patto col lettore, unico padrone, è parlare chiaramente.

Il destino dell’Articolo 21

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Di appelli pullula la rete. In qualche modo, sarà nata anche per questo. Internet ospita e dà asilo ad ogni istanza. Bella, brutta, vera o falsa. Chi fa giornalismo con la rete deve stare molto attento. Anche se, se ancora esiste e resiste un po’ di romanticismo, il giornalismo fatto solo con la Rete non è, esattamente, più giornalismo. Bando ai romanticismi. Gli appelli, si diceva.
Riportarlo non fa mai male. Dovesse entrare in testa a qualcuno. Testo integrale, perchè poi, insomma, è anche stilisticamente bello. E poi. La Costituzione fa anche 60 anni. Ecco l’ Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Donne in rivolta. Contro la sinistra

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Io vorrei che per una volta Veltroni, Fassino,Bertinotti & Co. la smettessero di abbassare sempre la testa, perchè ora hanno veramente rotto le palle con tutto questo perbenismo. E’ ora di prendere posizioni di decidere da che parte stare. W Zapatero. Questo è solo uno dei tanti commenti alla petizione. Le cui prime firmatarie sono, in ordine rigorosamente alfabetico: Simona Argentieri, Natalia Aspesi, Adriana Cavarero, Isabella Ferrari, Sabina Guzzanti, Margherita Hack, Fiorella Mannoia, Dacia Maraini, Alda Merini, Valeria Parrella, Lidia Ravera, Elisabetta Visalberghi.
L’appello è forte, e a prescindere dal contenuto (se possibile) è l’ennesimo richiamo ad una sinistra che si guarda bene dal rappresentare il suo elettorato.
Caro Veltroni, caro Bertinotti, cari dirigenti del centro-sinistra tutti, ora basta! L’offensiva clericale contro le donne – spesso vera e propria crociata bigotta – ha raggiunto livelli intollerabili.

Contrada, Berlusconi non ci sta

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Silvio Berlusconi dalla parte di Bruno Contrada. E’ una battaglia che Lino Jannuzzi sta facendo e credo sia una battaglia che merita tutto il nostro appoggio: non si può pensare che chi è stato condannato per le accuse di chi ha contribuito a far arrestare, un servitore dello Stato, possa essere dimenticato e trattato in questo modo. È qualcosa che francamente non si può accettare.
Raggiunto telefonicamente da Neveazzurra, l’ex Premier si è così pronunciato sulla raccolta di firme del senatore azzurro per una commissione di inchiesta sul caso Contrada. Una presa di posizione netta, che segue la scia di polemiche che da molti giorni, ormai, si stanno susseguendo sul caso Contrada.
Una dichiarazione che arriva il giorno dopo l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale aveva affermato: Nessuna grazia a chi si dice innocente. Napolitano ha revocato il procedimento di clemenza nei confronti di Contrada, e ne ha spiegato il perchè. Lo ha fatto in una comunicazione inviata al senatore di Forza Italia, Gustavo Selva. Selva, infatti, aveva rivolto al Capo dello Stato un appello per la grazia all’ex numero due del Sisde.