Sondaggio elettorale: ecco quali partiti voterebbero gli italiani

Dopo la fase di chiusura delle principali feste di partito (nel corso della giornata di domenica, hanno parlato in sequenza: Silvio Barlusconi ai giovani del Pdl di Atreju 2010; Pier Luigi Bersani da Torino, serata finale della kermesse democratica; Umberto Bossi da Venezia, chiusura della festa dei Popoli Padani; Pier Ferdinando Casini da Chianciano, a corollario del raduno annuale dell’UdC), si torna a vivere nell’attesa del discorso del Premier in Parlamento: il 28 settembre, infatti, l’Esecutivo chiederà la fiducia rispetto al programma di cinque punti con cui affrontare i tre anni che restano alla scadenza del mandato naturale.

La crisi pare un po’ meno evidente, sul ricorso preventivo alle urne – per il quale avremmo scommesso una cifra elevata solo una settimana fa – appare non così scontato. “Avremo una larga maggioranza nell’emiciclo“, ripeteva il Presidente del Consiglio, lasciando intendere di poter contare non solo sulla lealtà dei finiani (“che hanno pagato un debito di riconoscenza nei confronti di Gianfranco Fini“) ma anche – laddove fosse numericamente necessario – sul voto di una schiera di centristi i quali si svincolerebbero dalle scelte del partito di riferimento.

E, dato un occhio ai sondaggi elettorali apparsi in mattinata sull’edizione cartacea di La Repubblica, viene da dire che sarebbe il caso, per PdL e Lega Nord, di non sfidare l’urna. Sebbene i due partiti in coalizione, infatti, andrebbero oltre al 40 per cento (Popolo delle Libertà accreditato al 29.8%, Lega all’11%), laddove si accorpassero le opposizioni, la soglia del 40% sarebbe abbondantemente superata. Oltre al 26.5% del Pd, l’indagine di Demos & Pi attesta Italia dei Valori al 5.5%, Sinistra e Libertà (di Nichi Vendola) al 4.7% (supererebbe lo sbarramento del 4), Movimento a 5 Stelle al 3.6%.

Laddove le quattro forze politiche trovassero un accordo, sarebbe sfida all’ultimo voto con il centro-destra. Discorso a parte va fatto per UdC e Fli, i cui propositi, allo stato attuale delle cose, non sono ancora definibili: potrebbero raggiungere alleanze con il centro sinistra (tutto porta a dirlo, quantomeno per il partito di Casini) ma anche accettare di rinnovare l’intesa con Berlusconi. L’Unione di Centro è stimata al 6.3%, Futuro e Libertà (oggi sdolo un gruppo parlamentare) al 6.1%. Cifre che attribuiscono una importanza strategica tanto ai finiani quanto ai centristi. Nel calderone degli “altri partiti”, rientra un 6.5% di elettori.

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